Castello di Rivoli: una serata dedicata a Olafur Eliasson

Olafur Eliasson: Miracles of Rare Device

Proiezione del film e conversazione tra Marcella Beccaria e il regista del film John O’Rourke

Orizzonti tremanti (Trembling horizons)trailer del nuovo film di SHIMURAbros

Venerdì 30 giugno 2023, ore 20.00–21.30

Teatro del Castello di Rivoli

In occasione della chiusura della mostra Olafur Eliasson: Orizzonti tremanti e nel contesto della rassegna estiva di cinema in collaborazione con Distretto Cinema Ever-green: un Pianeta da salvare, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea presenta una serata dedicata a Olafur Eliasson.
Per la prima volta in un museo italiano sarà proiettato Olafur Eliasson: Miracles of Rare Device, 2019, (durata 60′), film documentario diretto dal regista John O’Rourke e prodotto da Tigerlily Productions per BBC Arts nell’ambito della serie di Alan Yentob. Girato a Berlino e Londra, oltre che in Islanda e Danimarca, il film analizza la pratica di Eliasson documentando il lavoro dell’artista e del suo studio-laboratorio, composto da più di cento ricercatori, costruttori e altri specialisti. Il film approfondisce i processi collaborativi e le ricerche che hanno condotto Eliasson alla realizzazione di alcune delle sue opere che ormai appartengono alla storia dell’arte, tra cui Ice Watch, 2014, The weather project, 2003, The glacier series, 1999, Beauty, 1993, attraverso i molteplici punti di vista dei personaggi intervistati, tra cui l’ex presidente dell’Irlanda e alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Mary Robinson, il pioniere dell’hip hop Fab 5 Freddy, l’ex Presidente dell’Islanda Ólafur Ragnar Grímsson.

La proiezione sarà preceduta da una conversazione tra Marcella Beccaria, Vice Direttore del Castello di Rivoli e curatore della mostra Olafur Eliasson: Orizzonti tremanti presso il Museo, e John O’Rourke, regista del film. Sarà possibile seguire la conversazione anche in diretta streaming sul canale ufficiale YouTube del Castello di Rivoli.

In anteprima mondiale assoluta, la serata includerà un trailer di Orizzonti tremanti (Trembling horizons), 2023, (durata 3′ circa) diretto dagli SHIMURAbros, duo artistico composto da Yuka e Kentaro Shimura. Filmmakers che indagano la relazione tra luce, materia, immagini e astrazione, SHIMURAbros sono anche autori di una eccezionale serie di film che prendono spunto da opere e mostre di Olafur Eliasson, proponendo un’originale idea di “opere sulle opere” ideate da artisti che interpretano altri artisti. Orizzonti tremanti con musica di mamoru, è incentrato sulle opere di Eliasson allestite nella mostra omonima al Castello.
La versione integrale del film sarà proiettata prossimamente al Museo in concomitanza con l’uscita del catalogo dedicato alla mostra.

La mostra Olafur Eliasson: Orizzonti tremanti è visitabile fino a domenica 2 luglio.

John O’Rourke

John O’Rourke

John O’Rourke (Dublino, 1987) è un regista di documentari, specializzato in film che si incentrano su soggetti come Tracey Emin, Peter Sellers, Ian McKellen, Edvard Munch e Pablo Picasso. O’Rourke lavora nell’industria televisiva dal 2011, inizialmente in qualità di ricercatore e assistente per il BBC Scotland e dal 2015 in qualità di produttore e regista. Nel corso della sua carriera, O’Rourke ha girato film in Etiopia, Norvegia, Islanda, Australia, Hong Kong, Stati Uniti, Danimarca, Francia, Italia e Grecia.

SHIMURAbros

SHIMURAbros

SHIMURAbros è un duo artistico composto da Yuka (1976) e Kentaro Shimura (1979). SHIMURAbros ha presentato le proprie opere filmiche in istituzioni internazionali, tra cui il National Arts Center di Tokyo, il NUS Centre for the Arts di Singapore, il NTU Center for Contemporary Art di Singapore, il Museum of Contemporary Art di Taipei, l’Hessel Museum of Art e le CCS Bard Galleries di New York, il Perth Institute of Contemporary Arts. Yuka Shimura e Kentaro Shimura risiedono a Berlino dal 2014 e attualmente collaborano come ricercatori con lo studio di Olafur Eliasson. Nel 2023 hanno ottenuto una borsa di ricerca dall’Asian Cultural Council.


