Treviso, Museo Luigi Bailo: Arturo Martini. Capolavori ed emozioni

Arturo Martini, I briganti, 1929-1930, maiolica decorata

ARTURO MARTINI. I capolavori

Treviso, Museo Luigi Bailo
31 marzo – 30 luglio 2023

Mostra a cura di Fabrizio Malachin e Nico Stringa

Mancano solo pochi giorni all’avvio, al nuovo Museo Bailo di Treviso, di quello che si presenta come uno dei più rilevanti eventi espositivi della stagione: la grande mostra su Arturo Martini promossa dal Comune di Treviso con i Musei Civici, con la curatela del loro direttore Fabrizio Malachin e di Nico Stringa.

“Arturo Martini. I Capolavori” sarà infatti la più ampia, completa e ricca esposizione che mai stata dedicata allo scultore trevigiano: solo quella curata da Giuseppe Mazzotti nel lontano 1967 fu, quanto a numeri, così ampia.

Ad essere proposte al pubblico saranno ben 280 opere dello scultore: 150 sono patrimonio del Bailo, che resteranno allestite al primo piano nella sezione permanente, alle quali si aggiungono i 130 capolavori che arriveranno a Treviso proprio grazie alla mostra. Questi ultimi saranno allestiti in tutti gli spazi al piano terra del Bailo. A concederli sono collezioni pubbliche e private, da Piemonte alla Liguria, da Roma a Lugano. Tra esse i più importanti Musei di arte moderna, per citarne alcuni Ca’ Pesaro, Galleria Nazionale di Roma e di Bologna, Galleria del Novecento di Firenze, fino al Museo Martini di Vado Ligure e Savona. Accanto a numerose collezioni private che hanno concesso alla mostra trevigiana opere di assoluto valore e, in alcuni casi mai prima esposte. 

 Molte le opere di grandi dimensioni: bronzi importati come Il Figliol ProdigoI leoni di Monterossoil Sonnoil Tobiolo, tra i molti; marmi come quelli del Legionario feritoDonna che nuota sott’acquaTorso di lottatore, tra gli altri; gessi come quello della Sposa Felice o il maestoso Sacro Cuore, un’opera colossale (3 metri e mezzo di altezza), mai uscita prima dalla Casa Museo Martini di Vado Ligure; terrecotte come La VegliaIl Bevitore o la Venere dei porti tra le diverse. Del Bevitore, oltre alla versione seduta, sarà in mostra anche la versione distesa in pietra.

“Entrando al Bailo, il pubblico sarà accolto da un vero colpo di teatro. Nell’androne vedrà i sontuosi Leoni in bronzo e sullo sfondo il Sacro Cuore, quasi a rimarcare la sacralità e la poesia della visita, con i Leoni a citare quelli all’ingresso di una cattedrale medioevale e il Sacro Cuore una “Maestà” nell’abside. E poi radunate assieme per la prima volta tutte le più importanti commissioni di Arturo Ottolenghi, nelle sale laterali, i bronzi del Figliol Prodigo e del Tobiolo e, nel chiostro, l’Adamo ed Eva del nostro Museo. Al noto Tobiolo seduto mentre stringe tra le mani un pesce, sarà affiancato il bozzetto che lo ispirò, opera di Hertha Wedwkind Ottolenghi, e dal più tardo Tobiolo “Giaquinto” che testimonia le nuove ricerche spaziali della seconda metà degli anni ’30”.

“Ma tutto il percorso di visita sarà ricco di emozioni e di confronti imperdibili: si potrà ammirare il Bevitore disteso accanto alla terracotta del Bevitore in piedi (opere mai accostate prima), La Pisana Il sonno – due notturni – assieme alla Donna al sole Donna sulla sabbia – un corpo squartato dalla luce -, il bozzetto del Tito Livio accanto al grande gesso dell’opera.  Il bozzetto della Donna che nuota sott’acqua sarà al centro di una sala immersiva con le immagini   del film che lo ispirò: Ombre bianche (White Shadows in the South Seas), diretto nel 1928 da W. S. Van Dyke. E ancora, una sala ci riporterà alla Personale della Biennale del 1942 con la Donna che nuota sott’acqua, il Ritratto di Carlo Scarpa, il Torso di lottatore, e la Morte di Saffo, che pure Scarpa escluse da quell’allestimento”.

Non solo il Martini monumentale in mostra, ma una panoramica completa sulla sua attività: cheramografie, piccole terracotte, ceramiche, gessi: tutte opere di capitale importanza nel catalogo dell’artista, come il Ciclo di Blevio.

