Turismo, l’Italia apre a nuovi visitatori dall’Indonesia. Si va verso un milione di notti

ITALIA AL BBTF DI BALI: LA PENISOLA APRE A NUOVI VISITATORI DALL’INDONESIA

SI PUNTA A SUPERARE UN MILIONE DI NOTTI PER OLTRE 73 MILIONI DI EURO  

Dal 14 al 17 Giugno 2023

L’Italia si fa strada sui mercati del Sud Est Asiatico ed è l’unico Paese europeo Enit a partecipare per la prima volta alla fiera BBTF (Bali & Beyond Travel Fair) a Bali fino al 17 giugno 2023, la principale fiera del turismo in Indonesia, con buyers provenienti principalmente dal Sud Est Asiatico.  La Penisola fa il bis anche aderendo a Iltm Asia Pacific, fiera dedicata al settore del turismo del lusso a Singapore.
 “La Penisola punta a battere le competitor europee anche diversificando e aprendo a nuove frontiere. Uno degli obiettivi dell’Agenzia del turismo italiana è attrarre sempre di più viaggiatori da aree in crescita.  Enit va a stimolare la domanda direttamente nei Paesi di provenienza e orienta l’offerta promuovendo le relazioni tra tour operator di tutto il mondo come acquirenti e collegandoli con i fornitori del turismo come venditori. E’ fondamentale procedere in modo organico e strategico per creare relazioni commerciali basate su reciprocità, ispirazione e sostenibilità. I dati invogliano a valorizzare il made in italy in Paesi che vogliono affacciarsi e scoprire sempre di più l’Italia” commentano la presidente e ceo Enit Ivana Jelinic e la direttrice marketing Enit Maria Elena Rossi.
Un mercato in espansione quello del Sud-Est Asiatico che guarda con affezione e interesse all’Italia se si pensa che nonostante la congiuntura di questi anni si è passati da 577 mila notti e 98 milioni di euro di investimenti a oltre un milione di notti con un lieve depotenziamento della spesa per 73 milioni di euro secondo Ufficio studi Enit su dati Bankitalia.
Enit punta a sviluppare un’offerta turistica attrattiva che va riposizionata sul mercato internazionale per accrescere nuovamente e sempre di più flussi e spesa sui quali ha inciso la pandemia contraendo il mercato.


ENIT – AGENZIA NAZIONALE TURISMO ITALIANO
enit.it

Francesca Cicatelli – resp ufficio stampa Enit –
francesca.cicatelli@enit.it

Direzione Esecutiva
Comunicazione e Ufficio Stampa
VIA MARGHERA 2 – ROMA

Frascati (Roma), Giardino L’Olivella: tredici vite – l’arte contemporanea abita la terra – A cura di Chiara Guidoni

tredici vite
l’arte contemporanea abita la terra

A cura di Chiara Guidoni

Inaugurazione 18 giugno 2023 ore 18.30

Giardino L’Olivella – Azienda Agricola L’Olivella
Via Colle Pisano 5 – Frascati (RM)

Fino al 3 settembre 2023

Domenica 18 giugno 2023 inaugurerà, a partire dalle 18.30, la mostra collettiva tredici vite – l’arte contemporanea abita la terra, presso il Giardino L’Olivella – Azienda Agricola L’Olivella in via Colle Pisano 5 a Frascati.
Il progetto, ideato da Francesco Petrone e curato da Chiara Guidoni, organizzato in collaborazione con Andrea Carfagna, direttore artistico del Giardino L’Olivella, accoglie le opere di Bankeri, Mauro Cuppone, Paolo Garau, Pino Genovese, Roberta Mandoliti, Veronica Montanino, Monica Pennazzi, Francesco Petrone, Maria Pia Picozza, Toni Ripa, Massimo Ruiu, Alberto Timossi e Raffaele Vitto

La mostra, attraverso le opere di tredici artisti, propone un’indagine sul tema della traccia, dell’orma che detiene il principio di passaggio e di circolarità, delle trasformazioni del tempo e della vita stessa. Nell’analisi della traccia l’uomo si pone al centro, in particolare nel suo rapporto con la natura e con la vita: la traccia che l’uomo lascia sul mondo e le tracce che il mondo lascia sull’uomo rappresentano il terreno di indagine per questo percorso che si vuole focalizzare più che sull’essere, sulle relazioni dell’essere, sui rapporti e sulle forze che regolano i movimenti del cosmo.