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
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come arrivare

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Bologna, MAMbo Museo d’Arte Moderna: Yvonne Rainer. Words, Dances, Films

Yvonne Rainer: Words, Dances, Films
Veduta di allestimento, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2023
Foto RMphotostudio

Yvonne Rainer: Words, Dances, Films
A cura di Caterina Molteni

30 giugno – 10 settembre 2023
Opening: giovedì 29 giugno 2023 h 17

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Sala delle Ciminiere

Via Don Minzoni 14, Bologna

www.mambo-bologna.org

Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna è lieto di presentare, dal 30 giugno al 10 settembre 2023, la prima retrospettiva mai dedicata in Italia alla danzatrice, coreografa, regista, teorica e poeta Yvonne Rainer (San Francisco, 1934): Yvonne Rainer: Words, Dances, Films a cura di Caterina Molteni.

La mostra esplora le relazioni tra la produzione coreografica, filmica e teorica dell’autrice a partire da una ricostruzione storica della sua transizione dalla danza al cinema.
Nota internazionalmente per aver rivoluzionato il mondo della danza promuovendo negli anni Sessanta un approccio minimalista che trovava ispirazione nel naturale movimento cinetico del corpo e nella gestualità quotidiana, Rainer inizia la sua carriera da regista nel 1972, anno di uscita del primo film Lives of Performers.

Questo passaggio è tracciato nel percorso espositivo cercando le sue radici nell’impostazione intermediale delle performance degli anni Sessanta e Settanta dove parlatoproiezioni di fotografietesti e immagini in movimento ricoprivano un ruolo centrale. Già dalle prime coreografie, Rainer include versi e brevi frasi che sviluppa, successivamente, in veri e propri dialoghi o monologhi registrati.

Nella seconda metà degli anni Sessanta inizia a produrre una serie di video sperimentali, alcuni dei quali trovano spazio nelle coreografie come oggetti di scena, spesso pensati per essere in dialogo con i corpi dei performer.

L’esposizione si presenta quindi come un percorso a ritroso che, a partire dall’analisi della produzione filmica, riporta in luce gli elementi formali ricorrenti nella struttura della sua danza e nelle tematiche di impronta socio-politica che, dallo scoppio della guerra in Vietnam sino all’avvicinamento al movimento femminista, si impongono come caratteri distintivi della sua attività cinematografica.

Se nella performance il corpo assume un ruolo politico perché presentato nella sua inderogabile materialità al di là di qualsiasi finzione narrativa, nei film è l’interiorità umana a trovare spazio nella sua complessità psicologica. È l’attenzione alle emozioni come “fatti” (Feelings are facts è il titolo del suo memoir del 2006) a segnare la decisione di dedicarsi alla sceneggiatura e alla regia, trovando nel racconto e nella sua capacità di coinvolgere e immedesimare il pubblico, lo strumento attraverso il quale trasformare una storia personale in una questione politica.

Yvonne Rainer: Words, Dances, Films
Veduta di allestimento, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2023
Foto RMphotostudio

IL PERCORSO ESPOSITIVO

La mostra prende avvio da Trio A (1978), video di documentazione della coreografia del 1966 che ha reso Rainer nota internazionalmente, in cui emerge l’approccio minimalista basato sulla progressiva eliminazione di tutte le componenti drammaturgiche che caratterizzano la danza moderna. L’esposizione di virtuosismi tecnici, la centralità di grandi personalità, l’elevazione del danzatore a figura eroica e straordinaria lasciano spazio a una visione “ordinaria” del movimento sviluppata tramite un’impostazione dell’azione legata al “simil-compito” (task-like), in grado di generare un movimento (alzare un braccio, inclinare il bacino) in un tempo e con un investimento di energia reali e non mimetiche. Un’opera “manifesto” che fornisce al pubblico le coordinate metodologiche dell’impostazione coreografica di Rainer.

