L’installazione di Anna Izzo, La violenza non è amore, arriva a San Quirico d’Orcia (SI) dopo Città della Pieve, Fiumicino e Arezzo

La violenza non è amore
Installazione di Anna Izzo

Inaugurazione 8 marzo 2023 ore 11.00

San Quirico d’Orcia (SI)
Strada di bagno Vignoni

Fino al 30 settembre 2023

Il giorno 8 marzo 2023 alle ore 11.00 verrà presentata, presso la Strada Bagno Vignoni di San Quirico d’Orcia, l’installazione scultorea La violenza non è amore di Anna Izzo, opera che prosegue il suo viaggio dopo le presentazioni a Città della Pieve, a Fiumicino e ad Arezzo. 

La scultura monumentale verrà inaugurata alla presenza delle autorità, dell’artista e della curatrice, Roberta Melasecca. L’iniziativa si avvale del patrocinio del Comune di San Quirico d’Orcia; l’installazione sarà visitabile fino al 30 settembre 2023. 

Un cuore d’acciaio, rosso, simbolo di amore e vita, rinchiuso all’interno di una gabbia, primitivo strumento di tortura e morte, tra sbarre coperte di ruggine, trafitto e appeso ad un gancio: la scultura di Anna Izzo è un grido scomodo e stridente che si ode anche nel silenzio più assordante e da cui non è possibile distogliere lo sguardo. L’artista imprime segni dolorosi alla materia, la plasma conservandone la durezza e la resistenza, ne calibra le forme ampliandole a dimensioni innaturali, costringe alla rimozione di uno stereotipato processo di narrazione basato sull’inerzia, sull’indifferenza e su strategie di occultamento e minimizzazione della violenza. Genera, in tal modo, un inusuale luogo di riflessione sui meccanismi di scomposizione e ricostruzione delle identità, sempre in progressivo divenire e in continuo confronto/scontro nei ruoli e negli ambiti sociali ed economici. 

La violenza non è amore afferma e suggella, con la sua evidente e inevitabile presenza, non più lo spazio di un istante nel quale riconsiderare le proprie relazioni ma una rivoluzione di pensieri ed azioni, una chiave di accesso a delle diverse politiche attive sul territorio che esulano da rappresentazioni radicate nelle convenzioni socio-culturali di un passato conosciuto e di un presente in via di definizione. Le gigantesche gabbie di Anna Izzo, alte quattro metri, a partire dalla scultura La violenza è una gabbia presentata a Capri nel 2020, sono gabbie emozionali, comportamentali e relazionali che riflettono un ordine normativo che chiude e rinchiude corpi e menti: l’artista compie, dunque, un passo verso una de-costruzione e de-consacrazione di un sistema non solo più individuale e personale ma comunitario e collettivo nel quale nuovi saranno i linguaggi, gli immaginari, le raffigurazioni, le conoscenze di una restaurata cittadinanza.” (testo di Roberta Melasecca)

