San Casciano dei Bagni (Siena): Straordinaria scoperta archeologica mette in luce oltre 20 statue in bronzo

Archeologia
Nuove straordinarie statue in bronzo scoperte al santuario di San Casciano dei Bagni

Dalle acque termali il rinvenimento più grande mai emerso in Italia, riscriverà la storia della statuaria etrusca-romana.

Il Ministro Sangiuliano: ritrovamento eccezionale, Italia ricca di tesori immensi e unici

Oltre 20 statue di bronzo in perfetto stato di conservazione, ex voto e altri oggetti, ma anche cinquemila monete in oro, argento e bronzo. Sono queste le nuove eccezionali scoperte restituite dalla campagna di scavo al santuario etrusco-romano connesso all’antica vasca sacra della sorgente termo-minerale del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena. Iniziato nel 2019, lo scavo promosso dal Ministero della Cultura e dal comune toscano con il coordinamento del prof. Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena ha condotto a questi nuovi straordinari ritrovamenti nelle prime settimane di ottobre. A San Casciano, grazie ai recenti finanziamenti del MiC, nascerà un nuovo museo per ospitare i reperti.
 
“Una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo”, dichiara l’etruscologo responsabile dello scavo, prof. Jacopo Tabolli. È così infatti che, 50 anni dopo la scoperta nel 1972 dei celebri “bronzi di Riace”, si riscrive a San Casciano dei Bagni la storia dell’antica statuaria in bronzo di età etrusca e romana. Quello del sito toscano è il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo: senza eguali soprattutto perché, finora, di questa epoca si conoscevano prevalentemente statue in terracotta.
 
“Un ritrovamento eccezionale, che conferma una volta di più che l’Italia è un paese di tesori immensi e unici. La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana”, dichiara il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano che, proprio ieri, in occasione di una delle sue prime visite fuori Roma è stato a Grosseto al laboratorio dell’Istituto Centrale del Restauro, dove sono in corso le attività di studio e i primi interventi sui bronzi. “Mi sono voluto personalmente complimentare con gli archeologi e il team di ricerca”, ha concluso il Ministro. “Lo studio e la valorizzazione di questo tesoro sarà un’ulteriore occasione per la crescita spirituale della nostra cultura e per il rilancio di territori meno noti al turismo internazionale, ma anche come volano per l’industria culturale della Nazione”.
 
“È la scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai avvenuti nella storia del Mediterraneo antico”, commenta il Direttore Generale Musei, Massimo Osanna, che ha appena approvato l’acquisto del palazzo cinquecentesco che ospiterà nel borgo di San Casciano le meraviglie restituite dal Bagno Grande, un museo al quale si aggiungerà in futuro un vero e proprio parco archeologico”.
“L’importanza del metodo usato in questo scavo è rappresentata anche dalla collaborazione tra specialisti di ogni disciplina: dagli architetti ai geologi, dagli archeobotanici agli esperti di epigrafia e numismatica”, spiega il Direttore della Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del MiC, Luigi La Rocca.
 
“Questa scoperta offre a San Casciano un’opportunità che non è solo culturale e turistica, ma è una vera e propria occasione di rinascita”, dichiara la Sindaca del Comune toscano, Agnese Carletti. “A San Casciano nasceranno un nuovo museo, che ospiterà le eccezionali statue, e un parco archeologico. Due nuovi luoghi che saranno per il territorio un vero e proprio motore di sviluppo che andrà ad aggiungersi alla già entusiasmante presenza dei giovani archeologi provenienti da tutto il mondo che, grazie a questo scavo, stanno ripopolando il paese ormai per molti mesi all’anno”.
 
I bronzi di San Casciano raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro, assieme agli organi e alle parti anatomiche per le quali si chiedeva l’intervento curativo della divinità attraverso le acque termali. Dal fango caldo sono riemerse in queste settimane effigi di Igea e di Apollo, oltre a un bronzo che richiama il celebre Arringatore, scoperto a Perugia e nelle collezioni storiche del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
 
L’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda della sorgente ha permesso anche di preservare meravigliose iscrizioni in etrusco e latino che furono incise prima della loro realizzazione. Nelle iscrizioni si leggono nomi di potenti famiglie etrusche del territorio dell’Etruria interna, dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese. Accanto a onomastica e forme dedicatorie in etrusco troviamo iscrizioni in latino, che menzionano anche le aquae calidae, le fonti calde del Bagno Grande, dove le statue furono collocate.
 
La gran parte di questi capolavori dell’antichità si data tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C, un periodo storico di importanti trasformazioni nella Toscana antica, nel passaggio tra Etruschi e Romani. In quest’epoca di grandi conflitti tra Roma e le città etrusche, ma anche di lotte all’interno del tessuto sociale dell’Urbe, nel santuario del Bagno Grande le nobili famiglie etrusche, in una fase in cui l’espansione di Roma significa anche osmosi culturale,
dedicarono le statue all’acqua sacra. Un contesto multiculturale e plurilinguistico assolutamente unico, di pace, circondato da instabilità politica e guerra.

Paesaggi d’acqua termale

LE PAROLE DEGLI ESPERTI
 

“Il santuario con le sue statue appare come un laboratorio di ricerca sulla diversità culturale nell’antichità, testimonianza unica della mobilità etrusca e romana”, spiega il prof. Jacopo Tabolli, etruscologo dell’Università per Stranieri di Siena e direttore del progetto scientifico. “Rispetto alle note scoperte di antiche statue in leghe di bronzo – pensiamo per esempio al celebre Arringatore scoperto a Perugia ed esposto al Museo Archeologico Nazionale di Firenze – quanto riemerso dal fango a San Casciano dei Bagni è un’occasione unica di riscrivere la storia dell’arte antica e con essa la storia del passaggio tra Etruschi e Romani in Toscana”.
 
“Le scoperte di Bagno Grande costituiscono un’eccellenza straordinaria nel pur ricchissimo patrimonio archeologico sul quale la Soprintendenza è chiamata a esercitare le funzioni di tutela, confermando ancora una volta che il settore dell’archeologia può sorprenderci in ogni momento con nuove e straordinarie scoperte e possibilità di ricerca”, dichiara Il Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, Gabriele Nannetti.
 
“Le scoperte di Bagno Grande rappresentano una sorprendente novità sotto molteplici aspetti”, spiega la dott.ssa Ada Salvi, funzionaria archeologa della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo. “Proprio la pluralità delle informazioni che ci stanno giungendo dallo scavo e dallo studio dei reperti ha dato impulso a un modello di collaborazione tra Direzione Scientifica dello scavo, Concessionario e Soprintendenza, che vede ciascun attore coinvolto per le proprie competenze ed esperienze”.
 
“La campagna di scavo che ho avuto l’onore e il piacere di dirigere sul campo per 14 settimane tra giugno e ottobre ha ottenuto risultati stupefacenti e in parte inaspettati”, commenta il Direttore di scavo, Emanuele Mariotti. “I ritrovamenti e la monumentalità del sito hanno superato le nostre aspettative. Bisogna notare come l’eccezionalità del contesto non derivi solo dalle stratigrafie fangose ma intatte all’interno della vasca, così ricche di tesori d’arte e numismatici, ma anche dall’architettura con cui fu concepito, in epoca primo-imperiale, il cuore del santuario, destinato a raccogliere le potenti acque calde della sorgente, oggi del Bagno Grande”.


Roma, 8 novembre 2022
Ufficio Stampa e Comunicazione MiC

Parigi, Istituto Italiano di Cultura: Finissage Anna Romanello À REBOURS – Attraversamenti di memorie

Anna Romanello À REBOURS – Attraversamenti di memorie. Opere 2022-1985

Anna Romanello
À REBOURS – Attraversamenti di memorie

Opere 2022-1985
A cura di Tiziana Musi

Finissage 9 novembre 2022 dalle ore 11.30
Istituto Italiano di Cultura – Parigi

Dall’11 ottobre al 9 novembre 2022 l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi ospita la mostra di Anna Romanello “À Rebours Attraversamenti di memorie. Opere 2022-1985, a cura di Tiziana Musi. La mostra si avvale del patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Parigi con la direzione di Diego Marani e del patrocinio della Regione Calabria.

