Bologna, Museo Civico Archeologico: Al via il ciclo di conferenze “Mummies. Il passato svelato” sullo studio di due mummie rare

Mummia con il sudario dipinto – Lato fronte dopo il restauro conservativo – © CCR Venaria

Mummies. Il passato svelato

Ciclo di conferenze
18 marzo – 1 aprile 2023

Museo Civico Archeologico | Sala Risorgimento

Via dell’Archiginnasio 2, Bologna

www.museibologna.it/archeologico/

Il Museo Civico Archeologico di Bologna apre un nuovo capitolo per la valorizzazione di una parte importante della propria collezione egizia.
Grazie a una proficua collaborazione scientifica avviata nel 2019 con l’Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research di Bolzano, è stato possibile realizzare l’articolato progetto Mummies. Il passato svelato finalizzato alle indagini diagnostiche e al trattamento conservativo di due rare mummie umane custodite nei magazzini del museo dalla fine degli anni Settanta: la mummia con il sudario dipinto e la mummia di fanciullo con tre tuniche, appartenenti rispettivamente alle collezioni formate dall’artista bolognese Pelagio Palagi (1775-1860) e da Federico Amici (1828-1907), che ricoprì importanti incarichi in Egitto per conto del Khédive Muhammad Tewfik Pasha (1852-1892).

Lo studio antropologico e paleopatologico è stato condotto dall’Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research di Bolzano in collaborazione con il Dipartimento di Radiologia dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna – Policlinico di Sant’Orsola,presso il quale è stato eseguito l’esame tomografico computerizzato utile per ricostruire il profilo biologico dei due individui.

Dopo essere stata affidata alle cure del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, la mummia con il sudario riccamente dipinto, appartenuta a una donna vissuta in epoca romana (I-II sec. d.C.), torna ora ad essere esposta in via permanente nella Sezione Egizia del museo. La sua restituzione alla comunità scientifica e alla fruizione pubblica riveste un carattere di eccezionale interesse storico: sono solo due al mondo i resti umani mummificati ancora avvolti in sudari integri di questo tipo e di questa epoca.
L’intervento conservativo che ha interessato la seconda, non meno rara, mummia di un fanciullo accuratamente avvolto in tre tuniche, databile all’Egitto Medievale (XIII sec. d.C.), è stato invece svolto dalla restauratrice di tessuti antichi Irene Tomedi dell’Accademia Tessile Europea di Bolzano, già nota per il restauro della Sacra Sindone.
In entrambi i casi, gli interventi conservativi sono stati eseguiti in collaborazione con il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa.

Le due mummie sono state esposte nella mostra Mummies. Il passato svelato,organizzata al NOI Teck Park di Bolzano dal 2 settembre al 20 ottobre 2022, nell’ambito del 10th World Congress on Mummy Studies (WMC 2022).

In occasione del loro ritorno a Bologna, il Museo Civico Archeologico promuove un ciclo di tre conferenze per condividere con un pubblico più ampio di quello specialistico i risultati dell’importante lavoro interdisciplinare condotto con numerose e prestigiose collaborazioni, in cui sarà possibile ripercorrere la storia di due antichi egiziani e il loro viaggio per giungere fino a oggi. Seguendo il filo di trama e ordito saranno svelate anche altre storie di restauri e tessuti antichi.

Gli incontri, a ingresso gratuito, si svolgeranno nella Sala Risorgimento del museo con il seguente calendario:

sabato 18 marzo ore 17.00
Irene Tomedi (Accademia Tessile Europea di Bolzano)
Conservare tessuti antichi: dalla Sacra Sindone alle tuniche egiziane

sabato 25 marzo ore 17.00
Daniela Picchi (Museo Civico Archeologico di Bologna), Alice Paladin e Marco Samadelli (Eurac Research)
Storia di una ‘bella’ egiziana da Tebe Ovest

sabato 1 aprile ore 17.00
Paola Buscaglia e Roberta Genta (Centro di Restauro e Conservazione “La Venaria Reale”)
Implicazioni etiche e metodologiche nel restauro di una mummia con sudario dipinto.