Nelle opere presentate in mostra, la storia della natura e la storia dell’uomo si intrecciano, si scambiano e si riflettono: i comportamenti e le caratteristiche della storia personale si sovrappongono alla storia del creato, della natura, di cui l’essere umano sembra essere parte, ma che spesso osserva come qualcosa di altro. La traccia assume così aspetti differenti: diventa ricordo, diventa identità, diventa tradizione, diventa territorio, diventa ferita, diventa appropriazione, diventa malattia e cura. Il rapporto con la natura e con l’ “aperto”, in ogni sua forma tangibile e intangibile,  diventa un cardine di una narrazione che spazierà da opere ambientali e inserite nel contesto del giardino, della terrazza panoramica e dell’uliveto e, quindi, in stretto contatto con la natura e con il paesaggio circostante, a opere inserite negli spazi della grotta, un percorso sotterraneo che attraversa la tenuta, e racconta la storia del luogo e delle sue pratiche.

L’obiettivo è quindi quello di tessere relazioni fra uomo e natura, di lasciare che l’uno permei l’altra e viceversa, in uno scambio vicendevole nel segno dell’apertura e del dialogo. In un contesto che ha fatto del rapporto virtuoso con la natura la sua forma di vita e sostentamento, il percorso si configura come una naturale conseguenza di un racconto che prende le mosse dalle buone pratiche legate all’agricoltura e si intreccia con le buone pratiche legate all’arte.

Nella giornata del 18 giugno, all’inaugurazione e alla presentazione della mostra da parte della curatrice, seguirà una cena con gli artisti tra i filari della vigna.

BIOGRAFIE DEGLI ARTISTI

Bankeri

Diplomato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma e attivo sulla scena artistica italiana da più di quindici anni, Bankeri (Roma, 1978) ha partecipato a diverse mostre – collettive e personali – in gallerie e musei, residenze d’artista e progetti multidisciplinari. Nel corso degli anni, il suo lavoro ha attraversato tecniche e supporti differenti senza soluzione di continuità: muri, tele, stampe fotografiche o installazioni, partendo sempre dal disegno – e dal segno – Bankeri scompone, ricompone e “collega” reperti della quotidianità (giornali, riviste o cartelloni pubblicitari) a frammenti di un immaginario collettivo primordiale (la scultura classica e l’anatomia animale) che generano mondi onirici paralleli e condivisi: un’archeologia pop in cui l’attualità diventa classica e il presente si sposta sul parallelo di un mondo senza tempo in cui bestie, mongolfiere e volte celesti si alternano a un’interpretazione personale eppure in costante evoluzione della ritrattistica più intima. Ne scaturisce una galleria di opere in cui la serialità fa da piccolo contrappunto a opere uniche che forzano i limiti dello spazio e della tecnica in un equilibrio perfetto di addizione per sottrazione.

Mauro Cuppone

L’arte di Mauro Cuppone è un melting pot di linguaggi (pubblicità, design, fotografia digitale, ecc.) incentrato sul valore estetico e concettuale della contraddizione: cortocircuiti visivi in cui parole e immagini hanno la consistenza degli oggetti. Artista irriverente e divertente, malgré lui, riesce a strappare un sorriso perfino alla morte che spesso richiama nei suoi lavori, come metafora di una contemporaneità senza tempo (“essere” insieme a “non essere”). Molti suoi lavori sembrano pronti per la grande distribuzione, agendo una provocazione talmente assurda da sembrare plausibile. Il senso delle opere di Cuppone non è mai dato; lo statement ironico che le contraddistingue cambia il significato dei suoi lavori rendendoli sempre “mimetici”. Nato a Mantova (1960). Combinando oltre vent’anni di esperienze creative trasversali tra Arte, Musica, Design, Cinema e Advertising, dal 2008 si dedica completamente all’Arte. @jack_maurocuppone

Paolo Garau

Paolo Garau nasce nel 1975 a Roma dove vive e lavora. Nel 1998 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma sezione scultura e nel 1999 frequenta il Corso TAM di scultura del metallo a Pietrarubbia (PU), presieduto da Arnaldo Pomodoro. Si dedica principalmente alla scultura ed al disegno e la sua ricerca artistica è incentrata sulla figura umana che utilizza per la realizzazione di nuove composizioni formali incentrate sull’aspetto spirituale e meditativo dell’umano.  Dal 2003 è docente di scultura nelle scuole superiori; l’insegnamento è per lui fonte di stimolo creativo e ulteriore sperimentazione.

