Roma, Spazio all’Arte di Capitolium Art: “MODA e REPORTAGE. Fotografie di Stefano Massimo”

Il 16 novembre l’opening a Roma

16.11.2023: da segnare in agenda l’appuntamento romano con la Fotografia nell’interpretazione che ne dà Stefano Massimo. Il Vernissage della sua mostra “Moda e Reportage” a Roma, a Spazio all’Arte di Capitolium Art, giovedì 16 novembre dalle 18,00, nel progetto curato da Willy Zuco.

Tredici gli scatti selezionati, accompagnati nel Catalogo da un commento critico di Adriana Soares pubblicato da Il Giornale OFF. Alcune, come “Coprifuoco, Gaza, 1988”, esiti di reportage di tragica attualità. Scrive Willy Zuco nell’introduzione al Catalogo: “Oscillando dalla leggerezza della moda alla drammaticità del reportage, con uno sguardo anche rivolto alla delicata sensualità femminile, le foto di Stefano Massimo hanno la capacità di mettere chi le guarda a contatto con le emozioni di tutte queste contrapposizioni”.

Stefano Massimo in primis lavora con la composizione, come racconta in una delle sue interviste lo stesso Fotografo. La sua ricerca di bellezza va nella direzione dell’armonia e dell’equilibrio, oltre che dell’andare oltre, verso il senso, al di là della resa superficiale della foto. Il secondo obiettivo è quello dell’emozione, ricercarla in quello che guarda per poi restituirla all’osservatore. Concorrono a definire i suoi scatti l’amore per la vita di campagna e la cultura genuina ereditata da suo padre insieme al suo gusto per le cose raffinate e ad uno sguardo aperto anche verso la molteplicità di culture altre con cui era entrato in contatto durante la sua vita. Tutto questo influenza il suo linguaggio fotografico, che necessariamente fa i conti anche con la rivoluzione digitale che ha fortemente impattato il mondo della fotografia, ma per quanto possibile nell’alveo della tradizione.

Ad esempio, con il rifiuto di ogni manipolazione delle immagini quale oggi possibile. Gli paiono tecniche capaci infine di svilire il valore del fotografo-artista, la sua stessa immaginazione e quella di chi guarda le sue foto. Sembra scontato, ma è poi centrale il contatto visivo, che per Massimo si traduce nell’utilizzo di obbiettivi corti, come il 58mm, o il 28mm per il reportage, più difficili da usare, ma le cui performances davvero gli hanno permesso di inserire tutto un mondo in uno scatto, donando alla foto importanza e voce.

Come ha avuto modo di dire più volte, è proprio grazie alle foto di moda che Stefano Massimo è riuscito a realizzare alcuni tra i reportage migliori, forse perché nella moda è necessario instaurare un rapporto immediato con tutti gli attori che partecipano all’esecuzione di uno scatto, modelle e modelli, redattori, make-up artists, tecnici, e potenzialmente, basta un attimo per far saltare tutto. Vanno prese tante decisioni che coinvolgono più persone e in fretta. Anche per i reportage di moda poi, la scelta spesso del binomio natura – figura umana, dove la natura è importante tanto quanto il soggetto o il vestito. Natura nei luoghi anche lontani dei set, natura per la sua capacità di stupire e di trasportare anche in spazi temporali diversi, dove il tempo sembra essersi fermato, per esempio.  Dall’effimero alla guerra, i reportage di Stefano Massimo traslano il suo sguardo dal piacere del bello alla drammaticità e al dolore, sempre restituendo, nel bello e nel brutto, autenticità e, per quanto possibile, letteratura. Per immagini.

Vernissage giovedì 16 novembre 2023 dalle ore 18.00 alle 21.00. Sempre gradita una conferma a: roma@capitoliumart.it | Informazioni e accrediti-stampa: comunicazione@capitoliumart.it | La mostra resterà visitabile a Spazio all’Arte (lun.-ven. h. 10.00-13.30/14.30-19.00) fino al 28 novembre 2023.


ComunicazioneSpazio all’Arte – Capitolium Art Roma
T. 339-5785378
e-mail: comunicazione@capitoliumart.it

Roma Biblioteca Antirazzista Carminella: fino al 12 novembre “Ectoderma” di Emanuela Mastria

Foto: Emilia De Leonardis

ECTODERMA 
Installazione di
Emanuela Mastria

Fino al 12 novembre 2023

Biblioteca Antirazzista Carminella
Via dei Quintili 219/221 – Roma

Fino al 12 novembre 2023, presso gli spazi della Biblioteca Antirazzista Carminella di Roma, è possibile visitare l’installazione Ectoderma di Emanuela Mastria. 

L’ectoderma è il foglietto embrionale da cui ha origine l’epidermide. 

L’installazione è composta da foglietti di carta quadrati, di varie sfumature di colore come la pelle degli esseri umani. Alcuni foglietti sono lisci e distesi come la pelle di un neonato, altri ruvidi e increspati come la pelle di una persona anziana. 

Lo scorrere del tempo e l’esperienza vissuta creano un movimento e rendono interessante la superficie della carta come quella dell’epidermide. 

Come una scrittura, i segni che caratterizzano un volto umano raccontano la storia della persona a cui appartengono.Emanuela Mastria – Note biografiche

Emanuela Mastria vive e lavora a Roma. Tra il 2012 e il 2015 ha frequentato il Corso di Ceramica con la docente Romana Vanacore presso la Scuola d’Arte e dei Mestieri Nicola Zabaglia di Roma. Nel 2013 ha conseguito la Laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università degli studi ROMA TRE. Tra le principali esposizioni: 2022: REMANSO Ten reflections on Fiber Art, Ex Cartiera Latina, Via Appia Antica 42, Roma, a cura di Maria Constanza Villarreal, in collaborazione con Vittorio Beltrami. 2021: Il fazzoletto di Desdemona, Biblioteca Vallicelliana, Salone Borromini, Piazza della Chiesa Nuova 18, Roma, a cura di Michela Becchis, all’interno della rassegna Opera 00|20 a cura di Paola Paesano. 2020: PEZZI UNICI 4, Galleria Gallerati, Via Apuania 55, Roma, a cura di Noemi Pittaluga; The Pottery Show, a cura di Karin Lindström Le Gall e Lethicia Meeuwes. 2019: Ceramics and more, Museo delle Civiltà, Roma; Il Viaggio, Galleria Il Laboratorio, Roma, a cura di Michela Becchis. 2018: La Ceramica in Circolo, Argillà Italia 2018, Palazzo delle Esposizioni, Faenza (RA), a cura di Evandro Gabrieli e Gabriella Sacchi; TERRE#2, VETRINA, Calvi dell’Umbria (TR), a cura di Giovanna de Sanctis e Franco Profili; MORE CLAY LESS PLASTIC, Keramos Associazione Culturale, Roma, a cura di Lauren Moreira e Gaia Pagani; Il Sapere delle mani, Museo del Fiume, Nazzano (RM); Ridefinire il gioiello, Museo del Bijou, Casalmaggiore (CR), a cura di Sonia Patrizia Catena; 2015: Portafortuna, Spazio Varco, L’Aquila, a cura di Paola Marulli e Andrea Panarelli; EGOSUPEREGOALTEREGO. Volto e Corpo Contemporaneo dell’Arte, MACRO, Roma, a cura di Claudio Crescentini, Roma; Il cielo in una stanza, MICRO, Roma, a cura di Paola Valori; 2013: Forme e colori della terra di Tuscia, Museo della Ceramica della Tuscia, Palazzo Brugiotti, Viterbo. 2001: Mostra collettiva, Ex Mattatoio, Roma; Immaginativa 10x10x10, Santa Maria della Scala, Siena. 2000 Primo Premio nazionale d’Arte 10x10x10, Galleria DIDEE, Via del Poggio 2, Siena. Le sue opere sono in diversi luoghi della cultura italiani quali Museo del Bijou Casalmaggiore, Cittadellarte Fondazione Pistoletto Biella, MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz città meticcia Roma. Tra i principali premi: 2018 Primo Classificato, Il Sapere delle mani, Museo del Fiume, Nazzano (RM), con l’opera Ginkgo; 2013 Primo Classificato sezione Scuola, Forme e colori della terra di Tuscia, Museo della Ceramica della Tuscia, Viterbo, con l’opera Driope; 2013 Primo Classificato, 3° Concorso Raffa&Là Disegna il tuo gioiello, Raffa&Là, Roma, con l’opera Yakamoz. www.emanuelamastria.com


INFO

Ectoderma
Installazione di Emanuela Mastria
Organizzazione a cura di Clara Santini
Inaugurazione venerdì 3 novembre 2023 ore 18.00
Biblioteca Antirazzista Carminella
Via dei Quintili 219/221 – Roma
Fino al 12 novembre 2023
Orari
: sabato 4, domenica 5, sabato 11 e domenica 12 novembre dalle 16.00 alle 20.00. Ingresso gratuito
È possibile sostenere l’Associazione di Promozione Sociale Carminella con un contributo libero, visitando il sito: http://www.carminella.it/contatti/donazioni.html
Per info
Associazione di Promozione Sociale Carminella
info@carminella.it

Ufficio stampa
Roberta Melasecca –
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
tel 349 494 5612 – roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it
Cartella stampa su www.melaseccapressoffice.it

Bologna: Inaugurazione di una nuova sezione espositiva del Museo del Patrimonio Industriale

Catalogo M.M. 1939- Courtesy Archivio Mazzetti Tozzi

Settore Musei Civici Bologna | Museo del Patrimonio Industriale

Moto bolognesi M.M.

