Cinema, televisione, produzione multimediale, hanno nel fenachistoscopio il loro antenato. Chi ha mai sentito questo strano nome, vince il piacere di potere raccontare la nascita di un oggetto cult per riprodurre immagini in movimento. Il fenachistoscopio è forse il primo dispositivo col quale visualizzare immagini non statiche ma animate. È stato inventato grazie alla ricerca incentrata sulle illusioni ottiche e presentato al pubblico come una vera e propria scoperta scientifica.
Come si può vedere nei disegni d’epoca, il fenachistoscopio era costituito da un manico che sosteneva un disco rotante in cartone. A prima vista poteva essere scambiato per un ventaglio rotondo. Il disco, tuttavia era rotante, e i disegni, riproducenti le fasi del movimento, erano disposti in cerchio. Tra i disegni vi erano strette fessure. Il disco era tenuto davanti a uno specchio in modo che i disegni potessero essere riflessi. Il lato del disco rivolto verso l’osservatore era nero. Costui guardava lo specchio attraverso le fessure, osservando i disegni mentre faceva ruotare il disco. La sequenza di immagini gli appariva in movimento.
Per illusione ottica le fessure fungono da otturatore lasciando apparire l’immagine riflessa nello specchio solo per un tempo molto breve. L’occhio vede quindi un’unica immagine, che sembra essere in movimento quando il disco ruota ad una velocità sufficiente.
Ben presto il dispositivo ha guadagnato la fama di un nuovo giocattolo di intrattenimento. Così, quando la novità svanì, fu accantonato come un giocattolo per bambini, ma trovò ancora impiego come strumento dimostrativo da parte di alcuni scienziati. Il quotidiano Le Figaro presentò il dispositivo a giugno del 1833, spiegando l’invenzione e quello strano termine che derivava dalle parole greche phénakistiscos, dal verbo “ingannare” e da skopein, che significa “esaminare” o “guardare”. Quindi il significato che si intendeva dare alla parola “fenachistoscopio” era qualcosa che ricordava un “inganno dello sguardo”, “inganno dell’occhio” o, se vogliamo dirlo con parole a noi più abituali, “illusione ottica”.
L’inventore Joseph Plateau non denominò affatto il dispositivo quando fu introdotto sul mercato intorno a gennaio 1833, ma usò il nome quell’anno stesso in un articolo che faceva riferimento a un’altra versione messa in vendita. Il termine, invece, secondo alcuni fu usato per la prima volta dalla società francese Alphonse Giroux et Compagnie in una domanda di licenza di esportazione il 29 maggio 1833. Con questo nome, infatti, compare sulle loro confezioni.
Abbiamo attribuito l’invenzione al fisico belga Joseph Plateau, ma come spesso accade, il fenachistoscopio fu inventato quasi contemporaneamente tra novembre e dicembre del 1832 anche dal professore austriaco di geometria pratica Simon Stampfer. Il vantaggio di Plateau fu l’avere pubblicato la sua invenzione il 21 gennaio 1833 in una lettera alla Correspondance Mathématique et Physique. L’articolo si intitolava Sur un nouveau genere d’illusions d’optique (Su una nuova forma di illusioni ottiche) ma senza dare un nome al suo dispositivo. Consisteva in un disco che rappresentava la sagoma di un ballerino mentre piroetta, ma Plateau suggeriva che sarebbe stato più efficace se fosse stato ombreggiato e dipinto a colori.
Anche Stampfer aveva pensato di collocare la sequenza di immagini su un disco, ma proponeva anche una alternativa su di un cilindro o, nel caso di un gran numero di immagini, su carta o tessuto tesi in modo da girare attorno a due bobine parallele. Tutte soluzioni che saranno sviluppate in seguito da altri inventori e che daranno origine a prodotti similari.
Gli editori Trentsensky & Vieweg produssero la prima edizione delle Stroboscopische Scheiben del professor Stampfer sul finire di febbraio 1833, ma probabilmente aspettarono che il Privilegium (cioè il brevetto rilasciato dalle autorità austriache fosse ufficiale il 7 maggio 1833). Il problema fu che nessuno era preparato ad un “successo immediato, ne conseguì che gli stock dei prodotti fabbricati andarono esauriti in quattro settimane, lasciandoli impossibilitati a spedire gli ordini d’acquisto. Dal canto suo, Joseph Plateau non ha mai brevettato la propria invenzione e probabilmente non era neppure molto interessato a sfruttarla. Tuttavia, ha progettato sei versioni differenti dei dischi per la ditta Ackermann & Co. di Londra. Questi furono introdotti al pubblico nel luglio 1833 coi nomi di Fantasmascopi o Fantascopi. In verità, Il fenachistoscopio divenne molto popolare e presto ci furono altri editori in Europa che pubblicarono dischi con vari nomi differenti.
Il fenachistoscopio è stato popolare per solo due anni, fino all’invenzione dello zootropio da parte di William George Horner. Quest’ultimo congegno presentava due vantaggi: non richiedeva uno specchio e, cosa più importante, poteva essere visto da più di una persona alla volta. Il cinema non era ancora nato, ma la strada era aperta.