Roma, HyunnArt Studio: Maurizio Pierfranceschi. Opere su carta

Piera e Artemio

a cura di Francesca Bottari

HyunnArt Studio
inaugurazione: sabato 25 novembre 2023
dalle ore 12.00 alle 20.00

durata mostra 25/11/2023 – 19/01/2024

Le opere su carta di Maurizio Pierfranceschi sono dodici figure in carta rigenerata, alcune sostenute da particolati supporti inclusi nella forma, su cui la pittura è intervenuta in piena autonomia. Un piccolo pantheon di sagome e composizioni sulle quali la lunga esperienza di pittore e scultore ha trovato una sua sintesi cristallina.

Le opere su carta di Maurizio Pierfranceschi sono dodici figure in carta rigenerata, alcune sostenute da particolati supporti inclusi nella forma, su cui la pittura è intervenuta in piena autonomia. Un piccolo pantheon di sagome e composizioni sulle quali la lunga esperienza di pittore e scultore ha trovato una sua sintesi cristallina.
Il bosco affollato e fatato in cui Pierfranceschi ci accoglie nella mostra romana è un distillato dell’essenza autentica del suo lavoro più che trentennale, ma anche di ciò che lui stesso è, persona e artista. Nelle dodici forme di carta rigenerata e dipinta – figure silenti e composte, ma vibranti di vita – ha lasciato confluire il suo mondo personale e figurativo, mosso da un’ispirazione che forse ha sorpreso anche lui, per urgenza e creatività felice: la sua vasta esperienza di artista versatile, tra pittura e scultura, le sue origini famigliari legate alla terra e alla natura, la cultura iconografica accumulata in anni di studio e contemplazione, ma anche la memoria personale e l’amicizia, valori fondanti che innervano la sua psiche e la sua mano.

Giuseppe

Solo a prima vista leggibili come opere di carta dipinta, i vari “Giorgio, Elisa, Giuseppe, Clivio, Piera, Loreto, Artemio, Medea” e gli altri, sono materialmente frutto di un processo di riciclaggio che discende dallo stesso lavoro di Pierfranceschi. E sono altresì il risultato di un cammino ideativo in cui l’artista ha attinto sia nella sua abbondante cultura figurativa sia in competenze nobilmente artigianali più innate che indotte, apprese in forma inconscia dalla schiera dei suoi affetti più cari, fin dall’infanzia.

Artemio

L’artista stesso ha dato alla mostra un titolo semplice e icastico. Perché la carta è dipinta, certo, ma la corrispondenza tra pigmento e supporto non è funzionale e costruttiva, né asseconda le norme della scultura cromatica, ma interviene sul corpo plastico generando una formidabile duplicazione espressiva. Questi due flussi oggi convergono nelle 12 figure edificate, giacché Pierfranceschi, qui artista e artefice, ne ha costruito scheletro e basi con ferri, legni e scatole, lasciando che la polpa di carta vi si adattasse docilmente; plasmate, poiché ottenute manipolando l’impasto umido, frutto di un laborioso processo; dipinte, laddove il pigmento, giunto dalla sua stessa produzione più recente (con cui la connessione iconografica e stilistica è lampante), si è disteso sulle superfici scabrose come un’arte impetuosa ma sorella. L’artista ha così testato, in questa nuovissima fase, la forza di un percorso esecutivo rigoroso e controllato che vede in ogni passaggio il risultato nella sua pienezza.Pierfranceschi ha sempre aspirato a ‘costruire’ la sua pittura, cercando sicura gestualità, spazialità misurata e controllo della materia in uso. In questa piccola folla di sagome la sua vocazione edificatrice ha trovato una felice formulazione: egli ha inventato un linguaggio e un processo, e finalmente costruito le sue opere su carta, dense di vita e di esperienza. Un piccolo pantheon di presenze animate dalla leggerezza della fiaba e dalla forza morale del mito.

www.mauriziopierfranceschi.it


HyunnArt Studio: viale Manzoni 85/87 00185 Roma
orario settimanale: dal martedì al venerdì 16.00/18.30
per appuntamento 3355477120 pdicapua57@gmail.com

Da Simona Pandolfi pandolfisimona.sp@gmail.com

Inaugurato il museo medievale di Monfalcone (Gorizia)

Inaugurazione, al centro Sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint – Foto di Fabrizio Ruzzier

INAUGURATO IL MUSEO MEDIEVALE DI MONFALCONE
Al via le visite anche alle altre risorse storiche e culturali della città

La spada “a una mano e mezza” rinvenuta nell’area adibita a bottega del fabbro durante il restauro dell’edificio che ospita il Comune di Monfalcone è uno tra i reperti più importanti esposti al Museo Medievale, inaugurato dal Sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, e dall’Assessore alla cultura, Luca Fasan, insieme alla Regione, con il video-saluto del Presidente, Massimiliano Fedriga, alla presenza di altre autorità e della Soprintendenza.

“Oggi raccontiamo il recupero delle nostre radici, che per noi rappresentano un grande valore, e lo facciamo restituendo alla città un pezzo importante della sua storia, che è la storia di tutti i suoi cittadini” – ha rilevato il sindaco Cisint.

“Il Museo Medievale non era previsto nel progetto di restauro del Municipio ma noi, nel 2018, abbiamo fortemente creduto in questa opportunità e abbiamo presentato in Regione un progetto di fattibilità tecnica economica per realizzarlo. Un progetto che è stato apprezzato e finanziato con 600.000 euro – ai quali sono stati aggiunti ulteriori 35.000 euro di fondi comunali – per creare un luogo che racchiudesse al suo interno cultura, storia e i simboli della nostra città. 

