Il Comune di Conversano (Bari) e Arthemisia presentano la prima grande mostra di Antonio Ligabue in Puglia

Allestimento mostra di Ligabue a Conversano

APRE LA MOSTRA

“Antonio Ligabue”

25 marzo – 8 ottobre 2023
Polo Museale Castello Conversano

Dal 25 marzo nelle sale del Castello aragonese saranno ospitate oltre 60 opere di uno degli artisti più straordinari e commoventi del Novecento

Le tigri, i leoni, i galli, gli autoritratti e tutto lo spettacolare mondo di Antonio Ligabue riempiranno di magia le splendide sale del Castello di Conversanodal 25 marzo all’8 ottobre 2023, in quella che si prefigura essere una delle più belle mostre mai realizzate sull’artista.
Non si può parlare dell’arte di Ligabue senza conoscerne la vita, né si possono capire le sue opere se non si entra nel mondo di quel piccolo uomo sfortunato e folle, pieno di talento e poesia.

Nato a Zurigo nel 1889 da madre di origine bellunese e da padre ignoto, viene dato subito in adozione ad una famiglia svizzera. Già dall’adolescenza manifesta alcuni problemi psichiatrici che lo portano, nel 1913, a un primo internamento presso un collegio per ragazzi affetti da disabilità.
Nel 1917 viene ricoverato in una clinica psichiatrica, dopo un’aggressione nei confronti della madre affidataria Elise Hanselmann che, dopo varie vicissitudini, deciderà di denunciarlo ottenendo l’espulsione di Antonio dalla Svizzera il 15 maggio del 1919 e il suo invio a Gualtieri, il comune d’origine del patrigno (il marito della madre naturale, che odierà sempre).
Ligabue non parlava l’italiano, era incline alla collera e incompreso dai suoi contemporanei, veniva soprannominato “el Matt” dagli abitanti di Gualtieri che ne rifiutavano i dipinti e il valore artistico, costringendolo a prediligere la via dell’alienazione e della solitudine.
Dopo tormentati e inquieti anni di vagabondaggio in cui vive solamente dei pochi sussidi pubblici e si rifugia nell’arte per esprimere il suo disagio esistenziale, a cavallo tra il 1928 e il 1929 incontra Renato Marino Mazzacurati (importante artista della Scuola Romana) che ne comprende il talento artistico e gli insegna ad utilizzare i colori.
Con singolare slancio espressionista e con una purezza di visione tipica dello stupore di chi va scoprendo – come nell’infanzia – i segreti del mondo, Ligabue si dedica alla rappresentazione della lotta per la sopravvivenza degli animali della foresta; si autoritrae in centinaia di opere cogliendo il tormento e l’amarezza che lo hanno segnato, anche per l’ostilità e l’incomprensione che lo circondavano; solo talvolta pare trovare un po’ di serenità nella rappresentazione del lavoro nei campi e degli animali che tanto amava e sentiva fratelli.
Nel 1937 viene nuovamente ricoverato presso l’ospedale psichiatrico di San Lazzaro a Reggio Emilia per autolesionismo e per “psicosi maniaco-depressiva” nel marzo del 1940.
È il 1948 quando comincia a esporre le sue opere in piccole mostre e ottenendo, sotto la guida di Mazzacurati, qualche riconoscimento e a guadagnare i primi soldi.
Ma il successo è breve: dopo essersi permesso solo qualche lusso, nel 1962 viene sopraggiunto da una paresi e ricoverato all’ospedale di Guastalla dove continua a dipingere e dove termina la sua vita il 27 maggio del 1965.

Tra i pittori più amati del Novecento, Antonio Ligabue è considerato il pittore naïf per antonomasia, l’artista visionario, autodidatta e sfortunato che è riuscito a entrare nell’animo del grande pubblico.
È stato capace di parlare con immediatezza e genuinità a tutti, a chi ha gli strumenti per capirne il valore storico-artistico, così come a chi semplicemente gode della bellezza assoluta delle sue opere.
Una storia umana e artistica straordinaria e unica, che negli anni ha appassionato migliaia di persone, tanto da essere diventato addirittura protagonista di film e sceneggiati televisivi, sin dagli anni ’70
Memorabile lo sceneggiato RAI di Salvatore Nocita del 1977 con Flavio Bucci, così come il recente film “Volevo nascondermi” del 2020 di Giorgio Diritti con la magistrale interpretazione di Elio Germano.