La collezione Giampaolo Tozzi e Mirella Mazzetti: la passione, la memoria, l’archivio familiare

Inaugurazione nuova sezione espositiva
Sabato 11 novembre 2023 ore 11.00

Il Museo del Patrimonio Industriale del Settore Musei Civici Bologna inaugura sabato 11 novembre 2023 alle ore 11.00 Moto bolognesi M.M. La collezione Giampaolo Tozzi e Mirella Mazzetti: la passione, la memoria, l’archivio familiare, la nuova sezione espositiva dedicata a una importante collezione di motociclette prodotte con il leggendario marchio della M.M., la più illustre e titolata casa costruttrice bolognese attiva tra il 1924 e il 1958.

La collezione, acquisita dal museo in comodato di durata decennale, rappresenta il coronamento di un lungo percorso che ha coinvolto la famiglia del fondatore Mario Mazzetti, in particolare nelle persone della figlia Mirella e del genero Giampaolo Tozzi, con l’obiettivo di riscoprire e valorizzare la figura di uno dei più importanti tecnici progettisti del motociclismo bolognese e una storia imprenditoriale dai risvolti tecnici e sportivi di altissimo livello. Lo testimoniano in modo inequivocabile le 18 motociclette esposte, prodotte durante l’intero l’arco di vita dell’azienda, ricercate a lungo, poi studiate e, quando necessario, restaurate in maniera filologica da esperti artigiani.
Una collezione di cui fa inoltre parte l’ingente documentazione aziendale dell’Archivio Mazzetti Tozzi gelosamente conservata dalla famiglia (cataloghi, dépliant, fotografie, disegni tecnici e brevetti), che è diventata un punto di riferimento imprescindibile per tutti gli appassionati e collezionisti, da cui ha preso vita il Registro Storico M.M.

La sezione dedicata alla vicenda costruttiva della M.M. arricchisce gli spazi espositivi permanenti del museo dedicati alla motoristica, in cui sono presenti esemplari di motocicli, motori e componenti di altre importanti aziende (G.D, F.B.M., Minarelli, Ducati, Idroflex, Marzocchi, Verlicchi), a testimonianza del ruolo preminente che il polo produttivo dell’area bolognese – terra di motori per eccellenza – ha svolto per tutto il Novecento, contestualizzandone gli scenari di evoluzione tecnica, produttiva e aziendale.

Sulla M.M. 125 Amedeo Tigli e Alfonso Morini, 1° e  2° nel Campionato Italiano 1926, con giacca e maglia M.M. Mario Mazzetti
Courtesy Archivio Mazzetti Tozzi

L’affidamento di questa importante collezione familiare è un ulteriore riconoscimento del lavoro di studio e ricerca che il Museo del Patrimonio Industriale ha svolto negli ultimi due decenni, con l’obiettivo di ricostruire le vicende del dinamico comparto motoristico attivo in area bolognese attraverso una serie di mostre tematiche e pubblicazioni tra cui, ultima in ordine temporale, Antologia della moto bolognese, 1920-1970. L’indagine condotta su fonti composite – documenti, memoria orale, immagini fotografiche e filmate, giornali e riviste specializzate del tempo – ha consentito di ricostruire nel tempo un centinaio di biografie aziendali e la formazione di un ricchissimo archivio di immagini e documenti, anche grazie all’aiuto del mondo del collezionismo.

La storia della M.M. è strettamente legata all’operato del suo fondatore Mario Mazzetti, riconosciuto come “una delle più illustri firme dell’industria motociclistica italiana, un tecnico illuminato, un costruttore animato dalla più intransigente scrupolosità che rasenta persino la più spietata autocritica. Uno di quei tecnici che consumano la loro vita tra regoli e compassi, attorno alle macchine d’officina, tecnici progettisti e costruttori che pagano di persona, mossi da una commovente passione per il mestiere, talché attraverso le loro mani il mestiere diventa arte” (Arturo Coerezza sulla rivista “Motociclismo”).

Francesco Lama su M.M. 350 al circuito della Superba di Genova, 1937- Courtesy Archivio Mazzetti Tozzi

Mario Mazzetti nasce a Bologna il 20 febbraio 1895. Dopo le scuole elementari interrompe lo studio e si mette in cerca di un’occupazione per aiutare la famiglia. Impara l’arte del fabbro e del meccanico, seguendo in età ormai adulta anche i corsi serali di disegno tecnico all’Istituto Aldini Valeriani.
Dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, trova impiego nel 1921 all’Officina delle Ferrovie dello Stato, quindi nel 1923 alla G.D, da poco nata, come meccanico collaudatore.
Lo spirito di iniziativa lo spinge a progettare un suo motore a 2 tempi e, con una scrittura privata, si accorda con il pilota Alfonso Morini per dare vita ad una ditta nella quale vige una precisa ripartizione di compiti: Mazzetti si occupa della parte tecnica – dalla progettazione al collaudo – e Morini di quella commerciale, sportiva e organizzativa. La Fabbrica Motociclette Brevetti M.M., fondata da Mazzetti e Morini, nasce ufficialmente il 29 settembre 1924 aprendo un’officina in via Galliera 128 a Bologna.
Fin da subito sono le competizioni a dare impulso dinamico alla nuova casa, le cui motociclette surclassano per velocità e tenuta tutte le concorrenti. È l’inizio di un periodo di successi in Italia e all’estero che tra il 1924 e il 1957 porteranno alla conquista di 461 podi,di cui 264 vittorie, nei più importanti eventi sportivi, 7 Campionati Italiani Piloti e Marche, 2 Campionati in Belgio e Francia e ben 13 record mondiali di velocità conquistati nell’arco di 9 anni (1927-1936) in quattro classi di cilindrata (125, 175, 250, 350 cc).

Favoriti dai successivi sportivi, i risultati commerciali sono confortanti e le partecipazioni all’annuale Esposizione Internazionale del Ciclo e Motociclo di Milano sono sottolineate sulla stampa specializzata con accenti di ammirazione per i modelli esposti, la cui bellezza ed eleganza, insieme alle caratteristiche tecniche sempre originali, richiamano un gran numero di visitatori. Facendo fronte al variare della legislazione, con conseguenti nuovi indirizzi produttivi, vengono offerte a sportivi e gentleman la 175 a 4 tempi, quindi le 350 e 500 a valvole laterali, adottate anche dal Corpo dei Vigili Urbani di Bologna e dalla Polizia Provinciale per le loro ottime doti di resistenza.
Le restrizioni dell’economia bellica negli anni Quaranta arrestano lo sviluppo dell’azienda, allora la più grande fabbrica di moto della città con circa 80 dipendenti, limitando la produzione a un esiguo numero di motocarri imposto dalle autorità. Lo stabilimento di via Calvaert, colpito nel 1944 da pesanti bombardamenti, dopo la Liberazione viene in parte ricostruito con grande sacrificio, riprendendo l’attività nel 1947 con un programma in parte tradizionale, in parte innovativo, ma senza quell’euforia per le piccole cilindrate che domina ovunque.
Nel dopoguerra vengono proposti i modelli classici 350 e 500 che trovano ancora estimatori tra gli appassionati, ma il mercato stenta ad accogliere macchine di gran classe orientando il favore degli acquirenti, in quegli anni di grande povertà, verso mezzi più economici. Vengono quindi conservati solo la linea 250, con il motore 54 A, e i modelli Turismo, Sport e Super Sport rinnovati. Per le corse in Formula 2 la 54 A Super Sport dà origine ad una 250 Sport SS. Aggravatasi la situazione finanziaria e commerciale, si tenta il lancio di una 125 a 2 tempi, il cui motore viene realizzato dall’officina Mario Michelini su disegno di Mazzetti, e di una 175 a 4 tempi monoalbero. La scelta di puntare su altissima qualità e tecnologia con relativo aumento dei costi, segna, di fatto, l’inizio del declino dell’azienda, che chiude con procedimento fallimentare nel 1958 ponendo fine a una storia gloriosa.
Mazzetti accetta poi una proposta della F.B Minarelli per la messa a punto di un motore 125 a 4 tempi, con risultati positivi, ma alcuni dissapori lo porteranno a recedere dalla collaborazione. Venuta meno la salute, muore il 25 ottobre 1964.

La trentennale attività della M.M., costellata di successi sportivi e commerciali, trova spiegazione nell’estrema accuratezza costruttiva dei suoi dispositivi, ma ancor più nelle scelte e nelle realizzazioni di innovazioni tecnico-meccaniche, spesso precorritrici nel panorama motoristico nazionale, che Mazzetti propone alternando la progettazione al tavolo da disegno con il duro e appassionato lavoro di officina.