Un viaggio nel tempo che spiega chi siamo stati, e che noi, con schiena dritta e spina dorsale, abbiamo voluto valorizzare perché sono le nostre radici che ci consentono di guardare al futuro. Monfalcone è città della cultura e per noi questa è una giornata importante, che abbiamo voluto ulteriormente esaltare offrendo la possibilità, attraverso un open day, di scoprire e riscoprire le tante risorse storiche e culturali che Monfalcone ci regala”.

Un’arma dalla lunga lama, atta a essere brandeggiata con una mano a cavallo o con due mani a terra, in uso da parte della cavalleria pesante tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo e permetteva ampi e variegati attacchi di scherma.


Gli scavi dell’area archeologica – direzione scientifica Luigi Fozzati e Marta Novello – scavi Archeotest) per il restauro dell’edificio che ospita il Comune (RUP Enrico Englaro con la collaborazione di Fulvio Salvagno) hanno portato alla luce un vero tesoro della storia cittadina, rimasto per secoli sepolto sotto il pavimento dell’edificio. Sono emersi tratti delle fondazioni delle mura di cinta della città medievale e significativi resti dell’abitato del XIII-XVI secolo, con reperti archeologici in materiale ceramico e vitreo, metallo e osso, che ne documentano la vita quotidiana (strumenti di lavoro e di uso comune tra cui zappe, chiodi, monete, ceramiche di varia tipologia e foggia).

Grazie al sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e con la direzione scientifica della Soprintendenza Friuli Venezia Giulia (Simonetta Bonomi, Andrea Pessina, Antonella Crisma, Giorgia Musina, Marta Novello, Daniele Pasini, Micol Siboni e Paola Ventura), l’area archeologica racconta, attraverso un efficace allestimento museografico (a cura di GTRF Tortelli Frassoni Architetti Associati), una pagina importante della storia di Monfalcone.

Innalzata dai Patriarchi di Aquileia nel Medioevo sulle rovine di strutture tardo-antiche e in parte distrutta dalla Grande guerra, la Rocca di Monfalcone venne restaurata per cura della Soprintendenza tra il 1950 ed il 1955. Dal 30 marzo 1970 è sede del Museo Speleo-Paleontologico e dall’alto del suo possente torrione la vista si estende sulla città, il mare e la pianura, mentre di lato lo sguardo è protetto dai rilievi carsici, confermandone il ruolo di fortezza.



Città murata fin dal 1838, Monfalcone oggi conserva resti delle mura innalzate dai Patriarchi di Aquileia, che risalgono al 1526, anno in cui era podestà Giovanni Diedo. La città murata comprendeva un’esigua parte del territorio e la popolazione di Monfalcone abitava per lo più i borghi. Era attraversata completamente da una via, l’attuale via S. Ambrogio. Le chiavi delle porte si conservano nel palazzo Municipale.

Nel corso dell’Open day,  al MuCa-Museo della Cantieristica di Monfalcone è stata inaugurata la mostra Peripheral Memories, il progetto dell’Associazione IoDeposito che reinterpreta la storia industriale del territorio attraverso le inedite prospettive di dieci artisti contemporanei internazionali con visita guidata speciale per le scuole e per le autorità e la cerimonia di donazione delle opere di Neja Tomšič e Andreja Kargačin alla città e alle aziende che le hanno ospitate in residenza.

MuCA – Foto di Fabrizio Ruzzier

Il MuCa – unico museo italiano dedicato alla cantieristica – inaugurato nel 2017, con sede nell’ex Albergo Operai, illustra oltre un secolo di storia: è un museo diffuso, che coinvolge il territorio in maniera diretta, non soltanto con il percorso interno allo spazio espositivo, ma anche con una serie di percorsi esterni nel villaggio di Panzano e di visite guidate all’interno dello stabilimento Fincantieri, dove si possono ammirare alcune tra le più grandi navi da crociera in costruzione. Unico esempio di grande cantiere navale nel nord est d’Italia, ha notevole importanza anche sotto il profilo storico-testimoniale per il quartiere operaio cresciuto attorno alla fabbrica, significativo esempio di quartiere pianificato nell’epoca della seconda industrializzazione.

La Galleria Comunale d’Arte Contemporanea ha ospitato una conferenza del curatore della mostra “Dino, Mirko e Afro Basaldella. Destini paralleli e intrecciati“, prof. Davide Colombo, con la presentazione del catalogo dell’importante esposizione.

La mostra, il cui progetto è nato dall’amore per il territorio e per le eccellenze che lo hanno caratterizzato, è stato voluta e promossa dal Comune di Monfalcone in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia, il Consorzio Culturale del Monfalconese/Ecomuseo Territori e realizzata con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e con il supporto di diverse importanti realtà del territorio.

Mostra “Dino, Mirko e Afro Basaldella. Destini paralleli e intrecciati”
– Foto di Fabrizio Ruzzier

I tre fratelli Basaldella – Dino (1909-1977), Mirko (1910-1969) e Afro (1912-1976) – esordiscono insieme alla prima mostra della Scuola friulana d’avanguardia tenutasi a Udine nel 1928: una “generazione in rivolta” in nome del superamento delle istanze tradizionali. Da questo momento inizia una vicenda artistica che attraversa buona parte del Novecento, nutrita dalla dialettica tra un’origine culturale e artistica condivisa, e le scelte individuali legate a una propria specificità.
Attraverso quattro sezioni e una parte documentaria, la mostra affronta alcuni nodi delle ricerche dei tre fratelli Basaldella grazie a un confronto serrato tra opere scultoree e pittoriche in cui emergono parallelismi e divergenze presenti nelle loro scelte poetiche e linguistiche.

