Roma: le sale di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai realizzata in Italia e dedicata a “RAOUL DUFY. Il pittore della gioia”

Dufy Raoul Paysage de Sicile, Taormine, 1923, Huile sur toile 46×55 cm
MAM Paris
Paris Musées / Musée d’Art Moderne
Droits d’auteur © ADAGP
© Raoul Dufy by SIAE 2022

RAOUL DUFY
Il pittore della gioia

Roma, Palazzo Cipolla
14 ottobre 2022 – 26 febbraio 2023

La pittura, i soggetti e i colori sgargianti saranno i protagonisti della prima grande esposizione in Italia dedicata al grande artista Raoul Dufy, ospitata a Palazzo Cipolla di Roma dal 14 ottobre.

Dufy, il pittore della gioia, della luce e del colore contribuì a cambiare il gusto del pubblico della prima metà del ‘900 adattando le sue innovazioni e la sua vivacità a tutte le arti decorative.

Con 160 opere provenienti dalle più importanti collezioni pubbliche e private francesi, la mostra percorre l’intera parabola artistica di uno dei più grandi interpreti della storia dell’arte, a cavallo tra impressionismo e fauvismo.

Dal 14 ottobre 2022, le sale di Palazzo Cipolla ospitano la prima grande esposizione mai realizzata in Italia e dedicata a uno dei maestri dell’arte moderna: RAOUL DUFY (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953).

Autore di opere monumentali come La Fée Electricité (1937 – 1938) – uno dei dipinti più grandi al mondo, di una lunghezza complessiva di 6 metri, composto da 250 pannelli e commissionatogli dalla “Compagnie parisienne de distribution d’électricité” per essere esposto nel Padiglione dell’elettricità al World’s World del 1937 -, Dufy fu un grande pittore, scenografo e disegnatore francese di inizio ‘900 che, per la sua capacità di catturare le atmosfere, i colori e l’intensità della luce e a trasferirli sulle sue tele, divenne – per antonomasia – il pittore della gioia e della luce.

Nacque da una famiglia di modeste condizioni economiche ed ebbe un padre attivo come organista che trasferì in particolare a Raoul la sua stessa passione per la musica, che lui coltivò per tutto il resto della vita trasponendola anche nelle sue opere.
In seguito a una crisi finanziaria della famiglia, nel 1891 il giovane Raoul fu costretto a cercare lavoro a Le Havre.

Nell’ambiente artistico straordinariamente stimolante di Parigi si avvicinò a due maestri dell’impressionismo come Monet e Pissarro ma, nel 1905, lo scandalo dei Fauves gli rivelò una pittura moderna e “di tendenza” che lo portò ad avvicinarsi a Matisse.
Il 1903 fu l’anno della sua prima volta al Salon des Indépendants, nel quale espose fino al 1936 e poi fu accettato nel 1906 al Salon d’Automne (fino al 1943).

La sua attività artistica non conobbe interruzioni e, dal 1910, ampliò la sua attività nel campo delle arti decorative affermandosi con successo in una produzione assai vasta, dalla xilografia alla pittura e alla grafica, dalle ceramiche ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie. Con un’attività artistica che non conobbe interruzioni fino alla sua morte, tutto ciò gli consentì di recuperare la sua tavolozza squillante, cui sovrappose un tocco grafico vibrante e allusivo.La mostra Raoul Dufy. Il pittore della gioia, con oltre 160 opere tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi – come il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris che conserva di Dufy una delle più ricche collezioni, dal Centre PompidouPalais Galliera, la Bibliothèque Forney e la Bibliothèque littéraire Jacques Doucet tutte di Parigi insieme al Musée de la LoireMusée des Tissus et des Arts Décoratifs di Lione, il Musée des Beaux-Arts Jules Chéret di Nizza e al Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles – racconta la vita e l’opera di un artista con lo sguardo sempre rivolto alla modernità, pervaso da una vivacità che ha saputo adattare a tutte le arti decorative, contribuendo a cambiare il gusto del pubblico.Curata da Sophie Krebs, conservatrice generale del patrimonio del museo parigino, la mostra è un viaggio emozionale attraverso i temi prediletti dall’artista, dove le sensazioni visive ridotte all’essenza della realtà, l’utilizzo della composizione, della luce e del colore sono gli elementi emblematici che caratterizzano le sue opere.Suddivisa in 14 sezioni tematiche, la mostra racconta l’intero percorso artistico del pittore francese, attraverso molteplici opere che abbracciano varie tecniche nei diversi decenni del Novecento, dagli inizi fino agli anni Cinquanta, quando Dufy cercò nuovi temi a causa della guerra e della malattia che lo costrinse a rimanere nel suo studio nel sud della Francia.