La mostra presenta una rassegna importante dell’ampio e multiforme percorso artistico di Anna Romanello, artista performer, già docente dell’Accademia di Belle Arti di Roma. La poetica dell’artista si incentra sul tema della memoria attraverso tracce incise su supporti diversificati (carta, matrici in metallo, plexiglass): dall’installazione in ceramiche, carta e tessuto de I luoghi della memoria Sibari che evidenzia la relazione dell’artista con luoghi carichi di rimandi metaforiciai numerosi esemplari di Libri d’Artista, alcuni dei quali realizzati con testi di Christophe Comentale, alle opere del periodo parigino degli anni ’80 – ’90 che esplicitano il rapporto con William Hayter.

Inoltre, in esposizione alcune opere che l’artista ha realizzato con alcune aziende operanti nel territorio calabrese e campano, a conferma del suo profondo legame con la terra, le proprie radici e la propria cultura: in particolare opere in maglia jacquard piquet realizzate con il Lanificio Leo, cretti in terracotta con l’archeologa Geraldine Pizzitutti, tappeto realizzato con filati di altissima qualità come lana mohair dell’azienda D.S.V. CARPETS e un’etichetta per il vino “Anthea” in edizione limitata per l’azienda vinicola Immacolata Pedace, il vigneto più alto d’Europa.

Durante la giornata di inaugurazione si è svolta la performance Topographie sentimentale di Lea Walter. L’intervento nasce dalle poesie emerse nelle trame delle opere dell’artista e dal testo di Jean Rony “Romamor”, accompagnate dai versi anche di G. Ungaretti e P. P. Pasolini.


INFO

Anna Romanello
À REBOURS Attraversamenti di memorie
Opere 2022-1985

A cura di Tiziana Musi
Con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura a Parigi
Con il patrocinio della Regione Calabria
In collaborazione con: Lanificio Leo, D.S.V. CARPETS, Azienda vinicola Immacolata Pedace, Pipero Roma, Simet, Legal Challenge

Istituto Italiano di Cultura
50 Rue de Varenne – 75007 Parigi, Francia
iicparigi@esteri.it
https://iicparigi.esteri.it/iic_parigi/it

Anna Romanello
annaromanello50@gmail.com
www.annaromanello.it

Ufficio Stampa 

Roberta Melasecca Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.com
info@melaseccapressoffice.it
info@interno14next.it
www.melaseccapressoffice.it

Ufficio stampa Istituto Italiano di Cultura 

Giulia Gentile 
giulia.gentile@esteri.it

Milano, Museo della Permanente: TOGO. Incisioni, disegni e dipinti – A cura di Luca Cavallini

TOGO Incisioni, disegni e dipinti

A cura di Luca Cavallini

apertura al pubblico  18 novembre – 6 dicembre 2022

inaugurazione giovedì 17 novembre, ore 17.30

sede Museo della Permanente, via Turati 34, 20121 Milano

orari  lunedì- sabato: 10.00-13.00; 14.30 -18.00

domenica chiuso

ingresso libero

Dopo le rassegne dedicate a Mino Ceretti e a Franco Zazzeri, il Museo della Permanente organizza una mostra personale di Togo (Enzo Migneco), terzo capitolo del ciclo Monografie, incentrato sui Maestri della Permanente. In mostra sono esposte circa cinquanta opere, divise in tre nuclei fondamentali: incisioni, disegni e dipinti, che coprono un arco cronologico molto ampio, dalle incisioni degli anni Settanta/Ottanta, ai quadri neri del decennio successivo, ai dipinti più recenti realizzati nel corso degli ultimi due anni.

Tre nuclei distinti e ben riconoscibili che corrispondono alle tappe di un percorso in continua evoluzione, in cui anche gli elementi più ricorrenti e più caratteristici del linguaggio pittorico di Togo cambiano pelle, nel corso dei decenni, arricchendosi di nuovi contenuti e significati.

Il percorso espositivo inizia idealmente con le incisioni, che spaziano dalla fine dei Settanta a tutti gli anni Ottanta, includendo anche alcuni lavori più recenti dei primi anni Duemila.

Per Togo, che spesso si autodefinisce grafico, ancor prima che pittore, l’incisione rappresenta un capitolo fondamentale del suo lavoro, non meno importante delle opere su tela: il suo ampio corpus di incisioni è da sempre molto apprezzato dalla critica, che lo colloca tra i massimi incisori contemporanei.

Il tema centrale, quello più ricorrente e più riconoscibile nelle incisioni, è la memoria, che fa riemergere luoghi della gioventù e frammenti del passato, resi con un senso di trasfigurazione e di astrazione tipico della grafica, che gli consente di vedere oltre la realtà visibile.

Il percorso espositivo prosegue con un interessantissimo nucleo di lavori, i cosiddetti Quadri neri: un ciclo di una quarantina di opere realizzate tra la fine degli Ottanta e i primi anni Novanta, di cui in mostra sono esposti dieci esemplari.

Tra le migliaia di quadri dipinti da Togo, questi lavori rappresentano sostanzialmente un unicum, in apparente contrasto, ma in realtà in stretto dialogo, con la successiva produzione pittorica, dominata da tele dai colori particolarmente accesi e squillanti.

Sono opere che, in un certo senso, si collocano a metà strada tra la produzione incisoria e i quadri realizzati negli ultimi due decenni: sono basate su tonalità scure e su diverse gradazioni di nero, ottenute con carbone e acrilici, che portano alle estreme conseguenze l’utilizzo di cromie scure già sperimentato in alcuni quadri degli anni Ottanta.

La mostra si chiude con i dipinti più recenti: una ventina di tele realizzate tra il 2021 e il 2022 (tranne due dipinti del 2008 e del 2011), che offrono una testimonianza molto significativa degli esiti più recenti della sua ricerca pittorica.

Paesaggi (in senso lato), vedute e visioni ispirate al mare, alle isole, alla natura mediterranea, che si caratterizzano per una gamma cromatica straordinariamente viva e accesa, per una luminosità intensa che cattura in maniera immediata l’occhio di chi le osserva.

La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato, con un testo critico di Luca Cavallini.

Biografia

TOGO (Enzo Migneco) nasce nel 1937 a Milano, ove tuttora vive e lavora. Docente, è stato titolare della Cattedra di Incisione all’Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di Como, ha esposto in oltre duecento mostre personali. Le esposizioni, sia in Italia che all’estero, hanno presentato la pittura e la grafica del Maestro, fra Gallerie di grande prestigio, Rassegne e Biennali. Dal 2010 espone alla Galleria San Carlo di Milano, è stato invitato alla 54° Biennale di Venezia, a Favignana (TP) per la Rassegna “Artisti Siciliani”, Palermo, New York; a Messina gli hanno dedicato mostre all’Università e al Monte di Pietà, a Soncino (CR) nell’ex Filanda Meroni, a Expo Milano nel 2015, a Caorle (VE) con “Scogliera viva”, a Brescia nel palazzo Martinengo, a Montesegale (PV) nel Castello, al Museo di Gibellina (TP) e ad Agen (Francia). La Galleria San Carlo ha ospitato la serie “I quadri neri” mentre, di recente, altre personali sono state: Messina, al Teatro Vittorio Emanuele; Mantova, nella Casa del Mantegna; Rho (MI) a Villa Burba; Londra, al Consolato Generale d’Italia, Edimburgo, all’Istituto Italiano di Cultura, alla galleria Studio 71 di Palermo.

L’arte di Togo è stata presentata, fra gli altri, da: Lucio Barbera, Paolo Bellini, Giovanni Bonanno, Vincenzo Bonaventura, Luciano Caramel, Alberto Cavicchi, Vincenzo Consolo, Patrizia Danzè, Raffaele De Grada, Enzo Fabiani, Rocco Familiari, Luigi Ferlazzo Natoli, Aldo Gerbino, Giorgio Grasso, Sebastiano Grasso, Angela Manganaro, Cristina Palmieri, Francesco Poli, Elena Pontiggia, Maria Teresa Prestigiacomo, Mosè Previti, Teresa Pugliatti, Massimiliano Reggiani, Tommaso Romano, Milena Romeo, Aligi Sassu, Vinny Scorsone, Vittorio Sgarbi, Giorgio Seveso, Sergio Spadaro, Tommaso Trini, Carlo Vanoni, Paolo Volponi, Vincenzo Zuccaro.