Alcuni di questi pezzi – la bicicletta a motore a 2 tempi da 125 degli anni Venti, la motoleggera 175 monoalbero a 4 tempi del decennio successivo, come pure le motociclette 250 (tra le migliori “quarto di litro” dell’epoca), 350 (il modello più celebrato della casa bolognese) e 500 a valvole laterali – sono state ai vertici della produzione nazionale nei rispettivi settori. Eccellenti nelle prestazioni, veloci, affidabili, eleganti, hanno incontrato l’interesse sia dei piloti per le gare in Italia ed Europa, sia degli amatori che le hanno utilizzate come mezzo di trasporto con finalità turistiche o di lavoro.

Veduta di allestimento sezione espositiva dedicata alle moto bolognesi M.M. – Foto Virginia Farina
Nell’immagine del pannello di destra: Vigili urbani in parata per la festa della Repubblica sulle M.M. prebelliche in via Irnerio, a Bologna, nell’immediato dopoguerra

Esempio unico a Bologna, fin dagli inizi la M.M. si caratterizza per lo studio di progetto e la costruzione di tutte le parti più significative dei suoi modelli, dal motore alla ciclistica, tutte orgogliosamente identificate con il marchio aziendale e in 7 casi coperte da brevetto.
La scelta della M.M. e del suo titolare di realizzare motociclette sempre all’avanguardia dal punto di vista costruttivo, sia per la qualità dei materiali impiegati che per l’originalità dei componenti, è stata una costante nella storia dell’azienda, perseguita fin dalla fondazione. Ad esempio, nel 1940 Mazzetti, secondo nel mondo, realizza una forcella telescopica con ammortizzatori idraulici che nel dopoguerra utilizzerà di serie in tutte le moto.
L’alta tecnologia e la qualità delle moto così prodotte giustificano l’alto costo, proprio di una gamma di modelli prestigiosi destinata soprattutto ad un’élite di acquirenti facoltosi. Una scelta di mercato peculiare e a lungo vincente, ma non nel dopoguerra, con la “motorizzazione popolare”, e negli anni Cinquanta, quando cambiano drasticamente le richieste del mercato e gli assetti produttivi.

Veduta di allestimento sezione espositiva dedicata alle moto bolognesi M.M. – Foto Virginia Farina

Non solo: la documentazione archivistica conservata e messa a disposizione dalla famiglia di Mario Mazzetti ha permesso di portare alla luce aspetti episodici, ma significativi, che testimoniano la varietà dei suoi interessi e la propensione ad affrontare problematiche tecniche nuove, rispetto alla ben nota attività di progettista di motociclette.
Alcune fotografie mostrano il misterioso prototipo di una piccola auto da corsa realizzata presumibilmente all’inizio del 1940: anche in questo caso egli introduce soluzioni particolari, come i freni idraulici in lega leggera con prese d’aria per il raffreddamento e gli ammortizzatori di spinta laterali.
Un altro caso unico, è l’allestimento su richiesta di Raffaele Giordani, titolare dell’omonima grande fabbrica di giocattoli a pedali, della versione motorizzata di un sidecar per bambini.
Risale infine al periodo della guerra, quando la mancanza di materie prime e soprattutto le restrizioni imposte dal regime impediscono di produrre, la realizzazione di una piccola serie di biciclette a marchio M.M., una delle quali, quella appartenuta a Mazzetti stesso, è presente in esposizione.

Completa l’allestimento un montaggio fotografico dedicato agli uomini e ai luoghi di lavoro della fabbrica ed è consultabile, secondo vari percorsi di indagine, una banca dati multimediale che presenta fotografiedépliantpubblicità e cataloghi che testimoniano il percorso aziendale della M.M. e dei circa 100 produttori di motociclette attivi sul territorio fino al 1960. Si tratta di un’esaustiva “enciclopedia” del motociclismo bolognese resa possibile grazie al contributo del mondo del collezionismo che ha conservato e messo a disposizione una ricca documentazione iconografica.

Le motociclette M.M. esposte
125 cc Milano/Napoli 1925
125 cc Monza 1927
125 cc Speciale corsa 1927
175 cc A Sport 1931
175 cc Record 1933
250 cc A Super Sport 1936
500 cc D Gran Turismo 1939
500 cc 47D 1947
250 cc AS 1948
250 cc A Sport 1948
250 cc AS Corsa 1948
350 cc C 47 Turismo 1948
350 cc CTS 1951
250 cc 1951 AS 1952
250 cc 54 A Super Sport 1954
350 cc Turismo 1954
125 cc 1955
250 cc SS Competizione 1956

Il Museo del Patrimonio Industriale – collocato nella suggestiva sede di una fornace da laterizi del XIX secolo – studia e racconta la storia economico produttiva di Bologna e del suo territorio dal tardo Medioevo ai giorni nostri.
Il percorso espositivo si apre con la ricostruzione dell’organizzazione produttiva dell’antica “Città dell’acqua e della seta” che ha visto Bologna – tra i secoli XV e XVIII – esportare filati e veli di seta in tutto il mondo occidentale. Questa supremazia produttiva entra in crisi alla fine del secolo XVIII quando la Rivoluzione Industriale costringe ad aggiornare saperi e organizzazione del lavoro.
La città è costretta a riprogettare il proprio futuro, puntando sulla formazione tecnica come elemento strategico di rinnovamento: nel corso del XIX secolo si afferma, così, l’Istituto Tecnico Aldini Valeriani. Da questa scelta, oltre che dall’esistenza di fattori economici, organizzativi, logistici e amministrativi favorevoli, scaturisce la ripresa produttiva della città nella seconda metà dell’Ottocento che porterà un secolo dopo all’affermazione dell’attuale distretto industriale.
Bologna si configura oggi come una vera e propria capitale dell’industria meccanica ed elettromeccanica. La ricchezza e la complessità del distretto viene ricostruita attraverso le sue principali articolazioni produttive: le macchine da pasta, la motoristica e l’automazione meccanica, settore, quest’ultimo, nel quale la città compete a livello mondiale.


Informazioni
Museo del Patrimonio Industriale
Via della Beverara 123 | 40131 Bologna
Tel. +39 051 6356611
museopat@comune.bologna.it
www.museibologna.it/patrimonioindustriale
Facebook: Museo del Patrimonio Industriale
Instagram: @museopat
YouTube: Museo del Patrimonio Industriale 

Orari di apertura
giovedì, venerdì 9-13
sabato, domenica 10-18.30
 
Biglietti
intero € 5 | ridotto € 3 | ridotto speciale giovani > 19 anni e ≤ 25 € 2 | gratuito possessori Card Cultura
 
Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Ufficio Stampa Settore Musei Civici Bologna
UfficioStampaBolognaMusei@comune.bologna.it
Silvia Tonelli – Tel. +39 051 2193469 – silvia.tonelli@comune.bologna.it
Elisabetta Severino – Tel. +39 051 6496658 – elisabetta.severino@comune.bologna.it

Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini: MARIO DE BIASI E MILANO. Edizione straordinaria

Mario De Biasi, Una coppia ammira la Galleria Vittorio Emanuele II dalle terrazze del Duomo.
Credito: Mario De Biasi Per Mondadori Portfolio

MILANO | MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI

DAL 14 NOVEMBRE 2023 AL 18 FEBBRAIO 2024

MARIO DE BIASI E MILANO
EDIZIONE STRAORDINARIA

La mostra celebra il centenario della nascita e raccoglie 100 tra le immagini più iconiche, alcune inedite, che il fotoreporter ha scattato a Milano,

sua città d’adozione, sua città d’elezione.

Un saggio visivo sull’opera di Mario De Biasi (1923-2013), fotografo versatile, definito da Enzo Biagi come “l’uomo che poteva fotografare tutto”. E in questo tutto ha prediletto il capoluogo lombardo, dove si trasferì a 15 anni. Così a cento anni dalla sua nascita, il Museo Diocesano di Milano gli dedica – dal 14 novembre 2023 al 18 febbraio 2024 – un’Edizione Straordinaria che raccoglie una serie di scatti iconici dedicati alla sua città d’adozione.   

La mostra “MARIO DE BIASI E MILANO. Edizione Straordinaria”, organizzata e prodotta da Mondadori Portfolio in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano e curata da Maria Vittoria Baravelli con Silvia De Biasi, presenta 100 fotografie vintage, provini e scatti inediti di uno degli autori più apprezzati del secondo Novecento italiano, che per trent’anni documentò la storia del nostro Paese attraverso le pagine del periodico di Arnoldo Mondadori Editore, “Epoca”.

Il percorso espositivo – costituito da opere provenienti dall’Archivio Mondadori e dall’Archivio De Biasi – consentirà al pubblico di conoscere il linguaggio personale che il fotografo adattò a contesti molto diversi tra loro. E, in particolare, a Milano.

Il Duomo, la città, la gente e la moda, senza ordine o punteggiatura”, racconta Maria Vittoria Baravelli, “Milano è quinta e campo base, luogo di una danza infinita da cui De Biasi parte per tornare sempre, dedito a immortalare dalla Galleria ai Navigli, alla periferia, una città che negli anni Cinquanta e Sessanta si fa specchio di quell’Italia che diventa famosa in tutto il mondo“.

Uno sguardo lucido ed evocativo al tempo stesso, quello di De Biasi, capace di raccontare con immediatezza e originalità un momento controverso della storia d’Italia. Nelle trame ordinate dei suoi scatti si leggono infatti i cambiamenti storici e culturali del Paese, che negli anni ’50 e ’60 andava assestandosi su una rinnovata identità culturale. Rinascita che in Milano trovava sintesi e negli scatti di De Biasi eloquente espressione.