Il percorso prosegue nella Galleria che presenta le proiezioni dei cinque film sperimentali realizzati da Rainer tra il 1966 e il 1969, considerati dall’autrice come “film amatoriali”, appunti visivi della sua riflessione sul corpo in movimento.
Hand Movie (1966) è realizzato dall’autrice in ospedale durante un periodo di degenza e presenta una sensuale coreografia per mani.
Line (1969) è un esperimento sulla percezione di un oggetto in movimento lungo una diagonale, nello specifico si tratta di una perlina che passa lungo un filo, e sulle conseguenze prospettiche dell’irruzione in primo piano di una figura umana.
Altri tre film trovano spazio al centro della sala, simulando quello che era stato il loro utilizzo in scena a completamento del set: Volleyball (1967), consiste nella ripresa a camera fissa di due gambe che calciano lentamente un pallone, originariamente concepito per The Mind is Muscle (1968) con lo scopo di attivare un un dialogo con i performer, le cui gambe erano visibili al pubblico attraverso lo spazio lasciato libero tra palco e schermo, generando così una co-presenza di movimenti. Rhode Island Red (1968) è una veduta voyeuristica dell’interno di un allevamento di polli in Vermont, utilizzato nella performance Rose Fractions (1969), mentre Trio Film (1968) ritrae un dialogo muto tra due persone nude (Steve Paxton e Becky Arnold) che si passano una palla tra un divano e due sedie, pensato da Rainer per essere installato sul proscenio e utilizzato più volte tra il 1968 e 1969.

La Sala delle Ciminiere si trasforma in un cinema per accogliere le proiezioni dei lungometraggi diretti da Rainer dal 1974 al 1996, recentemente restaurati dal MoMA – Modern Art Museum di New York con il supporto di The Celeste Bartos Fund for Film Preservation, le cui sceneggiature sono state tradotte per la prima volta in italiano. Definiti dall’artista “storie autobiografiche, confessioni false, narrazioni compromesse, documentari minati, dissertazioni non accademiche, intrattenimenti dialogici”, i film intrecciano la sua storia personale con temi sociali e politici, avendo come soggetto principale quello dell’identificazione della donna nella società e la rappresentazione della figura femminile nel cinema. Psicoanalisi, post-strutturalismo, teorie femministe, post-colonialismo insieme a un audace sperimentazione narrativa sono impiegati da Rainer per porre il pubblico in una posizione attiva, in grado di emanciparsi e riconoscere i cliché sociali che caratterizzano la nostra contemporaneità.

Film about a Woman Who…(1974) ripercorre la storia di una donna rivelando la psicologia e le dinamiche di potere di una relazione in crisi.
Kristina Talking Pictures (1976) racconta di una addomesticatrice di leoni che da Budapest si trasferisce a New York per intraprendere la carriera da coreografa.
Journeys from Berlin/1971 (1980) si sviluppa come una lunga sessione di terapia dove una donna confessa a diversi psichiatri esperienze quotidiane di repressione e potere.
The Man Who Envied Women (1985) ricostruisce la fine di un matrimonio attraverso la figura di un uomo che sembra conoscere troppo bene i discorsi alla base dell’emancipazione femminile.
Privilege(1990) è dedicato alla menopausa e intreccia storie di donne a vicende che mettono in rilievo il privilegio sociale sia esso di genere, classe o etnia.
MURDER and murder (1996) è la storia di un amore di mezza età tra Mildred, lesbica da una vita, e Doris, innamorata di una donna per la prima volta, presentandosi come una meditazione sull’invecchiamento femminile, la sessualità lesbica e il cancro al seno in una cultura che glorifica la giovinezza e il romanticismo eterosessuale.
Per sottolineare la prevalenza del parlato nell’audio dei film, l’impianto del “cinema” presenta un sistema Altec Voice of Theater (Collezione Studio Majandi) con altoparlanti utilizzati in teatri, cinema e studi di registrazione e prodotti tra gli anni Cinquanta e Ottanta, quando gli stessi film Rainer sono stati realizzati.
Una sala è dedicata alla proiezione di Lives of Performers (1972), primo film in cui la danza e il suo mondo fanno da sfondo al “melodramma” di un triangolo amoroso. L’opera restituisce con chiarezza la qualità sperimentale della narrativa attivata dall’autrice e l’inizio della sua relazione con la critica cinematografica femminista. Rainer gioca con la struttura formale del melodramma e della soap-opera per rendere “visibili e accessibili le tensioni e i dilemmi della vita delle donne nel patriarcato”  (Yvonne Rainer, The Films of Yvonne Rainer, 1989), insieme ai cliché che le definiscono. Il film si struttura come una successione di tableaux-vivant ambientati in un ambiente spoglio che però, nel succedersi delle immagini, viene a poco a poco riempito con elementi semplici come una sedia o una valigia: oggetti tratti dal quotidiano utilizzati per la carica narrativa e melodrammatica che trasmettono. I dialoghi e i monologhi introspettivi dei personaggi sono inseriti come voci fuori campo, creando un contrasto tra l’apparente emotività della vicenda e la monotonia del parlato, in un’atmosfera di verosimiglianza e ambiguità.