Espone con frequenza in mostre collettive, due diverse opere sono in esposizione permanente nei parchi di “Sculture in Campo” in Bassano in Teverina e “Terra Arte a Blera”. Nel 2022 espone nel palazzo della FAO a Roma per il World Food Forum.

Pino Genovese

Figlio d’arte: suo padre, lo scultore Rocco Genovese, lo segue nei primi insegnamenti del disegno. Lo coinvolge anche nelle fotografie di alcune sue opere. Amante del fumetto, realizza illustrazioni surreali e disegni che lo ispireranno poi nella composizione delle sue sculture. Si diploma come designer all’ISIA di Roma, nel primo corso, diretto dallo scultore Aldo Calò. Inizia a lavorare nello studio di graphic design di Alfredo De Santis. Lavora anche in uno studio per audiovisivi. Entra nella compagnia teatrale “La Zattera di Babele” di Carlo Quartucci e Carla Tatò, lavorando per cataloghi, allestimenti e scenografie. Comincia a lavorare più approfonditamente per se stesso nello studio di Lavinio, sua nuova casa, e la natura e il mare sono le sue accompagnatrici di ispirazione. Dopo un periodo dedicato alla  scultura, senza mai tralasciare il disegno suo accompagnatore di sempre, comincia a lavorare nel campo delle installazioni, fotografando tutti i suoi lavori con una  rolleycord 6 x 6, eredità paterna. Il suo attaccamento alla natura lo porta a  scrivere, disegnare e realizzare opere con materiale trovato in spiaggia, levigato, e nel sottobosco delle pinete. Grazie ai viaggi in Africa, (Mauritania, Mali, Niger, Marocco, Tunisia), si rafforza l’interesse per la natura arcaica e antropologica. 

Roberta Mandoliti

(Cosenza, 1985) Vive e lavora a Roma. La sua ricerca artistica si nutre dell’impermanente per rivolgersi all’in-visibile dell’immagine, alla cosa enigmatica in sé che ce la dis-vela incessantemente. Il suo recente lavoro: “In-stabile;  Memorie inverse; La forma del ciel’ho”, è questo declinarsi in possibilità dis-visive. Nel 2014 brevetta le Essenze culturali ottenute per distillazione dei libri stampati, e nel cui merito si ricorda la pubblicazione “Com’è buono l’odore di Borges al mattino. Gli ebook vinceranno? Risposta d’artista: distillare il profumo dei libri e farne essenze culturali”. Nel 2015 vince la residenza d’artista XXVIII Premio Pandosia, “Niente nasce dal nulla, tutto nasce dalla terra, con l’installazione ambientale Attraverso la Porta”, Marano Principato (CS). Nel 2016 è finalista all’ XI Premio Arte Laguna, Venezia. Nel 2020 guida un esperimento di video-performance con la collaborazione di un gruppo studenti-attori-protagonisti del Liceo Artistico G. C. Argan “Da cosa nasce cosa”, con selezione speciale al concorso ILLUSTRATI, Roma.

Veronica Montanino

È artista e docente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia e realizzato numerosi interventi ambientali animati da un profondo dialogo con l’architettura e lo spazio pubblico. Tra le installazioni site-specific, quella nello storico Palazzo dei Capitani ad Ascoli Piceno (2006), e a Palazzo Collicola di Spoleto, dove interviene su mobili, soffitto e pareti perimetrali, creando una stanza che entra a far parte della collezione permanente del Museo Carandente (2010). Altri interventi permanenti sono realizzati dall’artista per la Casa dell’Architettura di Roma, ex Acquario Romano (2013) e per il MARCA Museo delle arti di Catanzaro (2018). Dal 2016 conduce, con la storica dell’arte Anna Maria Panzera, il progetto “Per una ricerca sulla specificità dell’arte [eventualmente] femminile”. Nel 2020-21 il Casino Nobile dei Musei di Villa Torlonia ospita la sua personale “Rami”, con una forte interazione tra antico e contemporaneo. Al suo lavoro sono state dedicate diverse pubblicazioni e video (Rai Arte Cultura, 2015).