L’esposizione si snoda attraversando idealmente la città, dal suo centro nevralgico fino alle periferie. Ci sono i turisti che s’affacciano dal tetto del Duomo e che affollano i bar della Galleria Vittorio Emanuele II, ma anche i pendolari alla stazione ferroviaria di Porta Romana. E poi San Babila, l’Arco della Pace, lo zoo nei giardini di Porta Venezia, scorci di una Milano oggi impossibile dove le chiatte risalgono i Navigli e tutti si meravigliano del mondo che cambia.

L’approccio autoriale di De Biasi si arricchisce dell’acume giornalistico nel 1953, quando viene assunto come fotoreporter da Epoca. Rivista iconica del tempo, ideata sul modello dei periodici statunitensi illustrati, di cui facevano parte, tra gli altri, Aldo Palazzeschi e Cesare Zavattini.

In una pubblicazione che si distingueva per la raffinata impostazione grafica, secondo il direttore Enzo Biagi, De Biasi era l’unico in grado di garantire sempre al giornale “la foto giusta”, anche se per guadagnarla doveva rischiare la vita tra pallottole e schegge di granata, nei tanti servizi bellici della sua carriera. Oppure confrontarsi con i grandi personaggi dell’epoca tra intellettuali, attrici e artisti.

Totalmente inediti i provini di Moira Orfei acrobata e i frame che precedono e seguono il celebre scatto Gli Italiani si voltano, realizzato nel 1954 per il settimanale di fotoromanzi Bolero Film, che Germano Celant scelse per aprire la mostra “Metamorfosi dell’Italia”, organizzata nel 1994 al Guggenheim di New York. L’immagine immortala un gruppo di uomini che osservano Moira Orfei, inquadrata di spalle e vestita di bianco mentre passeggia per il centro di Milano.

La mostra si chiude con la sezione “Da Milano alla Luna” che raccoglie una preziosa selezione di fotografie che De Biasi realizzò nei suoi viaggi extra europei: dall’India alla Rivoluzione di Budapest, dal Giappone alla Siberia, fino ad arrivare all’allunaggio con i celebri scatti a Neil Amstrong.

Mario De Biasi (Sois, Belluno 1923 – Milano 2013) si trasferisce a Milano a 15 anni dove diventa radiotecnico. Durante l’occupazione tedesca viene inviato a lavorare a Norimberga, dove trova per caso un manuale di fotografia e impara a fotografare da autodidatta. Tornato in Italia nel 1946 lavora presso la Magneti Marelli di Sesto San Giovanni e nel 1953 è assunto come fotoreporter dal periodico di Arnoldo Mondadori “Epoca”, con cui lavora fino al 1983. Durante questo trentennio realizza più di centotrenta copertine e indimenticabili reportage dall’Italia e da tutto il mondo: in Sud America, a Hong Kong, a Singapore, sull’Etna, in Africa. Rimangono celebri alcuni servizi come quello in Ungheria durante la rivolta del 1956 e quello della spedizione con Walter Bonatti in Siberia nel 1964. È molto apprezzato anche per i suoi ritratti “in maniche di camicia” ai protagonisti del tempo quali, solo per citarne alcuni,  Aristotele Onassis, Ray Sugar Robinson, Andy Warhol, Marlene Dietrich, Brigitte Bardot.

Pubblica oltre cento libri e riceve numerosi riconoscimenti internazionali.

Nel 1982 riceve il premio Saint Vincent di giornalismo e nel 2003 è insignito dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) del titolo di “Maestro della fotografia italiana”. Il Comune di Milano riconosce la sua attività conferendogli l’Ambrogino d’oro nel 2006 e, dopo la sua scomparsa nel 2013, iscrivendone il nome nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano in una lapide dedicata ai “cittadini illustri, benemeriti, distinti nella storia patria”.


MARIO DE BIASI E MILANO
EDIZIONE STRAORDINARIA
Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini(p.zza Sant’Eustorgio, 3)
14 novembre 2023 – 18 febbraio 2024
 
Orari: martedì / domenica, ore 10.00-18.00
La biglietteria chiude alle ore 17.30
 
Informazioni: T. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it
 
Social

#MuseoDiocesanoMilano #MuDiMi #DeBiasi100
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche | Anna Defrancesco | T. +39 02 36755700
anna.defrancesco@clp1968.it | www.clp1968.it

Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea

Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”, Bologna
Veduta di allestimento (ala via Irnerio)

Settore Musei Civici Bologna e Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna presentano Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea, un nuovo progetto digitale curato dal Museo civico del Risorgimento per la divulgazione scientifica e la valorizzazione della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”.
Una serie di sei video, pubblicati da oggi a cadenza settimanale sul canale YouTube 
Storia e Memoria di Bologna e in una playlist dedicata sul canale YouTube del Sistema Museale di Ateneo, racconta i materiali lapidei naturali e il loro impiego nelle costruzioni del territorio bolognese.

Il Settore Musei Civici Bologna e il Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna presentano Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea, un nuovo progetto digitale curato dal Museo civico del Risorgimento e dedicato alla Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali – BiGeA dell’Università di Bologna.

Il progetto intende promuovere la diffusione della conoscenza dei materiali lapidei naturali attraverso 6 video, della durata di 10-20 minuti ciascuno, commentati dall’esperto petrografo Giuseppe Maria Bargossi, Professore dell’Alma Mater e già Referente Scientifico della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci.. Gli episodi – i primi due da oggi e i successivi quattro a cadenza settimanale – saranno disponibili sul canale YouTube Storia e Memoria di Bologna e in una playlist dedicata sul canale YouTube del Sistema Museale di Ateneo.

Miscellanea materiali del regno minerale

La serie offre un’analisi sintetica dei principali aspetti che caratterizzano i materiali lapidei naturali:
• la ripartizione scientifica in funzione della loro genesi (Rocce Magmatiche, Rocce Sedimentarie, Rocce Metamorfiche)
• l’utilizzazione di criteri classificativi internazionali, basati sulla composizione mineralogica identificabile ad occhio nudo alla scala del campione a mano;
• la relazione fra la vocazione di impiego di questi materiali con la loro composizione mineralogica e le caratteristiche strutturali che permettono la loro ripartizione nei gruppi chiamati Graniti, Marmi, Pietre;
• lo stretto legame che esiste fra le caratteristiche mineralogico-petrografiche e fisico-meccaniche e la durevolezza dei materiali lapidei messi in opera.

Oltre ad illustrare le caratteristiche delle diverse “famiglie” di materiali lapidei ornamentali, ogni video contiene ampi riferimenti alla geologia delle aree di estrazione, del passato e del presente, e alle costruzioni del territorio bolognese in cui furono utilizzati, con specifico riguardo per quelle di rilevanza artistica e storica (edifici, monumenti, statue, pavimentazioni, colonne, scalinate), che saranno illustrati con circa 80 contributi video gradualmente disponibili nella stessa playlist.

Il professore Giuseppe Maria Bargossi
descrive formazione di una pietra naturale

I marmi antichi della “Collezione Sarti”
Il Museo di Mineralogia dell’Università di Bologna venne istituito l’8 marzo 1860, quando il Gabinetto di Storia Naturale dell’Università fu diviso nelle sezioni di Mineralogia, Geologia e Zoologia. Il materiale mineralogico, consistente in circa novemila esemplari fra minerali e rocce, venne consegnato al Prof. Luigi Bombicci, senese, chiamato, all’età di 27 anni, a ricoprire la cattedra di Mineralogia e a dirigere l’omonimo museo. All’inizio il Museo potè disporre di locali poco idonei per cui l’opera indefessa di Bombicci fu indirizzata da un lato all’incremento delle collezioni, fino al raggiungimento di circa quarantaquattromila esemplari nel 1901, dall’altro alla ricerca di spazi sempre più ampi. L’attuale sede, al numero 1 di Piazza di Porta San Donato in Bologna, occupa il piano superiore dell’imponente nuovo edificio voluto da Bombicci per l’Istituto e Museo di Mineralogia e completato nel 1907, quattro anni dopo la sua morte.
Si tratta di un museo di importanza internazionale in quanto raccoglie collezioni di Mineralogia e di Petrografia sistematica e regionale, Meteoriti, Ambre siciliane del Simeto e Marmi antichi. Collezioni che rivestono un ruolo fondamentale per le attività didattiche e divulgative dell’Ateneo bolognese.
Nel 1876 l’architetto Antonio Sarti, che svolse la sua attività professionale a Roma, donò la sua ricchissima collezione di rocce ornamentali antiche e “moderne” a Luigi Bombicci, direttore del Museo di Mineralogia della Regia Università di Bologna, ove sono tuttora conservate.
La “Collezione Sarti” è una prestigiosa collezione di marmi antichi che nacque, come tante altre, nell’Ottocento, quando per soddisfare la richiesta del nascente collezionismo di marmi ornamentali, venne sfruttata la grande quantità di marmi che, a partire dal Settecento, era stata accumulata dai marmorari romani. Maestri nel costruire queste collezioni, che poi verranno acquistate dai musei di tutta Europa, sono i fratelli Belli e soprattutto, Faustino Corsi, considerato un pioniere tra i collezionisti di marmi antichi e uno dei primi a concepire un catalogo ragionato.
La “Collezione Corsi” con mille esemplari di marmo, è tuttora conservata nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Oxford. La “Collezione Sarti” non è meno importante in quanto raccoglie più di seicento marmette di rocce ornamentali comprendenti graniti come il Granito di Assuan, porfidi come il Porfido rosso dell’Egitto ed il Porfido verde di Grecia, marmi come il Proconneso, il Pentelico, il Giallo antico ed il Cipollino, brecce come il Verde antico tessalico, il Pavonazzetto, la Breccia Corallina, la Breccia di Sciro ed il Bianco e Nero di Aquitania ed alabastri come l’Alabastro dell’Egitto. Tutti gli esemplari sono stati acquisiti digitalmente e vengono utilizzati per attività didattiche di alcuni corsi di laurea, fra cui Archeologia e culture del mondo antico, Science for the Conservation-Restoration of Cultural Heritage, Ingegneria dei processi e dei sistemi edilizi.