Il tema complesso dell’esposizione delle mummie, e delle relative implicazioni in ambito etico, museologico e giuridico, è oggetto di un irrisolto dibattito. All’esigenza di una cura ed esposizione doverosamente rispettosa dei resti umani, prevista anche dal codice etico dei musei (ICOM), si contrappongono spesso la sovraesposizione mediatica o l’abbandono nei magazzini per difficoltà emotive di interazione o per un rifiuto ideologico. Il progetto Mummies. Il passato svelato supera tali contraddizioni mettendo al centro la dignità dell’individuo e quindi dell’esposizione dei resti umani, che è possibile solo in particolari condizioni. Lo studio antropologico e paleopatologico, l’analisi e il trattamento conservativo dei tessuti hanno permesso di far luce sulla vita di due antichi Egiziani, restituendo loro l’identità perduta e rendendoli testimoni di una storia millenaria che merita di essere conosciuta.

Mummia con il sudario dipinto Restauro conservativo
© CCR Venaria

La mummia con il sudario dipinto
La maggior parte delle mummie egizie conservate nel Museo Civico Archeologico di Bologna apparteneva alla collezione dell’artista bolognese Pelagio Palagi (1775-1860). Tra il 1825 e il 1845 Palagi acquistò oltre tremila antichità egizie che poi offrì a un prezzo agevolato alla sua città natale tramite lascito testamentario.
Palagi acquistò la mummia con il sudario dipinto assieme a un migliaio di altri oggetti nel 1831 da Giuseppe Nizzoli, già cancelliere del consolato austriaco in Egitto. Nel Catalogo Dettagliato dellaRaccolta di Antichità Egizieriunite da Giuseppe Nizzoli, pubblicato ad Alessandria d’Egitto nel 1827, si trova una descrizione utile a comprendere il contesto archeologico di provenienza di questa mummia: “Una mummia di stile greco (senza cassa, perché così ritrovata nelle tombe, con altre in fila) tutta piena di bende con pitture curiosissime, e di un genere tutto differente”.
Dopo la morte di Palagi, la mummia e le altre antichità egizie furono trasferite dalla sua casa-museo di Milano a Bologna, dove furono poi esposte a Palazzo Galvani, attuale sede del Museo Civico Archeologico.

La mummia femminile con il sudario dipinto è di tipologia rarissima, in quanto ancora ricoperta da un raffinato sudario dipinto che riproduce idealmente i tratti della defunta. Il volto è incorniciato da una lunga chioma nera che termina in folti riccioli ed è trattenuta da una fascia bianca con decorazioni geometriche sulla fronte. Le orecchie, il collo, le braccia e le mani sono impreziosite da gioielli. Ai lati del corpo sono dipinti, dall’alto in basso, due lamentatrici funebri, due urei, gli amuleti djed e tit, due grandi mazzi di fiori di loto. La parte posteriore del sudario non è perfettamente visibile perché coperta dalla resina che lo fissa al corpo.

Le indagini diagnostiche, svolte in collaborazione con il Dipartimento di Radiologia dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna – Policlinico di Sant’Orsola, sembrano confermare la provenienza della mummia da una necropoli tebana – il fango trovato sul dorso della mummia ha caratteristiche attribuibili a quell’area – e datano tutti i tessuti – sudario e bende interne – al I-II secolo d.C. Inoltre, la caratterizzazione dei materiali utilizzati per decorare il sudario ha confermato la presenza di sostanze documentate in epoca romana.

Anche lo stile pittorico del sudario può essere ricondotto allo stesso periodo storico (I-II secolo d.C.), come dimostra la sua somiglianza con le mummie e i sarcofaghi appartenenti ai membri della famiglia Soter (53-117 d.C.). Il sudario di Bologna non appartiene necessariamente allo stesso contesto archeologico, ma è tipologia paragonabile a quelli del gruppo Soter (53-117 d.C.), la cui tomba è presumibilmente da identificarsi con la TT32 nella necropoli tebana di El-Khokha. A questo gruppo appartiene la mummia di Cleopatra II, figlia di Soter, ora conservata al British Museum, che è l’unica altra mummia dell’epoca con sudario ancora avvolto attorno al corpo.

La mummia di Bologna appartiene a una donna, alta circa 153 centimetri, che al momento della morte poteva avere 35-45 anni. L’analisi non ha evidenziato un’unica causa di morte. La donna era affetta da ascessi che comportarono la perdita di alcuni denti in vita. Soffriva di malattie degenerative, come l’artrosi alla spina dorsale e alle articolazioni delle ginocchia. Le abbondanti pieghe della pelle e i residui di tessuto adiposo su fianchi, glutei e cosce suggeriscono una rotondità delle sue forme.

