Palermo, Loggiato di San Bartolomeo: Proroga fino al 30 giugno la mostra “I LOVE LEGO”

I LOVE LEGO

la mostra che ha già visto oltre 1 milione di visitatori nelle sue tappe in giro per il mondo, dal 20 dicembre è ospitata all’interno dello splendido Loggiato di San Bartolomeo di Palermo.

Tra magnifici diorami – che incantano tanto i bambini quanto gli adulti – costruiti con oltre 1.000.000 di mattoncini assemblabili, la mostra racconta l’incredibile evoluzione di quello che, da giocattolo tra i più comuni e conosciuti, si è trasformato negli anni in vera e propria opera d’arte.

Grandissimo successo di pubblico per la mostra I LOVE LEGO a Palermoche, dalla sua apertura lo scorso 20 dicembre, ha visto un’affluenza totale di oltre 30mila visitatori amanti dei mattoncini più famosi al mondo.
Un ottimo riscontro da parte del pubblico che ha portato gli organizzatori della mostra a prorogare la mostra fino al prossimo30 giugno 2023.

I LOVE LEGO è la mostra che ha già visto oltre 1 milione di visitatori nelle sue tappe in giro per il mondo e che coi suoi magnifici diorami – che incantano tanto i bambini quanto gli adulti – costruiti con oltre 1.000.000 di mattoncini assemblabili, racconta l’incredibile evoluzione di quello che, da giocattolo tra i più comuni e conosciuti, si è trasformato negli anni in vera e propria opera d’arte.

Una mostra pensata per sognare, divertirsi e riscoprire il proprio lato ludico e creativo scrutando tra i dettagli di interi mondi in miniatura.

Promossa dal Ministero del Turismo, dalla Città Metropolitana di Palermo, dal Comune di Palermo, Assessorato regionale del Turismo, sport e spettacolo, all’interno del Progetto “Il tempo insieme”, la mostra è prodotta e organizzata dalla Fondazione Sant’Elia e Piuma in collaborazione con Arthemisia per la comunicazione.

La mostra è realizzata grazie ad alcuni dei più grandi collezionisti privati e non è direttamente sponsorizzata da LEGO.