Il percorso prosegue lungo uno spazio interamente adibito ad archivio che presenta una ricca serie di materiali documentativi, dedicati alla produzione teorica e alla carriera da coreografa tra gli anni Sessanta e Settanta.
La prima sala propone due tra i suoi testi più noti.
In No Manifesto (1964) l’autrice, simulando un attacco all’industria creativa, provocatoriamente elenca una serie di attributi che non intende associare alla sua danza, come l’idea di spettacolarità, intrattenimento e finzione “magica”, a cui contrappone una visione reale, cinetica e ordinaria del movimento.
Viene inoltre esposto un estratto da A Quasi Survey of Some Minimalist Tendencies in the Quantitatively Minimal Dance Activity Midst the Plethora or an Analysis of Trio A(1968) con un riassunto delle caratteristiche formali che condividono la scultura e la danza minimalista, suddivise in ciò che viene “ridotto” formalmente e ciò che viene “eliminato”. Secondo Yvonne Rainer, gli anni Sessanta sono segnati da un eccezionale coincidenza tra il mondo dell’arte e quello della danza.

Rainer Variations (2002) è un documentario dalla forma ibrida, frutto della collaborazione con il regista e video-artista Charles Atlas. L’autore rielabora interviste, spezzoni dei film, frammenti di performance e prove, insieme a ricostruzioni di coreografie eseguite da Rainer o da altri. Nel file compare per esempio Richard Move che impersonifica Martha Graham, mentore di Rainer e figura centrale della danza moderna, nel tentativo esilarante di insegnarle Trio A.

La mostra si conclude nel cuore dell’archivio realizzato a partire da un insieme di materiali forniti dal Getty Research Institute di Los Angeles. Una time-line ricostruisce la carriera come danzatrice e coreografa di Yvonne Rainer dal 1960 al 1973, con fotografie, descrizioni curatoriali e dichiarazioni che si completano con la riproduzione di taccuini, disegni, scritti, e manifesti.

Uno spazio particolare è dedicato alla produzione poetica degli anni Novanta e Duemila, qui lasciata come testimonianza dell’interesse persistente dell’autrice per la scrittura, ulteriore esempio della sua volontà di trasformare la vita interiore in qualcosa che apre a uno spazio di condivisione, quel “tra” (Hannah Arendt, Vita Activa, 1958) che definisce “il politico”.

La mostra Yvonne Rainer: Words, Dances, Films fa parte di Bologna Estate 2023, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.

