Arles (Francia), Fondazione Manuel Rivera-Ortiz: Il programma Ascendance novembre-dicembre

SANS TITRE, MRO Foundation @DELLEUSE-GUILLAUME, COGNAC 2014-1

WEBSITE
http://mrofoundation.org/

Il programma Ascendance collega una quindicina di artisti offrendo prospettive uniche sulla nozione dei diritti umani.

I diritti umani sono i diritti inalienabili di tutti gli esseri umani, senza distinzione di alcun tipo, inclusi la razza, il sesso, la nazionalità, l’origine etnica, la lingua, la religione o qualsiasi altro status. I diritti umani includono il diritto alla vita e alla libertà.

Ascendance caratterizza questo incrocio di generazioni che genera e perpetua le tradizioni pur avendo un carattere di progressione, un desiderio di cambiamento benefico nella società sui diritti umani, l’accettazione degli altri; solo si riferisce a comportamenti sociali caratterizzati dalla tendenza a dominare gli altri, che giocano sull’ambivalenza della nostra società attuale.

Con le opere di Zoé Aubry, Guillaume Delleuse, Isabelle Ha Eav, Pierre-Kastriot Jashari, Joanne Joho, Younès Klouche, Margot Lançon, Thomas Yaël Lopez, Florent Meng Lechevallier, Leslie Moquin, Laurence Rasti, Dorian Sari, Chloé Simonin e Francesca Todde .

The Ascendance program connects about fifteen artists offering unique perspectives on the notion of human rights.

Human rights are the inalienable rights of all human beings, without distinction of any kind, including race, sex, nationality, ethnic origin, language, religion or any other status. Human rights include the right to life and liberty.

Ascendance characterizes this crossing of generations which generates and perpetuates traditions while having a character of progression, a desire for beneficial change in society on human rights, acceptance of others; only it refers to social behavior characterized by the tendency to dominate others, which plays on the ambivalence of our current society.

With the works of Zoé Aubry, Guillaume Delleuse, Isabelle Ha Eav, Pierre-Kastriot Jashari, Joanne Joho, Younès Klouche, Margot Lançon, Thomas Yaël Lopez, Florent Meng Lechevallier, Leslie Moquin, Laurence Rasti, Dorian Sari, Chloé Simonin and Francesca Todde.


EXHIBITION
from october 29 to december 24
Fondation Manuel Rivera-Ortiz  
18 rue de la Calade — 13000 Arles

Press contact: Nathalie Dran 
nathalie.dran@wanadoo.fr

Cinquant’anni di graphic design a Padova – I progetti dello Studio Eberle

Manifesto per la mostra “Dal Cielo all’Universo”, 2004

11 Novembre 2022 – 11 Dicembre 2022

Padova, Galleria Civica Cavour

CINQUANT’ANNI DI GRAPHIC DESIGN A PADOVA
I progetti dello Studio Eberle

Presso la Galleria Civica Cavour, si apre la mostra: “Cinquant’anni di graphic design a Padova. I progetti dello Studio Eberle”, organizzata dal Comune di Padova e curata da Peter Paul Eberle.
Un connubio, quello fra Peter Paul Eberle e Padova durato ben cinque decadi, un lasso di tempo abbastanza raro in Italia per una collaborazione di questo tipo, che ha consentito al grafico di dare una precisa impronta alla comunicazione, e all’immagine, di una città che stava vivendo uno dei suoi momenti di maggiore sviluppo.

Eberle giunse a Padova nel 1970. Aveva alle spalle una formazione svizzera, in un’epoca in cui l’epicentro della grafica italiana era Milano. A chiamarlo alcune agenzie di comunicazione che, da Padova, operavano per fondamentali marchi nazionali. Poi l’avvicinamento alla Pubblica Amministrazione e qui la grafica di Eberle non è più quella dei soli marchi di prodotto ma il suo lavoro si allarga alle più diverse necessità – lui direbbe “opportunità” – della comunicazione : collabora con lo Studio Albini Piva Helg per la grafica del nuovo Museo agli Eremitani, si specializza nella grafica allestitiva museale e firma gli allestimenti di decine di storiche esposizioni, nonché quella, inconfondibile, dei cataloghi e di altre pubblicazioni. Diventa in breve “il” riferimento per la grafica pubblicitaria e gli allestimenti museali e di grandi esposizioni. La sua inconfondibile “firma” è presto richiesta anche all’estero, a Bruxelles, Vienna, Parigi, spesso al fianco di architetti di livello.
Poi la decisione di ritirarsi per potersi dedicare ad una passione da tempo coltivata: ricostruire e documentare la tradizione della sua famiglia per la scultura lignea a soggetto sacro. Suo nonno e suo bisnonno, nei loro laboratori gardenesi, hanno realizzato altari, statue, altorilievi lignei che oggi si ammirano in decine di cattedrali e grandi chiese americane ed europee, compreso l’altare donato dall’Imperatore d’Austria Ungheria alla Basilica di Sant’Antonio a Padova. E per poter coltivare l’hobby del disegno a mano libera, tradotto nelle immagini di personalissimi cahiers du voyage, lo stesso piacere per il disegno che lo ha portato, nel 2013, a illustrare un’ originale storia di Dracula, destinata ai bambini.