INFO

Ufficio Stampa
Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente
Anna Miotto anna.miotto@lapermanente.it | tel. 02 6551445

Bologna, MAMbo: Conferenza stampa mostra “Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT”

Non sono dove mi cercate
Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT

A cura di Michele Bertolino
con un’installazione sonora di ALMARE, Non siamo dove ci cercate

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Project Room
11 novembre 2022 – 8 gennaio 2023
Conferenza e preview stampa mercoledì 9 novembre h 11.00

La Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, spazio tematico in cui vengono ricostruite, raccontate e valorizzate le esperienze artistiche del territorio bolognese ed emiliano-romagnolo, si apre a un nuovo progetto espositivo che sarà visibile dall’11 novembre 2022 all’8 gennaio 2023, con opening il 10 novembre alle h 18: Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT.

La mostra, a cura di Michele Bertolino, presenta una selezione di disegni inediti realizzati da Marcasciano, documenti d’archivio e l’installazione sonora Non siamo dove ci cercate realizzata per l’occasione da ALMARE.

Non sono dove mi cercate sarà presentata alla stampamercoledì 9 novembre 2022 alle h 11, nella Project Room del MAMbo.

Interverranno:

Elena Di Gioia, delegata del sindaco alla Cultura di Bologna e Città metropolitana

Lorenzo Balbi, direttore MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Settore Musei Civici Bologna

Caterina Molteni, assistente curatrice MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Settore Musei Civici Bologna

Michele Bertolino, curatore della mostra

Porpora Marcasciano, artista

ALMARE, collettivo autore della traccia audio della mostra.


INFO

Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
ufficiostampabolognamusei
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it
www.museibologna.it
Instagram @bolognamusei

Bologna, Casalecchio di Reno: Presentazione della rassegna Politicamente Scorretto curata da Carlo Lucarelli


CONFERENZA STAMPA
POLITICAMENTE SCORRETTO

A cura di Carlo Lucarelli 
MERCOLEDì 9 NOVEMBRE 2022
ORE 12.00
presso
SALA STAMPACITTÀ METROPOLITANA DI BOLOGNA Via Zamboni 13

Dal 15 al 20 novembre 2022
Casalecchio di Reno (BO)

Politicamente Scorretto 2022:
Verità, unica Ragione di Stato

La rassegna curata da Carlo Lucarelli torna a Casalecchio di Reno (BO) con una XVII edizione ricca di novità

Talks, panel di discussione, spettacoli teatrali, workshop e presentazioni di libri dedicati ai temi della legalità e cittadinanza

Mercoledì 9 novembre alle ore 12.00 nella Città metropolitana di Bologna in via Zamboni 13 (Sala Stampa), si terrà la conferenza stampa di presentazione della rassegna Politicamente Scorretto. Dal 2005 questa iniziativa lancia una sfida a tutta la cittadinanza: la cultura è l’unica arma degna di una società civile per affermare valori di giustizia, solidarietà e legalità. Il progetto è promosso dal Comune di Casalecchio di Reno in collaborazione con Carlo Lucarelli e con il sostegno e la co-progettazione della Regione Emilia-Romagna, Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Avviso Pubblico Enti Locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, ATER Fondazione.

Interverranno:

Massimo Bosso, Sindaco di Casalecchio di Reno

Simona Pinelli, Assessore Culture e Nuove generazioni Comune di Casalecchio di Reno

Gian Guido Nobili, Responsabile Area Sicurezza Urbana e Legalità Regione Emilia-Romagna

Cira Santoro, ATER Fondazione, direttrice Teatro comunale “Laura Betti” di Casalecchio di Reno

Sofia Nardacchione, Responsabile del settore informazione di Libera Bologna e Libera Emilia-Romagna


INFORMAZIONI UTILI

POLITICAMENTE SCORRETTO 2022 – XVII EDIZIONE

QUANDO: dal 15 al 20 novembre 2022
DOVE: Casalecchio di Reno (BO)
Casa della Conoscenza, Via Porrettana 360
Casa Per la Pace La Filanda, Via Dei Canonici Renani, 8
Centro Sociale San Biagio, Via Pietro Micca, 17
Teatro Comunale Laura Betti, Piazza del Popolo, 1

Tutti gli eventi sono gratuiti, fino ad esaurimento posti.
Gli spettacoli teatrali al Teatro Laura Betti sono a pagamento. Per informazioni sugli spettacoli si rimanda al sito: https://www.teatrocasalecchio.it/

REALIZZATO DA: Comune di Casalecchio di Reno in collaborazione con Carlo Lucarelli e con il sostegno e la co-progettazione della Regione Emilia-Romagna nell’ambito della L.R. 18/2016
PARTNER: Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Avviso Pubblico Enti Locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, ATER Fondazione
SPONSOR: Melamangio e Elior
MEDIA PARTNER: Culturalia e Giovani Reporter

CONTATTI
051.598243 – casalecchiodelleculture@comune.casalecchio.bo.it
SITO: www.politicamentescorretto.org/
FACEBOOK: www.facebook.com/politicamentescorretto.org/ 
INSTAGRAM: www.instagram.com/polscorretto/
TWITTER: www.twitter.com/PolScorretto
YOUTUBE: www.youtube.com/polscorretto

UFFICIO STAMPA CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

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UFFICIO STAMPA COMUNE DI CASALECCHIO DI RENO
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Vicenza, Palladio Museum: Veneto del Rinascimento, la Silicon Valley di Palladio

Giovanni Battista Pittoni, La zona industriale di Vicenza con i mulini alla Porta di Pusterla, 1580 (Roma, Biblioteca Angelica).

ACQUA, TERRA, FUOCO

L’architettura industriale nel Veneto del Rinascimento

Vicenza, Palladio Museum

12 novembre 2022 – 12 marzo 2023

Mostra a cura di Deborah Howard

Ideata e prodotta dal Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio

Con il patrocinio del Ministero della Cultura.

http://www.palladiomuseum.org

Se Palladio è riuscito a realizzare le sue meraviglie è certo merito del suo genio. Ma anche, se non soprattutto, degli effetti di quel “miracolo economico” che, nel ‘500, portò il Veneto di terraferma ai vertici dell’innovazione tecnologica e della produttività europee.

Quando, esattamente dieci anni fa, il CISA Palladio aprì, in Palazzo Barbaran da Porto, il Palladio Museum, al centro del cortile nobile venne messo a dimora un gelso. A chiarire ai visitatori che Palladio non avrebbe potuto creare ville e palazzi oggi oggetto dell’ammirazione universale senza quell’albero, ovvero senza l’attività delle seterie che venivano alimentate dai bozzoli tessuti da bruchi, che delle foglie dei gelsi si cibavano.

E non a caso la mostra, per la prima volta, puntualizza come quella grande vicenda imprenditoriale, sia stata scelta come evento di punta del decennale del Museo. “Acqua, Terra, Fuoco. L’architettura industriale del Veneto del Rinascimento”, curata da Deborah Howard del St. John’s College di Cambridge, indaga lo straordinario sviluppo industriale che trasformò campagne e colline del Veneto in sede di efficientissime manifatture che non avevano pari nel mondo dell’epoca. Una potentissima Silicon Valley localizzata in aree periferiche, ai piedi delle colline dell’alto vicentino e trevigiano, soprattutto. Qui scorrevano con impeto le acque che offrivano la forza motrice, qui venivano trattate le materie prime che, plasmate con il fuoco e la stessa acqua si trasformavano in prodotti innovativi, richiestissimi sui mercati della Serenissima e di tutta Europa.

A fare la differenza rispetto alle analoghe imprese del continente, fu la capacità di innovazione, di mettere a punto, e brevettare, nuove tecnologie e, allo stesso tempo, di puntare su reti commerciali capillari.