Il Museo Medievale di Monfalcone sarà aperto al pubblico dal lunedì alla domenica dalle ore 10.00 alle 13.00 e lunedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica anche dalle ore 15.00 alle ore 18.00. 

Per info e prenotazioni telefonare al numero 334 6000121 o scrivere una mail all’indirizzo: booking@comune.monfalcone.go.it


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Museo del ‘900 di Mestre: proroga fino al 7 gennaio 2024 la mostra “Rivoluzione Vedova”

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GRAZIE ALLA PROROGA FINO AL 7 GENNAIO 2024 DELLA MOSTRA “RIVOLUZIONE VEDOVA” AL MUSEO M9 DI MESTRE SARA’ POSSIBILE IMMERGERSI ANCORA NELL’OPERA MULTIMEDIALE E SITE SPECIFIC

Realizzata da Vitruvio Virtual Reality

Un omaggio all’artista Emilio Vedova che coniuga in maniera creativa il linguaggio artistico informale con la tecnica di computer grafica 3D.

Fino al 7 gennaio 2024
M9 – Museo del ’900
Via Giovanni Pascoli 11, Venezia-Mestre

Visto il suo grande successo e la calda accoglienza ricevuta da parte del pubblico, è stata prorogata fino al 7 gennaio 2024 la mostra “Rivoluzione Vedova”, a cura di Gabriella Belli e visitabile al M9 – Museo del ‘900 di Mestre. In occasione dell’esposizione, ideata e progettata da Fondazione Emilio e Annabianca Vedova e coprodotta con M9 – Museo del ’900, lo studio Vitruvio Virtual Reality ha curato, ideato e realizzato la video installazione site specific e l’area immersiva dal titolo “Nel Tumulto. Situazioni contrastanti simultanee”, per celebrare l’arte di Emilio Vedova.

GUARDA IL TEASER

La mostra apre un percorso inedito che sceglie l’arte contemporanea come strumento per esplorare e interpretare la storia sociale, culturale, politica ed economica del Novecento, una scelta che sottolinea il ruolo centrale di Emilio Vedova, la cui opera è interprete e testimone di un forte legame storico e civile con gli eventi che hanno segnato il XX secolo, mantenendo oggi la forza di una costante attualità.

In questo contesto ben si inserisce l’opera multimediale e site specific “Nel tumulto. Situazioni contrastanti simultanee”, di Vitruvio Virtual Reality, studio specializzato in computer grafica che realizza spot pubblicitari, tour virtuali per mostre o eventi di moda, esperienze di realtà aumentata e virtuale. L’installazione è una sfida alla rappresentazione, una guida alla scoperta del segno e dei luoghi che hanno caratterizzato la vita dell’artista. Attraverso l’analisi del suo lavoro e del corpus teorico, il team multidisciplinare di Vitruvio Virtual Reality ha portato il proprio tributo con un corto in qualità cinematografica della durata di 3 minuti e 30 secondi, pensato per essere proiettato in un apposito spazio immersivo composto da 4 pareti contrapposte (superficie totale 56 mq). Il pubblico può imbarcarsi in un’esperienza multisensoriale che lo condurrà alla scoperta dell’immaginario del grande artista veneziano. Una sala immersiva che promette un viaggio emozionale nel mondo gestuale e creativo di Vedova.  

Allestimento

Nel tumultoè un’opera multimediale site specific che si colloca all’incrocio tra la pittura, la filosofia, l’architettura e i segni di un immaginario visivo mutuato dal genius loci veneziano.

Mediante l’elaborazione tridimensionale dell’immagine restituita con una tecnica apparentemente bidimensionale, in bianco e nero, colori chiave del linguaggio pittorico dell’artista, abbiamo creato un’immedesimazione empatica tra fruitore e artista sotto forma di dialogo introspettivo con il contesto semiotico della città” così dichiara Simone Salomoni coordinatore del progetto e co-fondatore di Vitruvio Virtual Reality.

Il tema centrale dell’installazione è il rapporto tra l’artista e la città, che Vedova ha sempre considerato come fonte d’ispirazione. Il suo lavoro, infatti, è strettamente legato al contesto lagunare, alla sua luce, ai suoi colori e alle sue architetture. Nel video si esplora lo stato emozionale dell’artista, la traslazione semantica tra oggetto e segno, l’impulso cinestesico e la gestualità che diventa un’azione energica, quasi una performance. L’installazione di Vitruvio Virtual Reality completa così il percorso espositivo della mostra che racconta con centotrenta opere il punto di vista di questo grande artista ed intellettuale, mettendoci a confronto, attraverso i suoi lavori, con i capitoli “caldi” della nostra storia recente, dalle macerie della Seconda guerra mondiale agli avvenimenti della politica internazionale che hanno sconquassato il mondo negli anni Sessanta e Settanta e ben oltre, fino alle soglie del Duemila.        

Immergendosi “Nel tumulto” il visitatore, il cui punto di vista coincide anche con il piano pittorico, assisterà a una narrazione sviluppata su due livelli convergenti, scanditi da momenti di immedesimazione nell’azione-gesto in cui strati di segni e di pittura si sommano tra loro e da momenti contemplativi in cui emergono i luoghi e le architetture di Venezia che hanno ispirato i lavori di Vedova.

GUARDA IL TEASER

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L’esposizione si avvale del patrocinio della Regione del Veneto e del Comune di Venezia ed è sostenuta in qualità di main sponsor da Generali Valore Cultura, il programma pluriennale di Generali Italia per rendere l’arte e la cultura accessibili a un pubblico sempre più vasto e per valorizzare la comunità e i territori, e dal Gruppo SAVE, sempre attento a promuovere iniziative culturali di rilievo.