BIOGRAFIA YVONNE RAINER

Yvonne Rainer è una coreografa, danzatrice, regista e poeta americana, largamente considerata come una delle artiste performative più influenti del ventesimo secolo.
Nata a San Francisco nel 1934 da madre ebrea polacca e padre italiano, Rainer si trasferisce a New York City nel 1956 per intraprendere gli studi di recitazione.
Nel 1959 inizia a frequentare le lezioni della Martha Graham School of Contemporary Dance e dall’anno successivo frequenta per otto anni corsi tenuti dal coreografo Merce Cunningham.
Nel 1960 partecipa a un seminario a Marin County, in California, con la coreografa Anna Halprin, che influenza notevolmente le sue prime composizioni. Nello stesso anno, insieme all’artista e danzatrice Simone Forti, partecipa a un seminario condotto dal musicista e coreografo Robert Dunn.
Formandosi insieme a ballerini sperimentali come Steve Paxton e Ruth Emerson, Rainer nel 1962 co-fonda il Judson Dance Theatre, una coalizione di artisti performativi radicali ispirati all’estetica d’avanguardia di John Cage e Merce Cunningham. Il gruppo operava dalla Judson Memorial Church nel Greenwich Village ed è stato accreditato come un’influenza centrale nell’invenzione della danza postmoderna. Nel 1970 forma il collettivo Grand Union, un gruppo di danza collaborativo che include artisti e artiste come Trisha Brown, Barbara Dilley e Steve Paxton. Nel 1972 pubblica il suo primo lungometraggio Lives of Performers, aggiunto al National Film Registry della Library of Congress nel 2017. Nel corso dei tre decenni successivi, Rainer ha pubblicato altri sei lungometraggi, ognuno dei quali sfidava la struttura narrativa convenzionale per esplorare temi sociali e politici, dall’imperialismo e l’identità, all’invecchiamento e l’amore romantico.
Le riflessioni dei film sul femminismo, sulla politica radicale e sulle lotte delle minoranze, così come il sovvertimento della convenzionale forma narrativa, hanno contribuito ad affermare l’artista come figura fondamentale dell’avanguardia americana.
Nel 2000 è invitata dal danzatore e regista Michail Baryšnikov a coreografare un pezzo per il suo White Oak Dance Project, che ha portato al lungometraggio After Many a Summer Dies the Swan. Da allora, Rainer ha continuato a coreografare e dirigere diversi pezzi tra cui RoS Indexical (2007), Spiraling Down (2008), Assisted Living: Do You Have Any Money? (2013) e The Concept of Dust or How do you look when there’s nothing left to move? (2015), commissionata dal J. Paul Getty Museum di Los Angeles.
L’autobiografia Feelings are Facts: A Life (2006) è stata pubblicata da MIT Press mentre la raccolta di poesie Poems (2011) è stata pubblicata da Badlands Unlimited.
Rainer ha presentato il suo ultimo lavoro coreografico Hellzapoppin’: What About the Bees? (2022) nell’ottobre dell’anno scorso. Il pezzo, che riflette sull’ingiustizia razziale negli Stati Uniti, conclude una carriera coreografica di 61 anni.Nel 2015 ha ricevuto il prestigioso Merce Cunningham Award dalla Foundation for Contemporary Arts.
È professoressa emerita presso l’Università della California, Irvine e attualmente vive e lavora a New York.


CALENDARIO VIDEO PROIEZIONI

Lives of Performers, 1972 (b/n, 90 min)
Sempre in visione, dal martedì alla domenica
Si tratta del primo film di Yvonne Rainer, in cui la danza e il suo mondo fanno da sfondo al “melodramma” di un triangolo amoroso.

Film About a Woman Who…, 1974 (b/n, 105 min)
In programmazione ogni martedì, h 14-19
Il film ripercorre la storia di una donna rivelando la psicologia e le dinamiche di potere di una relazione in crisi.

Kristina Talking Pictures, 1976 (col., 90 min)
In programmazione ogni mercoledì, h 14-19
Il film racconta di una addomesticatrice di leoni che da Budapest si trasferisce a New York per intraprendere la carriera da coreografa.

Journeys from Berlin/1971, 1980 (col., 125 min)
In programmazione ogni giovedì, h 14-19
L’opera si sviluppa come una lunga sessione di terapia dove una donna confessa a diversi psichiatri esperienze quotidiane di repressione e potere.

The Man Who Envied Women, 1985 (col., 125 min)
In programmazione ogni venerdì, h 10-19
Il film ricostruisce la fine di un matrimonio attraverso la figura di un uomo che sembra conoscere troppo bene i discorsi alla base dell’emancipazione femminile.