I marmi moderni della Collezione di Petrografia applicata
I materiali lapidei ornamentali e da costruzione, che ebbero un massimo di estrazione ed impiego durante l’Impero Romano, dopo secoli di abbandono, con il Rinascimento riacquistarono un ruolo prestigioso nella realizzazione delle opere monumentali: non solo vennero reimpiegati “marmi antichi”, ma ripresero vigore anche le attività estrattive. Tra Ottocento e Novecento, Italia, Spagna e Grecia si contesero il primato nell’estrazione e lavorazione dei materiali lapidei ornamentali; oggi con la globalizzazione le attività estrattive si sono sviluppate in tutti i Continenti.
La normativa europea, che regola l’impiego di questi materiali, impone la realizzazione di schede che definiscano le loro caratteristiche petrografiche e fisico-meccaniche. L’insegnamento di Petrografia applicata venne attivato per fornire una approfondita conoscenza di queste caratteristiche, fondamentali per un corretto impiego delle rocce ornamentali e di previsione della loro durevolezza una volta messe in opera. Vennero quindi raccolte alcune centinaia di marmette di rocce ornamentali provenienti da cave tuttora attive e venne così costituita la “Collezione di Petrografia applicata”, che può anche essere definita “Collezione di Marmi moderni”. Questo materiale didattico è a disposizione degli studenti di Scienze Geologiche e Naturali, Science for the Conservation-Restoration of Cultural Heritage ed Ingegneria dei processi e dei sistemi edilizi. La Collezione è esposta in alcune vetrine a parete nel corridoio di ingresso del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali nel palazzo di Piazza di Porta San Donato 1 in Bologna. Le marmette sono suddivise in funzione della loro genesi in rocce magmatiche (intrusive, effusive laviche ed effusive piroclastiche), sedimentarie (carbonatiche, clastiche terrigene, da precipitazione chimica ed evaporitiche), metamorfiche (serpentiniti, scisti, gneiss, granuliti). Mentre la classificazione genetica si basa esclusivamente sulla composizione mineralogica e su tessitura e struttura, la classificazione merceologica deve tener conto anche delle caratteristiche fisico-meccaniche dei materiali lapidei. Si hanno quindi tre gruppi di rocce, Graniti (di elevata durezza, perfettamente lucidabili e durevoli), Marmi (decisamente meno duri rispetto ai graniti, perfettamente lucidabili ma meno durevoli), Pietre (materiali lapidei lavorati allo spacco o tagliati a piano sega ma non lucidabili).

L’iniziativa Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea rientra in un accordo quadro di durata triennale, siglato nel 2021 tra Settore Musei Civici Bologna e Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, per promuovere la reciproca valorizzazione dei patrimoni culturali attraverso l’elaborazione di progetti di collaborazione, attività didattica, divulgazione scientifica ed innovazione tecnologica che prevedano lo scambio di informazioni, la realizzazione di percorsi comuni e l’organizzazione di conferenze, incontri, mostre tematiche.

Eva Degl’Innocenti, direttrice del Settore Musei Civici Bologna sottolinea: “Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea è il risultato di un progetto virtuoso congiunto del Settore Musei Civici Bologna e del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Bologna, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali – BiGeA dell’Università di Bologna, che permette al contempo la valorizzazione della ricerca scientifica, la diffusione della conoscenza e la fruizione pubblica attraverso i contenuti digitali”.

Roberto Balzani, presidente del Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, spiega: “La collaborazione fra il Museo del Risorgimento di Bologna e la Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci” del Sistema Museale di Ateneo per la realizzazione del progetto Bologna di pietra risale ormai ad alcuni anni fa. Il frutto maturo di questa esperienza è ora visibile: esso s’inquadra nella più ampia relazione fra istituzioni dell’Ateneo e della città in corso da tempo, sempre ricca di suggestioni e di arricchimenti reciproci. Una peculiarità secolare della nostra Bologna”.

Il professore Giuseppe Maria Bargossi
illustra il movimento Cefalopode (dettaglio)

Tra il Museo civico del Risorgimento e la Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”, in particolare, i rapporti di collaborazione sono stati avviati nel comune ambito di interesse per i materiali lapidei naturali impiegati nel Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, che dal 2022 ha portato alla realizzazione delle visite guidate Le Pietre della Certosa, in collaborazione con l’Associazione Amici della Certosa e con il coordinamento scientifico di Giuseppe Maria Bargossi e Giorgio Gasparotto, Professore Associato Confermato di Mineralogia presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e attuale Referente Scientifico della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”.
La città di Bologna e la sua Certosa offrono la possibilità di osservare una vasta gamma di materiali lapidei naturali appartenenti alle Culture Etrusca e Romana, al Medioevo, al Rinascimento fino all’Età Moderna. Questa variabilità è legata al contesto storico ed alla possibilità di cavare, lavorare e trasportare materiali lapidei provenienti dal territorio bolognese o da regioni e paesi anche molto lontani. Come un grande archivio, il cimitero contiene al suo interno il più interessante e completo catalogo per l’identificazione delle pietre dal 1800 in poi, un importantissimo esempio che risulta oggi un patrimonio di inestimabile valore. Agli occhi di un esperto si possono ricostruire i gusti, le mode, o la disponibilità dei materiali lapidei che servivano per realizzare manufatti commemorativi, alcuni di grande valore storico monumentale.

Una precedente occasione di cooperazione tra le due istituzioni si è realizzata nel 2021 nell’ambito di Duino&Book, manifestazione di divulgazione della cultura umanistica organizzata a Duino Aurisina, località del Friuli – Venezia Giulia vicina a Duino, a nord di Trieste, famosa per la nota cava di età romana. Durante l’ottava edizione della rassegna intitolata Storie di Pietre, di Angeli e di Vini è stato presentato in anteprima il video La pietra Aurisina nei monumenti di Bolognadedicato al racconto, anche attraverso immagini inedite, di manufatti e d’arte in pietra di Aurisina, di cui la città felsinea è ricca.
I resti degli organismi che nel Cretaceo superiore popolavano il mare basso e ricco di vita che si trovava al posto dell’attuale Carso triestino, accumulandosi nei fondali e cementandosi grazie alla calcite, si sono trasformati in rocce calcaree con uno spessore di centinaia di metri. La formazione, le caratteristiche, la varietà e l’uso nella storia della pietra Aurisina sono raccontate attraverso le centinaia di esemplari di marmette lucidate di rocce ornamentali, che comprendono anche i calcari provenienti da Aurisina e dal Carso triestino, presenti nelle collezioni di Petrografia applicata del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali e della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci” dell’Università di Bologna. Le varietà più pregiate, note come Aurisina Statuaria, Aurisina Granitello e Aurisina Fiorita, furono impiegate come rocce ornamentali nelle città romane di Tergeste e Aquileia e si diffusero lungo la costa adriatica fino a Ravenna e Ariminum e nella stessa Bononia. Splendidi reperti in Pietra Aurisina sono ancora oggi conservati e visibili presso il Museo Civico Archeologico, la Basilica di Santo Stefano, il Museo Civico Medievale e la Certosa di Bologna.

Il video è disponibile sul canale
YouTube Storia e Memoria di Bologna.


Crediti progetto Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea

Promosso da: Settore Musei Civici Bologna e Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna
Realizzato da: Museo civico del Risorgimento | Settore Musei Civici Bologna
Riprese, regia e montaggio: Luca Maria Papi Vecchi (Museo civico del Risorgimento | Settore Musei Civici Bologna)
Consulenza scientifica: Giuseppe Maria Bargossi

Informazioni
Museo civico del Risorgimento
Piazza Carducci 5 | 40125 Bologna
Tel. + 39 051 225583
www.museibologna.it/risorgimento | 
www.certosadibologna.it
museorisorgimento@comune.bologna.it
Facebook: Museo civico del Risorgimento – Certosa di Bologna
YouTube: Storia e Memoria di Bologna
Instagram: @certosadibolognaofficial

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Sistema Museale di Ateneo
Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”
Piazza di Porta San Donato 1, 40126 Bologna  
Tel. +39 051 2094922
sma.unibo.it/mineralogia

sma.mineralogia@unibo.it
Facebook: Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci” – SMA Unibo

Instagram: @museiunibo
YouTube: Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna

Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Tel. +39 051 6496658 / 051 2193469
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
Elisabetta Severino elisabetta.severino@comune.bologna.it
Silvia Tonelli silvia.tonelli@comune.bologna.it
www.museibologna.it
Facebook: Musei Civici Bologna
Instagram: @bolognamusei
X: @bolognamusei

Messina, BRUM: “Il pensiero della Sicilia prima dei Greci”. Conferenza di Salvatore Dedola

Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo”

Conferenza sulle popolazioni primitive in Sicilia

11 NOVEMBRE 2023 ore 16:30

Sala Lettura
via I Settembre,117-Palazzo Arcivescovile

Sabato 11 novembre 2023, alle ore 16:30, presso la Sala Lettura della Biblioteca Regionale Universitaria di Messina, si terrà la Lectio magistralis a cura del glottologo seminista, Prof.Salvatore Dedola “Il pensiero della Sicilia prima dei Greci. Conferenza sulle popolazioni primitive in Sicilia.”