“La mostra, frutto di più di 3 anni di ricerche in musei, archivi, biblioteche e sul “campo”, ricerca finanziata dal Leverhulme Trust di Londra (UK), mette in evidenza – anticipa il Direttore del CISA Andrea Palladio/Palladio Museum, Guido Beltramini – ciò che sino a oggi era rimasto dietro le quinte. Attraverso dipinti, mappe, disegni, oggetti e modelli antichi ci fa scoprire le architetture del boom industriale del Veneto del Rinascimento, vale a dire le fabbriche del Nord-Est di cinque secoli fa. Senza la ricchezza da loro prodotta, le ville e i palazzi di Andrea Palladio non avrebbero potuto prendere forma”.

“Grazie a prestiti italiani e internazionali, saranno esposti dipinti di Tiziano, Francesco Bassano e Bellotto, disegni rinascimentali, preziosi modelli antichi di meccanismi brevettati, provenienti dal Maximilianmuseum di Augusta, mappe e documenti d’archivio, libri rari, oggetti d’uso prodotti dalle imprese venete rinascimentali, come il rarissimo corsetto maschile in cuoio e seta di fine Cinquecento, noto come ‘cuoietto’, e ugualmente oggetti d’arte come preziose croci liturgiche con l’argento delle miniere di Schio e spade forgiate a Belluno. Per l’occasione il film-maker Fausto Caliari ha realizzato nove filmati che raccontano lo stato di altrettante “fabbriche” rinascimentali, alcune delle quali ancora oggi in funzione”.

“L’allestimento, disegnato dall’architetto e regista teatrale Andrea Bernard, è concepito per coinvolgere il grande pubblico in un viaggio alla scoperta di questo aspetto poco conosciuto della cultura del Rinascimento europeo”, conclude Beltramini.

“La mostra racconta il passato, ma con lo sguardo al presente e al domani – dichiara Lino Dainese, presidente del CISA Andrea Palladio/Palladio Museum –.  Ci parla dell’antica alleanza che nel Veneto del Rinascimento legò economia, arte e cultura: l’imprenditoria prosperava grazie all’innovazione, e chiese a Palladio di darle un volto architettonico, altrettanto visionario e rivolto al futuro.”

“Questa mostra – dichiara il Sindaco di Vicenza Francesco Rucco – è in continuità con il grande progetto di candidatura di Vicenza a capitale italiana della cultura 2024 ‘La cultura è una bella invenzione'”.

Al tempo stesso la mostra vuole attirare l’attenzione sullo stato precario in cui versa parte del patrimonio proto-industriale oggi, che va invece tutelato perché tratto fondante della nostra identità. Non vanno trascurate le lezioni che possiamo trarne: la capacità di coniugare sviluppo e bellezza in armonia con l’ambiente; i vantaggi, economici ma anche ambientali e creativi, di ambienti produttivi in co-working, in cui le stesse risorse possano essere riutilizzate; l’impiego di materiali economici e di provenienza locale; il ricorso a fonti energetiche pulite e rinnovabili.

La mostra è realizzata in sinergia con la Direzione regionale Musei del Veneto, guidata da Daniele Ferrara, nel quadro dell’Accordo di Valorizzazione fra Ministero della Cultura e Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio. È sostenuta da The Gladys Krieble Delmas Foundation di New York (USA) e come attività del Palladio Museum gode del sostegno Art Bonus di Viacqua SpA.


INFO
Info e prenotazioni: www.palladiomuseum.org

Ufficio Stampa locale
Lorenza Arzenton
comunicazione@aellecom.it

Ufficio Stampa nazionale
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
roberta@studioesseci.net, rif. Roberta Barbaro

Reggio Emilia, sedi varie: Fotografia Europea, “Europe matters” il tema della XVIII edizione

FOTOGRAFIA EUROPEA 2023
“EUROPE MATTERS: VISIONI DI UN’IDENTITÀ INQUIETA”

XVIII edizione a Reggio Emilia

dal 28 aprile all’11 giugno

Dopo “l’invincibile estate”, il grido di rinascita della scorsa edizione, lo sguardo della prossima Fotografia Europea sarà diretto verso la complessità dell’attualità, dove le radici della nostra identità individuale e sociale vengono messe costantemente in discussione.

EUROPE MATTERS: VISIONI DI UN’IDENTITÀ INQUIETA, sarà il tema della XVIII edizione di Fotografia Europeaprodotta e promossa da Comune di Reggio Emilia e Fondazione Palazzo Magnani, che sarà inaugurata con quattro giorni di eventi il 28, 29, 30 aprile e 1 maggio e continuerà ad animare Reggio Emilia fino all’11 giugno 2023.

Partendo da una riflessione sull’idea di Europa, sugli ideali che la costituiscono, sulla necessità di ripensare una presenza oggi più che altro sentita come una mancanza, i progetti esposti saranno selezionati dalla direzione artistica del Festival, che quest’anno vede una nuova componente, Luce Lebart (francese, storica della fotografia, autrice di diversi libri, curatrice di mostre e ricercatrice sia per la Collezione dell’Archive of Modern Conflict che in modo indipendente), ad affiancare Tim Clark (editor 1000 Words & curator Photo London Discovery) e Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia).

Esiste una comune identità europea? In che misura mito e memoria modellano o consolidano il nostro senso di appartenenza collettiva? Nella condizione attuale, in un mondo multiculturale e globalizzato, dove l’Europa ha cessato da tempo di esercitare una egemonia spirituale e materiale riconosciuta per secoli, gli artisti coinvolti proveranno a tracciare le linee dinamiche e incerte di una identità sempre più mobile e porosa.

Fotografia Europea 2023 si incarica, a partire dal tema scelto quest’anno, di indagare e di sviluppare uno dei concetti chiave del tempo presente, a cominciare dalla dimensione geopolitica che viviamo nel quotidiano – afferma il Sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi – l’idea di Europa, di una vera e propria identità europea, è argomento infatti che va ben al di là dell’Ue in quanto istituzione, e anche di talune polemiche speculative attorno alle quali ci si divide. Proprio la guerra in Ucraina ha infatti riproposto tale argomento come centrale nell’agenda, un tema gravido di interrogativi ai quali non si è ancora riusciti a rispondere compiutamente. È superfluo dire che la dimensione tecnica, persino quella politica in quanto tale, non bastano a far sì che i concetti, i valori europei possano dirsi largamente condivisi: in questo il ruolo dell’arte e quello della cultura possono a un tempo fungere da stimolo e indicare vie nuove, percorsi che sarà bello esplorare a Reggio Emilia nella diciottesima edizione di Fotografia Europea”.

Annalisa Rabitti, Assessora alla cultura e al marketing territoriale del Comune di Reggio Emilia, aggiunge: “Dopo sedici anni, il festival Fotografia Europea sceglie di tornare a parlare di Europa.

Nel 2007, alla seconda edizione, questo termine parlava di futuro, multiculturalità, circolarità e soprattutto speranza verso un mondo in cui si potevano garantire lavoro, pace ed internazionalità. Oggi, nel momento storico in cui stiamo vivendo, è ancora così? Oppure, mentre soffiano venti di guerra, un senso di incertezza e di profonda inquietudine pervade le popolazioni che ne fanno parte? Un’inquietudine che è stata inclusa nel sottotitolo della nuova edizione della rassegna fotografica per richiamare il tema che Reggio Emilia ha scelto quest’anno come filo conduttore per la sua progettazione culturale, ovvero l’indagine e la riflessione sull'”identità inquieta” individuale e collettiva, che parte dalle domande emergenti dai contesti più fragili e inattesi.

Chi siamo, dunque, noi europei? Cosa significa esserlo? Qual è oggi l’identità europea? Sono domande che saranno rivolte agli artisti, che potranno con il loro sguardo mostrare cosa significa per loro questa parola, anticipando nel segno visivo il tempo a venire e insegnando a guardare diversamente. Crediamo che la fotografia e l’arte, non possano eludere le questioni più scottanti del contemporaneo. In questo senso il Festival rappresenterà un’importante opportunità di riflessione comune sui tempi che stiamo vivendo per l’intera città e per i tanti visitatori che giungono a Reggio Emilia durante Fotografia Europea“.