Un excursus che trova il suo leitmotiv nella violenza cromatica, nella magia di quel colore che diventa elemento indispensabile per la comunicazione di emozioni e stati d’animo.
Un’evoluzione che vede Dufy inizialmente prosecutore di quella tradizione impressionista germogliata con Monet proprio nella sua città natale di Le Havre e poi insieme ai Fauve che, radunati attorno alla figura di Matisse, reagiranno presto alla pittura d’atmosfera e a quel dipingere dominato dalle sensazioni visive, per poi approdare infine ad abbracciare l’austerità cezanniana con la quale le forme, le zone piatte di colori accesi o addirittura violenti sono indipendenti dalla linea che accenna appena a circoscriverle.Onde a V rovesciata, nuvole e un mondo di forme: bagnanti, uccelli, cavalli, paesaggi ispirati sia dalla modernità che dal classicismo.
Sensibile all’aria del proprio tempo, si interessa alla società dell’intrattenimento con le sue corse, le regate, gli spettacoli elitari e popolari al contempo che Dufy riproduce con brio e vivacità.
Un artista alla perenne ricerca di stimoli e sperimentazione, in grado di rendere l’arte impegnata ma allo stesso tempo apparentemente “leggera”, il cui scopo dichiarato era, come scrive la scrittrice americana Gertrude Stein, di arrecare piacere.La mostra, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale per volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, è realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, ideata dal Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Paris Musées e curata da Sophie Krebs, conservatrice generale dello stesso museo parigino.


Catalogo edito da Skira.


INFO
Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Colorno, Parma: Al via nel weekend il ColornoPhotoLife 2022. “Acqua, fonte di vita”

Al via questo fine settimana il ColornoPhotoLife

“Acqua, fonte di vita” è il tema della 13° edizione del festival fotografico parmense che si svolgerà dal 14 al 16 ottobre a Colorno. Nutrito il programma con 20 mostre negli spazi ufficiali e altre 16 in diversi luoghi della cittadina, oltre a incontri, workshop, letture portfolio e fanzine

Prenderà il via venerdì 14 e si concluderà domenica 16 ottobre la 13a edizione del ColornoPhotoLife. Un festival tematico che dalla sua nascita cerca di proporre “radici e nuove frontiere della fotografia”. E che anno dopo anno è sempre più un punto di riferimento per il panorama fotografico nazionale. Il tema di quest’anno è “Acqua, fonte di vita” e come di consueto sarà  l’occasione per gli appassionati di ogni livello di esporre le proprie opere accanto a quelle di maestri che hanno fatto la storia della fotografia e di vedere le tendenze in atto nell’ambito della fotografia nazionale.

Le mostre sono allestite all’interno degli spazi museali dell’Aranciaia, del MUPAC e della Reggia, ma anche in spazi commerciali della cittadina parmense, dove saranno esposti numerosi lavori a portfolio. Il festival, organizzato dal Gruppo Fotografico Color’s Light in collaborazione con Antea Progetti, è patrocinato dal Comune di Colorno, dalla Provincia di Parma, dalla Regione Emilia Romagna, da FIAF (Federazione italiana associazioni fotografiche) ed è sostenuto da Regione Emilia Romagna e Fondazione Cariparma.

Durante le tre giornate clou (e fino al 19 novembre) si alterneranno momenti espositivi di fotografia, proiezione di audiovisivi, presentazioni editoriali, tavoli di letture del proprio portfolio, workshop, concerti musicali e da quest’anno il festival si arricchisce del premio di lettura fanzine Read-Zine, novità assoluta per i festival fotografici italiani.