Monica Pennazzi

Monica Pennazzi nasce ad Ancona nel 1972. Dopo la formazione in Progettismo di moda presso l’Università di Urbino, inizia a lavorare per diverse aziende affermate di moda come Tombolini e Fornarina. Nel 2002 decide di dedicarsi a tempo pieno alla sua vera vocazione: l’arte plastica. La sua ricerca si esprime attraverso opere a carattere scultoreo e installativo che privilegiano l’utilizzo di fibre sintetiche come poliuretano e silicone fino ad arrivare nei lavori attuali alle corde musicali. Partecipa a numerose esposizioni collettive e Biennali di scultura in Italia e all’estero. @monica_pennazzi

Francesco Petrone

Francesco Petrone (Foggia, 1978) vive e lavora a Roma. Si laurea con lode presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia, per anni lavora come scenografo per il teatro e il cinema e è docente di presso il Liceo Artistico Argan di Roma. La sua pratica scultorea, fortemente legata al simbolo e alle sue declinazioni, spazia fra diversi materiali, essi stessi significanti nella sua poetica. A partire dal cemento armato, che nasconde la sua armatura all’interno di una roccia che diventa polvere e torna roccia, passando legno, materiale vivo, fino agli elementi di vita quotidiana, quali pane e peperoncino, racconta un processo temporale e umano di cambiamento e deterioramento, tuttavia in maniera delicata e immediata. La sua poetica si muove costantemente in un regime di reciprocità fra opposti e il confine fra di essi, indagando nello spazio dell’ossimoro una necessità insita nel funzionamento esperienziale di ciascun essere.

Maria Pia Picozza

Servendosi di molteplici media come disegno, scultura, pittura, fotografia, tessitura, audio, video, animazione, da corpo a grandi installazioni scultoree, racconti- istantanee che non di rado evocano e ritornano allo schizzo originario tradotto nelle tre dimensioni e amplificato di nuovi elementi percettivi. Motivo ricorrente dell’indagine è la memoria, sedimentata, cristallizzata che, attraverso questi racconti tridimensionali, appunti aerei, viene rievocata e tessuta all’interno di tracce, mappe e coordinate reali e immaginarie in cui spazio e tempo si sovrappongono in un unico inscindibile livello.

Toni Ripa

La sua indagine muove dall’idea di realtà che insegue attraverso la scultura e il disegno, una realtà oscillante, che da oggetto di profonda indagine entra a partecipare al processo creativo, plasmando, corrompendo la materia stessa dell’opera, diventandone al tempo stesso musa e strumento. Nell’ambito della scultura predilige materiali plasmabili e la lavorazione dei metalli. Predilezione che riverbera nel disegno, nel segno deciso e ruvido, senza mediazioni narrative, nella capacità di scalpellare dettagli minuti, sorprendentemente precisi che restituisce al caso lasciando che fogli si impregnino della contingenza presente, restando sui pavimenti e sui tavoli o sui muri dove sono stati realizzati. Prima docente di scultura, Anatomia presso l’Accademia di Belle Arti di Viterbo, attualmente docente di Storia dell’Arte, si è occupata di restauro e di formazione cinematografica e ha partecipato a varie mostre personali e collettive in musei e gallerie. (Anna Perrotta)

Massimo Saverio Ruiu

Massimo Ruiu nasce a San Severo (FG) nel 196; si laurea in Lettere presso la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea dell’Università di Roma “La Sapienza”. Vive e lavora a Roma. La ricerca artistica ha come costante una tensione poetica che guarda nell’uomo, a volte con ironia, per colmare l’abisso che c’è in lui. Massimo Ruiu rivolge la sua innata vena poetica alla definizione esatta di icone del non-essere. Nell’era dell’iper-immagine Ruiu inventa l’anti-immagine delle “Ombre assolute”, nella stagione del “troppo” medita sul “meno”, sui lati in ombra, invisibili solo ai ciechi.