“Un filo rosso   si svilupperà in tutte le sale, una mostra nella mostra, la pittura: oltre 40 dipinti di Martini mai esposti in maniera unitaria prima di oggi”, anticipano i curatori.

La mostra ha la sua naturale prosecuzione al primo piano dove si potrà scoprire il Martini della giovinezza, con focus riservato al suo maestro, Antonio Carlini, e ai suoi amici, e tra loro Gino Rossi e Bepi Fabiano, il cugino Alberto Martini, i contemporanei Selvatico, Springolo, Barbisan, Bottegal, Cancian eccetera.

Una sala sarà riservata anche a Treviso, per ripercorrere la storia della valorizzazione di Martini in città, attraverso le mostre e la musealizzazione delle sue opere. Tra i fulcri di questa sala, le immagini della storica mostra del ’67 curata da Bepi Mazzotti e allestita da Carlo Scarpa.

Una sala video propone gli inediti documentari dell’imperiese Paolo Saglietto: si tratta di filmati del 1962 e del 1968, scoperti in questa occasione negli archivi di Cinecittà, a Roma, e della Cineteca di Bologna. Il secondo dei due filmati venne girato a Treviso e ci mostra le immagini delle vie, delle piazze della città e le testimonianze, riprese all’interno della mostra del ’67, allestita da Carlo Scarpa, di Comisso, Mazzola e del curatore Mazzotti.

Una mostra quanto mai ricca di opere, quindi, quella che attende il pubblico al Bailo. Nuova per concezione, coinvolgente per il pubblico.

Una esperienza imperdibile. Dal 31 marzo al Museo Luigi Bailo, naturalmente a Treviso.


Ufficio Stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Tel. +39 049.663499 
roberta@studioesseci.net (Roberta Barbaro)

Roma, Museo Venanzo Crocetti: Cinzia Pellin – La vita delle donne – A cura di Alberto Dambruoso

Cinzia Pellin
La vita delle donne

A cura di Alberto Dambruoso

Inaugurazione 1 aprile 2023 ore 18.00

Museo Venanzo Crocetti
Via Cassia 492 – Roma

Fino al 13 aprile 2023

Sabato 1° aprile 2023 alle ore 18.00 il Museo Venanzo Crocetti presenta la mostra personale La vita delle donne di Cinzia Pellin a cura di Alberto Dambruoso
In mostra saranno presentate quindici tele facenti parti dell’ultimo progetto pittorico sviluppato dall’artista nell’ultimo anno di attività. Protagoniste assolute di questo nuovo progetto pittorico ed espositivo, come si può evincere dal titolo, sono le donne. Pellin ha dedicato ben quindici tele al singolo ritratto, in alcuni casi doppio e triplo, di donne che, riportando le sue stesse parole: “hanno deciso di farcela, donne che hanno fatto della loro realizzazione un mantra, che hanno scelto di coltivare le loro passioni, i propri talenti e di svilupparli nel lavoro. Donne che, al di là degli stereotipi nei quali sono state incatenate per troppo tempo, hanno deciso di realizzare se stesse e hanno scelto di vivere al 100%“.

E come scrive il curatore nel testo critico: “[…] Nella scelta delle persone da ritrarre l’artista ha fatto ricorso alle sue passioni di sempre: la natura, gli animali, la musica, il canto, la danza, lo sport, la recitazione, la giustizia e infine la bellezza in tutte le sue forme. Così ecco sfilare una ad una, lungo le pareti del Museo Crocetti, una giovane donna in divisa con il grado più alto a rappresentare la giustizia; dopo di lei l’imprenditrice che si è fatta da sola, la modella affermata, la campionessa di ciclismo, la cantante di successo, l’attrice famosa, la talentosa musicista e poi ancora la ballerina, la cavallerizza e infine la campionessa di tiro. Tutte donne vincenti, forti e determinate che hanno lottato per realizzare i loro sogni. In tutti questi dipinti si evidenzia la capacità dell’artista di restituire all’osservatore la forza psicologica di ciascuna persona ritratta: di fatto, di ogni donna ritratta, Pellin è stata in grado di dipingere non solo la sua figura ma cosa ancor più importante, la sua anima. […] Sebbene anche i dipinti di Pellin partano da scatti fotografici, le sue opere prevedono un utilizzo più libero del colore rispetto agli iperrealisti. Oltre al bianco e nero per gli incarnati e il rosso acceso per le labbra che sono tipici nella sua tavolozza, nelle opere di questo nuovo ciclo la palette si è arricchita di tanti altri colori, tra i quali diverse tonalità di verde per rappresentare le piante e la natura che talvolta avvolgono le protagoniste di alcuni di questi dipinti. Il colore rosso, protagonista da sempre della sua pittura, in alcune di queste opere si è acceso ulteriormente,  grazie ai forti contrasti creati con il verde e alla sua costante presenza nei numerosi tessuti degli abiti e degli altri elementi che compongono le opere. In aggiunta, questa volta l’artista ha scelto di rappresentare i soggetti a figura intera o a mezzo busto contrariamente ai primissimi piani che hanno sempre caratterizzato il suo lavoro. […] questa mostra restituisce in modo chiaro la grande qualità  dell’ultima ricerca di Cinzia Pellin, un’artista che ha dedicato tutta la sua vita alla pittura con la stessa passione, forza e determinazione delle donne da lei rappresentate. E giustamente tra queste quindici donne non poteva mancare anche il suo ritratto.”