Il programma del festival è curato da un comitato scientifico di professionisti ed esperti in ambito fotografico: Gigi Montali (Presidente Gruppo Fotografico Color’s Light Colorno), Silvano Bicocchi (Direttore dip. Cultura FIAF), Loredana De Pace (giornalista e curatrice) e Antonella Balestrazzi (Presidente Antea Progetti).

Anche in questa edizione, prestigiose le collaborazioni: Archivio Fondazione 3M, CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione), la rivista Il Fotografo, MUSA fotografia e TTA (Travel Tales Award).

Venerdì 14 alle 21 inaugurazione del festival con presentazione delle mostre fotografiche negli spazi dell’Aranciaia (Piazzale Vittorio Veneto, 12), che rimarranno aperte fino al 13 novembre. Al MUPAC (primo piano Aranciaia) “Piena di grazia” di Ilaria Sagaria, “Love givers” di Simone Cerio, “Cosmi” di Alessandro Gattuso, “Alberto Sordi – L’umanità fragile” e “Il Mississippi di William Ferris”. In Aranciaia (piano terra) la collettiva “Worl Water Day Photo Contest”, “Leaves” di Stefano Sabene e le collettive a tema “L’acqua fonte di vita”.

Sabato 15 alle 11:30 alla Reggia di Colorno verrà presentata e aperta al pubblico la mostra di e con Marco Gualazzini “La crisi del lago Ciad”. Alle 15:30, al Piano Nobile, inaugurazione della mostra “L’Arte di ritrarre gli artisti” di e con Nino Migliori a cura di Sandro Parmiggiani.

Sempre sabato (10 – 12:30, 15 – 18) e domenica 16 (dalle 9:30 alle 12:30) al MUPAC (Aranciaia) 12o premio portfolio “Maria Luigia”: 11a tappa del Portfolio Italia 2022. Ai tavoli di lettura si alterneranno critici fotografici, photoeditor e fotografi rappresentanti del panorama fotografico italiano: Orietta Bay, Federica Berzioli, Silvano Bicocchi, Maria Teresa Cerretelli, Alessandro Gandolfi, Claudia Ioan, Stefania Lasagni, Laura Manione, Massimo Mazzoli, Fulvio Merlak, Antonella Monzoni, Paola Riccardi e Silvia Tampucci.

Ancora sabato al MUPAC (dalle 10:40 alle 12:40 e 14:30 alle 17:30) AV-LAb a cura del DIAF con Laura Mosso, Roberto Puato e Gianni Rossi. Sarà l’occasione sia per sottoporre i propri lavori ai docenti FIAF sia per avere uno scambio con esperti di settore. Visita guidata alle mostre alle 11 con Loredana De Pace e alle 15:30 con Silvano Bicocchi.

Alle 18:30 incontro con il fotografo e critico musicale Guido Harari che presenterà il suo ultimo libro: “Remain in light. 50 anni di fotografie e incontri”. Protagonisti i big della musica ma non solo.

Domenica 16 ottobre alle 10:45 alla Reggia di Colorno presentazione del libro “Drop in – Cadere dentro” di Serafino Fasulo che dialogherà con Antonella Monzoni ed Eleonora Carlesi. A seguire (11:45) presentazione del libro “Concordia” di Alessandro Gandolfi. Dialogherà con il fotografo l’editore di Seipersei, Stefano Vigni.

Sempre domenica al MUPAC (9:30 12:30) premio di lettura fanzine Read-Zine, un tavolo di lettura fanzine composto da Loredana De Pace, Valeria Foschetti e Lorenzo Caleca. Dalle 15 presentazione dei seguenti libri fotografici: “Love Givers” di Simone Cerio, vincitore del premio fotografico “Umane Tracce”, a cura e con Paola Riccardi; alle 15:30 “L’uomo Fotografico” di Fabiola di Maggio, a cura di Silvano Bicocchi; alle 16:15 “I sentimenti dell’acqua”,talk con la visual artist milanese elsa lamartina, a cura di Loredana De Pace; alle 17 “Sangue Muto” di Anna Campanini, dove interverranno Paolo Barbaro e Laura Manione.Infine alle 18  Premio Read-Zine e Premio Portfolio Italia / Maria Luigia.