Privilege, 1990 (col., b/n, 103 min)
In programmazione ogni sabato, h 10-19
Il film è dedicato alla menopausa e intreccia storie di donne a vicende che mettono in rilievo il privilegio sociale sia esso di genere, classe o etnia.

MURDER and murder, 1996 (col., 113 min)
In programmazione ogni domenica, h 10-19
Il film racconta la storia di un amore di mezza età tra Mildred, lesbica da una vita, e Doris, innamorata di una donna per la prima volta, presentandosi come una meditazione sull’invecchiamento femminile, la sessualità lesbica e il cancro al seno in una cultura che glorifica la giovinezza e il romanticismo eterosessuale.


Mostra
Yvonne Rainer: Words, Dances, Films


A cura di

Caterina Molteni

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

Sede
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni 14 | Bologna

Periodo di apertura
30 giugno – 10 settembre 2023

Inaugurazione

Giovedì 29 giugno 2023 h 17

Orari di apertura
Martedì e mercoledì h 14-19
Giovedì h 14-20
Venerdì, sabato, domenica e festivi h 10-19
Chiuso lunedì non festivi

Ingresso
Intero 6 euro | ridotto 4 euro | gratuito possessori Card Cultura
Il biglietto di ingresso garantisce un secondo accesso a partire dal giorno successivo a quello della prima visita.

Informazioni generali
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496611
www.mambo-bologna.org
info@mambo-bologna.org

Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna
Instagram: @mambobologna
Twitter: @MAMboBologna
YouTube: MAMbo channel

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Instagram: @bolognamusei

Catania: Minori fragili sulla rotta della legalità al ritmo dei Ladri di Carrozzelle

Ladri di Carrozzelle

Venerdì 30 giugno, Giornata contro la dispersione scolastica; alle ore 10, a Catania, incontro delle comunità educanti e alle 21 a Gravina di Catania “A Scuola per Mare in Concerto” con i Ladri di Carrozzelle

L’Italia è il terzo Paese d’Europa nelle statistiche ISTAT per la dispersione scolastica. Il fenomeno qui si attesta al 12,7%, dopo la Spagna al 13,3% e la Romania 15,3%. Si registrano recenti progressi, ma anche picchi di abbandono scolastico in Calabria (14%), in Campania (16,4%), in Puglia (17,6%) e in Sicilia (21,1%). L’obiettivo stabilito dall’UE entro il 2030 è ridurre la dispersione scolastica al 9%. La disuguaglianza educativa non è irreversibile, ma senza interventi si traduce in un futuro con scarse opportunità, segnato dalla marginalità sociale e dallo svantaggio economico.

L’impegno nel contrastare la povertà educativa e per lasciare l’isolamento alle spalle è alla base della mission di alcune realtà unite nel progetto nazionale “A Scuola per Mare” di cui si parlerà venerdì 30 giugno a Catania nella biblioteca Vincenzo Bellini alle ore 10 (ingresso via Spagnolo 17 e via passo Gravina 19), durante una tavola rotonda sulla scuola popolare che coinvolgerà Monsignor Luigi Renna arcivescovo di Catania, Roberto di Bella Presidente del Tribunale per i Minorenni, Roberta Montalto Direttore dell’USSM di Catania, i referenti dell’istituto di istruzione superiore statale Carlo Gemellaro, i responsabili dell’impresa sociale Il carro, dell’associazione I Ricostruttori e del progetto “TRAP tutt* rivendichiamo altre prospettive”.

Il focus sul vissuto dei adolescenti coinvolti farà emergere come, di fronte alle loro fragilità, hanno trovato una nuova rotta da percorrere, un contesto sociale educante per vivere meglio. Il tutto, grazie al patto e alle alleanze delle associazioni del terzo settore, attive nella lotta al contrasto dei fenomeni che coinvolgono sempre più le nuove generazioni. Si parlerà in particolare delle esperienze dei giovani di “A Scuola per Mare”, il progetto nazionale selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile promosso dall’APS I Tetragonauti in collaborazione con diversi partner in varie regioni: l’Associazione Centro Koros a Catania, l’impresa sociale Il Carro a Monza, l’APS Un Ponte nel Vento a Ischia, la cooperativa sociale Arcobaleno a Frascati e l’associazione Giovani per il Sociale a Porto Torres.

