Il caffè solubile? Buono sì, chi lo ha inventato?

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Satori Kato, un chimico giapponese naturalizzato statunitense, che lavorava a Chicago, fino a pochi anni fa è stato considerato il padre del caffè solubile. Tuttavia, come ogni invenzione di rispetto, cercando e ricercando, si scopre sempre qualche precedente. Taluni, infatti, sostengono che il caffè solubile fu inventato e brevettato il 7 marzo 1881 con il numero 141520 dal francese Alphonse Allais. Inoltre, nel 1890, David Strang di Invergill (in Nuova Zelanda) mise in vendita un caffè solubile, anche questo munito di brevetto, con il nome di “Strang’s Coffee”. La lista degli inventori, però, è considerevole e per questo forse è meglio concentrarsi sul caffè solubile di Satori Kato prodotto inizialmente sul territorio statunitense.

Fino ad allora Satori Kato era famoso per avere inventato il tè solubile, prima che Thomas Sullivan proponesse quello in bustina, consumato usualmente. A cavallo del Novecento un importatore americano chiese a Kato di sperimentare una identica soluzione anche per il caffè oltre che per il tè. Nel 1901, Kato brevettò un processo per produrre una polvere di caffè solubile che poteva essere preparata semplicemente aggiungendo acqua calda. Il suo metodo prevedeva la torrefazione del caffè, la macinatura e la solubilizzazione in acqua calda. La soluzione veniva quindi evaporata, lasciando un residuo di polvere solubile.

Frontespizio di una brochure dell’Esposizione Panamericana, pubblicata da Kato Coffee Co., una delle prime aziende a sviluppare il caffè istantaneo.

Kato brevettò il metodo per produrre il caffè solubile in polvere e presentò il suo nuovo prodotto all’Esposizione panamericana di Buffalo del 1901, dove riscosse un grande successo. Tuttavia, la sua invenzione non fu immediatamente commercializzata su larga scala. Kato fondò la Kato Coffee Company, ma l’azienda non ebbe un gran successo.

Il caffè solubile di Kato al contrario fu molto apprezzato soprattutto tra i soldati americani che combattevano nella guerra ispano-americana. Il suo metodo di produzione era, infatti, relativamente semplice e veloce, e il caffè solubile si poteva facilmente preparare rispetto al caffè tradizionale.

Nel 1910, un altro chimico, George Constant Louis Washington, imprenditore olandese, perfezionò il processo di Kato. Washington arrivato a New York nel 1903 da Anversa in cerca di fortuna. Aveva idea di sviluppare una sua intuizione scaturita osservando le incrostazioni che si formavano sul bricco in argento da cui si versava il caffè.

A conclusione delle sue ricerche Washington fondò la Red E Coffee Company e iniziò a commercializzare il suo caffè solubile. Washington utilizzò un metodo di essiccazione a spruzzo che produceva una polvere di caffè più fine e solubile. Il suo caffè, chiamato Red E Coffee, fu un successo commerciale e contribuì a diffondere il caffè solubile in tutto il mondo.

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apparsa sul New York Tribune del 22 giugno 1919

Il caffè solubile, sia di Kato come di Washington, ha contribuito a diffondere la cultura del caffè nel mondo. La sua praticità e semplicità di preparazione lo hanno reso una bevanda popolare in particolare nei paesi occidentali. Il processo di produzione è rimasto sostanzialmente lo stesso da quando è stato inventato da Kato. I principali cambiamenti riguardano l’utilizzo di tecnologie più moderne ed efficienti.

I due principali metodi di produzione del caffè solubile si possono sintetizzare in poche parole:

  • Il metodo dell’estrazione: il caffè viene tostato, macinato e poi estratto con acqua calda. La soluzione viene quindi evaporata, lasciando un residuo di polvere solubile.
  • Il metodo della liofilizzazione: il caffè viene tostato, macinato e poi congelato. La soluzione viene quindi evaporata sottovuoto, lasciando un residuo di granuli solubili.

Il caffè solubile prodotto con il metodo dell’estrazione è più economico, ma ha un sapore meno intenso rispetto al caffè prodotto con il metodo della liofilizzazione, che costituì la vera e propria svolta del caffè solubile. Nel corso degli anni Trenta, il Brasile, grande produttore di caffè, cercava di risolvere il modo di smaltire le enormi eccedenze di produzione. Il problema fu risolto dalla Nestlé, grazie al gruppo dei suoi ricercatori, guidato da Max Morgenthaler. Sulla base dell’invenzione di Kato, in sette anni di lavoro, fu sviluppato un processo di nebulizzazione ed essiccazione.

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Nel 1938, di conseguenza, la Nestlé mise sul mercato il Nescafé, un caffè solubile prodotto col metodo della liofilizzazione. Il nuovo processo di essiccazione consentiva di preservare le proprietà organolettiche del caffè. Il successo del Nescafé contribuì a diffondere definitivamente il caffè solubile in tutto il mondo.

Nonostante tutto, il caffè solubile è una bevanda controversa. Alcuni lo considerano una bevanda artificiale e di scarsa qualità, mentre altri lo apprezzano per la sua praticità e semplicità di preparazione.


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