Anna Izzo

Anna Izzo, pittrice e scultrice, nasce a Taranto ma già adolescente si trasferisce a Sorrento dove il padre gallerista la introduce nel mondo dell’arte con una importante frequentazione di artisti della scuola napoletana. Le sue opere attraversano vari materiali, ferro, bronzo, resina, in una continua ricerca estetica innovativa. I suoi lavori hanno ricevuto consensi di importanti artisti: Arman, Daniel Spoerri, Mimmo Rotella, ecc. ed di illustri critici d’arte quali Costanzo Costantini, Vito Apuleio, Milena Milani, Linda De Sanctis, Ludovico Pratesi, Vittorio Sgarbi, Paolo Levi che hanno scritto e parlato di lei e dei suoi lavori con significativi apprezzamenti. Vive e lavora tra Roma e Siena ed espone in Italia e all’estero. Tra le ultime mostre: luglio 2016 Conference Center Hollywood USA; ottobre 2016 Jolly Madison New York; novembre 2016 Sofitel Conference Washington DC; dicembre 2016 Palazzo Francavilla Palermo ritiro premio Gran Maestro; gennaio 2017 Galleria La Vaccarella Roma; gennaio 2017 Palazzo Barion Taranto ritiro premio Taras per l’arte; febbraio 2017 Galleria San Vidal Venezia; luglio 2017 Teatro dal Verme Milano; ottobre 2017 Biennale Milano International Art Meeting; ottobre 2017 Biennale Venezia Spoleto Pavillon; novembre 2017 Biennale Mantova; dicembre 2017 Miami Meet Milano USA; gennaio 2018 Palazzo Ximenes Firenze; marzo 2018 Biennale delle Nazioni Venezia; giugno 2018 Auditorium Dell’acquario Genova ritiro premio Cristoforo Colombo; ottobre 2018 Roma Galleria Triphè La Seduzione; giugno 2019 Trofeo Maestri D’Italia ArtExpò Biennale internazionale Arte contemporanea Mantova; luglio 2019 premio Internazionale Michelangelo Firenze; settembre 2019 mostra Biancoscuro Art Contest Montecarlo; novembre 2019 personale di scultura La gabbia Museo d’Arte Sacra Castelmuzio; novembre 2019 Budapest ArtExpò Biennale D’Arte Italiana; marzo 2020 Capri Scultura monumentale dal titolo La Violenza è una Gabbia; febbraio 2021 esposizione sculture al Premio Vittorio Sgarbi a Ferrara; novembre 2021 Città della Pieve scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore; maggio 2022 Fiumicino scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore; novembre 2022-marzo 2023 Arezzo scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore. 


INFO

La violenza non è amore
Installazione di Anna Izzo
A cura di Roberta Melasecca
Con il patrocinio del Comune di di San Quirico d’Orcia

Inaugurazione 8 marzo 2023 ore 11.00
Strada di Bagno Vignoni
San Quirico d’Orcia (SI)

Fino al 30 settembre 2023

Anna Izzo
annaizzoart@gmail.com
www.annaizzoartdesign.com

Comunicazione
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next

roberta.melasecca@gmail.com  
349.4945612  www.melaseccapressoffice.it

Milano, Palazzo Reale: Il percorso espositivo della Mostra “Bill Viola”

Dal 24 febbraio al 25 giugno 2023 Palazzo Reale di Milano presenta un’importante esposizione dedicata a quello che è considerato già dagli anni Settanta il maestro indiscusso della videoarte: BILL VIOLA.

La mostra , promossa dal Comune di Milano-Cultura, è prodotta e organizzata da Palazzo Reale Arthemisia con la collaborazione del Bill Viola Studio e ripercorre l’intera carriera artistica dell’artista.

Bill Viola, The Veiling, 1995
Video/sound installation
Two channels of color video projections from opposite sides of a large dark gallery through nine large scrims suspended from ceiling; two channels of amplified mono sound, four speakers
Scrim size: 2.4 x 3.3 m each 30:00 minutes
Performers: Lora Stone, Gary Murphy
Photo: Kira Perov © Bill Viola Studio

LA MOSTRA

I lavori di Bill Viola presentati a Palazzo Reale di Milano si dispiegano in un percorso espositivo unico, in aperto dialogo con lo spazio, rileggendolo, e riproponendolo da una prospettiva nuova, così come gli stessi video dell’artista vengono qui riletti e reinterpretati dalla dimensione spaziale che questi prendono. Un gioco di passati ricostruiti e futuri anticipati, di temporalità espanse, grazie al lavoro particolare di Viola già concepito come un lavoro all’interno dell’immagine (il video in sé) ma anche esterno (il video come medium ibrido e come apertura al dialogo con lo spazio in cui è installato).

A differenza degli altri artisti della sua generazione, Bill Viola già dai primi anni Settanta inizia ad annullare il troppo tecnologismo sperimentale, tornando agli elementi di base della tecnologia video (il monitor e la telecamera) fino addirittura a superare il medium arrivando allo studio degli elementi naturali di base che rendono possibile l’avvento di qualsiasi immagine come la luce, il tempo, lo spazio.

