Ogni giorno è accaduto qualcosa e non c’è nulla da meravigliarsi; ma ci sono avvenimenti che rimangono sui libri di storia ed altri che si perdono nel nulla. Il 7 giugno 1926 l’architetto Antoni Gaudì, tra i massimi esponenti del Modernismo catalano, fu investito da un tram e tre giorni dopo morì. Chiunque abbia avuto modo di visitare Barcellona ha potuto vedere capolavori come Parc Güell, Casa Batllò, Casa Milà, inseriti nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Chiunque, senza neppure avere visitato Barcellona, conosce però le torri svettanti della Sagrada Familia, la cattedrale che Gaudì iniziò nel 1882, con richiami stilistici neogotici. Di quelle torri ne sono state erette, fino ad oggi, solo 8 delle 18 torri progettate: dodici dedicate agli apostoli, quattro agli evangelisti, una a Maria e la più alta a suo figlio Gesù. Il pomeriggio del 7 giugno nessuno avrebbe mai immaginato che il progetto sarebbe rimasto incompiuto. Solo una città riconoscente per la fama che quell’architetto visionario le avrebbe dato si è imposta il dovere (ambizioso) di portare a compimento i disegni e i modelli che restavano in studio, poi dispersi durante la Guerra Civile del 1936-39. Di questo parla Jordi Faulí direttore della fabbriceria della Sagrada Familia. Noi di FLIP vorremmo solo ricordare l’evento di quel triste giorno.
A conclusione della giornata di lavoro, Gaudí si era incamminato a piedi lungo la Gran Via de les Corts Catalanes verso la chiesa di San Filippo Neri, per ritirarsi in raccoglimento. Mentre attraversava distrattamente la strada, fu travolto dal tram n. 30, che lo lasciò svenuto sul selciato. Fu prontamente soccorso dal tranviere e da alcuni passanti; ma nessuno lo riconobbe. Nonostante la sua celebrità pochissimi conoscevano il suo aspetto fisico. Celibe, conduceva una vita solitaria e riservata, chiuso nel suo studio di architettura come un asceta, dal quale usciva per recarsi preferibilmente in chiesa. Professava l’umiltà dei costumi, in ottemperanza della sua devozione. Pertanto, non curava l’abbigliamento, che poteva apparire malandato. Quando lo estrassero da sotto il tram e gli frugarono nelle tasche bucate della giacca troppo grande, nei pantaloni logori, alla ricerca dei documenti, trovarono soltanto delle noci e dell’uva. Un uomo magro e pallido di 74 anni, il viso imbiancato dalla barba, le gambe strette da bende per contrastare il freddo. Chi era costui: un vagabondo? un ubriaco? Sprovvisto di documenti, fu impossibile identificarlo. Un medico, che da una finestra aveva avuto sentore della disgrazia, prestò i primi soccorsi e consigliò di portare d’urgenza quel poveruomo all’ospedale. Un tassista si rifiutò di condurlo con la propria vettura, perché nessuno gli avrebbe pagato la corsa. In un modo o nell’altro, fu accompagnato all’ospedale di Santa Creu (Santa Croce) il ricovero degli indigenti. Trascorse un giorno prima che fosse riconosciuto. Il cappellano della Sagrada Familia, in visita all’ospedale, dichiarò incredulo che quel relitto d’uomo, in coma, era il grande Antoni Gaudí, «il più catalano dei catalani». Era troppo tardi: si spense il 10 giugno, dopo tre giorni di agonia. Gli innumerevoli articoli che annunciavano la notizia in tutta Europa e riportavano i tragici fatti concludevano immancabilmente: «L’architetto Gaudì è morto in un letto dell’ospedale di Canta Cruz, nella casa santa, come la nominava sempre, vittima di un incidente di tramway. La gravità del suo stato non ha permesso più di trasportarlo in altro luogo. Era uno degli uomini più dotati fra i suoi contemporanei».
ANTONI GAUDÍ I CORNET (Reus, 25 giugno 1852 – Barcellona, 10 giugno 1926) è stato un architetto spagnolo. Fu il massimo esponente del modernismo catalano, pur essendo la personalità meno organica a tale movimento artistico di cui comunque condivideva i presupposti ideologici e tematici, completandoli però con una ispirazione personale basata principalmente su forme naturali, che giunse a degli esiti anticipatori dell’espressionismo e di altre avanguardie, compreso il surrealismo. Definito da Le Corbusier come il «plasmatore della pietra, del laterizio e del ferro», Gaudí è stato un architetto estremamente fecondo: sette delle sue opere, situate a Barcellona, sono state inserite nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1984. (Da Wikipedia, l’enciclopedia libera).