Hanno contribuito Venezia Unica, AVA – Associazione Veneziana Albergatori e, in qualità di Official Partner, Camera di Commercio di Venezia Rovigo e Trenitalia.


INFORMAZIONI UTILI
TITOLO VIDEO INSTALLAZIONE: NEL TUMULTO. Situazioni contrastanti simultanee
IDEATA E REALIZZATA DA: Vitruvio Virtual Reality
NELL’AMBITO DELLA MOSTRA: Rivoluzione Vedova
MOSTRA REALIZZATA DA: Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, M9 – Museo del ‘900
MOSTRA A CURA DI: Gabriella Belli
DOVE: M9 – Museo del ’900, Via Giovanni Pascoli 11, Venezia-Mestre
QUANDO: Fino al 7 gennaio 2024
ORARI: mercoledì-giovedì-venerdì dalle 10 alle 18; sabato-domenica dalle 10 alle 19; lunedì e martedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima.
COSTO BIGLIETTO MOSTRA: Intero 10 euro, Ridotto 8 euro
 
CONTATTI
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A Udine, Pittori del Settecento tra Impero Asburgico e Repubblica di Venezia

Francesco Fontebasso: L’Immacolata.
Chiesa dei Santi Andrea e Tommaso, Vinaio

Udine, Castello

25 novembre 2023 – 7 aprile 2024

Gorizia, Palazzo Attems Petzenstein

14 dicembre 2023 – 7 aprile 2024

I retroscena dell’arte in Friuli nel Settecento friulano, tra Impero Asburgico e Repubblica di Venezia. Apre la mostra in Castello.

Da sabato 25 novembre si è alzato il sipario su “Pittori del Settecento tra Venezia e Impero. Arte attraverso i territori del Friuli Venezia Giulia”, la mostra che ripercorre, grazie a 130 tra opere e documenti, la produzione artistica che ha caratterizzato il nostro territorio nel ‘700. L’esposizione, realizzata dai Musei Civici di Udine in collaborazione con i Musei Provinciali di Gorizia, sarà aperta al pubblico nelle sale del Castello dal 25 novembre a 7 di aprile 2024 e a partire dal 14 dicembre sarà visitabile anche a Palazzo Attems Petzenstein, relativamente all’area isontina. Il Friuli Venezia Giulia era territorio di confine ma anche di passaggio, contaminazioni, osmosi, incontri, perché attraversato dalla direttrice Vienna-Venezia, le capitali delle due grandi potenze europee che dominavano sulla regione e sulle città di Udine e Gorizia, ovvero l’impero Asburgico e la Serenissima Repubblica di Venezia.

Le ricerche in ambito artistico durate circa 30 anni hanno fatto emergere nuove pagine di quello che è stato definito “il secolo Veneziano” di Udine, con opere mai esposte al pubblico in una narrazione dedicata che finalmente le vedrà protagoniste, a testimonianza della vivacità in ambito artistico e della frequenza con cui le persone, in particolar modo gli artisti con le proprie idee e opere, si spostavano lungo la linea che univa le due capitali, lasciando la propria impronta artistica, divenuta poi eredità culturale, a Udine e nei dintorni.

“Udine, adesso come nel 700, occupa una posizione di evidente centralità tanto nel territorio regionale del Friuli Venezia Giulia, quanto nelle linee di collegamento dell’Europa geografica”, commenta l’Assessore alla Cultura del Comune di Udine Federico Pirone. “Questa centralità ha fatto sì che in passato sul nostro territorio si incontrassero le rotte di molte figure di grande rilevanza, che qui hanno lasciato la loro impronta artistica spostandosi tra Vienna e Venezia, capitali di due delle realtà che dominavano l’Europa; oggi invece la pone, in quanto città museale a tutti gli effetti, in una posizione strategica dal punto di vista culturale, che la spinge inevitabilmente a valorizzare tutta la ricchezza del suo patrimonio artistico e architettonico”, le parole dell’Assessore Pirone.

GiambattistaTiepolo: gruppo allegorico, recto.
Trieste, Museo Sartorio

“Obiettivo della mostra al Castello di Udine è – afferma Vania Gransinigh, che con Liliana Cargnelutti e Alessandro Quinzi cura il progetto – mettere in luce quelle personalità che trovarono nel Friuli Venezia Giulia una regione stimolante per esprimere al meglio la loro arte. Assolutamente nuova è l’attenzione che daremo al filo rosso tra le varie tappe del percorso espositivo, che mira a mostrare l’attività sul territorio di artisti di grande fama come Giambattista Tiepolo e il figlio Giandomenico, Pietro Longhi e Nicola Grassi, insieme a personalità meno note al grande pubblico come quelle di Gaspare Diziani, Francesco Fontebasso, Francesco Chiarottini, che però all’epoca incontrarono il consenso della committenza soprattutto di carattere religioso”.

Molte delle opere in mostra, infatti, provengono dalle chiese parrocchiali delle province di Udine, Pordenone e Gorizia e per la prima volta sarà possibile vederle affiancate, in una narrazione che ne favorisce senza dubbio una lettura comparativa e d’insieme. Oltre alla committenza religiosa si farà particolare riferimento alle iniziative promosse dalla famiglia Savorgnan, che la storia vuole tradizionalmente legata alla Repubblica di San Marco e al suo stile architettonico, estremamente riconoscibile tra le vie del centro storico Udinese. Particolare attenzione anche alla storia della famiglia de Pace, caso paradigmatico nel contesto che si è qui tratteggiato. Conti dell’Impero, legati sia al contesto goriziano che a quello udinese per la residenza dei due diversi rami della famiglia, i de Pace possedevano una villa nella località di Tapogliano in territorio asburgico che abbellirono di ricchi ornamenti e di una interessante collezione di dipinti, cui appartengono anche numerosi ritratti presentati in mostra. Si tratta di opere che testimoniano, nel loro complesso, i molteplici riferimenti figurativi che i loro committenti ebbero ben presenti nel momento in cui interpellarono i pittori a cui affidare la resa delle effigi familiari.


Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net;
referente Simone Raddi simone@studioesseci.net

Roma, Von Buren Contemporary: Agostino Rocco – Prud’hon and more

Agostino Rocco, Porn Script, 2023, olio su tavola, 68 x 69 cm

Von Buren Contemporary presenta

mostra personale di
AGOSTINO ROCCO

Testo critico: Marta Spanò

Curatrice e organizzazione: Michele von Büren

la mostra resterà aperta fino al 6 dicembre
orari: 11:00-13:30 e 16:00-19:30; domenica e lunedì su appuntamento

Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma

Agostino Rocco, Le Mouchoir, 2020, olio su tavola, 76 x 70 cm

Von Buren Contemporary è lieta di presentare Prud’hon and more, la mostra personale di Agostino Rocco.

Le creazioni tecnicamente abbaglianti di Rocco rientrano nella tradizione del ritratto, intrise di atmosfera storica e sobrietà. A un esame più attento, però, rivelano una vena sovversiva di umorismo e anacronismi inaspettati che servono a sconvolgere le nostre ipotesi pur rimanendo meravigliosamente seducenti. Rocco riesce così a planare tra due mondi, proponendo immagini classiche rivisitate in chiave moderna.

Il cuore della mostra è centrato su una serie di dipinti ispirati al Portrait de jeune homme del pittore Romantico francese Pierre-Paul Prud’hon, che si trova al Louvre. Ricordando l’ossessione di Francis Bacon per il Ritratto di Innocenzo X di Veláquez, Rocco rielabora con insistenza l’ammaliante lavoro di Prud’hon in un ciclo di crescenti distorsioni che si discostano chiaramente dalla sua fonte pur omaggiandone l’opera venerata.

Agostino Rocco è nato a Padova nel 1971, città in cui vive e lavora. Artista autodidatta, Rocco si è dedicato allo studio della storia dell’arte, in particolare all’opera di quei maestri che sono diventati e rimangono una costante fonte di ispirazione: i grandi artisti toscani e fiamminghi del XV secolo, così come le scuole francesi e olandesi del XVII secolo.


Ufficio stampa
Alessandra Lenzi | alessandralenzi.press@gmail.com
Tel: (+39) 320 5621416

Orvieto, Biblioteca Comunale “Luigi Fumi”: La violenza non è amore di Anna Izzo

Installazione

L’installazione “La violenza non è amore”

di Anna Izzo ad Orvieto

naugurazione e conferenza di presentazione
25 novembre 2023 ore 11.30

Biblioteca Comunale “Luigi Fumi” 
Piazza Febei | Orvieto (TR)

Fino al 3 marzo 2024

Il giorno 25 novembre 2023 alle ore 11.30, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, verrà presentata, presso la Biblioteca Comunale “Luigi Fumi”, Piazza Febei – Orvieto, l’installazione La violenza non è amore di Anna Izzo, a cura di Roberta Melasecca e con il patrocinio del Comune di Orvieto. 

Interverranno il Sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, e l’Assessore alle Pari Opportunità, Alda Coppola: oltre alla presentazione dell’opera, insieme all’artista e alla curatrice, si farà il punto sui progetti e sulle iniziative dell’amministrazione comunale per la prevenzione e il contrasto alla violenza sulle donne; al termine si inaugurerà la scultura, posta nella stessa Piazza Febei fino al 3 marzo 2024. 

La scultura monumentale arriva, dunque, nella città umbra, dopo un lungo viaggio iniziato nel 2021 e dopo aver toccato Città della Pieve, Fiumicino, Arezzo e San Quirico D’Orcia, sempre all’interno di giornate e ricorrenze quali il 25 novembre oppure l’8 marzo, al fine di diffondere il più possibile un preciso messaggio di denuncia, di consapevolezza ma anche di coraggio, fortezza e speranza. 

Come scrive la curatrice, Roberta Melasecca, nel testo critico, <<la scultura di Anna Izzo è un grido scomodo e stridente che si ode anche nel silenzio più assordante e da cui non è possibile distogliere lo sguardo>>. Infatti l’opera si presenta come un cuore d’acciaio, rosso, simbolo di amore e vita, rinchiuso all’interno di una gabbia, primitivo strumento di tortura e morte, tra sbarre coperte di ruggine, trafitto e appeso ad un gancio. 

Con tale rappresentazione <<l’artista imprime segni dolorosi alla materia, la plasma conservandone la durezza e la resistenza, ne calibra le forme ampliandole a dimensioni innaturali, costringe alla rimozione di uno stereotipato processo di narrazione basato sull’inerzia, sull’indifferenza e su strategie di occultamento e minimizzazione della violenza. Genera, in tal modo, un inusuale luogo di riflessione sui meccanismi di scomposizione e ricostruzione delle identità, sempre in progressivo divenire e in continuo confronto/scontro nei ruoli e negli ambiti sociali ed economici. La violenza non è amore afferma e suggella, con la sua evidente e inevitabile presenza, non più lo spazio di un istante nel quale riconsiderare le proprie relazioni ma una rivoluzione di pensieri ed azioni, una chiave di accesso a delle diverse politiche attive sul territorio che esulano da rappresentazioni radicate nelle convenzioni socio-culturali di un passato conosciuto e di un presente in via di definizione. Le gigantesche gabbie di Anna Izzo, alte quattro metri, a partire dalla scultura La violenza è una gabbia presentata a Capri nel 2020, sono gabbie emozionali, comportamentali e relazionali che riflettono un ordine normativo che chiude e rinchiude corpi e menti: l’artista compie, dunque, un passo verso una de-costruzione e de-consacrazione di un sistema non solo più individuale e personale ma comunitario e collettivo nel quale nuovi saranno i linguaggi, gli immaginari, le raffigurazioni, le conoscenze di una restaurata cittadinanza>>.