Il video diventa con Viola uno dei media a disposizione dell’arte contemporanea, un nuovo mezzo attraverso il cui linguaggio poter indagare una più profonda conoscenza dell’uomo e il suo rapporto con l’ambiente, gli intrecci tra tradizione orientale e occidentale, l’importanza iconica degli elementi naturali, e molte altre tematiche a cuore dell’artista. Un passaggio che ci fa capire quanto Viola, riletto oggi, possa essere una figura chiave non solo per la storia della videoarte, ma anche per la storia dell’arte più in generale. Un artista attraverso cui poter comprendere gli ultimi quarant’anni di cultura visiva.

I temi trattati sono visibili in mostra già dalla prima proiezione The Quintet of the Silent (2000). Un gruppo di cinque uomini subisce un’ondata di intensa emozione che minaccia di sopraffarli. I cinque individui sperimentano la crescente energia emotiva in modo indipendente, con scarsa interazione diretta con i loro compagni. Lo slow motion estremo rende visibili i minimi dettagli e le sottili sfumature di espressione e crea uno spazio soggettivo e psicologico in cui il tempo è sospeso sia per gli artisti che per gli spettatori.

Alla fine degli anni Ottanta Viola si trova di fronte a un grande periodo di crisi creativa ed è qui che l’artista inizia a pensare a una nuova composizione dell’immagine attraverso la costruzione di vere e proprie scene, quasi cinematografiche, ispirate alla tradizione storica artistica occidentale. Un approccio cinematografico nel vero senso della parola: ambientazioni, attori, set, disposizione delle luci, fotografia, una vera e propria regia, quindi. Da qui il famoso e fondamentale The Greeting (1995), qui esposto, ispirato alla Visitazione del Pontormo (1528-9). Due donne che parlano vestite con abiti del ‘500, come nel dipinto originale, interrotte da una terza donna che entra nella scena abbracciando e salutando. Il tutto con movimenti lenti all’interno di un’ambientazione che richiama quella del dipinto del Pontormo, ma che lo stesso artista definisce “industriale”. Un evento che si svolge in 45 secondi è esteso a oltre 10 minuti. Come osserva Kira Perov nella sua prefazione al catalogo: “Il tempo è malleabile nelle mani di Bill Viola, dove ogni dettaglio del movimento e dell’espressione del viso e del corpo è visibile, dove un momento diventa eternità.

Da qui in poi il lavoro di Bill Viola verrà sempre più identificato da questo stile in cui una parte determinante prenderà la formalizzazione dell’emozione, uno dei centri del suo lavoro, sviluppandosi sempre più all’interno di una dimensione performativa, in cui il corpo dell’attore diventa fondamentale.

Catherine’s Room (2001) è una vista privata nella stanza di una donna solitaria che svolge una serie di rituali quotidiani dalla mattina alla sera. Le azioni della donna sono semplici e mirate e appaiono simultaneamente in un diverso momento della giornata: mattina, pomeriggio, tramonto, sera e notte.
Una piccola finestra nel muro rivela una visione del mondo esterno dove sono visibili i rami di un albero. In ogni pannello l’albero è rappresentato nelle fasi successive del suo ciclo annuale, dalla fioritura primaverile ai rami spogli. Il mondo fuori dalla finestra rappresenta un altro strato di tempo, trasformando la scena da una registrazione di un giorno nella visione più ampia di una vita legata ai cicli della natura.

Nel polittico Four Hands (2001), le mani di un ragazzo, una donna e un uomo di mezza età e una donna anziana formano lentamente e deliberatamente una serie di gesti predeterminati. I gesti sono influenzati da una varietà di fonti, dai mudra buddisti alle tavole di chirologia inglese del XVII secolo. I modelli simbolici dei movimenti di tre generazioni di mani – figlio, madre e padre, nonna – descrivono una linea temporale che comprende sia le azioni parallele degli individui nel momento presente sia i movimenti più ampi delle fasi della vita umana.

Emergence (2002) si ispira a un affresco di Masolino da Panicale intitolato Pièta (1424), originariamente realizzato per la chiesa di San Giovanni Battista a Empoli, raffigurante il Cristo che risorge dal sepolcro, assistito dalla Madonna e da San Giovanni. Similmente in Emergence un giovane si erge da una cisterna traboccante d’acqua, acqua che qui rappresenta sia la vita che la morte, un annegamento e al contempo una nascita.