Alberto Timossi

Alberto Timossi (Napoli 1965, vive e lavora a Roma) pensa la scultura come riflessione sui fenomeni del cambiamento. La sua ricerca recente indaga la possibilità di incontro fra materiali e forme di origine diversa, con sviluppi sia nelle installazioni urbane sia nel campo dell’arte ambientale. Partecipa a numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero. @albertotimossi

Raffaele Vitto

Raffaele Vitto nato a Canosa di Puglia nel 1993, vive e lavora a Ferrara. Si è diplomato all’Istituto Statale d’Arte di Cerignola nel 2013. Ha conseguito il Diploma Accademico di Secondo Livello in Scultura nel 2020 presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Il suo lavoro è caratterizzato dal recupero di elementi agresti, appartenenti al proprio vissuto, in particolare la terra, la stessa che coltiva sin da piccolo con la sua famiglia. Questo gli permette di rendere tangibili le sue riflessioni, rivolte in primo luogo al bisogno di ritrovare quell’armonia perduta con l’elemento naturale, sondandole dinamiche che governano il rapporto uomo-natura/contadino-terra. @raffaele.vitto


INFO

tredici vite
l’arte contemporanea abita la terra

A cura di Chiara Guidoni
Ideazione di Francesco Petrone
In collaborazione con Andrea Carfagna, direttore artistico Giardino L’Olivella
Artisti: Bankeri, Mauro Cuppone, Paolo Garau, Pino Genovese, Roberta Mandoliti, Veronica Montanino, Monica Pennazzi, Francesco Petrone, Maria Pia Picozza, Toni Ripa, Massimo Ruiu, Alberto Timossi , Raffaele Vitto

Inaugurazione 18 giugno 2023 ore 18.30

Fino al 3 settembre 2023
Orari: dal martedì alla domenica dalle 18:30 alle 22:00

Giardino L’Olivella
Via Colle Pisano 5 – Frascati (RM)
@giardino_lolivella
@aziendaagricolaolivella

Progetti Inutili
progettinutili@gmail.com
@progettinutili

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
tel 349 494 5612 – roberta.melasecca@gmail.com
www.melaseccapressoffice.it

Matera, Fondazione Sassi: Paolo Borrometi presenta il suo nuovo libro Traditori

La Fondazione Sassi e l’Associazione Giovane Europa presentano i

Paolo BorrometiTraditori, come fango e depistaggio hanno segnato la storia italiana


Sabato 17 giugno 2023
ore 11

Sala degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile
piazza Duomo a Matera

All’incontro sarà presente l’autore Dialogheranno con Paolo Borrometi : la presidente della Fondazione Sassi Maria Giovanna Salerno, Monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, Filippo Bubbico, Angelo Chiorazzo, presidente dell’Associazione Giovane Europa, Don Marcello Cozzi e Vittorio di Trapani.

Con il suo nuovo libro Paolo Borrometi, giornalista da anni sotto scorta e condirettore di Agi, rivolge a tutti noi una domanda verità e giustizia e ci chiede « perché tante stragi e delitti in Italia rimangano impuniti, perché la ricerca della verità sia sempre così difficile e, soprattutto, perché come disse Giovanni Falcone “in questo paese per essere credibili bisogna essere ammazzati … » .

Traditori, come fango e depistaggio hanno segnato la storia italiana, edito da Solferino libri, sarà presentato domani 17 giugno alle ore 11 a Matera, nella Sala degli Stemmi del Palazzo Archivescovile in piazza Duomo.

All’incontro, organizzato e promosso dalla Fondazione Sassi e dall’Associazione Giovane Europa, sarà presente l’autore. Dopo l’introduzione della presidente della Fondazione Sassi Maria Giovanna Salerno, dialogheranno con l’autore: Monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo di Matera-Irsina, Filippo Bubbico, ex presidente della Regione Basilicata, Angelo Chiorazzo, presidente dell’Associazione Giovane Europa, Don Marcello Cozzi, Associazione Libera, Vittorio di Trapani presidente della Federazione Nazionale della Stampa italiana. Modera il giornalista Vito Salinaro.