Anna Izzo, pittrice e scultrice, nasce a Taranto ma già adolescente si trasferisce a Sorrento dove il padre gallerista la introduce nel mondo dell’arte con una importante frequentazione di artisti della scuola napoletana. Le sue opere attraversano vari materiali, ferro, bronzo, resina, in una continua ricerca estetica innovativa. I suoi lavori hanno ricevuto consensi di importanti artisti: Arman, Daniel Spoerri, Mimmo Rotella, ecc. ed di illustri critici d’arte quali Costanzo Costantini, Vito Apuleio, Milena Milani, Linda De Sanctis, Ludovico Pratesi, Vittorio Sgarbi, Paolo Levi che hanno scritto e parlato di lei e dei suoi lavori con significativi apprezzamenti. Vive e lavora tra Roma e Siena ed espone in Italia e all’estero. Tra le ultime mostre: luglio 2016 Conference Center Hollywood USA; ottobre 2016 Jolly Madison New York; novembre 2016 Sofitel Conference Washington DC; dicembre 2016 Palazzo Francavilla Palermo ritiro premio Gran Maestro; gennaio 2017 Galleria La Vaccarella Roma; gennaio 2017 Palazzo Barion Taranto ritiro premio Taras per l’arte; febbraio 2017 Galleria San Vidal Venezia; luglio 2017 Teatro dal Verme Milano; ottobre 2017 Biennale Milano International Art Meeting; ottobre 2017 Biennale Venezia Spoleto Pavillon; novembre 2017 Biennale Mantova; dicembre 2017 Miami Meet Milano USA; gennaio 2018 Palazzo Ximenes Firenze; marzo 2018 Biennale delle Nazioni Venezia; giugno 2018 Auditorium Dell’acquario Genova ritiro premio Cristoforo Colombo; ottobre 2018 Roma Galleria Triphè La Seduzione; giugno 2019 Trofeo Maestri D’Italia ArtExpò Biennale internazionale Arte contemporanea Mantova; luglio 2019 premio Internazionale Michelangelo Firenze; settembre 2019 mostra Biancoscuro Art Contest Montecarlo; novembre 2019 personale di scultura La gabbia Museo d’Arte Sacra Castelmuzio; novembre 2019 Budapest ArtExpò Biennale D’Arte Italiana; marzo 2020 Capri Scultura monumentale dal titolo La Violenza è una Gabbia; febbraio 2021 esposizione sculture al Premio Vittorio Sgarbi a Ferrara; novembre 2021 Città della Pieve scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore; maggio 2022 Fiumicino scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore; novembre 2022-marzo 2023 Arezzo scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore; marzo 2023 San Quirico D’Orcia scultura monumentale dal titolo La violenza non è amore.


INFO
 
La violenza non è amore
Installazione di Anna Izzo
Con il patrocinio del Comune di Orvieto
 
Inaugurazione 25 novembre 2023 ore 11.30
Biblioteca Comunale “Luigi Fumi” 
Piazza Febei | Orvieto (TR)
Fino al 3 marzo 2024
 
Anna Izzo
annaizzoart@gmail.com
www.annaizzoartdesign.com
 
Comunicazione
Roberta Melasecca_Interno 14 next/Melasecca PressOffice – blowart
roberta.melasecca@gmail.com
tel. 3494945612
cartella stampa su www.melaseccapressoffice.it

Asti: da oggi la “Canestra” di Caravaggio, prima Natura Morta della storia dell’arte

Allestimento

Un prestito eccezionale: la celebre “Canestra di frutta” di Caravaggio arriva ad Asti.

La Canestra di Caravaggio è considerata la prima Natura Morta della storia dell’arte.
Una mostra straordinaria che ci racconta i segreti e gli enigmi della Natura Morta, partendo dall’analisi del capolavoro del Merisi, custodito da oltre quattrocento anni nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Dal 25 novembre, Palazzo Mazzetti si arricchisce di opere cariche di simbologie, significati e indizi, specchio di costumi, necessità, fantasie e ossessioni delle società tra Cinquecento e Settecento.

La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della Natura Morta è la straordinaria mostrache, a partire dal 25 novembre 2023 fino al 7 aprile 2024, a Palazzo Mazzetti di Asti vedrà protagonista indiscusso il celebre capolavoro del Merisi eccezionalmente prestato dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Una mostra unica nel suo genere che – a cura dello storico dell’arte Costantino D’Orazio – racconta la nascita e l’evoluzione nel tempo della Natura Morta, genere pittorico che, nell’intera Storia dell’Arte italiana, viene inaugurato da Caravaggio proprio con la sua celebre Canestra di frutta (1597-1600).
A un Caravaggio appena ventitreenne l’opera viene commissionata dal Cardinale Federico Borromeo alla fine del Cinquecento e poi donata dallo stesso prelato milanese alla Biblioteca Ambrosiana nel 1607.