Grazie allo sbendaggio virtuale della mummia tramite TAC, è stato osservato che il corpo è in posizione supina, con le braccia stese lungo i fianchi e le gambe dritte. Durante il processo di imbalsamazione, il cervello è stato quasi completamente rimosso attraverso la narice sinistra. Gli organi interni sono stati estratti attraverso un’incisione verticale sull’addome, imbottito poi solo parzialmente con bende imbevute di resina. Il corpo è stato infine ricoperto con un’abbondante colata di resina e rivestito con un bendaggio in tessuti di lino. Le tecniche di imbalsamazione e il raffinato sudario confermano lo stato sociale elevato della defunta. La datazione al radiocarbonio ha attribuito il sudario all’epoca romana (I-II sec. d.C.).
L’intervento conservativo, eseguito dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” – in collaborazione con il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa e con ISPC CNR Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (nell’ambito del progetto PAMUS – E-RIHS) – è stato complesso: le diverse tipologie di degrado rendevano poco comprensibili le caratteristiche della policromia del sudario, così come la stratigrafia dei materiali tessili sottostanti. Superfici ancora integre convivevano con ampie lacune e lacerazioni, creando una superficie discontinua e compromessa.
L’intervento, dalla pulitura al consolidamento, si è fondato sulla sinergia tra metodi diversi, puntando sia al recupero delle superfici policrome, sia alla conservazione dei tessuti archeologici, nel rispetto etico dei resti umani. Per scegliere in modo consapevole i materiali di intervento è stata condotta un’accurata campagna diagnostica e un’attività sperimentale preliminare al loro utilizzo.

Mummia di fanciullo con tre tuniche
Dettaglio di un ricamo
© Paolo Bondielli © Marcello Garbagnati MediterraneoAntico

La mummia di fanciullo con tre tuniche
La mummia di fanciullo con tre tuniche può considerarsi una rara testimonianza del rituale funerario dell’Egitto medievale. Diversamente dalle mummie del periodo faraonico, le più frequenti nelle collezioni museali, il corpo del fanciullo non è stato sottoposto a tecniche di imbalsamazione ma è stato preparato alla sepoltura con una ricca vestizione.
La mummia sarà conservata con cura dal museo di Bologna ma non sarà esposta al pubblico, nel necessario rispetto della dignità umana.

La mummiaprovienedalla collezione diFederico Amici (1828-1907), nato a Roma da una nobile famiglia bolognese, che soggiornò in Egitto dal 1875 al 1890 ricoprendo importanti incarichi per il Khédive Muhammad Tewfik Pasha (1852-1892). Tra questi, il più prestigioso fu l’organizzazione del servizio statistico nazionale dell’Egitto.
Amici donò al Museo Civico di Bologna varie antichità e tra queste la mummia di fanciullo con tre tuniche. Furono presumibilmente i tessuti ad attirare la sua attenzione, perché il corpo del fanciullo era già allora in precario stato conservativo. Nel catalogo della collezione egizia di Bologna, pubblicato nel 1895 da Giovanni Kminek-Szedlo, la mummia è descritta come: “un fanciullo dell’epoca posteriore al retto imbalsamento degli Egiziani, lunga 0,63; è in istato molto trascurato e mancante di testa, e di braccia. I piedi sono scoperti, il resto del corpo è avvolto in un corsetto ed in una specie di gonnella di stoffe diverse”.
Il “corsetto”, sovrapposto alle tre tuniche, doveva nascondere alla vista le braccia, che la mummia conserva ancora, a differenza di testa e piedi. Anche del “corsetto” non esiste più traccia.