La macchina organizzativa di Fotografia Europea è già a lavoro e saranno come sempre moltissime le novità che chiameranno ogni volta a partecipare diversi soggetti, accomunati sempre dalla passione per la fotografia. È il caso di FE+SK Book Award, il premio dedicato al libro fotografico ideato da Fotografia Europea insieme a Skinnerboox – casa editrice specializzata in fotografia contemporanea – che torna per la sua seconda edizione, dopo il successo dello scorso anno che ha visto la partecipazione di più di 180 progetti (poi vinto dalla fotografa giapponese Miyuki Okuyama con il suo onirico libro “At Dusk”). Quest’anno sarà possibile inviare il proprio progetto fotografico da oggi e fino al 16 gennaio 2023 per essere poi selezionati dalla giuria, composta da Milo Montelli (founder Skinnerboox), Tim Clark (direzione artistica Fotografia Europea) e Chiara Capodici (Leporello photobooks et al). Il vincitore sarà decretato in febbraio e il libro sarà presentato a Reggio Emilia durante le giornate inaugurali del Festival.

Una splendida notizia, appena arrivata da oltreoceano, spinge il team organizzativo a fare sempre meglio per l’edizione in preparazione del 2023: nella notte del 25 ottobre il festival reggiano ha vinto il premio più ambito nel settore, quello di miglior Photo Festival of the Year agli ultimi Lucie Awards nella Support Category. La cerimonia di premiazione si è svolta alla Zankel Hall della Carnegie Hall di New York e l’edizione 2022 di Fotografia Europea, intitolata “Un’invincibile estate” -con le sue venti mostre, le dieci sedi aperte in tutta la città, gli eventi, le conferenze, gli ospiti- ha convinto, per la ricchezza della proposta culturale, la giuria internazionale. I Lucie Awards, promossi dalla Lucie Foundation, si tengono ogni anno dal 2003 con lo scopo di onorare i maestri della fotografia, scoprire e coltivare i talenti emergenti e promuovere la fotografia in tutto il mondo.

Fotografia Europea, da 17 anni, fa tutto questo!


Europe Matters: visioni di un’identità inquieta

Per l’edizione 2023 la direzione artistica del Festival – composta da Tim Clark, Walter Guadagnini e Luce Lebart – ha ragionato sull’idea di Europa e dei popoli che la abitano e la compongono.

Possiamo affermare che esiste un’identità comune? In che misura mito e memoria modellano o consolidano il nostro senso di appartenenza collettiva? E in che modo la fotografia contemporanea contribuisce a dare una risposta alle sfide e alle situazioni che vivono i cittadini europei?

Considerando la relazione fra identità nazionale e comunità democratica, così come le realtà multiculturali dei singoli paesi europei, ci troviamo in bilico fra l’appartenere a nazioni distinte e a una popolazione culturalmente omogenea. Come hanno scritto Peter Gowan e Perry Anderson, «gli imperi del passato minacciano di dissolversi in lande postmoderne spazzate solo dall’ondata del mercato» *. Inoltre, l’Europa non è più considerata il luogo da cui si scrive la storia.

Quanto sia complesso e difficile cogliere la natura dell’Europa come comunità è il tema di una serie di progetti fotografici che si soffermano soprattutto sulle persone e sulle identità, per raccontare  le politiche di inclusione ed esclusione e la persistenza delle idee di storia e di cultura nel momento presente. 

I progetti che faranno parte di questa edizione indagheranno tra le altre le nozioni di appartenenza e solidarietà, così come quelle di fragilità e inquietudine: si vedranno un ritratto democratizzante del Regno Unito in tempi difficili; le proteste per i diritti umani in Polonia; i documentari immaginari ambientati in piccole cittadine tedesche che mostrano  circostanze storiche; vite della diaspora africana  che evocano il passato coloniale in Portogallo; raccoglitori di piante selvatiche commestibili ai margini di Parigi che reinventano in maniera radicale la nostra riconoscenza per la natura, così come la nostra dipendenza da essa e  infine  lettere d’amore visive alla città di Odessa.

Le identità rimangono, ma gli spiriti sono inquieti.

*The Question of Europe, pubblicato da Peter Gowan e Perry Anderson (Verso, 1997)


INFO

Tutte le info su www.fotografiaeuropea.it  

Ufficio stampa Fondazione Palazzo Magnani
Stefania Palazzo s.palazzo@palazzomagnani.it
Elvira Ponzo e.ponzo@palazzomagnani.it

Ufficio stampa Studio ESSECI di Sergio Campagnolo s.a.s.
Simone Raddi simone@studioesseci.net

Milano, Acquario Civico: Parte la mostra “THE LAST DROP” mentre in Egitto si sta svolgendo la XXVII Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 27)

Fabrizio Spucches, Serie ‘Borodianka’ 02, 2022
fotografia digitale
©Fabrizio Spucche

Mentre in Egitto si sta svolgendo la XXVII Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 27),
a Milano la mostra THE LAST DROP mette in mostra due dei principali temi in discussione proprio nella COP 27: la siccità del Corno d’Africa, una delle peggiori degli ultimi 80 anni e le interconnessioni con il conflitto in Ucraina che ha acuito le crisi alimentari mondiali.


L’ultima goccia è quella che fa traboccare il vaso. La storia raccontata in questa mostra è quella di un vaso traboccante disperazione e morte:
sembrerà strano vedere accostate due tragedie contemporanee così assurde e apparentemente distanti, ma la folle guerra in Ucraina è una battaglia contro gli ultimi,
categoria che va ben oltre la catalogazione geografica.

Fondazione CESVI e il fotografo Fabrizio Spucches, dal prossimo 5 novembre presentano all’Acquario Civico di Milano la mostra dal titolo THE LAST DROP a cura di Nicolas Ballario, un racconto emozionale e sfrontato che fa emergere due delle più grandi problematiche sociali dei nostri giorni: la guerra e la carestia.
La mostra è promossa dal Comune Milano Cultura e dall’Acquario – Civica Stazione Idrobiologica.

Una narrazione che, attraverso oltre 100 scatti inediti, vede insieme Spucches e Fondazione CESVI in Ucraina e nel Corno d’Africa, dove l’artista ha visitato i progetti di CESVI e incontrato le persone aiutate, per fotografare chi è stato colpito direttamente dalla guerra e chi – seppur lontano e in un altro continente – sta vivendo analoghe condizioni di fragilità date dall’emergenza climatica, dalla carestia e, indirettamente, anche dal conflitto.
Se infatti può risultare più semplice comprendere il dramma che oggi vede coinvolto il popolo ucraino, è più complesso comprenderne gli effetti in terre come la Somalia, il Kenya o l’Etiopia che – alle prese con la più grave siccità dal 1981 e un’agricoltura in ginocchio – negli ultimi anni sono state costrette a dipendere da altri Paesi per l’importazione di materie prime. Proprio da Ucraina e Russia, infatti, giungevano enormi quantità di grano verso quei Paesi, arrivando in certi casi a soddisfarne addirittura il 90% del fabbisogno.

THE LAST DROP, l’ultima goccia” è quella che fa traboccare il vaso. È un vaso traboccante disperazione e morte, quindi, quello che Spucches racconta: un vaso colmo di tragedie contemporanee così assurde e apparentemente distanti, ma strettamente interconnesse, dall’esito devastante e che trovano l’unica vittima negli “ultimi”, categoria che va ben oltre la catalogazione geografica.
Con questa mostra Spucches non fa confronti o paragoni e trasporta il visitatore in un’ottica metaforica e paradigmatica, in un cortocircuito che sovverte il racconto mediatico, sempre legato all’emergenza altisonante e mai a una vera presa di coscienza.

Proprio l’acqua è fin da subito protagonista di questa esposizione che vuol raccontare il divario tra Paesi dell’est europeo e alcuni Paesi africani: i primi sono strategici a livello geopolitico proprio perché provvisti di enormi fonti d’acqua che permettono una florida agricoltura (a partire dal grano), asset economico fondamentale per quanto riguarda le esportazioni. Mentre nel Corno d’Africa, a causa della più grave siccità degli ultimi quarant’anni e per il blocco di esportazione di grano dall’Ucraina e dalla Russia, oltre 20 milioni di persone rischiano la vita (dati UN OCHA, settembre 2022).