Allestimento mostra di Ligabue a Conversano

Tutto questo è raccontato perfettamente nella grande mostra di Conversano.
Attraverso oltre 60 opere, la mostra propone il racconto della vita e dell’opera di Ligabue, l’uomo che fece della sua arte il riscatto della sua stessa esistenza.
La mostra permette di approfondire i nuclei tematici dell’artista, pochi soggetti sempre ripetuti da cui emergono con forza la sua straordinaria sensibilità e la dolcezza della sua anima fragile. Sofferenza e talento che trovano nella creatività il mezzo per riempire il vuoto dell’abbandono e superare il disagio dell’emarginazione e della malattia mentale.
Seguendo una ripartizione cronologica, sono narrate le diverse tappe dell’opera dell’artista a partire dal primo periodo (1927-1939), quando i colori sono ancora molto tenui e diluiti, i temi sono legati alla vita agreste e le scene con animali feroci in atteggiamenti non eccessivamente aggressivi; pochissimi gli autoritratti.
Il secondo periodo (1939-1952) è segnato dalla scoperta della materia grassa e corposa e da una rifinitura analitica di tutta la rappresentazione.
Il terzo periodo (1952-1962) è la fase più prolifica in cui il segno diventa vigoroso e continuo, al punto da stagliare nettamente l’immagine rispetto al resto della scena. È densa in quest’ultimo periodo la produzione di autoritratti, diversificati a seconda degli stati d’animo.

Tra i capolavori esposti vi sono Carrozza con cavalli e paesaggio svizzero (1956-1957), Autoritratto con sciarpa rossa (1952- 1962) e Ritratto di Marino (1939- 1952), accanto a sculture in bronzo come Gufo con preda (1957-1958).
In mostra anche una sezione dedicata alla produzione grafica con disegni e incisioni quali Iena (1952-1962)e Cavallo con asino (1952-1962), e una sezione sulla sua incredibile vicenda umana.
Ad arricchire ulteriormente l’esposizione, la presenza di documenti sulla vita dell’artista, la proiezione del film documentario di Raffaele Andreassi del 1961 e diverse foto risalenti agli anni Cinquanta.

Promossa e sostenuta dal Comune di Conversano Città d’Arte e Museco – Musei in Conversano, con il contributo della Regione Puglia, con il patrocinio del Ministero della cultura, della Città Metropolitana di Bari, di Pugliapromozione e del Teatro Pubblico Pugliese, in collaborazione con Comune di Gualtieri e Fondazione Museo Antonio Ligabue, la mostra Antonio Ligabue è curata da Francesco Negri e Francesca Villanti ed è prodotta e organizzata da Arthemisia.
La mostra vede come sponsor BCC Conversano e Master Italy.

Il catalogo è edito da Skira.



Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Quando il Polesine era un crocevia culturale, “buen retiro” e luogo privilegiato per le attività artistiche

Leone Minassian: Angolo di Trecenta. Vista dal Palazzone Spalletti, 1939 olio su cartone. Collezione Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Crediti fotografici: Fabio Zonta

La mostra su Milani al Roncale
occasione per indagare il ‘900 artistico polesano.

VIRGILIO MILANI
e l’Arte del ‘900 in Polesine

Rovigo, Palazzo Roncale
25 marzo – 25 giugno 2023

Mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, da un’idea di Sergio Campagnolo. A cura di Alessia Vedova.

C’è stato un tempo in cui il Polesine fu crocevia culturale e meta di artisti non polesani che si trasferirono in queste terre scegliendole come buen retiro e luogo privilegiato per la loro attività artistica.
Lo racconterà “Virgilio Milani e il ‘900 in Polesine”, la mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, curata da Alessia Vedova, che sarà al Roncale dal 25 marzo al 25 giugno. 

Lucio Scardino, studioso ferrarese, specializzato – tra i diversi ambiti di interesse –  nella storia dell’arte della prima metà del Novecento, al di qua e al di là del Po, tra Emilia e Veneto, è l’autore di questa indagine.