Nei giorni del festival sarà attivo il Bookshop a cura di “SQUARE Books” con libri e fanzine fotografiche.Per il programma completo del ColornoPhotoLife 2022 si consiglia di visitare il sito del festival www.colornophotolife.it costantemente aggiornato.

PROGRAMMA


INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:

Sito web: www.colornophotolife.it

E-mail: info@colornophotolife.it
prenotazioni@colornophotolife.it

Ufficio Stampa ColornoPhotoLife:
Barbara Valla  barbara@artistisenzanome.it

Barbara Valla – Uffici Stampa e comunicazione
Milano – Parma
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Instagram: bcomstudio
Skype: barbara_7840

A Milano in mostra il meglio dell’Antiquariato: AMART, “Torniamo all’antico e sarà un progresso”

INVITO PRESS PREVIEW

19 Ottobre 2022 – 23 Ottobre 2022

Milano, Museo della Permanente

AMART. Torniamo all’antico e sarà un progresso

Quarta edizione per AMART, l’unica mostra dedicata all’Antiquariato nella Milano capitale del design, è organizzata dall’Associazione Antiquari Milanesi in collaborazione con Promo.Ter Unione.
Dal 19 al 23 ottobre, presso il Museo della Permanente, gioiello neoclassico nel cuore di Milano, saranno accolte 67 gallerie provenienti da tutta Italia, selezionate per l’elevata proposta che comprende dipinti, disegni, sculture, mobili, preziosi, argenti, tappeti e molto altro.

“Torniamo all’antico e sarà un progresso ” la celebre frase di Giuseppe Verdi è il motto che anima la quarta edizione di AMART. La mostra si riallaccia infatti alla grande tradizione dell’antiquariato e del collezionismo milanese ma guarda anche al contemporaneo, in particolare all’architettura e al design come fonte di ispirazione e destinatari della propria proposta artistica.
AMART ha infatti affidato il nuovo allestimento dell’edizione 2022 all’architetto Michele Piva, al quale si sono rivolti molti musei per il proprio restyling – fra i quali il museo Diocesano a Milano e l’Ala Ponzone di Cremona. Specializzato in museografia e formatosi nello studio Albini-Helg-Piva, è considerato uno tra i massimi esperti del settore.
Mentre Presidente della giuria del premio “miglior allestimento stand” sarà Clara Bona, giornalista, architetto e interior design affermata a livello internazionale che da tempo esporta il gusto milanese, curato e moderno, in giro per il mondo. Coadiuvata dalla nota giornalista di settore Laura Ragazzola, a sua volta architetto, incoraggeranno ulteriormente gli antiquari a valorizzare gli spazi espositivi.

Non è un caso che l’idea di una mostra dell’antiquariato a Milano, pensata per un pubblico più giovane e internazionale, in dialogo con la nuova metropoli europea, sia venuta nel 2018 a un grande dell’antiquariato italiano: Domenico Piva, allora presidente dell’associazione antiquari milanesi. Piva che ben conosceva il Genius loci della città, sapeva perfettamente che a Milano antiquariato e modernità, ossia la tradizione artistica, la cultura del saper fare, la visione della modernità degli architetti del dopoguerra e la cultura industriale, dopo essersi scambiati conoscenze lungo tutto il Novecento, avrebbero continuato questo dialogo. Questa stessa convinzione guida anche il nuovo comitato direttivo dell’associazione antiquari milanesi ora al lavoro nell’organizzare la nuova edizione di AMART.
Tra le novità messe in campo dal nuovo comitato direttivo anche il rafforzamento della commissione di vetting di cui viene appunto aumentato il numero di esperti con l’integrazione di storici e restauratori di valore e accreditati a livello nazionale che vaglieranno tutte gli oggetti proposti in vendita dalle gallerie, una sicurezza in più per il collezionista in aggiunta all’expertise del singolo antiquario.