I DIORAMI
Classic Space

Ideato e progettato da uno dei più grandi collezionisti al mondo di set e pezzi originali della serie
Anni ‘80 Lego® Classic Space, Massimiliano Valentini, il grande diorama “Spazio” riproduce un
insediamento minerario lunare. In questo futuristico scenario l’uomo si avvale dell’aiuto di
astronavi, droidi e macchinari per la ricerca di nuove risorse. La sua realizzazione è in continuo
divenire in quanto di volta in volta si arricchisce di nuovi elementi unici e irripetibili creati dal
costruttore che trae ispirazione oltre che dalla serie originale anche dalle più importanti saghe di
fantascienza cinematografiche.
Grande Diorama City e il Porto
Il Grande Diorama City – work in progress dal 2016 – è la massima espressione del tema cittadino
rappresentato da costruzioni uniche e irripetibili, realizzate interamente con mattoncini originali e
utilizzando sia tecniche di costruzione tradizionali sia tecniche anticonvenzionali: 200.000 pezzi.
I costruttori progettano e realizzano indipendentemente le loro opere usando ispirazioni e stili
diversi, utilizzando schizzi, disegni tecnici ma anche software di progettazione assistito dedicati ai
mattoncini Lego. La collezione di queste creazioni viene arricchita costantemente da nuove opere
composte da migliaia di mattoncini e ricche di particolari.
L’assetto urbano viene definito usando software CAD più convenzionali; si delineano così i
quartieri del centro storico, tratte ferroviarie, zone verdi e aree ricreative.
Completa l’installazione della City un fantastico Porto che nasce da un progetto di Andrea Battaglia
che riproduce una porzione del porto antistante la città; i grandi palazzi si stagliano sul lungo molo
dove approdano gli yacht delle celebrità e i motoscafi dei cittadini che si concedono un giorno di
svago godendosi il mare.
Tra le navi più belle spiccano il catamarano “Queen Mary” da 3800 pezzi, il “Nemesi” (quello con la
chiglia verde) da 3100 pezzi e il colossale “Prince Marie” (tutto nero) da 2900 pezzi.
Roma e i fori imperiali – Il foro di Nerva
Antonio Cerretti con un diorama di 80.000 mattoncini fa il Foro di Nerva o Transitorio, uno dei fori
definiti come imperiali, un insieme di monumentali piazze che costituivano il centro della città di
Roma in epoca imperiale. Iniziato dall’imperatore Domiziano, fu inaugurato dal suo successore
Marco Cocceio Nerva nel 97 d.C.
La pianta del Foro di Nerva fu condizionata dallo spazio disponibile tra i complessi precedenti: la
piazza ebbe una pianta stretta e allungata. Al centro del foro era presente il tempio di Giano,
realizzato come arco quadrifronte. All’estremità la piazza era dominata da un tempio dedicato a
Minerva dietro al quale era posizionata la Porticus Absidata, un ingresso monumentale all’area dei
fori dal quartiere limitrofo. Il lato breve opposto al tempio, a ridosso del Foro Romano, aveva pianta
curvilinea. Su questo lato doveva esistere un ingresso dal Foro Romano, forse identificabile con
l’Arcus Nervae citato in alcune fonti medioevali.
Pirati
È ispirato alle avventure leggendarie dei lontani mari caraibici.
Le opere contenute hanno richiesto svariati tentativi e modifiche, di natura sia stilistica che
strutturale.
L’atollo di origine vulcanica è ritenuto il posto perfetto per nascondere i tesori di mille scorribande
mentre gli indigeni sono pronti a difendere il proprio territorio. I gendarmi sapendolo, sono
appostati per recuperare il bottino e imprigionare i malviventi.
Il kraken, mostro marino leggendario dalle dimensioni abnormi (5.350 pezzi) è stato progettato
interamente in digitale con successive modifiche estetico/strutturali.
Il mito di questo animale leggendario – che infestava gli incubi dei marinai di tutto il mondo, di
dimensioni abnormi, generalmente immaginato come un gigantesco cefalopode tipo calamaro con
tentacoli così lunghi da avvolgere una nave – si è sviluppato soprattutto fra il Seicento e
l’Ottocento. La nave pirata Sea Reaper è ispirata alla famosa nave HMS Victory, un vascello di
prima classe, a tre ponti da 104 cannoni della Royal Navy, costruita negli anni 1760. La paratia
laterale è apribile, al fine di mostrare i ponti e le cabine arredate.
La nave pirata Snake Wing è di libera ispirazione e presenta ponte e cabine arredate. Le vele e i
cordami sono realizzati con pezzi originali presi dai set della serie “Pirates”.
Nido dell’aquila
Ispirato alla saga A Song of Ice and Fire dello scrittore americano George R.R. Martin e alla
pluripremiata serie tv Game of Thrones, l’inespugnabile roccaforte di Nido dell’Aquila (The Eyrie) è
la residenza della casata Arryn, protettrice dell’est.
Lo spettacolare progetto (circa 300.000 di Manuel Montaldo) inizia a prendere corpo nella mente
del progettista nel 2014 e dopo 2 anni di intenso lavoro viene esposta per la prima volta al Lucca
Comics and Games 2016 tra lo stupore del pubblico.
Lo scenario, a cui continuano ad aggiungersi nuovi dettagli anno dopo anno, occupa una
superficie di quasi 3 metri quadrati, mentre la sommità del castello raggiunge 1,80 m di altezza.
Per la sua realizzazione sono stati utilizzati oltre 300.000 pezzi reperiti in oltre 3 anni di ricerca.
Grande Diorama Castello
Il diorama medievale nasce da un’idea di Marco Cancellieri e Jonathan Petrongari nel lontano
2011; partecipa alla costruzione anche Marcello Amalfitano. 250.000 pezzi soggetti a numerosi
cambiamenti nel corso degli anni. Del progetto iniziale è rimasta soltanto l’imponente città
fortificata che sorge nella parte sud; tutto il resto è stato costruito tra il 2013 e il 2015.
Questo diorama può raggiungere la superfice record di 27 metri quadrati.
Partendo da Sud troviamo una piccola foresta abitata dai Forestman e un piccolo forte dei Black
Falcons (personaggi della serie originale Lego® Classic Castle), la città fortificata sviluppata
intorno alla Basilica. Da questa parte il sentiero porta a un piccolo villaggio e all’entrata della
foresta.
Oltre la foresta il villaggio alle porte di Winterfell, dimora della casata Stark, ultimo castello
presente nel profondo Nord ispirato alla serie tv Game of Thrones. Nel Castello il giardino con
l’Albero Cuore.