Un reportage giornalistico tra anomalie, depistaggi e buchi neri che parte dallo sbarco degli americani in Sicilia nel 1943 per arrivare ai giorni nostri, passando per le bombe degli anni Settanta e la strategia della tensione: da Portella della Ginestra a via Fani, dall’Italicus al Rapido 904, da Bologna a Capaci e Via d’Amelio, fino all’arresto del latitante Matteo Messina Denaro. Una storia, alternativa e potente, del lato oscuro del Paese.
Traditori
 non è solo un libro che aiuta la memoria, ma anche un testo che ci aiuta a comprendere, a riconnettere i fili, a trovare risposte alla difficile stagione che stiamo vivendo. Nel libro Borrometi ripercorre i troppi omissis e i tanti buchi neri della nostra storia. L’autore ricorda cronisti, sacerdoti, magistrati, semplici cittadini, uccisi e poi diffamati. “Per me non erano eroi, ma persone per bene”, spiega Paolo Borrometi. E aggiunge: “Ho scritto il libro ‘Traditori’ perché questo Paese lascia sole le vittime delle mafie, delle stragi, del terrorismo. Perché la nostra disattenzione non solo lascia i familiari delle vittime soli nella ricerca di brandelli di verità, ma fa anche il gioco di chi, per il potere confonde, inquina, depista”.

PAOLO BORROMETI

Nato a Ragusa nel 1983, Paolo Borrometi, laureato in Giurisprudenza, ha iniziato a lavorare al «Giornale di Sicilia» e ha poi fondato il sito di informazione e inchiesta «La Spia». Oggi è condirettore dell’agenzia di stampaAGI e collabora con diverse testate giornalistiche. Per il suo impegno di denuncia, ha ricevuto l’onorificenza Motu proprio dal presidente della Repubblica. È presidente di «Articolo 21», collabora con Libera, con la Fondazione Caponnetto e con la Cgil. Per Solferino ha pubblicato Un morto ogni tanto (2018) e Il sogno di Antonio (2019).

Il libro di Borrometi sarà presentato anche a Latronico, domenica 18 giugno alle ore 18 al Museo MULA+. La presentazione del libro è promossa dal Comune di Latronico, in collaborazione con l’Associazione Giovane Europa. Dopo l’introduzione del sindaco Fausto De Maria, interverranno con l’autore: monsignor Vincenzo Orofino, Vescovo di Tursi- Lagonegro, Angelo Chiorazzo, presidente dell’Associazione Giovane Europa, Angelo Oliveto, presidente dell’Associazione della Stampa di Basilicata, Giovanni Rivelli, giornalista del TGR Basilicata. Modera Giulia Egidia Bianco, consigliera comunale.


Sissi Ruggi
addetto stampa
per la Fondazione Sassi
 
Per contatti e ulteriori informazioni
ufficiostampa@sissiruggi.com

Agricoltura, Sicilia: come impatta il cambiamento climatico in vigna? – L’analisi di Luca Mercalli per Colomba Bianca

Germogliamento dei vigneti

SICILIA, LO SCENARIO TRACCIATO DA MERCALLI.
«ENTRO IL 2100 AUMENTO TEMPERATURA DA 2 A 5 °C: CALENDARIO FENOLOGICO ANTICIPATO, QUOTE ELEVATE PER LA PRODUZIONE E PIÙ VARIETÀ DEI RACCOLTI» 

Agricoltura, Sicilia:
come impatta il cambiamento climatico in vigna?
Entro il 2100 aumento di temperatura da 2 a 5 °C.
L’analisi di Luca Mercalli per Colomba Bianca.

OSSERVATORIO SULL’UVA, tecniche agronomiche e “Climate change”: il percorso di studio di Colomba Bianca per affrontare nuove criticità e condividere know-how

Il Presidente della Società Meteorologica Italiana: «Modelli vitivinicoli classici subiranno forti stress: selezione genetica cruciale per recuperare resilienza con cultivar più resistenti alla siccità. Servono infrastrutture irrigue ad elevata efficienza. E poi, flessibilità e lungimiranza».
La geografia delle produzioni vitivinicole si modifica al passo del “Climate change“, che si ripercuote, soprattutto in Sicilia, sulle tecniche agronomiche. Con l’obiettivo di preservare la stabilità produttiva della filiera, Colomba Bianca – tra i più grandi produttori di vini biologici in Europa, con 6.200 ettari di vigneti – ha messo a punto dall’anno scorso un Osservatorio sull’uva, aperto a istituzioni e cantine dell’Isola, per monitorare i trend climatici e condividere know-how, coinvolgendo professionisti sul tema a livello nazionale. 