Francesco Battaglioli: Capriccio architettonico, olio su tela, cm 82 x 158.
Attilio Cecchetto Antiquario

Una mostra però non solo milanese, perché vi prendono parte antiquari di tutta Italia.
Questi i nomi della prossima edizione:

ANTICHITA’ ALL’ORATORIO
AJASSA
ALLEMANDI FINE ART
ALTOMANI & SONS
ARCUTI FINE ART
ARS ANTIQUA
GIOVANNI ASIOLI MARTINI ANTIQUARIATO
GALLERIA DANIELA BALZARETTI
BOTTEGANTICA
BRUN FINE ART
CALLEA ANTICHITA’
GALLERIA CANESSO
FRANCESCO CANNUCCIARI
GALLERIA MIRCO CATTAI
ATTILIO CECCHETTO ANTIQUARIO
GALLERIA D’ARTE CESARO
ALESSANDRO CESATI
GALLERIA D’ORLANE
DALTON SOMARE’
DAME E CAVALIERI
DENISE E BEPPE BERNA
DI MANO IN MANO FINE ARTS
LES GALERIES DU LUXEMBOURG
E.L.A. ANTICHITA’
ENRICO GALLERIE D’ARTE
ETHNOARTE
G.N. ANTICHITA’
GHILLI ANTICHITA’
GALLERIA GIAMBLANCO
ANTICHITA’ GIGLIO
INOPERA ITALIAN ARTS
KARMA PEARLS
LA PENDULERIE
ANTICHITA’ LA PIEVE
LONGARI arte MILANO
LUCAS MILANO
GALLERIA D’ARTE MAINETTI
GALLERIE MASPES
MASTROMAURO ARTE GIAPPONESE
MATTA ANTICHITA’
MEARINI FINE ART
MAURIZIO NOBILE FINE ART
ANTICHITA’ DI ALESSIO NOBILI
NUOVA ARCADIA
ORO INCENSO E MIRRA
ORSINI ARTE E LIBRI
ART STUDIO PEDRAZZINI
RAFFAELLO PERNICI – BEST CERAMICS
PHIDIAS ANTIQUES
GIOIELLERIA PICCOLO
PIVA & C.
R.V. ART GALLERY STUDIO
ROMIGIOLI ANTICHITA’
SALAMON
SALAMON FINE ART
GALLERIA D’ARTE SAN BARNABA
ANTICHITA’ SANTA GIULIA
GALLERIA SILVA
SOCIETA’ DI BELLE ARTI
GIAN ENZO SPERONE
STUDIOLO FINE ART
SUBERT
TOMMASO TOMASI “LE DUE TORRI”
TOP TIME MUSA
TORNABUONI ARTE
UMBRIA ARTIS
VERDINI ANTIQUES

Per questa quarta edizione di AMART, l’Associazione Antiquari Milanesi rafforza la collaborazione con il Museo Bagatti Valsecchi, la casa museo milanese situata nel cuore del quadrilatero della moda, lanciando l’iniziativa “togli un cerotto” (dove il cerotto è la carta giapponese usata durante le operazioni di restauro per evitare perdite della superficie pittorica del dipinto). Una delle opere conservate nel museo, il significativo polittico di Giovanni Pietro Brentani, Madonna con il Bambino tra i santi Bernardino, Pietro martire, Pietro Apostolo, Giovanni Battista, della seconda metà del XV secolo, che necessita di un accurato restauro, sarà destinatario di una donazione da parte degli espositori di AMART cui si aggiungerà quella del gruppo giovani dell’associazione attraverso un crowdfunding su GoFundMe.

Un’altra casa museo è accanto ad AMART, dalla sua prima edizione, nella curatela di progetti espositivi collaterali alla fiera: il Museo Poldi Pezzoli, tra i più famosi e raffinati esempi di collezionismo del XIX secolo. Dal palazzo delle meraviglie di via Manzoni arriveranno alla Permanente straordinarie opere islamiche di metallo del XVI secolo delle quali AMART ha scelto si sostenere il restauro in occasione dei 200 anni della nascita del fondatore Gian Giacomo Poldi Pezzoli.


INFO

La settimana di AMART sarà arricchita da una serie d’iniziative il cui programma sarà pubblicato al sito www.amart-milano.com.