La mummia, priva di testa e piedi, appartiene a un bambino di 2-3 anni, alto circa 84 cm. Non è stato possibile risalire alla causa di morte, ma dall’analisi paleopatologica è emerso uno stato di stress, in particolare negli arti inferiori, dovuto forse a un’alimentazione inadeguata o a un’infiammazione.
La TAC ha evidenziato che il corpo non è stato eviscerato degli organi interni. Il cuore, la trachea, i bronchi e il diaframma si sono mummificati naturalmente. L’esame della pelle, dalla colorazione bruno-rossastra, suggerisce che il corpo sia stato trattato con qualche sostanza per prepararlo alla sepoltura.
L’analisi al radiocarbonio, eseguita su un campione di osso e di tunica, ha permesso di datare la mummia al XIII secolo d.C. (Medioevo).
L’intervento conservativo, eseguito dalla restauratrice di tessuti antichi Irene Tomedi in collaborazione l’Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research e il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa, è stato effettuato trattando le sole vesti di lino che ricoprono il corpo: due tuniche a filo grosso, una tinta in indaco e l’altra ricamata a filo nero sulle maniche, e una sovra-tunica quadrettata e bicolore a filo sottile.
Il precario stato dei resti umani ha reso difficile il trattamento dei tessuti, molto degradati, lacerati e lacunosi. Dopo l’analisi tipologica dello sporco (sabbia, sali, liquidi corporei) depositato sulle fibre, è stata effettuata una prima pulitura con un micro-aspiratore dall’ugello ad ago. Lo sporco penetrato in profondità tra le fibre è stato rimosso tramite tamponamenti con spugnette imbevute in acqua demineralizzata, proteggendo adeguatamente il corpo. Questo trattamento ha permesso di eliminare le pieghe nel tessuto e di comprendere le caratteristiche formali delle tuniche. Il tutto è stato eseguito mettendo in sicurezza le parti fragili con spilli entomologici.
Le tuniche di lino a filo grosso sono state poi integrate e consolidate con un tessuto di lino, mentre la sovra-tunica con il velo di Lyone in seta, entrambi adeguatamente tinti e fissati con filo organzino di seta. L’intervento ha restituito alle tuniche solidità e aspetto omogeneo.


Informazioni

Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio 2 | 40124 Bologna
Tel. +39 051 2757211
www.museibologna.it/archeologico
mca@comune.bologna.it
Facebook: Museo Civico Archeologico di Bologna
YouTube: Museo Civico Archeologico di Bologna

Orari di apertura
lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì ore 9.00-19.00
sabato, domenica, festivi ore 10.00-20.00
chiuso martedì non festivi

Settore Musei Civici Bologna
www.bolognamusei.it
Instagram: @bolognamusei

Eurac Research
www.eurac.edu | 
mummy.studies@eurac.edu
Facebook: Eurac Research
Instagram: @euracresearch
LinkedIn: Eurac Research
Twitter: Eurac Research
YouTube: Eurac Research

Ufficio Stampa Eurac Research
Elena Munari
elena.munari@eurac.edu

Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it
www.museibologna.it
Instagram @bolognamusei

Venezia: VITTORE CARPACCIO. Riunite al Ducale le due parti “La caccia in Laguna” e “Le due Dame” di quello che sino al ‘700 era un manufatto unico 

Riunite al Ducale le due parti (“La caccia in Laguna” e “Le due Dame”)
di quello che sino al ‘700 era un manufatto unico.
La riunione è occasione per una campagna di ricerca scientifica
condotta dall’Istituto Italiano di Tecnologia con partner specializzati.

VITTORE CARPACCIO
Dipinti e disegni

Venezia, Palazzo Ducale, Appartamento del Doge

18 marzo – 18 giugno 2023

Mostra promossa dalla Fondazione Musei Civici di Venezia in collaborazione con la National Gallery of Art di Washington
A cura di Peter Humfrey, con Andrea Bellieni e Gretchen Hirschauer

L’attesa monografica “Vittore Carpaccio. Dipinti e disegni”, che sarà al Ducale (nell’Appartamento del Doge) dal 18 marzo al 18 giugno, proporrà un’opportunità davvero unica: ammirare finalmente riunite, le due parti di una scena compiuta ed unitaria, separate in circostanze sconosciute verso la fine del Settecento. Si tratta delle “Due dame” del Museo Correr, possedute a Venezia da Teodoro Correr e de “La caccia in Laguna” oggi patrimonio del Getty Museum di Malibu.

Carpaccio le aveva raffigurate entrambe su quella che, in origine, quasi certamente era un’anta di porta a soffietto posta tra due ambienti di un raffinato, privatissimo interno veneziano.

Si riforma così la conturbante scena con le due elegantissime nobildonne veneziane in annoiata attesa del ritorno dei mariti dalla caccia in laguna con archi e ‘ballotte’; una ‘storia’ psicologica raccontata da Carpaccio con sottile sensibilità e sublime fascino immaginativo (il grande storico inglese John Ruskin alla fine del secolo XIX ne fu letteralmente soggiogato).

La riunione delle due parti della magnifica opera ha anche offerto il destro per un intervento tecnologico di particolare interesse, frutto della collaborazione tra i Civici Musei di Venezia e l’Istituto Italiano di Tecnologia, con l’obiettivo di integrare con sempre maggior efficacia l’innovazione tecnologica nelle pratiche di conservazione e valorizzazione museale.