In THE LAST DROP decine di persone si rendono indistinte nella fotografia, vittime di una guerra o della siccità, che si trasformano in semplice catalogazione di un problema che dovrebbe colpire tutti, e non solo sull’onda emotiva. Persone che navigano tutte sulla stessa barca, indistintamente in quel blu che è il cielo, che lancia bombe in Europa e che è vuoto di pioggia in Africa.
C’è poi uno specchio d’acqua dal quale emergono ritratti che sembrano lapidi e una goccia che genera onde concentriche e ipnotiche, come ipnotico è il susseguirsi di immagini. E se un rubinetto appeso troppo in alto per essere spento inchioda lo spettatore alla sua impotenza, le gigantografie dei bambini indicano la speranza di un futuro possibile e tutto da costruire.

Madri e bambini rispondono alla stessa domanda e intere famiglie si mostrano con tutto ciò che posseggono, sia perché il destino non ha mai dato loro nulla o perché i bombardamenti hanno distrutto ciò che avevano (come le valigie che un padre di famiglia ha messo a disposizione dell’esposizione, unico ricordo rimasto di sua moglie e dei suoi figli, uccisi mentre tentavano di fuggire).

Il percorso espositivo instrada quindi il visitatore in un limbo che mischia le carte e azzarda fino a suggerire l’inimmaginabile: a sinistra persone che, chiuse in un sacco nero da cadaveri, hanno perso figli, fratelli, sorelle, genitori, mogli, mariti e che tengono in mano un girasole, il simbolo nel loro Paese. A destra invece l’estrema tessera di questo raccapricciante domino che produce già oggi effetti di lungo periodo: uomini che per mancanza di cibo si rifugiano nelle droghe più misere, tossicodipendenti che per non sentire la fame cercano di abbandonare la realtà.

THE LAST DROP, attraverso lo sguardo di Fabrizio Spucches, mostra la contemporaneità da un punto di vista completamente nuovo; un presente che è incomprensibile e catastrofico allo stesso tempo, che ci dice che l’ultima goccia della disperazione africana è anche una guerra che si combatte dall’altra parte del mondo.
Un’ultima goccia che è allegoria amara, perché versata su una terra che quella goccia la brama.

La mostra THE LAST DROP. Fabrizio Spucches per Fondazione CESVI è curata da Nicolas Ballario e vede come media partner Factanza.
In occasione dell’inaugurazione della mostra sarà presentato l’Indice Globale della Fame 2022 (Global Hunger Index – GHI), uno dei principali rapporti internazionali sulla misurazione della fame nel mondo, curato da CESVI per l’edizione italiana e disponibile a questo link.
In occasione della mostra è stato pubblicato un libro edito da NFC edizioni con testi di Oliviero Toscani, Tommaso Sacchi, Domenico Piraina, Gloria Zavatta, Pavlo Makov e Nicolas Ballario.
L’allestimento e la stampa della mostra sono a cura di Al laboratorio.


INFO

Sede
Acquario Civico di Milano
Viale G. Gadio 2, Milano

Sito
www.cesvi.org/blog/appuntamenti/the-last-drop

Informazioni e modalità di accesso Acquario su

www.acquariodimilano.it
T. +39 02 88465750
Prenotazione gratuita e biglietti acquistabili su www.museicivicimilano.vivaticket.it

Social e Hashtag ufficiale
Instagram: @cesvi_fondazione
Facebook: Cesvi Onlus
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YouTube: CESVI
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#THELASTDROP

Ufficio Stampa Evento
Salvatore Macaluso

salvatore_macaluso@hotmail.com
M. +39 328 3716813

Ufficio Stampa CESVI
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ufficiostampa@cesvi.org
M. +39 331 1772001

Ufficio Stampa Comune di Milano
Elena Maria Conenna

elenamaria.conenna@comune.milano.it

Roma: Il festival STREET ART FOR RIGHTS 2022 presenta in anteprima le foto del muro di ATTOREP e il making off di Barbara Oizmud, Natalia Rak e Manuela Merlo 

Street art a Roma per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso l’arte

Street Art for Rights 2022
La street art per l’Agenda 2030 ONU

In anteprima le foto del muro di Attorep e il making off di Barbara Oizmud, Natalia Rak e Manuela Merlo

Street Art For Rights non è un semplice festival di street art, ma un’azione artistica e sociale, tesa a perseguire l’obiettivo di ampliare, attraverso l’arte e le occasioni d’incontro, lo spazio dedicato alla testimonianza di buone pratiche sui temi della sostenibilità – ambientale, sociale e di governance sostenibile – con il desiderio che queste si moltiplichino creando una reazione a catena di effetti positivi “contagiati e contagianti”.

È l’obiettivo di Street Art For Rights, un progetto di arte urbana ambizioso e di grande attualità che porta nella Capitale alcuni degli urban artist più apprezzati e conosciuti del panorama internazionale. Al centro i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030 con lo scopo di raccontare e diffondere la cultura della sostenibilità attraverso la street art. Il progetto vuole dare concretezza artistica al piano d’azione per le

persone, il Pianeta e la prosperità promosso dall’ONU, avvicinando la comunità e portando questioni sociali, economiche e culturali sui muri dei quartieri periferici della Capitale. 

Per la III edizione le opere sono dedicate ai Global Goals dal 10 al 17 dell’Agenda 2030:

OBIETTIVO 10 Ridurre le disuguaglianze;
OBIETTIVO 11 Città e comunità sostenibili;
OBIETTIVO 12 Consumo sostenibile;
OBIETTIVO 13 Lotta al cambiamento climatico;
OBIETTIVO 14 Vita sott’acqua;
OBIETTIVO 15 Vita sulla terra;
OBIETTIVO 16 Pace, giustizia e istituzioni solide;
OBIETTIVO 17 Partnership per gli obiettivi.

SCOPRIAMO IN ANTEPRIMA IL MURO FINITO DI ATTOREP E IL MAKING OFF DI BARBARA OIZMUD, NATALIA RAK  E MANUELA MERLO 

Obiettivo 10 – Ridurre le diseguaglianze
ATTOREP – Via Settecamini 108, Roma

Attorep, con i suoi ritratti romantici che conducono alla riflessione alle relazioni umane sempre più fragili, ha interpretato il Global Goal numero 10, ovvero Ridurre le diseguaglianze. L’opera muraria rappresenterà due volti, posti uno di fronte all’altro, non identificabili per razza, etnia e sesso grazie all’astrazione del colore. Le due figure si guardano negli occhi, con uno sguardo di affetto, di amore e di inclusione. 

STREET ART FOR RIGHTS 2022 GOAL 10 RIDURRE LE DISEGUAGLIANZE REDUCED INEQUALITIES ATTOREP ROMA SETTECAMINI VIA SETTECAMINI 108(0) – foto di © Elenoire

Chi è Attorep? 

Un artista, street artist e curatore d’arte italiano, founder e art director del festival OSA Operazione Street Art. Inizia a farsi conoscere nelle periferie di Roma nel 2015, esponendo al MACRO e realizzando opere nella città. Nel 2018 è il vincitore del premio speciale Mario Moderni dedicato agli artisti emergenti dalla Fondazione Mario Moderni.  

I MURI IN MAKING OFF 

Obiettivo 14 – Vita sott’acqua
Barbara Oizmud – Metro B Ponte Mammolo, Roma

Barbara Oizmud realizzerà un’opera che interpreta l’obiettivo 14- VITA SOTT’ACQUA: un invito a una riflessione capillare sulla vita sott’acqua e sulla sempre più ampia diffusione di microplastiche all’interno dei mari. L’opera porta il titolo di “Polline“, ad indicare quanto le plastiche ridotte in micro particelle, diventano parte dell’ambiente marino, a discapito di chi lo popola. L’opera è realizzata in collaborazione con ATAC

STREET ART FOR RIGHTS 2022 GOAL 14 VITA SOTT’ACQUALIFE UNDER WATER BARBARA OIZMUD ROMA SETTECAMINI VIA SETTECAMINI 108 – foto di © Elenoire

Chi è Barbara Oizmud? 

