Il Simbolismo ebbe grande seguito nell’Europa settentrionale. Un esempio ne è Edvard Munch, pittore norvegese (1863-1944). La sua vita fu molto travagliata. A peggiorarla una sopravvenuta malattia mentale, che ne caratterizzerà la carriera. Curiosamente, sull’altra sponda del mare, in Olanda, nacque un suo quasi contemporaneo, quale Vincent Van Gogh, anche lui con problemi psichici. Così come nei Paesi Bassi esiste oggi un museo interamente dedicato a Van Gogh, anche in Norvegia (ad Oslo) si trova un museo esclusivo su Eduard Munch.
Se ogni artista ha la sua ricerca interiore, Munch, nella sua, esplora grandi emozioni legate alla vita, quali amore, paura, angoscia, morte, malinconia ed ansia. È una grande visione esaustiva della comunicazione voluta dal pittore. Il suo Simbolismo è diretto ed efficace, mai oscuro. Questo perché egli parte da una specie di autoanalisi, e da qui la ricerca di una condivisione con lo spettatore. È un approccio moderno ai problemi. Egli infatti scrive “Ogni forma d’arte, di letteratura, di musica deve nascere nel sangue del nostro cuore. L’arte è il sangue del nostro cuore”.
La sua ispirazione è del tutto privata e particolare. Carica di simbolismi (fu partecipe della corrente Simbolista, insieme a pittori come Gustave Moreau e James Ensor), seppe contagiare i contemporanei, risultando di riferimento a correnti, tipo l’espressionismo tedesco e nord-europeo. Risulta avere, infatti, una carica intensa e pregnante.
L’urlo di Munch
Camminando con degli amici in una lunga passeggiata, Edvard Munch si fermò stanco, ammirando un incredibile tramonto norvegese. Il cielo era diventato improvvisamente rosso sangue sulla città. Scriverà: “I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura”. Così nacque quello che sarà il suo capolavoro, L’urlo, che ancora oggi, colpisce per la sua sintesi emotiva dell’angoscia dell’uomo. È un messaggio lancinante inviato dalla tela. Il tutto trasfuso grazie al suo stile pittorico, senza fronzoli e crudo. Ma se il messaggio è chiaro allo spettatore, non lo è alle due piccole figure ai margini del quadro. È la vera impossibilità di comunicazione tra noi esseri umani. È un fragile modo di guardarsi dentro nelle nostre domande senza risposta. Su tutto incombe la natura. Veramente un’opera senza tempo.
Munch seppe coltivare anche la propria memoria. Alla sua morte, infatti, donò tutte le sue opere in suo possesso alla città di Oslo. Questa ne fece buon uso. Tant’è che fu aperto un museo, costruito ex-novo, denominato Museo Munch, dove si trovano, ora, tutte le opere ereditate dalla cittadinanza. È stato inaugurato nel 1963. Tutto da visitare.
Oggi inoltre, tale museo è proprietario del copyright dell’opera artistica del pittore e ne gestisce il marchio in tutto il mondo. Lo stato norvegese lo ha evidenziato in maniera eccellente. Ad esempio, la banconota da 1000 kroner (la più alta), ne riporta l’effige. Ugualmente le Poste norvegesi hanno stampato un francobollo commemorativo del centocinquantesimo della sua nascita.
A testimoniare ulteriormente, la valenza dell’arte di Munch, basta citare una delle versioni de “l’urlo”, realizzate dal maestro, venduta dalla londinese Sotheby’s, per una cifra totale di 119.9 milioni di sterline, tra le somme maggiori mai registrate da una casa d’aste.
ENCICLOPEDIA TRECCANI: EDVARD MUNCH
VIDEO SU EDVARD MUNCH:
Pittori del ‘900 – Edvard Munch
“L’Urlo” di Munch – Spiegazione del quadro
Fonte dell’immagine: EDVARD MUNCH – L’urlo, 1893