La mostra sarà accompagnata da un catalogo con il testo del curatore oltre alle immagini delle opere. 

Dopo la presentazione a cura di Alberto Dambruoso, è prevista la proiezione del documentario girato nello studio dell’artista dal regista Michelangelo Pepe, alcune performance delle donne ritratte nelle opere e una degustazione di vini di Casale del Giglio, accompagnata da finger food offerti dal ristorante RistoArte di Cisterna di Latina. 


L’artista Cinzia Pellin

di Alain Chivilò Critico d’arte

L’artista Cinzia Pellin nasce il 19 luglio 1973 a Velletri, antichissima città dei Volsci situata nella provincia di Roma. Fin dalla tenera età possiede, per doti innate, il senso delle proporzioni dedicandosi al disegno con un utilizzo dei colori a olio fin dall’età di sette anni. Dopo il Liceo Artistico, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma diplomandosi al corso di scenografia con il professore Vendittelli, ottenendo il massimo dei voti.

Il richiamo alla pittura fu molto forte in Cinzia Pellin che decise di dedicarsi con il massimo impegno lasciando di conseguenza la scenografia. Quest’ultima però riecheggia nella sua Arte, perché i suoi quadri tendono ad avere la valenza di quinte teatrali sia per la dimensione, sia per l’impatto visivo totale. 

Il volto umano è il focus del percorso artistico della Pellin che si vitalizza nell’universo femminile. Nella pittrice Cinzia la donna assume tracce di contemporaneità: piccoli tasselli e dovizie di particolari, uniti in un’abile forza compositiva, forniscono agli occhi dell’osservatore una donna forte, energica ma nel contempo romantica. Una femminilità d’oggi dipinta in svariati modi d’essere. Volti non comuni, che dalla carta patinata o da foto di amiche vengono interiorizzati da Cinzia Pellin in un unicum compositivo d’effetto. Un viso acqua e sapone si personifica all’improvviso in diva e una star contrariamente si trasforma in una donna non più vip, all’interno di un sottile equilibrio di gioco dato da repentini cambi di ruolo. 

Il colore rosso, molto amato dall’artista, invade tutto il supporto della tela o evidenzia dettagli quali labbra o unghie. Una cromia Pellin che esplode con intensità ed energia, unendo vita, passione e sangue in un equilibrio enigmatico di vita e morte. 

L’evoluzione pittorica di Cinzia è passata negli anni attraverso tre importanti ricerche. Dall’iniziale utilizzo di sovrapposizioni e velature di tonalità grigie è passata a sfumature di bianchi lirici atti a evidenziare a piacimento e in alternanza dettagli di labbra e unghie. I visi femminili diventano meno marcati perché appaiono eterei, frutto di un miraggio che rimane impresso per gli occhi ben delineati e vivi. L’ultima ricerca ripropone echi dell’amato disegno, inserendo sul colore a olio interventi di matita grassa. Una sorta di nuova grafia, che compare nei capelli o nei dettagli dei volti fornendo un effetto estraniante. 

La pittrice Cinzia Pellin non si focalizza solo sulla femminilità delle donne, ma ci fa riflettere sull’infanzia, raffigurando bimbi felici per la spensierata età o tristi per una condizione di cui non hanno colpa.

L’artista ha lavorato in esclusiva per la Vecchiato Art Galleries di Padova, che negli anni ha saputo valorizzare ed evidenziare le sue spiccate doti innate. 

Attualmente collabora con l’azienda Caloni Trasporti s.r.l. di cui è divenuta Testimonial e con la quale ha partecipato al Motor Show di Bologna nel 2016. 