Fotografa e illustratrice, i suoi lavori sono pubblicati su riviste come Wired, Vanity Fair, Style, GQ, GQ Spagna, Rolling Stone, F Magazine, Financial Times, Cover Up, Shift Magazine, Topolino. Ha anche realizzato campagne fotografiche per clienti come Red Bull, Fox, Sky, Discovery, Fremantle Media, Universal, RomaEuropaFestival. Dal 2003 al 2006 ha lavorato come vignettista collaborando a progetti con la RAI, una delle principali emittenti televisive italiane. Nel 2016 Barbara sbarca a Los Angeles. È una dei cinque fotografi scelti dallo staff di David Lynch, provenienti da tutto il mondo, per realizzare un reportage fotografico del suo primo Music Festival “Festival of Disruption”.  

Obiettivo 15 – Vita sulla terra
Natalia Rak – Via Settecamini 108, Roma

Il goal 15 sarà rappresentato dall’opera di Natalia Rak: un bambino, o forse una creatura dei boschi mentre seduto su un tronco, come nella tradizione fiabesca, suona il flauto, che attraverso la sua melodia dà vita ad una danza di piante, fiori e farfalle. La creatura è seduta su un tronco tagliato, simbolo di deforestazione e desertificazione e proprio su di esso suona, infondendo positività e speranza: non è troppo tardi per fermarsi e dare inizio a nuova vita. 

STREET ART FOR RIGHTS 2022 GOAL 15 VITA SULLA TERRA LIFE ON LAND NATALIA RAK ROMA SETTECAMINI VIA SETTECAMINI 108 – foto di © Elenoire

Chi è Natalia Rak? 

Dal 2011 l’artista polacca Natalia Rak crea dipinti su larga scala, sotto forma di splendidi murales. La sua arte è stata esposta in tutta Europa in città come Düsseldorf (Germania), Barcellona (Spagna) e Strasburgo (Francia). Inoltre, è stata presente in molte mostre collettive e ha partecipato ad alcuni dei più prestigiosi eventi di street art, come POW! WOW! (USA), Art Scape (Svezia), Mural Festival di Montreal (Canada), Blink (USA), Memorie Urbane (Italia). Il suo lavoro di spicco per il festival Folk on the Street di Bialystok “Legend of the Giants” è stato incluso nella serie “Sztuka ulicy – Street Art” pubblicata dalle Poste polacche. 

Obiettivo 16 – Pace, giustizia e istituzioni solide
Manuela Merlo – Via di Settecamini 102, Roma

L’artista rappresenterà il goal 16 raffigurando una donna, che rappresenta le istituzioni e la giustizia. Il volto della donna è impreziosito da due pendenti, che simboleggiano la bilancia della giustizia, mentre è intenta ad abbracciare e prendersi cura di una colomba bianca simbolo di pace. Quest’ultimo simbolo lo ritroviamo con nuova forma, attorno alla figura: due colombe-origami di carta che ci indicano la fragilità della pace. 

Chi è Manuela Merlo? 

L’incontro con la StreetArt è dirompente per Manuela Merlo quando conosce i “Pittori Anonimi del Trullo” l’associazione culturale con i quali collabora in progetti sociali, operando sul territorio con numerosi di interventi di StreetArt in vari quartieri di Roma, in special modo nella borgata del Trullo.

STREET ART FOR RIGHTS 2022 GOAL 16 PACE GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE PEACE JUSTICE AND STRONG INSTITUTIONS MANUELA MERLO ROMA SETTECAMINI VIA SETTECAMINI 102 – foto di © Elenoire

Il progetto, promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale, è vincitore dell’Avviso Pubblico Contemporaneamente Roma 2020-2021-2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE. Street Art for RIGHTS fa parte delle attività sviluppate da MArteSocial, un incubatore   incentrato sulla risoluzione di problematiche sociali attraverso progetti artistico-culturali che possano generare un impatto positivo sugli abitanti dei quartieri meno sviluppati che vertono in condizioni di disagio ed emarginazione. MArteGallery è uno spazio virtuale dedicato all’esposizione di opere artistiche in ogni campo (fotografia, pittura, scultura, grafica, etc.), il cui obiettivo principale è dare spazio a giovani emergenti, dare supporto ad artisti e gallerie, diffondere l’accessibilità della cultura e dell’arte con possibilità di acquistare le opere esposte. Una vera e propria “etichetta dell’arte” dedicata agli emergenti e alle gallerie, che offre management e consulenze di comunicazione ma anche supporto, conoscenza e strumenti per operare nel mondo dell’arte contemporanea.


INFORMAZIONI UTILI
STREET ART FOR RIGHTS – III EDIZIONE
Fino al 7 novembre

Quartieri
Settecamini
Metro B Ponte Mammolo
San Paolo

CONTATTI
Sito: www.streetartforrights.it 
Mail: info@streetartforrights.it – info@martegallery.it
Facebook: www.facebook.com/StreetArtForRights/ 
Instagram: www.instagram.com/streetartforrights_/ 

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

051 6569105 – 392 2527126             
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‘Reliquiae’, il realismo contemplativo di David Booker al Museo della Cattedrale di Chiusi

David Booker al lavoro sulla sua scultura più recente

‘Reliquiae’, il realismo contemplativo di David Booker al Museo della Cattedrale di Chiusi

I disegni dello scultore australiano innescano connessioni di senso per far riemergere dal passato

i luoghi, gli oggetti, le storie e farne frammenti di eternità.

11 dicembre 2022 – 9 luglio 2023

Le opere dello scultore australiano, in mostra a Chiusi dall’11 dicembre 2022 al 9 luglio 2023 all’interno del percorso museale diocesano, innescano connessioni di senso per far riemergere dal passato i luoghi, gli oggetti, le storie e farne frammenti di eternità.

Tutto il progetto site specific promosso dall’Opera Laicale della Cattedrale di Chiusi, è un invito alla contemplazione dell’arte per trarne nutrimento spirituale e culturale. Racconti di martiri dimenticati, luoghi perduti e oggetti abbandonati tornano protagonisti grazie ai disegni e alle sculture di David Booker che accompagnano la riscoperta di questo prezioso scrigno toscano.

www.davidbookersculptor.eu   

Inaugura a Chiusi, domenica 11 dicembre 2022 alle 15.30, al Museo della Cattedrale di San Secondiano la mostra  ‘Reliquiae: disegni di David Booker’.  Le nuove opere su carta del poliedrico artista australiano, molte site specific, sono inserite nel percorso museale per creare un continuum narrativo che attualizza il significato della collezione permanente. La mostra resterà aperta fino al 9 luglio 2023, tutti i giorni dal martedì alla domenica e nei giorni festivi con orario: 10.15-12.45 / 14.30-17.00.

La mostra proseguirà nell’estate 2023 con la seconda parte del progetto ‘Martyres: sculture di David Booker’ in cui saranno le sue opere in marmo ad essere integrate negli spazi esterni della Cattedrale di Chiusi. Le monumentali statue figurative verranno installate in comunione con l’architettura e agiranno da ponte tra spazio pubblico e dimensione individuale per rafforzare il valore della Piazza del Duomo come luogo dove si uniscono storia, architettura e relazioni sociali.

“Il cambiamento nasce dalla cultura, e il potere trasformativo dell’arte si manifesta solo nell’interazione con le persone” spiega David Booker nel chiarire la volontà di coinvolgere cittadini e visitatori in un percorso contemplativo in cui l’arte innesca connessioni di senso tra le persone e i manufatti antichi, gli spazi architettonici ed il paesaggio, trasformando l’esperienza di visita da emozionale a culturale.

La mostra ‘Reliquiae’, evento anteprima del programma promosso dall’Opera Laicale della Cattedrale di Chiusi per il 2023, offre una cornice concettuale ideale agli incontri in calendario con ricercatori ed intellettuali, tra i quali lo scrittore Giuseppe Conte e il fondatore del Cenacolo delle Arti Lamberto Fabbri. La volontà dell’Opera del Duomo, tra le più importanti Fabbricerie d’Italia, è quella di mettere in relazione il ricco patrimonio archeologico, storico-religioso e artistico della collezione diocesana con personalità della cultura contemporanea capaci di generare pensiero critico e coesione sociale per sostenere la valorizzazione della città di Chiusi e della sua comunità.