Partner istituzionali il Fondo Ambiente Italiani, -FAI-; il museo Poldi Pezzoli e il museo Bagatti Valsecchi.

Sponsor tecnici: Ciaccio Assicurazioni, Ingegnoli, Allemandi editore, T’a.

DOVE
Museo della Permanente
via Filippo Turati 34, Milano
amart-milano.com

QUANDO
19-23 ottobre 2022

DATE E ORARI
martedì 18 ottobre,
inaugurazione su invito dalle h. 17.00 alle h. 22.00
da mercoledì 19 a sabato 23 ottobre
dalle h. 11.00 alle h. 20.30
domenica 23 ottobre dalle 11.00 alle 19.30

COME ARRIVARE CON I MEZZI PUBBLICI
– METROPOLITANA M3 GIALLA,
fermate Turati e Repubblica
– TRAM n. 1, n. 9 e n. 33;
– AUTOBUS n. 43, n. 61 e n. 94

PER INFORMAZIONI
Email: antiquari@unione.milano.it
Telefono: 02.7750447

BIGLIETTI
Intero: 10 euro
Ridotto: 5 euro euro under 26 anni e over 70
gratuito Amici del Poldi Pezzoli, Museo Bagatti Valsecchi, FAI e tesserati FIMA
Biglietti disponibili online sì

Ufficio stampa
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Ref. Roberta Barbaro, roberta@studioesseci.net
Tel. 049 663499, www.studioesseci.net

Reggio Emilia, Palazzo da Mosto: ITALIA IN-ATTESA 12 racconti fotografici

Olivo Barbieri: Camera Picta#1, Mantova 2020

15 Ottobre 2022 – 08 Gennaio 2023

Reggio Emilia, Palazzo da Mosto

ITALIA IN-ATTESA. 12 racconti fotografici

A cura di Margherita Guccione e Carlo Birrozzi

Tra cronaca di un recente passato e attualità, “Italia in-attesa. 12 racconti fotografici”, dal 15 ottobre all’8 gennaio a Palazzo da Mosto a Reggio Emilia, narra di un’Italia sospesa, interdetta, trasformata da un’occasione eccezionale e – auspicabilmente – irripetibile, il primo lockdown causato dal Covid: un tempo diverso dove anche lo spazio, l’architettura e l’ambiente diventano “altro” quando l’uomo non li abita. Un racconto che si sviluppa attraverso le visioni e la sensibilità di altrettanti grandi fotografi: Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Silvia Camporesi, Mario Cresci, Paola De Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo, Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr e George Tatge.

La mostra, a cura di Margherita Guccione e Carlo Birrozzi, è promossa da Ministero della Cultura, Direzione Generale Creatività Contemporanea, Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione e Fondazione Palazzo Magnani, in collaborazione con Fondazione Maxxi.

In uno scenario unico, silenzioso, quasi irreale, i racconti fotografici narrano storie di un mondo stra-ordinario, sono sequenze di visioni inattese e innaturali che mescolano luoghi del patrimonio culturale italiano e dello spazio intimo e mentale delle autrici e degli autori: paesaggi e piazze, orizzonti e spazi pubblici, opere d’arte e oggetti quotidiani. Lontane dagli stereotipi del Belpaese, queste immagini parlano di paesaggi spaesati che sposano la bellezza sublime con la percezione di una crisi profonda, dove alla natura rigogliosa che riempie progressivamente gli spazi urbani corrisponde il vuoto e l’assenza di vita umana. Sono racconti parziali, soggettivi, che ci introducono a nuovi punti di vista, modificando le consuete poetiche di narrazione dello spazio fisico.

Le artiste e gli artisti coinvolti sono riconosciuti interpreti della fotografia, di generazioni e attitudini diverse, che hanno sviluppato con la loro ricerca una vocazione all’ascolto dei luoghi e del patrimonio collettivo. Per questo motivo il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, tramite la Direzione generale Creatività Contemporanea, ha pensato di chiamarli a riflettere con un progetto incentrato sull’eccezionale condizione dell’Italia nei mesi di marzo-maggio 2020, allo scopo di realizzare, spaziando tra differenti linguaggi e modalità di espressione, un racconto corale e polifonico.