Sede
Loggiato di San Bartolomeo
Via Vittorio Emanuele, 25
90133 – Palermo (PA)

Orario apertura
dal martedì alla domenica 10.00 – 20.00
(ultimo ingresso ore 19.00)
Lunedì chiuso

Biglietti
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00 (dai 4 ai 18 anni)

Informazioni e prenotazioni
T. + 091 774 7695
prenotalatuavisita@gmail.com

Sito
www.fondazionesantelia.com
www.arthemisia.it
@fondazionesantelia
@loggiatosanbartolomeo
fb Fondazione Sant’Elia
fb Loggiato San Bartolomeo

Hashtag ufficiale
#LegoPalermo

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Forte dei Marmi: “ACCADDE IN VERSILIA. Il tempo di Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Moses Levy”

Accadde in Versilia
Il tempo di Plinio Nomellini, Lorenzo Viani, Moses Levy

Forte dei Marmi, Forte Lepoldo I
17 giugno – 5 novembre 2023

“Accadde in Versilia”, la mostra prodotta dalla Società di Belle Arti con il Comune di Forte dei Marmi e Fondazione Villa Bertelli, propone, al Forte Leopoldo I dal 17 giugno al 5 novembre, la lettura in punta di pennello di quel magico momento che la Versilia visse a cavallo tra ‘800 e ‘900. Quando il paesaggio incredibilmente armonioso, il clima e le acque calamitarono qui il beau monde europeo e non solo. Personalità attratte dai bagni, certo, ma anche dall’ambiente culturale creato da chi “in stagione” qui si dava appuntamento, improvvisando cenacoli artistici, letterari e musicali.  

Villeggianti insieme a marinai, contadini, cavatori: mondi diversissimi, spesso solo tangenti. Affascinanti, non meno del paesaggio, agli occhi degli artisti italiani e stranieri che si fecero stregare dalla Versilia: da Puccinelli a Fontanesi, Signorini, Cabianca, Viner, Lear, Vedder, Skovgaard, Poingdestre, tra i molti. 

“Accadde in Versilia” focalizza la sua indagine su tre grandi protagonisti di quel momento magico: Plinio Nomellini, Lorenzo Viani e Moses Levy. Proponendo una raffinata selezione di loro capolavori, alcuni non più visti da tempo, provenienti da collezioni private, ad eccezione dello straordinario Festa al villaggio di Nomellini, concesso dalla Pinacoteca “il Divisionismo” della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona.

Plinio Nomellini: Le ore quiete, 1898, olio su tela, cm 89,5×114

Plinio Nomellini agli inizi degli anni Novanta orienta il proprio linguaggio verso nuove sperimentazioni, sia divisioniste, grazie alla frequentazione di Pellizza da Volpedo, sia neo impressioniste, importate da Parigi. Il suo incontro del 1903 con Giovanni Pascoli aggiunge una svolta simbolista alla sua pittura.  

La selezione di sue opere per la mostra versiliese è anticipata dalla grande tela di Giuseppe Viner, La semina, parte del trittico Terra Madre, esposto nel 1906 per l’inaugurazione del valico del Sempione.

Nomellini qui racconta la straordinaria quotidianità che trascorre in Versilia. Ecco la costruzione di un bastimento (Cantiere, 1904) o la semplice ritualità domestica, come in L’ora della cena (1898) o in Ore quiete (1898), o il folklore paesano (La chiesa di San Frediano a Lucca, 1930 circa). Immagini di una civiltà contadina, vera protagonista e depositaria di un luogo primigenio, ancora preservato dal rutilante caos della modernità.   