David Booker, scultore nato a Melbourne nel 1954, scolpisce a mano nel marmo e nel legno figure e telamoni. Volumi e cavità si alternano nella ricerca di una forma ideale che si completa soltanto nel rapporto con l’architettura vissuta. Con la stessa sensibilità, nei suoi disegni a matita, si serve di luce ed ombra per disvelare l’inaspettata bellezza dei suoi soggetti: scatole di cartone, pezzi meccanici e materiali di scarto sono protagonisti di veri e propri ritratti, descritti proprio come sono. Così, questi reperti del quotidiano prendono parte ad una narrazione universale, e come reliquie, rivelano il loro significato solo allo sguardo contemplativo che ne riconosce il valore di messaggio.

Dalla visita alle collezioni del Museo della Cattedrale, David Booker ha tratto il desiderio di riaffermare il tema del rapporto tra umanità e trascendenza, ben presente nel suo lavoro fin dall’inizio del suo percorso artistico, creando alcune opere site specific.  Nella prima sala del percorso museale, l’Urnetta marmorea rinvenuta negli anni Settanta sotto la zona presbiterale del Duomo, pur essendo di epoca augustea, quasi certamente è stata poi riutilizzata  per contenere le reliquie di un martire cristiano. La bellezza di quest’urna fa supporre che possa essere stata usata per contenere qualcosa di molto prezioso, forse proprio quelle reliquie di San Secondiano che nell’XI secolo la Città di Tuscania donò a Chiusi.  A questa speciale ‘scatola’ di marmo, David Booker ha dedicato due opere appositamente realizzate per questa occasione ‘Urna Marcellianus’ e ‘Urna Verianus’, in memoria dei compagni di San Secondiano e dell’amicizia che li unì nella sorte.

Secondo il racconto agiografico Secondiano, un colto funzionario romano, e i suoi amici studiosi Marcelliano e Veriano, furono zelanti persecutori dei cristiani fino a quando,  discutendo del testo della IV ecloga delle Bucoliche di Virgilio in cui si annunciano la nascita di un ‘puer’ e l’avvento di una nuova età dell’oro,  si convertirono. Nel 250 d.C. vennero arrestati per ordine dell’Imperatore Decio e imprigionati nei pressi di Civitavecchia. I tre amic,i pur sotto tortura, rifiutarono di rinnegare la religione cristiana e vennero decapitati. I loro corpi, dispersi in mare, furono poi raccolti e sepolti nello stesso luogo del martirio il 9 agosto. Le loro spoglie, a lungo oggetto di contesa, approdarono infine a Tuscania, dove i tre martiri sono venerati come santi protettori.

Salendo le scale che conducono al primo piano del museo, si trovano esposti due Angeli reggicandelabro intagliati e dorati nel 1789 dal fiorentino Tommaso Pagliazzi e provenienti dalla Cattedrale. Qui, insieme ai posati ritratti granducali e papali, David Booker ha voluto collocare l’opera ‘Artista Guillaume, Periodo Oro’ in cui una buffa figura di cartone dorato sembra emergere da una scatola sorpresa e, come i due angeli, sorride per far sorridere.

Nella lunga galleria sovrastante il colonnato che congiunge la Cattedrale di San Secondiano con ilPalazzo Vescovile i grandi disegni fronteggiano le teche in cui sono esposti i preziosi libri di coro miniati rinascimentali provenienti dalla Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, condividendo non soltanto lo spazio fisico ma un orizzonte di senso. Nella vita monastica la preghiera corale, detta ‘ Opus Dei ‘ richiama ad una lettura della realtà terrena come immagine di quella divina, del tempo come immagine dell’eternità, del provvisorio come frammento del definitivo. 

Cosi, alcune composizioni  monocrome, con rari scorci di colore, dialogano con i magnifici Codici Olivetani e altre, disegni di torri di scatole e pezzi meccanici, creano rimandi alle differenti prospettive della Piazza visibile dalle finestre, in cui spicca isolato il Campanile, costruito nel 1585 su una più antica torre di difesa, e anch’esso visitabile.

Proprio al centro del corridoio un’opera simile ad una finestra, rappresenta due anonime figurine in piedi e l’etichetta invita ad aprire gli stipiti legati da un fiocchetto. Chi lo fa non può trattenere un riso di sorpresa di fronte al grande trittico intitolato ‘L’Artista’ che celebra con ironia la figura eroica di chi è chiamato ad offrire bellezza, gioia e significato alla vita.

Tutto il progetto è un invito alla contemplazione dell’arte per trarne nutrimento spirituale e culturale. Racconti e martiri dimenticati, luoghi nascosti, oggetti abbandonati, nei disegni e nelle sculture di David Booker in mostra a Chiusi, tornano protagonisti per accompagnare con la meraviglia della riscoperta, la visita di questo piccolo e prezioso scrigno toscano.

Contatti stampa
Valeria Giovagnoli valeria.giovagnoli@gmail.com

Sito:   www.davidbookersculptor.eu   
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Youtube: David Booker


IL MUSEO DELLA CATTEDRALE

Il Museo della Cattedrale di Chiusi si articola in un percorso estremamente differenziato, che comprende, oltre alle varie sezioni espositive, anche l’Orto vescovile, il Labirinto di Porsenna e le Catacombe di Santa Mustiola e Santa Caterina. Da un primo nucleo istituito istituito nel 1932 per volontà del Capitolo e dell’allora vescovo diocesano Mons. Giuseppe Conti con l’intento di esporre i libri di coro provenienti dalla Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, donati alla Cattedrale di Chiusi dal vescovo Giuseppe Pannilini nel 1810, oltre a dipinti, paramenti sacri e suppellettili liturgiche del Duomo, l’incremento del patrimonio, in particolare grazie al materiale proveniente dagli scavi degli anni Settanta nella zona presbiterale del Duomo, portò all’individuazione della attuale sede museale negli spazi adiacenti alla Cattedrale e nella galleria che congiunge San Secondiano con le quattro sale al primo piano del Palazzo vescovile.  Il giardino e l’antico Orto vescovile, da cui si gode una splendida vista sull’estremo lembo della Val di Chiana, sono parte integrante del percorso museale fin dalle origini, a cui è stato aggiunto l’itinerario archeologico con i cunicoli etruschi che, passando al di sotto della Piazza Carlo Baldini, congiungono l’Orto vescovile alla Torre campanaria. Completano l’itinerario di visita le due catacombe di Santa Mustiola e Santa Caterina, poste nelle vicinanze del centro storico, recentemente restaurate a cura della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.


INFO

Museo della Cattedrale di Chiusi – Piazza Carlo Baldini 7 (già Piazza Duomo) – 53043 CHIUSI (SI)       Contatti  0578 226975    mail   museocattchiusi@alice.it   sito   https://www.museodellacattedrale.it/

INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO
Il Museo è aperto dal Martedì alla Domenica e i giorni festivi : 10.15-12.45 / 14.30-17.00
Le Visite al Labirinto sono previste alle ore : 10.45, 11.30, 12.15, 15.00, 15.45, 16.30 e 17.00
La prenotazione è consigliata telefonando ai numeri  0578226975 – 3386827859 – 3492267013
o per mail all’indirizzo   museocattchiusi@alice.it   oppure   mail@labirinto.info

I gruppi di visita al Labirinto di Porsenna sono a numero limitato pertanto i visitatori senza prenotazione sono ammessi solo in caso di disponibilità di posti nel gruppo. E’ sempre possibile negli orari di apertura la visita alla mostra RELIQUIAE parte integrante del percorso del Museo.

BIGLIETTI

Museo della Cattedrale, Labirinto di Porsenna e Torre di San Secondiano
Intero € 7,00 Ridotto € 3,00 (6 – 13 anni e gruppi scolastici)
Gratuito: sotto 6 anni e specifiche categorie
Biglietto unico “Musei di Chiusi Card”, valido per la visita a Museo Nazionale Etrusco, Tombe della Pellegrina e del Leone, Museo della Cattedrale e Labirinto di Porsenna, Museo Civico – La Città Sotterranea. Acquistabile presso Ufficio Turistico o nei Musei. Costo: 12€

SERVIZIO VISITATORI
Museo della Cattedrale  +39 0578226975   Emailmuseocattchiusi@alice.it