Ocean Without a Shore (2007) parla della presenza dei morti nelle nostre vite. I tre altari su cui sono posti gli schermi diventano portali per il passaggio dei morti da e verso il nostro mondo. Presentata come una serie di incontri all’intersezione tra la vita e la morte, la sequenza video documenta una successione di individui che si avvicinano lentamente dall’oscurità e si muovono verso la luce.

Registrate indipendentemente, le immagini di un uomo e di una donna non coesistono mai nel medesimo fotogramma in The Veiling (1995). È solo la luce delle loro immagini che si mescola al tessuto dei veli sospesi. Il cono di luce che emerge da ogni proiettore è articolato nello spazio dagli strati di

tessuto, rivelando la sua presenza come una forma tridimensionale che attraversa e riempie lo spazio vuoto della stanza con la sua massa traslucida.

In The Raft (maggio/May 2004) un gruppo di persone provenienti da diversi background etnici e sociali viene improvvisamente colpito da un massiccio assalto d’acqua da un tubo ad alta pressione. Alcuni vengono immediatamente travolti e altri si preparano contro il diluvio non provocato. L’acqua vola ovunque, abiti e corpi vengono presi a pugni, volti e arti si contorcono per lo stress e l’agonia contro la forza fredda e dura. Poi, improvvisamente come è arrivata, l’acqua si ferma, lasciando dietro di sé un gruppo di individui sofferenti, disorientati e malconci.

Gli elementi naturali tornano prepotentemente nei video della serie “Martyrs” (2014). Terra, Aria, Fuoco e Acqua sono qui rappresentati da quattro diverse persone immobili che gradualmente vengono disturbati e infine sovrastati dall’elemento naturale di riferimento. È qui rappresentata l’accettazione finale della morte.

“Martire” viene dal greco e vuol dire “testimone” e, per l’artista, queste persone sono testimoni di valori fondamentali della nostra cultura.
Nel mondo di oggi, i mass media trasformano tutti noi in testimoni delle sofferenze altrui. Le vite passate dei martiri, improntate all’azione, possono contribuire a fare luce sull’inerzia della vita moderna. Esemplificano inoltre la capacità dell’essere umano di sopportare la sofferenza, le difficoltà e perfino la morte pur di restare fedele a quelli che sono i suoi valori, credenze e principi. Queste quattro opere rappresentano gli ideali di azione, forza d’animo, perseveranza, resistenza e sacrificio.

In Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity (2013), attraverso due fotogrammi separati, un uomo e una donna nudi sembrano emergere dalla pietra e camminare verso di noi. Arrivano guardandoci direttamente negli occhi con lucidità e consapevolezza. Lentamente, ognuno accende una piccola luce e inizia un rituale quotidiano familiare, cercando attentamente nel proprio corpo prove di malattia o corruzione, cercando la morte. Quando hanno finito, ognuno di loro spegne la propria luce, grato per la vita.

Fire Woman (2005) è un’immagine vista nell’occhio della mente di un uomo morente. La sagoma oscurata di una figura femminile si erge davanti a un muro di fiamme. Dopo diversi minuti, avanza, apre le braccia e cade nel proprio riflesso. Quando le fiamme della passione e della febbre alla fine inghiottono l’occhio interiore, e la consapevolezza che il corpo del desiderio non sarà mai più incontrato acceca il veggente, la superficie riflettente si infrange e collassa nella sua forma essenziale: ondeggianti schemi di pura luce.

L’Ascensione di Tristan (The Sound of a Mountain Under a Waterfall) del 2005 descrive l’ascesa dell’anima nello spazio dopo la morte mentre viene risvegliata e trascinata in una cascata che scorre all’indietro spingendo il corpo inerte di un uomo e presto lo riporta in vita. Alla fine, tutto il suo corpo si solleva dalla lastra e si solleva con l’acqua impetuosa, scomparendo in alto.



Informazioni e prenotazioni
T +39 02 892 99 21
www.palazzorealemilano.it
www.arthemisia.it
Hashtag ufficiale
#BillViolaMilano
Biglietti
Intero
€ 15,00 Ridotto € 13,00


Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T +39 06 69380306
Ufficio Stampa Comune di Milano
Elena Conenna elenamaria.conenna@comune.milano.it
Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani | ct@arthemisia.it