«A Catania abbiamo coinvolto 12 ragazzi in abbandono scolastico nel progetto A Scuola per Mare con l’impresa sociale Il Carro –  afferma Francesca Andreozzi presidente di Centro Koros – stanno frequentando il modulo sperimentale di scuola popolare, durante questi sei mesi hanno sperimentato un percorso di educazione non formale, più attento alle loro inclinazioni. L’1 luglio partiranno in navigazione per dieci giorni, il nostro obiettivo è che possano reinserirsi nel circuito scolastico e lavorativo in modo positivo, per farlo abbiamo lavorato in sinergia con l’Istituto Gemellaro, l’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni e l’associazione I Ricostruttori che ha ospitato le attività nei propri locali».

«Con grande entusiasmo partecipiamo a questa giornata – spiega Gabriele Gaudenzi, referente di A Scuola per Mare – quando due progetti mettono in comune esperienze, risorse e competenze non può non derivarne una significativa valorizzazione dell’offerta di entrambi a beneficio del territorio. Condividendo strumenti e idee è possibile raggiungere l’obiettivo di una vera comunità educante in cui i ragazzi non solo destinatari ma protagonisti e soggetti attivi dei servizi loro rivolti».

«Da trent’anni contrastiamo il disagio giovanile – aggiunge Simona Ravizza direttrice dell’impresa sociale Il Carro – attraverso la lotta alla dispersione scolastica, l’accoglienza delle famiglie, il sostegno e l’attività educativa per i ragazzi. Il progetto a Scuola per Mare è stato per noi una grande occasione di crescita, abbiamo avuto la possibilità di condividere su scala nazionale la nostra lunga esperienza e, contemporaneamente, di ricevere in cambio la profondità delle storie dei ragazzi, la competenza di tutti i colleghi e la bellezza della nostra Italia».

Concerto

I minori coinvolti nel campo esperienziale TRAP – Tutt* Rivendichiamo Altre Prospettive, durante il pomeriggio del 30 giugno, incontreranno gli adolescenti che hanno partecipato alla scuola popolare e i Ladri di Carrozzelle. «Intercettiamo i minori segnalati dalla giustizia minorile – afferma Maria Giovanna Italia coordinatrice del progetto TRAP – che si ritrovano dentro percorsi devianti a causa soprattutto di contesti caratterizzati da grande povertà educativa. L’approccio che mettiamo al centro è partire dai ragazzi e dalle ragazze, conoscere il loro mondo e aprire nuove prospettive affinché possano ampliare la possibilità delle loro scelte. L’intento è avere nuovi sguardi sulla realtà e suscitare il desiderio nei ragazzi e nelle ragazze di cercare il cambiamento a partire dalla consapevolezza che esistono sfide superabili, sempre». 

La giornata si concluderà alle ore 21 al parco San Paolo di Gravina di Catania con i Ladri di Carrozzelle: sarà un concerto gratuito, aperto al pubblico, realizzato nel segno dell’amicizia, della fiducia, della condivisione.

«La partecipazione della band è importante – precisa Paolo Falessi fondatore di Ladri di Carrozzelle – sottolinea l’importanza della musica come contesto educante: essere un gruppo è come essere un equipaggio, si naviga insieme perseguendo un obbiettivo e si raggiunge solo se si collabora con gli altri. Le parole chiave della nostra band italiana integrata, la più longeva d’Italia sono: leggerezza, ottimismo e buonumore. Questo ci auguriamo di trasmettere a tutti coloro che verranno ad ascoltare la nostra musica e a conoscere una delle avventure umane ed artistiche più originali del nostro paese».

Ladri di Carrozzelle è una band storica, si esibisce dal 1989, nasce e cresce grazie ad un’attività laboratoriale della Cooperativa Arcobaleno di Frascati, coinvolge una ventina di persone con diversi tipi di disabilità che suonano lo SBROCK e sensibilizzano il pubblico sui temi dell’inclusione.

Il progetto A Scuola per Mare  è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. 

www.conibambini.org.


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