Lorenzo Viani: Sul molo. In attesa del rientro delle barche, 1915, olio su cartone, cm 68,8×98,5

Le ridenti e pacate immagini della Versilia offerte da Nomellini e, successivamente, da Moses Levy sono bruscamente deviate dal potente e magmatico espressionismo di Lorenzo Viani che mette a punto l’alfabeto più adatto a descrivere, tutt’uno, il volto più scuro di quella terra e il popolo di diseredati che la abita. É il caso della ieratica immagine della Moglie del marinaioSul molo. In attesa del rientro delle barchePeritucco con il fiocco rosso, della scarna china dei Viandanti e di Vecchio pescatore. La sua è un’arte che si ispira, spesso, alla dimensione drammatica della quotidiana vicenda degli umili, di chi fieramente si oppone o con fatica sopporta la durezza della vita. Con il disegno cattura la miseria ma anche la speranza che gli uomini portano scolpite nelle rughe del volto.

Moses Levy: Maschere (Pierrot), 1919 olio su cartone, cm 27×37

La terza sezione è dedicata a uno dei massimi protagonisti della stagione artistica versiliese dei primi tre decenni del ‘900, Moses Levy. Tunisino di nascita, elesse questa terra a sua patria, divenendo uno dei più ammirati e suadenti cantori di quella che potrebbe definirsi come una tarda “belle époque” versiliese, rovescio estetico-iconografico del più grave scenario presentato dall’amico Lorenzo Viani.

La sua pittura si evidenzia per lo stile personalissimo che, pur nutrendosi delle contaminazioni europee cezanniane e cubiste, tanto quanto degli echi metafisici e futuristi, non risulta in alcun modo etichettabile e sarà viatico e spunto per l’arte italiana a venire.

Le opere selezionate coprono circa un trentennio (1911-1938), evidenziando quello “spettacolo fisso in mutazione continua che sarà sempre il linguaggio di Levy”. Tra i capolavori in mostra, Donna con cappello biancoCinema Eolo e Folla di sera sul lungomare di Viareggio, la luminosa serie delle Spiagge, Profilo di giovinetto e Anna e l’amica, che includono a pieno Levy nel contesto artistico italiano degli anni Venti, fino ad arrivare a esiti di stupefacente modernità nell’espressionismo cromatico di gusto matissiano del più tardo Signora in rosso al caffè.

La mostra, dunque, offre al visitatore un nutrito nucleo di opere, sorprendenti per originalità compositiva e forza evocativa, assimilabili a testimonianze poetiche di luoghi geografici e dell’anima che, alle soglie del Novecento, documentano il coraggioso aggiornamento di “questo piccolo mondo antico” con le nuove correnti che stanno spirando d’Oltralpe.


Orario
17 giugno-10 settembre:  tutti i giorni 17.00-23.00 / mer 10.00-13.00
11 settembre-5 novembre:  mer 10.00-13.00 / ven, sab e dom 10.00-13.00 / 16.00-19.30
 
 
Ingresso  
intero € 8,00
ridotto € 6,00 (residenti e giornalisti muniti di tesserino)
gratuito sino ai 18 anni e disabili
 
Info
Ufficio informazioni turistiche
tel. +39 0584 280292
forteinfo@comunefdm.it
www.visitforte.com
 
Società di Belle Arti
Arte Italiana del XIX e XX secolo
 
Viareggio
viale M. Buonarroti, 9
tel. +39 0584 52030
 
Milano
via del Vecchio Politecnico, 9
tel. +39 02 76022713
 
info@sba.it
www.sba.it
 
Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049663499
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

Milano, Palazzo Reale: MARIO DONDERO. La libertà e l’impegno

Mario Dondero – Ballerine di avanspettacolo, Milano, 1953

MARIO DONDERO
La libertà e l’impegno

Milano, Palazzo Reale

21 giugno 2023 – 6 settembre 2023

Dal 21 giugno al 6 settembre 2023 a Palazzo Reale apre la mostra Mario Dondero. La libertà e l’impegno.
Per la prima volta esposta a Milano l’ampia retrospettiva del lavoro fotografico di Mario Dondero (1928-2015), uno dei protagonisti della fotografia italiana della seconda metà del Novecento e fotoreporter di spicco nel panorama internazionale.

Promossa da Comune di Milano – Cultura, e prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale in collaborazione con l’archivio Mario Dondero, la mostra è curata da Raffaella Perna e sarà allestita nell’Appartamento dei Principi.