Scardino ricorda come Virgilio Milani, nel 1911, abbia partecipato a una mostra collettiva ai Concordi, ottenendo una medaglia d’oro per una testa di bimba. Ed è proprio in quegli anni, afferma lo studioso, che si inizia a registrare la curiosa tendenza, da parte di alcuni artisti, a scegliere Rovigo come propria residenza. A proposito di questo, Scardino cita il toscano Tito Corbella e il ferrarese Guglielmo Mantovani, entrambi presenti in quella mostra con loro opere, entrambi residenti a  Rovigo. Poi il toscano si traferirà a Roma, dove divenne uno dei più famosi cartellonisti per il cinema mentre il ferrarese fu, ad appena 23 anni, tra le prime vittime della Grande Guerra.

Artisti che arrivano ed altri, rodigini, che vanno.

Così Spartaco Greggio, che dopo le prove in Polesine raggiunge Milano dove si confermerà illustratore e cartellonista di vaglia. O Mario Cavaglieri, che si traferirà stabilmente in Francia.

Nel 1911, da Treviso giunge a Rovigo Gino Pinelli e qui si afferma come vedutista ed eccellente grafico.

Scardino ripercorre anche la mostra ai Concordi del 1917, anno in cui Milani esordì come scultore “pubblico” con il monumento a Cesare Battisti collocato sulla facciata della Gran Guardia. In quella edizione, Pinelli venne premiato con la medaglia d’argento “presentando – ricorda Scardino – paesaggi ancora ottocenteschi, nel gusto del suo maestro Guglielmo Ciardi, giungendo a punte sapide e pittoresche in una scena di genere denominata I promessi sposi: un pastello che non illustrava Manzoni,  bensì un gallo e una gallina posti entro una cesta, in attesa dell’accoppiamento”.

Nel 1923, alla collettiva ai Concordi si fanno apprezzare due paesaggisti originari della provincia, ovvero Ugo Boccato di Adria (1890-1982) e Luigi Cobianco (1893-1967), nativo di Villanova Marchesana. Il primo divenne anzi uno dei migliori pittori del Novecento polesano. Uno dei pochi  ad esporre in mostre nazionali, dalla Quadriennale romana del 1939 al Premio Cremona del 1941, per giungere alla Biennale di Venezia nel 1948.

Cobianco, allievo di Ettore Tito, all’ambiente veneziano restò sempre legato, tanto che finì per insegnarvi pittura al Liceo Artistico e all’Accademia, con soggiorni a Mestre, dove morì.

Alla stessa mostra del 1923 si distinsero inoltre lo scultore e pittore Gino Colognesi (1899-1972) e il pittore Edoardo Chendi (1906-1993), un talento in erba, poiché allora aveva soltanto quattordici anni. Le sculture in gesso di Colognesi, scrive Scardino: “furono giudicate dal Palmieri fra le migliori opere esposte, ma l’artista – anima inquieta ed errabonda – preferì trasferirsi all’estero (Francia prima, Brasile poi), riannodando i rapporti con Rovigo soltanto negli anni Trenta, allorché eseguirà i bassorilievi allegorici per il Salone dell’Economia Corporativa (poi Camera di Commercio) rappresentandovi la mietitura, l’aratura, il commercio del pesce, la fucina, l’industria, in modo invero alquanto farraginoso e retorico se rapportato alla sintesi plastica rivelata da Milani nei monumenti della fase più  novecentista, quello all’esploratore Miani ad esempio o nella mirabile, grandiosa Contadina seduta”. Opera che sarà nella mostra al Roncale. (Clicca QUI per scaricare l’immagine dell’opera)

Sempre in tema di “foresti” venuti ad abitare in Polesine, sono da segnalare Pio Pullini, pittore e illustratore marchigiano, il mantovano Baldissera, il veronese Donati, Chiacigh, quest’ultimo di origine caucasica, Casimiro Iodi, modenese, oltre al più celebre Leone Minassian, armeno.


Info: Fondazione Cariparo www.fondazionecariparo.it
 
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Roma, Piazza del Popolo – Dal Buio alla Luce: una Performance corale di 50 artisti contro la violenza sulle donne

Sabato 25 marzo 2023
Una giornata contro la violenza sulle donne

Performance corale di 50 artisti
Dal buio alla luce

A cura di Lucilla Catania, Licia Galizia, Veronica Montanino, Daniela Perego

Una giornata di riflessioni, di sensibilizzazione e di azioni concrete
contro la violenza sulle donne

25 marzo 2023 dalle ore 14.00
Piazza del Popolo – Roma

Sabato 25 marzo 2023 una performance corale di 50 artisti a Piazza del Popolo darà vita ad una giornata di riflessione, di sensibilizzazione e di azioni concrete contro la violenza sulle donne. L’arte, infatti, è capace di offrire un prezioso contributo coinvolgendo un pubblico ampio e diversificato, facendosi così strumento attivo di denuncia. 