Ma cosa rappresentano un frutto, un fiore, un animale o un vaso da soli o all’interno di una composizione?
Come interpretare una gerbera gialla in primo piano o una composizione di limoni e cipolle?
Si tratta soltanto di prove di abilità dei pittori, di immagini puramente decorative, oppure possiamo leggervi enigmi da sciogliere?
La mostra astigiana offre al pubblico un vero e proprio vocabolario in cui ogni frutto, vegetale, oggetto o animale rivela il proprio segreto.
Prima che Caravaggio creasse la sua Canestra, qualsiasi elemento decorativo compariva soprattutto a corredo di una o più figure umane, in posa o alle prese con un’attività legata alla cucina, al mercato o all’agricoltura.

Caravaggio è il primo a cancellare la presenza umana, riservando alla sola frutta raccolta in un canestro il compito di comunicare il messaggio devozionale che la tradizione attribuisce ai prodotti della terra. In un’epoca fortemente condizionata dalla visione del mondo elaborata dal Concilio di Trento, anche la Canestra si inserisce negli strumenti di conversione elaborati dagli artisti per la Chiesa Cattolica.
Potrebbe infatti risultare assai strano che un Cardinale così colto e raffinato come il Borromeo abbia voluto arricchire la sua collezione con una semplice raccolta di frutti, alcuni anche bacati, distraendo per un attimo le sue attenzioni dalle scene sacre. Ma, in realtà, sono innumerevoli i significati che la Chiesa attribuisce a ciascun frutto presente nella tela caravaggesca: il limone è simbolo di purezza per l’acidità del suo succo; la pesca, composta da polpa, nocciolo e seme è simbolo della Trinità e la forma della sua foglia richiama quella della lingua, invito a pronunciare la verità.

Allestimento

Ma i frutti più pregnanti in questa composizione – tra le immagini più note anche perché ha campeggiato sulla banconota da centomila lire tra il 1994 e il 1998 – sono la mela e l’uva. In primo piano, è visibile sulla mela il foro prodotto da un verme, che destina il frutto alla sua fine precoce, mentre le foglie dell’uva compaiono fresche sulla sinistra e secche a destra. Si tratta di evidenti Memento mori, che Caravaggio esalta con un sapiente uso della luce e della superficie pittorica (le foglie sulla sinistra sono fresche e costellate di rugiada, quelle a destra sono ormai secche, fino a diventare soltanto ombre).
Il successo di questo quadro è talmente immediato da produrre la nascita di un genere, che nella mostra verrà indagato attraverso oltre venti preziose tele prestate da prestigiose collezioni private – come la collezione Pallavicini e la collezione Cremonini – e da vari e importanti musei (dalla Galleria Borghese alla Venaria Reale), esempi significativi appartenenti sia all’iconografia precedente alla Canestra sia dipinti dopo l’apparizione della “fiscella” di Caravaggio.

Come dimostra il Ragazzo con vassoio di susine di Nicolas Régnier, artista che a Roma subisce l’influenza di Caravaggio, all’inizio del Seicento molti artisti si muovono ancora nel solco della tradizione manierista, rielaborando soggetti caravaggeschi come il Ragazzo con canestra di frutta della Galleria Borghese. In questo ambito si colloca anche la Coppia di popolani con natura morta, che proviene dalla scena lombarda, nella quale Caravaggio si forma. Ne è una prova l’opera del pittore bergamasco Bartolomeo Bettera, nei cui dipinti compaiono strumenti musicali impolverati sotto tende sollevate alla maniera di un sipario: un’iconografia che riscuote un particolare successo nel Seicento, come dimostra la Composizione con cesta di frutta e specchio, avvolta da un tappeto, di Francesco Noletti, detto il Maltese.
Sarà però il genio di Caravaggio a irradiare una rivoluzione nelle generazioni successive, tra le quali alcuni artisti diventano veri e propri specialisti del genere, estremamente ricercati dai collezionisti più attenti.
Jan Brueghel Il GiovaneOrsolaMaddalena CacciaOctavianus Monfort sono solo alcuni dei nomi dei pittori che conducono una ricerca quasi esclusivamente dedicata alla Natura Morta, investigando i cambiamenti cromatici e luministici su elementi naturali privi di movimento. C’è sempre un’atmosfera di attesa in queste opere, dove la natura morta in realtà costituisce la soglia tra due momenti in cui la presenza dell’uomo è temporaneamente esclusa.

Una selezione di quadri provenienti da musei pubblici e da prestigiose collezioni private illustrano l’evoluzione del genere, ma soprattutto permettono al pubblico di scoprire tutti i significati nascosti negli elementi dipinti.

La mostra, con il contributo concesso dalla Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, con il patrocinio della Provincia di Asti e vede come sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti.
Catalogo edito da Skira.



SEDE
Palazzo Mazzetti
Corso Vittorio Alfieri, 357
14100 Asti

INFORMAZIONI
FONDAZIONE ASTI MUSEI
www.museidiasti.com
prenotazioni@fondazioneastimusei.it
info@fondazioneastimusei.it
T. +39 0141 530403

ORARI
Lunedì – domenica 10.00 – 19.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Hashtag ufficiale
CaravaggioAsti
@museidiasti
@arthemisiaarte

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T +39 06 69380306

Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani | ct@arthemisia.it

Messina, BRUM: “Racconti vicino al vulcano” -silloge narrativa di Giorgio Infantino

Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo”
Presentazione della silloge narrativa

25 novembre 2023 ore 16:30
Sala Lettura

via I Settembre,117-Palazzo Arcivescovile

Si terrà sabato 25 novembre, alle ore 16:30, presso la Sala Lettura della Biblioteca Regionale Universitaria “G. Longo” di Messina, la presentazione della silloge narrativa “Racconti vicino al vulcano” dello scrittore messinese Giorgio Infantino (Edizioni creativa, 2023).
L’evento, si aprirà con i Saluti Istituzionali e l’Introduzione della Direttrice della Biblioteca, Avv. Tommasa Siragusa, che fungerà poi da Coordinatrice. Seguirà, quindi, il contributo di valore della Prof.ssa Paola Radici Colace, già Ordinario di Filologia Classica Unime. Sarà presente l’Autore.