Sempre nello stesso anno è stata premiata con il Riconoscimento “Miglior Artista 2016” allo spazio Cerere di Roma. 

Le mostre all’estero la vedono presente in Olanda alla Van Loon Galleries di Vught dove ha esposto con una sua mostra personale nel 2014, mentre oggi in Inghilterra l’artista è rappresentata dalla Different Gallery ed ha esposto con il maestro Berlingeri alla Moorehouse di Londra.

In Italia, nel 2017 ha esposto le sue opere alla Villa Reale di Monza con la Mostra Antologica “The Women Beauty”, evento Sponsorizzato da Caloni Trasporti s.r.l. e in Collaborazione con l’Onlus Cancro Primo Aiuto. 

Nel 2018 a Venezia Lido, in occasione del Festival del Cinema di Venezia ha tenuto una sua Personale alla Manni Art Gallery dal titolo “Omaggio al cinema di Cinzia Pellin” e nel settembre del 2020 nella sua ultima mostra personale ha presentato un importante progetto dal titolo “Le Tentazioni” al Galata Museo del Mare di Genova.

Cinzia Pellin è in copertina sul numero di Dicembre/Gennaio 2017 e sul numero di Maggio/Giugno 2018 della Rivista Arte In World.

Hanno scritto di lei : Alberto Dambruoso, Stefano Zecchi, Luciano Caprile, Lorella Pagnucco Salvemini, Francesca Barbi Marinetti, Nicola Galvan, Alain Chivilò , Salvatore Russo.

                                                                        

                                                                       


INFO
Cinzia Pellin
La vita delle donne

A cura di Alberto Dambruoso

Inaugurazione 1 aprile 2023 ore 18.00
Fino al 13 aprile 2023
Orari
: da lunedì a venerdì: 11-13 / 15-19; sabato 11-19 – lunedì 10 aprile il museo sarà chiuso

Museo Venanzo Crocetti
Via Cassia 492 – Roma
info@fondazionecrocetti.it
www.museocrocetti.it

Cinzia Pellin
www.cinziapellin.it


Ufficio Stampa
Roberta Melasecca – Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.com
info@melaseccapressoffice.itinfo@interno14next.it
tel. 3494945612
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AA29 Milano: Opening di FULGUR, mostra personale di Matilde SAMBO

Work in progress di “La foglia che sognava di essere rana”, fusione in bronzo a cera persa.
Work in progress di “Orecchio onirico”, fusione in bronzo a cera persa.

Dormiveglia – Fulgur
Matilde Sambo

A cura di
Giovanni Giacomo Paolin

29 marzo – 28 aprile 2023

AA29 art project,
Piazza Caiazzo 3, 20124 Milano

Fulgur, la seconda mostra personale dell’artista Matilde Sambo, sarà presentata negli spazi della galleria AA29 art project dopo “Falsità In Buona Coscienza” del 2019. La sede milanese di AA29 sarà aperta al pubblico dal 29 marzo al 28 aprile 2023 con il secondo capitolo della trilogia Dormiveglia, progetto in cui l’artista vuole esplorare la relazione tra arte, necessità e immaginazione nella dimensione in cui esse si fondono. Nel primo capitolo di questa trilogia, denominato Assopimento – ospitato all’interno di Associazione Barriera di Torino nel 2022 – l’artista ha voluto indagare uno stato parallelo in cui il corpo è ancora vigile ma comincia ad abbandonarsi e a lasciare la mente libera di volteggiare, incontrando frammenti, ricostruendo ricordi perduti e cercando di risvegliare immagini primarie assopite.

Gli esseri del primo capitolo della trilogia, trovano in Fulgur nuove forme diventando gesti fluttuanti grazie ad una luce fulminea che abbaglia e allo stesso tempo aiuta a scoprire.
L’artista crea un ambiente in cui ogni ospite, privato del senso dell’udito, può provare ad entrare in una dimensione di coscienza “altra”, sviluppando una ricerca personale in cui affinare la percezione del proprio io, dello spazio stesso e delle figure scultoree al suo interno.

La mostra si apre con un video di un cielo in tempesta, nuvole animate da scariche di lampi, in un ambiente illuminato ad intermittenza in cui forme e materiali sono in dialogo con le proprie ombre e i propri riflessi. L’artista crea un paesaggio mentale generato da un intreccio di tessuti portanti in cui sono trattenuti ricordi, desideri e immagini che trovano forma in figure abbozzate o dettagliate. Le sculture di Matilde Sambo, infatti, sembrano essere frutto di spirali fisiche e di pensiero in grado di modellare bronzo, vetro e terracotta; materiali vivi in cui esseri in movimento legati all’inconscio sono fermati in un attimo di creazione.