Dopo i Saluti Istituzionali e l’Introduzione, la Direttrice, Avv. Tommasa Siragusa, coordinerà l’intervento del Maestro Paolo Lanza, Iconografo Bizantino, che si è formato alla scuola dei Monaci del Monte Athos e dei Maestri Russi, attingendo dunque sia dalla scuola greca, che slava, con un imprinting molto personale. Il Maestro Lanza maneggia bene l’arte, avendo conseguito la Laurea in Beni Culturali, e ricoprendo anche il ruolo di Critico d’Arte. A seguire, la Direttrice avvierà la conferenza a cura del Prof. Dedola.

Alla ricerca delle radici delle civiltà delle antiche popolazioni presenti in Sicilia, attraverso la dotta disquisizione dell’illustre Esperto, si ripercorrerà il pensiero della Trinacria prima dei Greci, anche a mezzo di narrazioni dei miti e delle leggende ancestrali del territorio, ricco bagaglio ben radicato nelle tradizione della nostra amata Sicilia e che costituiscono “Patrimonio culturale immateriale” di rilevante importanza. Attraverso gli affascinanti racconti che rievocherà, di volta in volta, il Prof. Dedola, ci addentreremo nei meandri del pensiero arcaico per meglio comprendere il nucleo iniziale delle credenze popolari che ancora oggi si rispecchiano nell’Identità Siciliana.

Salvatore Dedola è glottologo (ramo: Germanista, tesi di laurea sulla lingua gotica). Si è formato alla scuola romanza e indo- europeista, cioè alla scuola di Max Leopold Wagner, nonché alla scuola del germanista Paolo Ramat. Per l’archeologia, si è formato alla scuola di Giovanni Lilliu. È socio da 50 anni del Club Alpino Italiano, del quale è stato Presidente in Sardegna ed a Cagliari. Da studioso appassionato affronta lo scibile della Sardegna, materia per materia, con un metodo tutto proprio, il metodo “olistico”, ossia esaminando le grammatiche ed i dizionari relativi ad ogni lingua apparsa nel Mediterraneo sin dall’origine della scrittura. In tal guisa, l’indagine tiene conto delle lingue chiamate “romanze”, di quelle chiamate “indoeuropee”, delle lingue semitiche, della lingua sumera, della lingua egizia. Lo stesso metodo, applicato al sardo ed a tutte le lingue mediterraneo-europee, è stato utilmente applicato, infine, alla lingua gotica. Ha inaugurato una Collana Semitica presso l’Editrice “Grafica del Parteolla”, pubblicandovi le seguenti opere: “I Pani della Sardegna”, “La Flora della Sardegna”, “I Cognomi della Sardegna”, “La Toponomastica in Sardegna”, “Monoteismo Precristiano in Sardegna”, “Grammatica della Lingua Sarda Prelatina”; “Enciclopedia della Civiltà Shardana” (cinque tomi); “Nuovo Dizionario Etimologico della Lingua Sarda”; “Dizionario Etimologico del Sassarese”; “Stele di Nora – Colonna di Santu Jacci – Vaso di Strisáili, Vaso di Dueno”; “Pellìtos Sardos, Vēr Sācrum”. Infine Dedola ha pubblicato la riedizione migliorata de “I Cognomi della Sardegna” nonché la “Grammatica Storica ed Etimologica della Lingua Sarda”. Ultima opera è il “Dizionario Etimologico della Lingua Gotica”. È in preparazione il “Dizionario Etimologico della Lingua Mediterranea”, un ponderoso dizionario in più tomi dove vengono confrontate etimologicamente tutte le lingue (e “dialetti”) delle sponde mediterranee.

(a cura di Maria Rita Morgana)


Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’evento in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere ai Relatori durante l’incontro.
Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO:     Ufficio Relazioni con il Pubblico
                       tel.090674564
                       urpbibliome@regione.sicilia.it

Robert Doisneau, dal 15 novembre in mostra alla Gran Guardia a Verona

ROBERT DOISNEAU

Verona, Palazzo della Gran Guardia

15 novembre 2023 – 14 febbraio 2024

Al Palazzo della Gran Guardia di Verona, dal 15 novembre 2023 al 14 febbraio 2024 sarà possibile visitare l’esposizione Robert Doisneau, la grande retrospettiva sul celebre fotografo francese.
La mostra, curata da Gabriel Bauret, promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e prodotta da Silvana Editoriale, con il patrocinio del Comune di Verona, ripercorre la vicenda creativa del grande artista francese, attraverso 135 immagini in bianco e nero, tutte provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, nell’immediata periferia sud di Parigi.

A Montrouge, Doisneau ha sviluppato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni, ed è lì che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi. Dallo stesso atelier, oggi le sue due figlie contribuiscono alla diffusione e alla divulgazione della sua opera, accogliendo le continue richieste di musei, festival e case editrici.

Tra le opere in mostra non poteva mancare Le Baiser de l’Hôtel de Ville, Paris, 1950, immagine celebre e iconica, ritenuta tra le più riprodotte al mondo, nella quale una giovane coppia si bacia davanti al municipio di Parigi. Il celebre scatto non fu frutto del caso: Doisneau stava realizzando un servizio per la rivista americana Life e per questo chiese ai due giovani di posare per lui.

“Quello che cercavo di mostrare era – racconta Doisneau – un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.”

Il percorso espositivo è arricchito dalla proiezione di estratti dal film di Clémentine Deroudille “Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux” e da un’intervista al curatore Gabriel Bauret.

La mostra è accompagnata dal catalogo “Robert Doisneau”, edito da Silvana Editoriale.

Nato nel 1912 a Gentilly, una città nella periferia sud di Parigi, Robert Doisneau muove i primi passi nel campo della litografia, attività che abbandonerà rapidamente in favore di un apprendistato presso lo studio di André Vigneau, che lo introduce al mondo della fotografia. Seguirà, per quattro anni, un’intensa collaborazione con il reparto pubblicitario della Renault.

Terminato questo impegno, Robert Doisneau approda al tanto ambito status di fotografo indipendente, ma il suo slancio viene spezzato dalla guerra, che tuttavia non gli impedirà di continuare a fotografare. Subito dopo la Liberazione della capitale, di cui è testimone, comincia un periodo molto intenso di commissioni per la pubblicità (e in particolare per l’industria automobilistica), la stampa (tra cui le riviste “Le Point” e in seguito “Vogue”) e l’editoria.

In parallelo, porta avanti i suoi progetti personali, che saranno oggetto di numerose pubblicazioni, a cominciare dal libro realizzato nel 1949 in collaborazione col suo sodale, il celebre scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo.

La sua traiettoria si incrocia anche con quelle di Jacques Prévert e Robert Giraud, la cui esperienza e amicizia nutrono la sua fotografia, nonché con quella dell’attore e violoncellista Maurice Baquet, protagonista di numerosi scatti del fotografo. Dal 1946 le sue fotografie vengono distribuite dall’agenzia Rapho. Qui conosce in particolare Sabine Weiss, Willy Ronis e, successivamente, Édouard Boubat, che insieme a lui formeranno una corrente estetica spesso definita “umanista”.

Nel 1983 gli viene assegnato il “Grand Prix national de la photographie”, a consacrazione di un’opera estremamente ricca e densa. Tale consacrazione passa attraverso le numerosissime esposizioni, in Francia come all’estero, le incalcolabili opere che rivisitano la sua fotografia dalle prospettive più varie e i documentari a lui dedicati. E a Verona il pubblico avrà il piacere di avvicinarsi al grande fotografo attraverso ben 135 delle sue più belle immagini.


ROBERT DOISNEAU
Verona, Palazzo della Gran Guardia
15 novembre 2023 – 14 febbraio 2024
 
Orari:
Da domenica a venerdì 10.00 – 19:30
sabato 10.00 – 20:30
 
Biglietti:
Intero: € 12,00
Ridotto: € 10,00
Scuole: € 4,00
Famiglia: adulti € 10,00, bambini € 4,00
 
Ufficio Stampa della Mostra
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
Rif. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Libri, “Bambini al tempo del lockdown”: arriva il pdf del volume UNICEF Bologna

DISPIACERE
Non mi piace vedere persone con la mascherina

Sono a casa da scuola da settimane e non mi piace…
Non mi piace stare chiusa in casa.
Non mi piace non vedere e abbracciare le persone che conosco.
Non mi piace stare a casa da scuola.
Non mi piace che ci sia il Coronavirus.
Non mi piace non sapere quando finirà il Coronavirus.
Non mi piace che nonostante ci sia il Coronavirus mia madre debba andare al lavoro.
Non mi piace vedere persone con la mascherina.