Olivo Barbieri, per questa sua indagine-racconto, sceglie la Camera degli Sposi, macchina visiva d’eccellenza per la sperimentazione innovativa della prospettiva, per condurre la sua riflessione sui meccanismi della percezione e sul sistema della rappresentazione. Guido Guidi, al contrario, si rivolge al paesaggio minimo della quotidianità: conferendo pari valore al monumentale e all‘ordinario, Guidi restituisce al nostro sguardo particolari trascurabili della realtà caricandoli di rinnovato senso e levità.
Una medesima attenzione al paesaggio d’affezione è testimoniata dalle fotografie di Silvia Camporesi, che sceglie di ritrarre i luoghi della sua infanzia: liberati dallo scorrere della vita quotidiana, questi sembrano svelare ora la propria essenza. In un’atmosfera metafisica e straniante sono immersi anche i centri storici umbri ritratti da George Tatge, in cui il silenzio e il senso di vuoto sembrano riflettere lo stato d’animo dell’autore. Sul tema dell’assenza si concentra anche il lavoro di Allegra Martin: luoghi emblematici della cultura milanese, privati improvvisamente dell’azione e dello sguardo del pubblico che abitualmente conferisce loro vita, diventano metafora di una sospensione non solo temporale, ma anche di senso.

A questi progetti fanno da contraltare lavori che non guardano allo spazio esterno, ma a quello interno, spostando la riflessione su un piano astratto e concettuale.
È il caso di Francesco Jodice, che trasferisce il viaggio fisico su un discorso mentale e virtuale, compiendo un reportage attraverso quattro architetture simbolo della cultura italiana storica e contemporanea mediante immagini satellitari, e di Mario Cresci, che rivolge lo sguardo ora al micro-mondo costituito dalla sua casa di Bergamo, ora a quello esterno, rappresentato da una città deserta: il tempo del lockdown forzato offre spazio per giochi della mente, alla ricerca di nuove analogie tra gli oggetti e inconsuete esplorazioni. Le immagini visionarie di Antonio Biasiucci, poi, trasferiscono la riflessione su un piano totalmente simbolico: i ceppi di alberi, ripresi in modo da richiamare forme antropomorfe, sono soggetti archetipici che rimandano alla circolarità del tempo.
La condizione astratta del paesaggio è al centro anche del lavoro di Paola De Pietri: i paesaggi onirici di Rimini e Venezia si echeggiano da due differenti latitudini dell’Adriatico. Le immagini surreali dei paesaggi montani tanto cari a Walter Niedermayr, solitamente popolati e logorati dal turismo di massa, appaiono qui quasi spettrali nell’assenza di presenza umana.

I siti simbolo della città eterna insolitamente deserti, ripresi da Andrea Jemolo, si confrontano con alcuni centri storici danneggiati dal terremoto che ha colpito il Centro Italia del 2016, ritratti da Ilaria Ferretti: luoghi in cui le tracce della vita e del tempo sono ormai affidate solo al movimento delle ombre e alla rassicurante persistenza della natura.

La mostra costituisce così, grazie alla varietà delle interpretazioni, un’analisi visiva dell’impatto antropico sul paesaggio, sulle relazioni tra cultura e natura, architettura e ambiente in alcuni luoghi (sia iconici che non) italiani. L’area del Colosseo rimane la stessa con o senza persone che la vivono? Città turistiche come Rimini e Venezia, che sensazioni restituiscono quando sono completamente deserte? A quasi due anni di distanza, come possiamo “rileggere” quelle immagini? Dovevamo, si diceva, utilizzare quell’esperienza straordinaria e terribile per imparare qualcosa: è stato così?
Queste domande saranno al centro di dialoghi tra fotografi, architetti, urbanisti e paesaggisti lungo un calendario di incontri aperti al pubblico durante il periodo espositivo.


INFO

Ufficio stampa: Studio ESSECI di Sergio Campagnolo s.a.s.
Simone Raddi, simone@studioesseci.net

Ufficio stampa Fondazione Palazzo Magnani
Stefania Palazzo, s.palazzo@palazzomagnani.it
Elvira Ponzo, e.ponzo@palazzomagnani.it