Tensione, sospensione e trasparenza sono le tre parole chiave di Fulgur, mostra che vuole stimolare il pubblico alla ricerca del proprio inconscio e prepararlo al terzo ed ultimo capitolo di Dormiveglia.

Nel mese di aprile, in collaborazione con il collettivo culturale multidisciplinare Miniera Roma, l’artista presenterà Flussi, libro che raccoglie alcuni scritti degli ultimi due anni. Dialoghi immaginari, flussi di coscienza e descrizioni di luoghi reali si intrecciano e alternano a fotografie, il tutto accompagnato da una traccia audio composta appositamente per la lettura, suonata assieme a Mauro Sambo.

Foto ritratto di Matilde Sambo

Matilde Sambo

Matilde Sambo (Venezia, 1993) si è laureata in Arti Visive allo IUAV di Venezia. Ha partecipato a progetti artistici e residenze nazionali e internazionali tra cui “De Rerum Natura” (Venice Meeting Point – Venezia, 2022); “Art Colony, Bronze Symposium” (Ungheria, 2021); “Tagli” (Stromboli, 2021); Open Studio Fonderia Artistica Battaglia (Milano, 2021); “New Echo System” (Palazzo degli Ulivi, Pro Helvetia – Venezia, 2021); “BoCs Art” (Cosenza, 2019); Art Encounters “Six Steps forward one step back”, Volvo Studio (Milano, 2019); “Falsità in buona coscienza”, AA29 Project Room (Milano, 2019); “Argo 16” (Venezia, 2019); Pasinger Fabrik (Monaco di Baviera, 2019); Radio Raheem (Milano, 2019); “Collective Signatures” (Isole Baleari, 2018); VIR, Via Farini in Residence (Milan, 2017/2018).

(…)Sono il punto da cui si osserva e i sensi che vengono interessati a descriverne i lineamenti. Parlavate di luce e buio. Parlavate di sculture. Penso che queste ultime non siano altro che la descrizione non verbale delle ombre che la mente proietta sulle forme.”(…)

Giovanni Giacomo Paolin

Giovanni Giacomo Paolin (Dolo, 1989) è un curatore indipendente basato a Venezia. Negli anni è entrato in contatto con istituzioni pubbliche e private tra cui Castello di Rivoli, Iksv Istanbul, Guestroom Maribor, MAXXI, Fondazione Elpis, Fondazione In Between Art Film, e gallerie come Galleria Continua e PACE Gallery. E’ uno dei vincitori dell’undicesima edizione del bando Italian Council e sta partecipando al programma Curatorlab presso la Konstfack di Stoccolma. Tra gli ultimi progetti curati ci sono Immersione Libera (2019), Six steps forward for one step back (2019), Una Boccata d’Arte (2020 – 2023) e Vorrei essere un foglio Bianco (2022).


AA29 art project

AA29 art project, fondata da Gerardo Giurin, si articola in due gallerie a Milano e a Caserta: spazi multifunzionali, creati per promuovere con mostre, progetti site-specific e residenze, diverse forme di sperimentazione. Nasce con un indirizzo socio-politico, per estendere il suo raggio d’azione a un terreno di ricerca più ampio, che esplora differenti possibilità di dialogo e di interazione con l’altro, con l’intento di decostruire alcuni fondamenti del pensiero dominante. AA29 art project sostiene ricerche sensibili alla questione ecologica e ambientale, che generano nuove possibilità di incontro e connessione tra i viventi. Gli artisti con cui collabora indagano delle condizioni liminali e dicotomiche tra l’essere umano e l’animale, il naturale e l’artificiale, il sacro e il profano, l’abitato e l’inabitato e sviluppano dei progetti nei quali, con azioni partecipative, viene coinvolto il pubblico, per l’affermazione di una coscienza collettiva che immagina degli scenari alternativi per il futuro.



Sarà possibile visitare la mostra dal mercoledì al venerdì, dalle 15 alle 19; martedì e giovedì su appuntamento scrivendo una e-mail a j.rajacic@aa29.it.

Info & Contact: Julia Rajacic – Gallery Manager 
j.rajacic@aa29.it

Ufficio Stampa Lightbox Sarah Patelli
sarah@lightboxgroup.net

In collaboration with Lightbox, Art  Publish ing and Communication
AA29 art project, Piazza Caiazzo 3, 20124 Milan