Il Comitato Unicef di Bologna ripropone l’emozionante volume “Bambini al tempo del lockdown” pubblicato nel 2020 con le testimonianze dei più piccoli. Il libro scritto in collaborazione con le scuole amiche di UNICEF vede il Cardinale Matteo Maria Zuppi firmare l’introduzione. La versione digitale del libro pronta ad essere distribuita nelle scuole dell’Emilia-Romagna e in altre regioni italiane. Il pdf sarà inviato a tutti coloro che ne faranno richiesta al Comitato Unicef.

Bambini al tempo del lockdown. Sogni ed emozioni” vuole essere un “viaggio” attraverso la paura, la speranza, il dispiacere, i sogni, tutte emozioni provate dai più piccoli durante la pandemia e in particolare durante il lockdown.
Il testo edito da Pendragon, pubblicato per la prima volta nel 2020, è una raccolta di disegni, poesie e pensieri scritti da circa cento ragazzi di dieci scuole del territorio bolognese, amiche di UNICEF.

Il Comitato Unicef di Bologna a cui si deve l’iniziativa del libro rilancia ora il progetto editoriale con l’obiettivo di una più capillare diffusione sul territorio regionale ma anche a livello nazionale. Al di là dei pareri degli esperti che in questi anni hanno cercato di spiegare l’emergenza pandemica sotto diversi punti di vista, i ragazzi, hanno espresso in maniera chiara i loro sentimenti e le loro emozioni proprio in queste pagine.

Il Cardinale e Arcivescovo di Bologna Mons. Matteo Maria Zuppi firma l’introduzione del volume, riconoscendo ai ragazzi una scrittura capace di commuovere gli adulti.

Lo stesso Cardinale scrive: 

“La famiglia, l’amicizia, la bellezza delle relazioni, la speranza verso il futuro, la positività di fronte a ciò che accade, sono solo alcuni dei tesori che lo scrigno di questo libro ci regala e che dobbiamo custodire”.

Da qui l’invito a custodire il futuro di questo libro che è espressione della sensibilità e delle emozioni dei più piccoli ma che sono un esempio anche per gli adulti in un momento storicamente complesso, scandito purtroppo da guerre e distruzione.

Anche il presidente del Comitato Unicef Bologna, dott. Raffaele Pignone sostiene con forza l’importanza del messaggio racchiuso nel libro che insieme ai volontari torna a diffondere in tutta Italia:

“Credo sia uno dei libri più belli che descrive la pandemia e i ragazzi e per questo sarebbe un peccato se fosse conosciuto solo dai pochi che lo hanno acquistato nell’anno della sua pubblicazione. Con il supporto dei nostri volontari torneremo a distribuirlo sul territorio, a scuole, associazioni, comitati Unicef, ordini professionali sanitari e sociosanitari per poi occuparci di una capillare diffusione a livello nazionale, con il coinvolgimento anche del Ministero dell’Istruzione”.

Il progetto ha avuto il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Bologna e dell’Ufficio Scolastico Regionale ed è stato stampato dalla società Pendragon con il contributo del gruppo HERA spa.

“Bambini al tempo del lockdown. Sogni ed emozioni” è il libro che non “invecchia”, pronto a vivere una seconda vita.

È possibile richiedere la versione in PDF scrivendo all’indirizzo mail: comitato.bologna@unicef.it oppure per acquisti della versione cartacea contattare la Pendragon scrivendo a ordini@pendragon.it


Ufficio stampa
AD Communications

Image
Tel. 051 0959972
Via Odofredo, 6 – 40136 Bologna
www.adcommunications.it

Assegnato il Premio “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”

Da sinistra: Andreas Zampella (ph Fabrizio Spucches); Laurel-Hauge; Edson Luli

I Vincitori della seconda edizione del Premio Internazionale
“Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”:

Andreas Zampella, Laurel Hauge, Edson Luli

Premio alla ricerca artistica “Under 35”

La Giuria della seconda edizione del Premio Internazionale Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti” – composta da Lorenzo Benedetti – Curatore e Storico dell’arte, Giuseppe Capparelli – Curatore e Storico dell’arte, Luca Centola – Artista, Mario De Candia – Giornalista e Curatore, Fabio De Chirico – Direttore Servizio II Arte contemporanea e Servizio V Fotografia della Direzione Generale Creatività contemporanea del Ministero della Cultura, Gianfranco Grosso – Artista, Francesco Nucci – Presidente Fondazione VOLUME!, Davide Sebastian – Artista, Simona Spinella – Curatrice e Storica dell’arte, Delphine Valli – Artista, e coordinata da Roberta Melasecca – Architetto e Curatrice e da Stefania Calapai – Presidente Angelo Azzurro, dopo attente valutazioni delle 192 candidature presentate da artistə under 35, ha designato tre vincitorə. 
 

*** Il Premio Giovan Battista Calapai“, avente valore netto di € 1300,00 e comprensivo di una pubblicazione A-HEAD Edizioni è stato assegnato a
ANDREAS ZAMPELLA

*** La Menzione Speciale Theodora van Mierlo Benedetti” del valore netto di € 900,00 e comprensiva di una pubblicazione A-HEAD Edizioni è stata assegnata a
LAUREL HAUGE

*** Il “Premio Piero Gagliardi del valore netto di € 700,00 e comprensivo di una pubblicazione A-HEAD Edizioni è stato assegnato a
EDSON LULI
 

La premiazione si svolgerà a Roma presso Palazzo Valentini nel mese di dicembre 2023. Gli artisti vincitori riceveranno, in forma di omaggio, anche tre opere di Leandro Lottici


Il Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”, dedicato alla ricerca artistica di artisti under 35, è promosso da A-HEAD Project – Angelo Azzurro ONLUS e dedicato alla memoria di Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti, due figure centrali che hanno contribuito in modo determinante alla connessione tra la ONLUS dedicata alla lotta contro lo stigma dei disturbi mentali e il settore dell’arte, con la successiva nascita del progetto A-HEAD. Infatti Angelo Azzurro, attraverso il citato progetto, promuove l’arte contemporanea sviluppando un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali sostenendo le ricerche artistiche in tutte loro le declinazioni. Quest’anno l’iniziativa prevede non solo il Premio Giovan Battista Calapai e la Menzione Theodora van Mierlo Benedetti, ma anche il Premio Piero Gagliardi per ringraziare il curatore di A-HEAD per l’encomiabile lavoro di questi anni.

Il progetto A-HEAD nasce nel 2017 per volere della famiglia Calapai per la lotta allo stigma dei disturbi mentali e dalla collaborazione tra l’Associazione Angelo Azzurro ONLUS ed artisti e dj di respiro internazionale: infatti con il progetto A-HEAD Angelo Azzurro, curato da Piero Gagliardi dal 2017, mira a sviluppare un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte, sostenendo in maniera attiva l’arte contemporanea e gli artisti che collaborano ai vari laboratori che da anni l’associazione svolge accanto alle attività di psicoterapia più tradizionali. Data la natura benefica del progetto, con A-HEAD la cultura, nell’accezione più ampia del termine, diviene un motore generatore di sanità, nella misura in cui i ricavati sono devoluti a favore di progetti riabilitativi della Onlus Angelo Azzurro, legati alla creatività, intesa come caratteristica prettamente umana, fondamentale per lo sviluppo di una sana interiorità. Lo scopo globale del progetto è quello di aiutare i giovani che hanno attraversato un periodo di difficoltà a reintegrarsi a pieno nella società, attraverso lo sviluppo di nuove capacità lavorative e creative. 


Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”
Seconda edizione
Premio alla ricerca artistica – Under 35

Segreteria organizzativa
Roberta Melasecca
premiocalapai@gmail.com

Angelo Azzurro ONLUS
infoangeloazzurro@gmail.com

https://associazioneangeloazzurro.org

Ufficio Stampa Angelo Azzurro
Alessio Morganti
alessio.mrg@hotmail.it

Barbara Speca
barbaraspeca@libero.it
Ufficio stampa A-HEAD

Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice
roberta.melasecca@gmail.com

Aperta a New York la mostra sul periodo americano (1938/48) di CORRADO CAGLI

Corrado Cagli, Partita a carte, 1937

TRANSATLANTIC BRIDGES: CORRADO CAGLI, 1938-1948

Fino al 27 gennaio 2024

New York, CIMA – Center for Italian Modern Art

421 Broome St

Il Center for Italian Modern Art (CIMA) ha inaugurato la mostra Transatlantic Bridges: Corrado Cagli, 1938-1948, dedicata all’artista ebreo italiano Corrado Cagli (1910-1976).
La mostra, curata dal professor Raffaele Bedarida dell’università Cooper Union, vuol far luce sull’affascinante viaggio umano ed intellettuale intrapreso da Cagli durante gli anni trascorsi negli Stati Uniti, tra il 1938 ed il 1948, approfondendo gli aspetti della vita di Cagli durante gli anni ’30, quando fu costretto a lasciare il suo paese natale per sfuggire alla censura e alla persecuzione.