Con l’occasione della presentazione del volume, che raccoglie tre racconti (Il rappresentante, Oltre, Il compleanno) ed è tributo all’Universo femminile, in cui la donna traspare fra le righe del narratore che pur parla attraverso i suoi protagonisti maschili, si celebrerà anche la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Scrittore prolifico, Giorgio Infantino, in questa raccolta intende omaggiare la donna, che è costante pungolo per innescare nell’uomo cambiamenti auspicabili, percorsi di arricchimento esistenziale e, dunque, sovente è guida autorevole e sprigiona energia assimilabile a quella vulcanica dell’intitolazione.

Pur nella poliedricità delle tematiche trattate… tutte con grande verosimiglianza, è innegabile l’introspezione dei personaggi, quale elemento di aggregazione delle storie, e anche dalla scelta delle citazioni che aprono ogni racconto si può evincere la natura di fondo dell’Autore, ribelle e poco incline al conformismo e alle regole imposte dall’alto, se non è in condizioni di introiettarle… è palmare l’inclinazione verso una esistenza autentica.

Giorgio Infantino, laureato in Scienze Politiche alla Luiss di Roma, perfezionatosi alla Bocconi di Milano col titolo di COGER (Consulente e Gestore di Risparmio privato), è libero professionista nel settore finanziario e assicurativo. Già autore di tre romanzi gialli (Under Performance, La gabbia del gatto, Farmaci scaduti) e di una raccolta di novelle (Aquile e gabbiani), è stato selezionato al Salone del Libro di Torino tra 150 autori in self publishing per il giallo-noir “La gabbia del gatto”. Una raccolta di storie brevi, inoltre, è fruibile gratuitamente sul sito ilmiolibro.it

(a cura di Maria Rita Morgana)


Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’evento in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere ai Relatori durante l’incontro.
Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO:     Ufficio Relazioni con il Pubblico
                       tel.090674564
                       urpbibliome@regione.sicilia.it
                              

Roma: Programma Polo Museale Sapienza -“MUSEI IN MUSICA” 


UFFICIO STAMPA CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

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Tel: 051 6569105               
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Venezia, Ca’ Pesaro, Sale Dom Pérignon: MAURIZIO PELLEGRIN. Me stesso e io

Maurizio Pellegrin, The Gentleman, 2014, olio su tela del XIX secolo, filo, tessuto,104×64 cm – 19th Century oil on canvas, Thread, Fabric, 104×64 cm.

Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna Sale Dom Pérignon

24 novembre 2023 – 1 aprile 2024 

a cura di Elisabetta Barisoni 
in collaborazione con Marignana Arte e Galleria Michela Rizzo
con il sostegno di Banca Prealpi

Un artista che attraverso ensemble di oggetti dismessi porta in scena “ciò che è stato”; un passato non inteso come un reliquiario ma memoria carica di nuova energia, ritratti legati alla ricerca e alla costruzione dell’identità individuale a partire da una collettività generatrice.  
È questo Maurizio Pellegrin, artista veneziano residente a New York, che con la personale MAURIZIO PELLEGRIN. Me stesso e io nella sale Dom Pérignon di Ca’ Pesaro propone un dialogo ideale con la grande mostra Il ritratto veneziano dell’Ottocento, adiacente al secondo piano del museo; il ritratto contemporaneo si confronta così con il ritratto classico, ottocentesco, partendo dalla prima sala con una serie di autoritratti dell’artista alternati a rappresentazioni della città d’origine, memorie di disegni e appunti del passato, 104 Eyes and 1 Block Dot, 2011 e Drawings 1984 – 2002, proseguendo nella seconda sala con due opere monumentali: The Others, ritratti del Settecento e Ottocento, progetto site-specific realizzato appositamente per interpretare la mostra inaugurata a Ca’ Pesaro lo scorso 21 ottobre; e Memories (The Corsets), reperti di umanità in cui il ritratto emerge come assenza e la biancheria intima appesa di donne del passato è messa a confronto con i preziosi indumenti raffigurati nella mostra dell’Ottocento. 

Pellegrin si pone come connettore tra una visione contemporanea del ritratto, dunque documentazione di un hic et nunc realmente accaduto, legato alla realtà, e un’interpretazione ottocentesca per la quale, il ritratto, è da intendersi come celebrazione e consacrazione all’eternità; il processo che conduce alla costruzione della propria identità non raccoglie dunque volti dei suoi contemporanei ma individui appartenenti al XVIII e XIX secolo. 

Venezia fa da cornice e lega ancora una volta le due mostre, città di partenza di Maurizio Pellegrin e destinazione di Nino Barbantini, primo direttore di Ca’ Pesaro e curatore dell’esposizione storica di riferimento per Il ritratto veneziano dell’Ottocento del 1923, che arrivato da Ferrara, scelse la città lagunare come sua dimora. 


Contatti per la stampa
Fondazione Musei Civici di Venezia
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
In collaborazione con 
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Ref. Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076
30135 Venezia
Tel. +39 041 721127
capesaro.visitmuve.it