L’esposizione mira a offrire uno sguardo complessivo sull’opera di Dondero, attraverso una selezione di immagini appartenenti a reportage e servizi fotografici realizzati lungo l’intero arco della sua lunga carriera, dagli anni cinquanta agli anni dieci del XXI secolo. Insieme a molte tra le fotografie più iconiche, in mostra vengono presentati diversi scatti inediti, forniti dall’archivio dell’autore, tra cui alcuni ritratti di Pier Paolo Pasolini e Laura Betti.

La mostra a Palazzo Reale vuole restituire il lungo percorso di Dondero attraverso un racconto che segue un duplice criterio espositivo, cronologico e tematico insieme. Il display espositivo delle dieci sale dell’Appartamento dei Principi è concepito come una narrazione che si snoda lungo altrettante tappe, ciascuna pensata come una micro-mostra: dalle fotografie dei primi viaggi in Portogallo negli anni Cinquanta, sino agli scatti realizzati a Kabul negli anni.

Il percorso espositivo

La sala 1, oltre al testo di introduzione alla mostra, accoglie un nucleo di fotografie di taglio sociale realizzate nella penisola iberica, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, sino alla fotografia, scattata a Malaga nel 2001, con il ritratto tenuto nel palmo di una mano di un giovane combattente repubblicano, scomparso in una fossa di Franco

Nella sala 2 viene presentata una selezione di 15 fotografie realizzate in Italia, che ritraggono la migrazione interna al Paese, il processo di alfabetizzazione, il lavoro rurale, le manifestazioni politiche e sindacali, l’attività dei pescatori a Chioggia nel 1980.

La sala 3 ospita un corpus di immagini realizzate nel 1968 in Irlanda, dove Dondero documenta diversi aspetti della realtà sociale del Paese, tra cui l’attività della leader cattolica irlandese Bernadette Devlin, durante la sua campagna a sostegno dei diritti degli studenti della Queen’s University.

Le sale 4 e 5 accolgono un focus dedicato a importanti personaggi del mondo dello spettacolo, in Italia e all’estero, con ritratti di Pier Paolo Pasolini ripreso sul set del film Comizi d’amore, Laura Betti, Carla Fracci, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Vinicio Capossela, Vittorio Gassman, Eugène Ionesco, Serge Gainsbourg, Jean Seberg.

A seguire, la sala 6 ospita i ritratti di alcuni tra i maggiori scrittori e letterati del XX secolo: dallo scrittore americano di origine armena William Saroyan, ripreso alla macchina da scrivere nel 1959, a Günter Grass ritratto a Milano nel 1962, al poeta sperimentale fondatore dei Novissimi Edoardo Sanguineti, a Dacia Maraini e Pier Paolo Pasolini ritratto insieme alla madre Susanna Colussi nella loro abitazione all’Eur, sino alla celebre fotografia di gruppo del Nouveau Roman.

La sala 7 presenta invece i ritratti di alcuni tra i più significativi pittori, scultori, fotografi, critici d’arte, direttori di museo fotografati da Dondero, tra cui, Francis Bacon, Alexander Calder, Barbara Hepworth, Alberto Giacometti, Palma Bucarelli, Alberto Burri, Fabio Mauri, Elisabetta Catalano, Sergio Lombardo, Mimmo Rotella, Pierre Restany, Fausto Melotti.

La sala 8 raccoglie un nucleo significativo di fotografie scattate in Francia, che documentano la realtà sociale e politica del Paese: i congressi del partito gollista a fine anni Cinquanta, le manifestazioni in favore di Mitterrand dopo l’attentato subito ad opera dell’OAS nel 1959, gli eventi del ’68, la borsa di Parigi, il viaggio di Deng Xiaoping in Francia nel 1975, le recenti manifestazioni in difesa dei diritti sociali avvenute a Parigi nel 2011.

La sala 9 si concentra sui reportage scattati in Africa, dove il fotografo torna a più riprese lungo l’arco della sua carriera: in Algeria durante il conflitto con il Marocco, in Nigeria, in Costa d’Avorio, in Senegal.

