di Sergio Bertolami
49 – I protagonisti
Charles Camoin (Marsiglia 1879 – Parigi 1965) arriva a Parigi da Marsiglia e con Matisse, Marquet e Rouault, frequenta lo studio di Moreau nei pochi mesi che precedono la morte del maestro. Durante il servizio militare, nel 1899, conosce Cézanne rimanendo con lui in corrispondenza epistolare. La stretta amicizia con Cézanne porta Camoin a moderare le sue tendenze espressive orientate ai Fauve, fino a farlo avvicinare a Manet, in quanto a composizioni (Ritratto di Albert Marquet, 1904; Parigi, Museo Nazionale d’Arte Moderna). Nel 1903 espone per la prima volta al Salon des Indépendants e l’anno successivo apre la sua prima mostra personale alla galleria di Berthe Weil a Parigi.
Trasferitosi nel 1905 a Saint-Tropez, località che molto aveva influenzato i pittori fauves, vi trascorre gran parte della propria vita dipingendo principalmente paesaggi, nature morte, marine e ritratti: tutte opere di gusto tardo-impressionista nelle quali recupera alcuni elementi dell’arte di Renoir. Se gli esordi artistici di Camoin erano stati caratterizzati dall’uso vigoroso del colore, ora le sue opere possono dirsi caratterizzate per un certo equilibrio di toni soprattutto riguardo alla distribuzione della luce dagli effetti estremamente delicati. Legato a Matisse da sincera amicizia, in sua compagnia, tra il 1912 e il 1913, compie un viaggio in Marocco, da cui ricava nuovi spunti per i suoi dipinti.
In questi stessi anni che precedettero la guerra accadde un fatto rimasto alla memoria come “l’affare Camoin”. Il pittore, alla ricerca di una forma espressiva artisticamente più appagante, lacerò una sessantina di tele che non lo soddisfacevano e ne gettò i brandelli nel bidone della spazzatura del suo palazzo. Uno straccione, uso a raccattare tra i rifiuti gli scarti degli abitanti del quartiere, li raccolse e dopo averli ricomposti alla bene in meglio se li rivendette al marché aux puces, mercato alla periferia di Parigi in cui si trovano beni da rigattiere e abiti di seconda mano. Lo stesso Apollinaire sul Paris-Journal del 25 luglio 1914 raccontava l’episodio: “Il pittore Camoin, insoddisfatto dei suoi dipinti, voleva distruggerli. Li ha tagliati in quattro e li ha buttati via. Ma il loro destino non era finito perché sono stati raccolti e venduti da un dilettante che li ha fatti riadattare… Questi dipinti sono tra le opere più interessanti di questo pittore…”. L’archivio che raccoglie l’opera di Camoin ha finora potuto identificare 15 dipinti che riportano i segni distruttivi camuffati da restauratori più o meno esperti, tra cui “L’indochinoise” dipinto intorno al 1905 attualmente in una collezione privata, “Le Moulin Rouge aux fiacres” del 1910 attualmente depositato presso il Museo di Belle Arti di Mentone, e un Autoritratto del 1910 di proprietà privata.
Nel 1925 il pittore fu messo a conoscenza che alcune sue opere erano state ricostruite e vendute da Francis Carco, giornalista e scrittore, ricordato per i suoi romanzi, reportages, souvenirs, raccolte di poesie, ed opere teatrali. Reclamò in tribunale i diritti sulle sue opere protette, a suo avviso, da copyright. Con sentenza della Corte di Cassazione del 26 febbraio 1919, fu stabilito che “la proprietà letteraria non è suscettibile di possesso materiale”. In tal senso si è pronunciato il Tribunale Civile della Senna, con sentenza del 15 novembre 1927. Con tale sentenza veniva riconosciuto a Charles Camoin che i diritti di sfruttamento di un’opera artistica rimangono all’autore, finché non li avrà ceduti, anche nel caso non avesse più l’opera materialmente in mano.
Anche Jean Puy (Roanne 1876 – Roanne 1960) approda al Fauvismo attraverso il rapporto con Matisse. Nato sulla Loira, dopo gli studi di architettura a Lione, si trasferisce a Parigi nel 1898 e studia dapprima all’Accademia Jiulian, poi nell’atelier di Eugène Carrière. Entrato in rapporti di amicizia con Matisse e Derain, si orienta verso la pittura dei fauves e dal 1901 al 1908 espone regolarmente al Salon des Indépendants, al Salon d’Automne e in altre collettive, distinguendosi per qualità di impostazione formale ed esuberanza cromatica non troppo eccessiva (Paesaggio di Saint-Alban-les-Eaux, 1904, Parigi, Musée National d’Art Moderne).
Nel 1907 presenta le sue opere nella prima mostra personale tenuta alla galleria Eugène Blot di Parigi, alla quale faranno seguito molte altre esposizioni in varie città francesi. La sua formazione è influenzata da principio dall’Impressionismo, quindi dai Nabis, per essere coinvolto infine dallo stile dei Fauves, come dimostra col quadro Il pittore la modella sotto il parasole a Belle-Ile del 1905. Pur tuttavia le soluzioni formali non valicano i limiti della pittura naturalistica. Anche i colori vivaci, che ritroviamo sulle tele dei suoi compagni Fauves, si presentano più contenuti lasciando spazio ad atmosfere velate da tinte più fredde. Negli anni successivi al conflitto, a partire dal 1920 la sua visione artistica verrà influenzata dall’intimismo di Vuillard. Le sue forme saranno semplificate e il sapiente uso dei colori puri tenderà a rivelare un rinnovato interesse d’impianto Nabis.
In questo breve e veloce ritratto del gruppo stretto intorno a Matisse potrei continuare a citare altri nomi, non è possibile però non parlare dei tre di Le Havre e con loro concludere queste veloci puntate sui Fauves (Continua).
IMMAGINE DI APERTURA – L’orologio al Musée D’Orsay – Foto di Guy Dugas da Pixabay