Pittore di talento, Cagli fu attivamente coinvolto in progetti pubblici commissionati dal regime fascista italiano. Tuttavia, dopo il 1937, il lavoro di Cagli attirò feroci critiche da parte dei soggetti reazionari all’interno dell’establishment fascista. Quale artista ebreo e apertamente omosessuale, Cagli divenne bersaglio di attacchi virulenti, soprattutto a seguito della promulgazione in Italia delle leggi razziali del 1938.

A causa di tali condizioni ostili, Cagli scelse di lasciare la sua terra natale e cercare rifugio negli Stati Uniti. In America divenne una figura influente nel milieu culturale ed artistico degli emigrati a New York. Trovò rispondenza nell’ambiente neoromantico facente capo alla Julian Levy Gallery e al Wadsworth Atheneum. Fu attivo nell’ambiente dei surrealisti anti-bretoni della rivista View e divenne protagonista di un momento fondamentale della cultura gay di New York, collaborando con artisti coinvolti con la Ballet Society e con Harper’s Bazaar, ed esponendo alla galleria di Alexander Iolas. Durante i suoi dieci anni di permanenza in America, Cagli continuò a produrre ed esporre disegni, un mezzo che gli permise di interrogare e criticare la retorica fascista. Mentre infuriava la seconda guerra mondiale, Cagli si arruolò nell’esercito americano, svolgendo addestramento sulla costa occidentale, prima di tornare in Europa per partecipare a eventi storici, quali il D-Day e la liberazione del campo di concentramento di Buchenwald. Alla fine della guerra Corrado Cagli giocò un ruolo cruciale nel ristabilire i legami culturali tra Italia e Stati Uniti, collaborando con il MoMA, Irene Brin e la galleria romana L’Obelisco.

La nuova mostra del Center for Italian Modern Art, che include disegni, dipinti, foto ed ephemera, non esplora solo i temi della guerra, dell’esilio e della discriminazione, ma mette anche in luce il poliedrico impegno di Cagli con l’ambiente surrealista e neoromantico di New York. Inoltre, la mostra fa luce sulla sua collaborazione con George Balanchine e la Ballet Society, evidenziando la profondità e la ricchezza della sua eredità artistica.

Il curatore Raffaele Bedarida, PhD, storico dell’arte specializzato in modernismo e politica transnazionale, ha una vasta esperienza nei temi di diplomazia culturale, migrazione e scambi tra Italia e Stati Uniti, ed è dunque particolarmente qualificato ad illustrare l’affascinante narrativa di Cagli. Il CIMA è onorato di presentare Transatlantic Bridges: Corrado Cagli, 1938- 1948, ed orgoglioso di esibire il lavoro di un artista straordinario, la cui vita e il cui lavoro costituiscono un richiamano ai temi di perseveranza, trasformazione ed espressione artistica, possibili nonostante le avversità. La mostra costituirà un’esplorazione stimolante e approfondita di un capitolo spesso trascurato della storia dell’arte italiana e americana.

La mostra è accompagnata da un nutrito calendario di eventi aperti al pubblico. Parte dei programmi è concepita in collaborazione con il Centro Primo Levi, che generosamente contribuisce all’analisi della vita e dell’opera di Cagli attraverso la pubblicazione dell’edizione in lingua inglese del libro di Raffaele Bedarida sull’artista.

Un ciclo di incontri e conversazioni con artisti contemporanei, concepito in risposta all’assegnazione di un premio ricevuto dal CIMA dalla Andy Warhol Foundation for the Visual Arts, affronterà i temi suggeriti dalla mostra di Cagli.

Tutti gli eventi pubblici del CIMA sono resi possibili grazie al generoso contributo della Fondazione Tiro a Segno di New York. La mostra sarà accompagnata da un catalogo a colori ideato in collaborazione con l’Archivio Cagli di Roma.

Corrado Cagli, Costume per i satiri, 1948 –
The triumph of Bacchus and Ariadne

CIMA

Fondato nel 2013 dalla storica dell’arte Laura Mattioli, il Center for Italian Modern Art (CIMA) è una fondazione pubblica no profit dedita a promuovere l’arte italiana moderna e contemporanea presso un pubblico internazionale. Attraverso mostre apprezzate dalla critica, una ricca programmazione di eventi pubblici ed un prestigioso programma di borse di studio internazionale, CIMA colloca l’arte moderna italiana in nuovi e più ampi contesti storici e culturali, evidenziandone il fondamentale contributo allo sviluppo della cultura artistica internazionale.

Situato in un luminoso loft nello storico quartiere di SoHo a New York City, CIMA offre un ambiente intimo che permette di apprezzare al meglio le opere d’arte. Le visite guidate della mostra, condotte dai borsisti ricercatori che CIMA invita a New York come parte della propria missione educativa, iniziano con la degustazione di un caffè espresso e sono seguite da un percorso della mostra concepito in modo da favorire un dialogo tra borsisti e visitatori. I programmi pubblici del CIMA offrono numerose opportunità per approfondire i temi della mostra e la conoscenza dell’arte italiana; e costituiscono una piattaforma volta a promuovere il dialogo tra artisti, ricercatori, scrittori e altre figure di spicco del mondo dell’arte e della cultura.

Corrado Cagli nello studio di New York, 1946 – by Arnold Newman

Biografia ridotta

Corrado Cagli nasce ad Ancona il 23 febbraio 1910 da Alfredo Cagli, insegnante di matematica, e Ada Della Pergola, scrittrice per l’infanzia nota con lo pseudonimo di Fiducia. Nel 1915 si trasferisce con i genitori a Roma, dove compie dapprima solidi studi classici per poi frequentare l’Accademia di Belle Arti e lo studio di Paolo Paschetto (1885-1963), artista grafico e decoratore fra Liberty e Déco. Negli anni ‘30 a Roma propone la poetica del Primordio e dell’arcaismo nella Scuola che lo vede protagonista insieme a Capogrossi e Cavalli. Nel 1933 partecipa alla V Triennale di Milano dove presenta una imponente pittura murale, due anni più tardi espone le sue opere più recenti alla II Quadriennale di Roma, mentre nel 1936 realizza per la VI Triennale di Milano la poderosa Battaglia di San Martino e Solferino (5,50 x 6,60 m), oggi conservata agli Uffizi. Nel 1937 la Repubblica Francese conferisce all’artista la medaglia d’oro per aver eseguito un ciclo di pitture (168 mq) nel vestibolo del Padiglione italiano all’Exposition Internationale des Arts et des Tecniques dans la Vie Moderne di Parigi.

Con l’emanazione delle leggi razziali è costretto a lasciare l’Italia, prima di partire riesce, tuttavia, ad ultimare l’affesco, poi distrutto, raffigurante Orfeo incanta le belve (3,15 x 2,35 m) nella Rotonda del Padiglione Italia alla XXI Biennale di Venezia e nel novembre del 1938 si trasferisce prima a Losanna, poi a Parigi e successivamente nel 1939 a New York dove inizia un’intensa attività espositiva, prima fra tutte quella allestita alla Julien Levy Gallery nel 1940. L’anno seguente si arruola nell’esercito americano e nel 1944 prende parte insieme alla Prima Armata Statunitense allo sbarco in Normandia ed alle campagne di Francia, Belgio e Germania, liberando anche il campo di concentramento di Buchenwald nel 1945. Terminato il secondo conflitto mondiale torna a New York, in uno studio sulla Second Avenue, figurando tra i fondatori della compagnia The Ballet Society ed ottenendo il Guggenheim Fellowship.

Nel 1948 si stabilisce definitivamente a Roma, sua patria artistica, dove sperimenta nuove tecniche e linguaggi pittorici, promuovendo inoltre le più recenti ricerche di altri artisti.
Nel luglio 1963 si tiene a L’Aquila un’ampia retrospettiva dal titolo Omaggio a Cagli, a cura di Enrico Crispolti, nell’ambito della rassegna internazionale “Aspetti dell’Arte Contemporanea”, mentre nel 1964 la XXXII Biennale di Venezia dedica all’artista una sala personale. Agli inizi degli anni ‘70 progetta e realizza a Göttingen, in un’area dove sorgeva una sinagoga distrutta dai nazisti nel 1938, il monumento-memoriale in acciaio inossidabile La notte dei Cristalli. Nel 1972 viene allestita a Palazzo Strozzi una mostra antologica, comprendente circa 600 opere, nella quale si evidenzia la sua nomadica esperienza pittorica.

Corrado Cagli muore a Roma il 28 marzo 1976.


Orari   
venerdì e sabato 11 – 18. Visite guidate 11 e 14.
Dal lunedì al giovedì su appuntamento solo per i members
 
Biglietto d’ingresso                           
15 USD per le visite guidate. 10 USD intero
Gratuito per members e studenti
 
Info                                                    
tel. +1 646 3703596 – italianmodernart.org
 
Ufficio stampa USA                           
Mikaela Duhs | Shore Fire Media | mduhs@shoefire.com
Rebecca Shapiro | Shore Fire Media | rchapiro@shoefire.com
 
Ufficio stampa ITALIA                        
StudioBegnini – info@studiobegnini.it
Roberto Begnini