Il progetto scientifico promosso dal MUVE e dedicato alla tavola quattrocentesca vede operare in sinergia l’Istituto Italiano di Tecnologia e gli Artmen di AerariumChain, affermato gruppo di professionisti specializzati in servizi di scansione 3D e blockchain per le collezioni d’Arte.
I dati della campagna non-invasiva di analisi iperspettrale condotta da IIT verranno a integrarsi con il modello digitale 3D ad altissima risoluzione realizzato da AerariumChain, così da garantire la verifica puntuale, fronte-retro, dello stato di conservazione dell’opera al momento del suo rientro dalla fase espositiva presso la National Gallery of Art di Washington.

L’analisi iperspettrale permetterà di individuare le caratteristiche pittoriche della tavola, i pigmenti usati e la loro distribuzione, rivelando la presenza di ritocchi ed eventuali aree di degrado della superficie con riferimento alle riflettografie infrarosse e ai restauri eseguiti negli anni ’90. Le potenzialità della tecnica iperspettrale sono inoltre tali da ipotizzare la realizzazione da parte di IIT di un vero e proprio restauro pittorico virtuale che possa sfociare nella produzione di una copia fedele in stampa 3D dell’opera del Carpaccio.


Fondazione Musei Civici di Venezia
Piazza San Marco 52
30124 Venezia
+39 041 2405211
www.visitmuve.it
 
 
Contatti per la Stampa
 
Fondazione Musei Civici di Venezia
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

Biblioteca Regionale di Messina – Giornata Mondiale della Poesia. In ricordo di Franz Riccobono

Messina – Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo”

Giornata Mondiale della Poesia

In ricordo di Franz Riccobono

Franz Riccobono

Presentazione Sillogi e Testi di Sebastiano Sanguedolce
Francesco Cuva

Sala Lettura 21 marzo 2023 ore 17

Martedì 21 marzo 2023, alle ore 17, la Biblioteca Regionale di Messina attende presso la Sala Lettura, utenti abituali e nuovi per uno stimolante momento culturale in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, genere letterario che da sempre scolpisce sui fogli sentimenti di uomini e donne di ogni epoca, parlando alla mente e al cuore di chi si approccia ai versi.

Il linguaggio universale della lirica poetica, espressione alta dell’animo umano, immortale nel tempo e con valore che prescinde i riferimenti spaziali, verrà accostato anche ad altri generi. Saranno, infatti, presentate insieme le Sillogi di Sebastiano Sangedolce “Poesia e Pandemia” e “Natio Sito Mio” e i testi di Francesco Cuva “Noè Marullo” e “San Giacomo Maggiore”.

Dopo i Saluti Istituzionali e l’Introduzione della Direttrice, Dott.ssa Tommasa Siragusa seguiranno gli interventi:del Prof. Marco Grassi, Storico e Giornalista, del Prof. Luigi Montalbano, Amici del Museo “Franz Riccobono”, del Prof. Francesco Cuva, Docente e Studioso e di Sebastiano Sanguedoce, Poeta. Il Coordinamento sarà affidato al Dott. Lillo Fabio, Dirigente Pubblico e Studioso.

L’evento intende omaggiare la recente dipartita terrena dello stimato Studioso e Cultore di Storia Patria, prof. Franz Riccobono, assiduo fruitore della Biblioteca e autorevole Relatore. Per l’occasione verrà proiettato un video esemplare del Suo impegno per la Cultura, in ispecie quella legata all’ambito locale, tra storia e tradizioni. Tratti dalla Sua corposa produzione libraria, presente in Biblioteca, alcuni volumi costituiranno una ricca esposizione, testimonianza tangibile per i partecipanti all’iniziativa.

La Giornata dedicata alla Poesia sarà impreziosita dalla straordinaria concessione temporanea di un costume, con relativo manichino, riferiti al Sommo Poeta DANTE ALIGHIERI, creazioni della Costumista Sig.ra Rita Serafini, per esposizione temporanea.


L’ingresso è gratuito e non occorre prenotazione.

Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’evento in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere all’Artista durante l’incontro.
Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO: Ufficio Relazioni con il Pubblico tel.090674564
urpbibliome@regione.sicilia.it
(A cura di Ufficio Relazioni con il Pubblico. Maria Rita Morgana)