Dalle ore 14.00 Piazza del Popolo sarà animata dalla presenza silenziosa e prorompente di cinquanta artisti, attivi nel mondo dell’arte romano e non solo, nella Performance corale Dal buio alla luce: ognuno terrà in mano un pannello con l’immagine di una propria opera, come contributo in chiave morale, civile e poetica alla creazione di una coscienza profonda del NO alla violenza sulle donne. Sarà, dunque, una durational performance che si protrarrà per oltre quattro ore: non un intervento istantaneo e improvvisato ma testimonianza di una consapevolezza profondamente radicata nella vita di ognuno. 

Il progetto prende il nome dal recente Convegno Nazionale Dal buio alla luce organizzato il 24 e 25 settembre 2022, presso il Castello Savelli di Palombara Sabina, dall’Associazione Nazionale Centrailsogno – Centro Antiviolenza di Palombara Sabina, nel quale è stato dato ampio spazio al segno creativo, espressione di luce e speranza, elementi fondamentali per superare, metabolizzare e persino ribaltare il senso dei traumi. Infatti, la mission dell’associazione, presieduta da Teresa Zampino e con il prezioso contributo dell’avvocato Laura Passacantilli, delle psicologhe Michela Argo Simona Orsini e dell’operatrice d’ascolto Federica Massimi, è il contrasto alla violenza di genere mediante la presenza sul territorio di un’equipe competente e specializzata, che si compone di psicologhe, legali, assistenti sociali ed operatori per l’accoglienza e l’ascolto, e attraverso azioni di sensibilizzazione quali incontri con la cittadinanza, spettacoli teatrali, presentazione di libri, convegni a tema, giornate nelle piazze e progetti on line, con lo scopo di avvicinare un pubblico più vario e molteplice possibile. 

Le curatrici della performance, Lucilla Catania, Licia Galizia, Veronica Montanino, Daniela Peregoinvitate a partecipare al convegno e a contribuire ad esso mediante la presentazione di un’immagine inedita riportata in manifesti e locandine esposte durante la manifestazione, hanno poi sentito l’esigenza di proseguire questa iniziativa a Roma, coinvolgendo tanti artisti, sensibili al tema della violenza contro le donne, di ogni età e origine. 

Ognuno dei cinquanta artisti si trasformerà, dunque, per un intero pomeriggio in un presidio visivo in una delle piazza più importanti della Città Eterna: Ak2deru, Alessio Ancillai, Paolo Angelosanto, Paolo Assenza, Ali Assaf, Bankeri, Luigi Battisti, Pino Boresta, Tommaso Cascella, Gea Casolaro, Lucilla Catania, Giulia Del Papa, Lea Contestabile, EPVS, Stefania Fabrizi, Laura VdB Facchini, Emanuela Fiorelli, Ines Fontenla, Licia Galizia, Paolo Garau, Donatella Giagnacovo, Luca Grechi, Francesco Impellizzeri, Barbara Lalle, Rita Mandolini, Roberta Maola, Daniela Monaci, Veronica Montanino, Elly Nagaoka, Elena Nonnis, Lulù Nuti, Luca Padroni, Claudio Palmieri, Claudia Peill, Daniela Perego, Luana Perilli, Roberto Pietrosanti, Gioacchino Pontrelli, Claudia Quintieri, Renzogallo, Massimo Ruiu, Guendalina Salini, Giuseppe Salvatori, Sandro Sanna, Silvia Scaringella, Gaia Scaramella, Silvia Stucky, Alberto Timossi, Janine Von Thungen e Alberto Guerri, Francesca Tulli. 


INFO

Performance corale
Dal buio alla luce
A cura di Lucilla Catania, Licia Galizia, Veronica Montanino, Daniela Perego

Dalle ore 13.00
Piazza del Popolo – Roma 

Ufficio stampa
Roberta Melasecca
roberta.melasecca@gmail.com – tel. 349.4945612
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