La sala 10 raccoglie le fotografie scattate in varie parti del mondo a partire dal 1978: in Brasile dove riprende la vita dei bambini di strada, a Berlino nel 1989 nei giorni che precedono la caduta del muro, a Cuba in pieno período especial, in Russia e a Kabul, nelle carceri e negli ospedali dove operano i medici di Emergency.

Mario Dondero – Note biografiche

Mario Dondero

Mario Dondero nasce a Milano nel 1928. Appena sedicenne si unisce alla lotta partigiana nella Repubblica dell’Ossola, animato da sentimenti di libertà e giustizia sociale che saranno alla base delle sue future scelte sul piano umano e professionale. All’indomani della Seconda guerra mondiale è di nuovo a Milano, dove intraprende la carriera di fotogiornalista, collaborando a partire dal 1951 con testate quali l'”Avanti”, “l’Unità”, “Milano Sera”, “Le Ore”. Protagonista del milieu di intellettuali legati al Bar Giamaica, Dondero appartiene a una generazione di fotografi come Ugo Mulas, Carlo Bavagnoli, Giulia Niccolai, Alfa Castaldi, che hanno contribuito a trasformare la cultura fotografica italiana degli anni cinquanta, mossi dall’urgenza di rinnovare il linguaggio fotografico in un’ottica di forte impegno civile e con il proposito di gettare luce su storie rimaste ai margini del dibattito pubblico. Dello spirito del tempo troviamo una viva testimonianza nel romanzo La vita agra di LucianoBianciardi, amico fraterno di Dondero, alla cui figura lo scrittore s’ispira per tratteggiare il personaggio del fotografo Mario.

Dal 1954 al 1960 Dondero si trasferisce a Parigi, sua città d’elezione, dove documenta la realtà politica, i cambiamenti sociali e molti dei più significativi intellettuali del tempo, pubblicando con regolarità su testate quali “Le Monde”, “France Observateur”, “L’Express”, “L’Humanité Dimanche”. Sua è la fotografia di gruppo, divenuta un’icona, che ritrae nel 1959 gli esponenti del Nouveau Roman, tra cui Alain Robbe-Grillet e Samuel Beckett, davanti alla sede delle Éditions de Minuit di Parigi. Dal 1961 Dondero torna per alcuni anni in Italia, stabilendosi a Roma, dove fotografa la scena artistica e culturale del tempo: pittori, scultori, registi, scrittori, attori e musicisti, di cui restituisce ritratti intensissimi che offrono uno spaccato sulle migliori intelligenze attive allora nel nostro Paese. Pur facendo base in Italia e in Francia, Dondero negli anni compie numerosi viaggi in giro per il mondo ed entra in contatto con culture e realtà diverse: Portogallo, Spagna, Inghilterra, Irlanda, Algeria. Rientrato a Parigi nel 1968, dove riprende i fatti del maggio francese, il fotografo segue la vita politica e sociale parigina per altri tre decenni, fino al trasferimento nelle Marche, a Fermo, negli anni novanta. Dagli anni settanta sino alla morte, avvenuta nel 2015, Dondero continua sempre a viaggiare: Mali, Senegal, Guinea- Bissau, Cambogia, Germania, Brasile, Cuba, sino ai reportage in Russia e a Kabul. Prosegue fino all’ultimo una intensa collaborazione con quotidiani e periodici, quali “il venerdì di Repubblica”, “il manifesto”, “Diario”. Dalla metà degli anni ottanta a oggi le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre personali in Italia e all’estero.

Sponsor tecnico sarà Leica, Main sponsor Autoguidovie, oltre agli sponsor Veuve Clicquot Ponsardin, Gatti Pavesi Bianchi Ludovici e Castello6.

La mostra è corredata da un catalogo pubblicato da Silvana Editoriale, curato dalla stessa Raffaella Perna.


Ufficio stampa Mostra
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo Via San Mattia, 16 – 35121 Padova
Simone Raddi, tel. 049.66.34.99; simone@studioesseci.net
 
Ufficio stampa Comune di Milano
Elena Conenna elenamaria.conenna@comune.milano.it
 
Ufficio stampa Silvana Editoriale
Alessandra Olivari alessandra.olivari@silvanaeditoriale.it