Luca Mercalli,
presidente Società Meteorologica Italiana

VITECOLOGIA, NUOVI MODELLI IN VIGNA

«Stiamo cercando di andare verso un modello di agricoltura sostenibile – commenta Mattia Filippi di Uvasapiens, consulente enologo di Colomba Bianca – attraverso l’aumento della biodiversità e di sostanze organiche dei suoli: modelli agricoli complessi che prevedono coltivazione di boschi e di contesti ecologici più ampi. L’ho battezzata “Vitecologia” ed è l’unione tra gli orizzonti della nuova viticoltura e l’andamento ecologico, per contrastare fenomeni derivanti dai disallineamenti climatici: desertificazione, siccità, instabilità chimica e fisica del suolo». A fare un’analisi approfondita sull’impatto climatico in vigna è Luca Mercalli – presidente Società Meteorologica Italiana e giornalista scientifico – interpellato proprio da Colomba Bianca, l’esperto spiega: «Il clima mediterraneo della Sicilia genera condizioni favorevoli alla viticoltura, che tuttavia negli ultimi decenni stanno cambiando sotto la pressione del riscaldamento globale. La lunga serie storica dell’Osservatorio Vaiana di Palermo mostra nel periodo 1974-2022 un aumento della temperatura media di 2.5 °C. Inoltre, la vicinanza della Sicilia alla costa settentrionale africana rende più frequenti le incursioni del rovente anticiclone sahariano che l’11 agosto 2021 ha fatto registrare nella stazione del SIAS di Floridia (Siracusa), 48,8 °C: valore record di caldo per l’Italia e l’Europa». 

RESILIENZA CLIMATICA E STRESS DA SICCITÀ

Cosa vuol dire questo per le nostre colture? «La vite ha una buona resilienza climatica – continua Mercalli – e si adatta a un intervallo ampio di condizioni termopluviometriche, ma va comunque in stress se le temperature crescono oltremodo e se mancano precipitazioni per periodi prolungati. Oltre i 35 °C l’attività vegetativa è compromessa e in casi estremi la pianta può subire danni permanenti, con bruciature sui grappoli e sull’apparato fogliare e conseguente aumento di attacchi fungini. I tratti principali della crisi climatica in atto sono riassunti nel Sesto rapporto di sintesi dell’IPCC (marzo 2023): il Mediterraneo è definito “hotspot” climatico, un’area del pianeta che subisce un aumento delle temperature più rapido rispetto alla media globale. In linea generale, la temperatura media annua sulla regione mediterranea è destinata ad aumentare (da 2 a 5 °C entro il 2100, a seconda delle opzioni di decarbonizzazione) e con essa ondate di calore, siccità, incendi forestali, alluvioni, nonché innalzamento del livello del mare (da 40 cm a 1 m a fine secolo), con danni alle infrastrutture costiere. Gli inverni diventeranno più miti, con una riduzione nella frequenza delle ondate di freddo, mentre le estati diventeranno sempre più lunghe e calde, con valori estremi inediti. Il riscaldamento globale potrebbe dunque portare la Sicilia nei prossimi decenni a condizioni via via più simili ai paesi nord africani, dove la viticoltura, pur esistendo (in Marocco, Algeria, Tunisia), presenta produzioni medie nazionali che sono circa l’1% di quella italiana, a riprova dell’allontanamento di quei climi dalla fascia vocata del Mediterraneo centro-settentrionale. 

Vigne

SICILIA, SCENARIO 2031-2060

«Nel lavoro di Konstantinos Varotsos (Istituto di ricerche ambientali di Atene) e collaboratori (2020) – continua Mercalli – sono presentati scenari climatici 2031-2060 in Sicilia, Creta e Cipro: emergono netti aumenti di temperatura ma modesti segnali sulle precipitazioni, senza variazioni apprezzabili delle quantità totali, ma con possibile incremento dei fenomeni estremi. Nell’ipotesi peggiore, con l’assenza di controllo delle emissioni in Sicilia, si avrebbero +2.1 °C in estate e +1.6/1.7 °C nelle altre stagioni. Ciò equivarrebbe a trasformare la temperatura media estiva di Catania, attualmente di 24,5 °C come quella rispettiva di Tunisi (26,5 °C). Il fatto che le precipitazioni medie annue non sembrino subire variazioni significative, fermo restando che già oggi in Sicilia si hanno (alle quote medio-basse) dai quattro agli otto mesi di aridità dei suoli, non significa che lo stress idrico non aumenti: infatti le temperature più elevate provocherebbero un incremento dell’evapotraspirazione, che nel lavoro “Future trends of reference evapotranspiration in Sicily based on CORDEX data and Machine Learning algorithms” (F. Di Nunno e F. Granata, Università di Cassino, 2023) vengono quantificati verso la fine del secolo attorno a +15-17%. All’aumento medio della temperatura farà seguito anche un incremento delle temperature estreme, che potrebbero oltrepassare frequentemente i 45 °C con picchi attorno a 50 °C, decisamente sfavorevoli alla vite. Cambieranno anche le somme termiche e le escursioni giorno-notte, con influenza sulla formazione di aromi e pigmenti e sul tasso zuccherino e di acidità degli acini. Con questi scenari è chiaro che gli areali vocati della vite potrebbero cambiare: da versanti molto esposti al soleggiamento si passerebbe a versanti più ombrosi e a quote più elevate, onde compensare l’aumento termico e sfruttare maggiormente l’umidità dei suoli. Secondo un recente studio dell’Università agricola di Atene – continua Mercalli – gli impatti del cambiamento climatico sulla viticoltura causeranno anticipi del calendario fenologico della vite, alterazioni della composizione chimica dell’uva e del vino, maggior variabilità dei raccolti, espansione colturale in areali geografici prima inadatti e significativi spostamenti degli areali tradizionali. Lo studio conclude che “con gli scenari più pessimistici, le regioni del Nord Europa potranno diventare adatte alla coltivazione della vite”, a discapito delle regioni meridionali europee, troppo calde per la produzione di uva». 

CONTROMISURE DA ADOTTARE IN OTTICA PREVENTIVA

«Sul breve periodo – continua Mercalli – soprattutto su suoli che non dispongono di sufficiente riserva idrica delle precipitazioni invernali è opportuno pianificare infrastrutture irrigue ad elevata efficienza (invasi, impianti a goccia, monitoraggio locale e satellitare delle esigenze idriche), affrontando anche il tema di un’evoluzione dei disciplinari di produzione laddove l’irrigazione non sia oggi consentita. L’approccio della selezione genetica è cruciale per recuperare resilienza, con la ricerca di cultivar più resistenti alla siccità e ai calori estivi, tenendo conto che ciò richiederà cambiamenti nelle denominazioni tradizionali dei vini. Nelle zone montuose e collinari la scelta di altitudini maggiori ed esposizioni meno assolate può consentire di mantenere le prerogative delle aree tradizionalmente associate al vigneto. La rapidità dei cambiamenti in atto tenderà a mettere sotto pressione i territori con le loro filiere agrotecnologiche e richiederà flessibilità e lungimiranza nell’affrontare nuove condizioni. La viticoltura, basata su impianti di durata pluridecennale, non potrà reagire con tempestività come il settore delle colture erbacee annuali e necessita quindi di un maggiore sforzo di pianificazione associato anche a un maggiore rischio. Prepararsi per tempo e seguire l’evoluzione molto dinamica del clima è dunque fondamentale per non essere colti di sorpresa». 

INFRASTRUTTURE PIÙ EFFICIENTI PER L’IRRIGAZIONE

Uno scenario preoccupante, che va attenzionato costantemente: «Colomba Bianca – conclude il presidente di Colomba Bianca Dino Taschetta – ha intrapreso questo percorso di studio, con l’obiettivo di offrire uno strumento di supporto per applicare le più appropriate tecniche agronomiche finalizzate alla stabilità produttiva dei nostri vigneti e creare percorsi qualificati per innalzare il livello qualitativo dei vini dell’Isola. Vogliamo farci portavoce dell’intero comparto in riferimento alla criticità da affrontare: la voce autorevole di Luca Mercalli non lascia ampi margini di manovra rispetto al fenomeno del climate change, che va affrontato con la giusta consapevolezza, partendo proprio dalle infrastrutture per l’irrigazione, fino a una più lungimirante politica del comparto agricolo».


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