Bags per il Consorzio Giotto, Padova

“Fondamentale nella formazione di Eberle – annota Virginia Baradel – fu la Kunstgewerbeschule di Zurigo, fondata da Itten una scuola dove convivevano “in fertile tensione intellettuale e costruttiva, visione olistica e rigore razionalista”. Si iscrisse nel 1964, unico italiano ammesso in quell’anno nell’ambito di una politica di ingressi molto severa anche per via della lingua, lo svizzero tedesco. “Peter entrò in quella scuola dove la severità, sulla scia del fondatore, possedeva un’eccezione di purezza. L’intransigenza riguardava la concentrazione sulla natura del segno che puntava all’essenzialità, alla spoliazione della forma per potenziare la comunicazione. La combinazione di insegnamenti derivati dal Bauhaus e dalla libertà creativa, esigeva un grado di partenza liberato da ogni sovrastruttura e da bagagli cognitivi pregressi”. La grafica svizzera era all’avanguardia ed è tuttora un esempio di estetica che punta all’essenzialità del segno senza privarlo di valori espressivi e simbolici. Nel caso di Eberle che in seguito, su queste basi, svilupperà una sua personalissima cifra, “la riduzione radicale del segno viene elaborata con l’uso del colore e di minime, ricorrenti, variazioni di andamento, tali da evitare il rischio di scivolare nell’asettico e di mantenere la rotta della funzionalità, dell’efficacia comunicativa”.

“É emozionante vedere con gli occhi di oggi, in uno sguardo retrospettivo, un lungo periodo della comunicazione culturale a Padova, prima dell’avvento del digitale e quindi affidata alla carta stampata, in particolare all’affissione stradale”, dice l’Assessore alla Cultura Andrea Colasio. “Assieme agli allestimenti, dallo stile molto riconoscibile, i progetti grafici di Peter Eberle hanno certamente contribuito in quegli anni al paesaggio e all’identità visiva della nostra città.”


INFO

Cinquant’anni di graphic design a Padova
I progetti dello Studio Eberle
Galleria Cavour – Piazza Cavour (PD) 11 Novembre -11 dicembre 2022

Orari mostra: da martedì a venerdì 15.30-19
Sabato-Domenica-8 dicembre: 10-13 e 15-19 Chiuso lunedì non festivi
Ingresso gratuito

Comune di Padova- Settore Cultura, Turismo, Musei e Biblioteche
U.O.C. Mostre, Manifestazioni, Spettacoli Tel. 0498205623

Padova, Palazzo del Monte di Pietà: già 14 mila visitatori per “L’Occhio in gioco” – Mostra intelligente e divertente

Già 14 mila visitatori per “L’Occhio in gioco”.

E il trend è in forte crescita. Nel weekend registrate quasi 3.000 presenze.

“Mostra intelligente e divertente”

Arricchita anche da laboratori per studenti, visite esperienziali e visite per famiglie, incontri con artisti e ed esperti, itinerari dedicati in città.

www.palazzodelmontepadova.com

“L’occhio in gioco” ha conquistato i primi 14 mila visitatori. E, settimana dopo settimana, i numeri evidenziano una crescita costante con il record toccato nel weekend appena trascorso che ha toccato quasi le 3.000 presenze.

Favorita anche dalle proposte che Fondazione Cariparo, promotrice della mostra, ha messo a punto per i diversi pubblici: laboratori didattici specializzati, visite esperienziali per adulti e su misura per famiglie, incontri pubblici di approfondimento con gli artisti Marina Apollonio e Alberto Biasi, lo scrittore Tiziano Scarpa, il neuroscienziato Giorgio Dell’Ortigara, oltre che percorsi in città alla scoperta di opere attinenti alla mostra ed esposte al Bo e all’Orto Botanico.

L’esposizione, promossa insieme all’Università di Padova, nella ricorrenza degli 800 Anni di fondazione dell’Ateneo, è partita quasi in sordina ma il passaparola ha velocemente innescato un interesse sempre più ampio, man mano che si andava allargando la percezione di una grande mostra di taglio internazionale, affascinante, intelligente ma anche piacevole e sorprendente. Una occasione straordinaria per avvicinarsi all’arte e, al medesimo tempo, alla psicologia e alla scienza, lungo un percorso espositivo ricchissimo (le opere presenti in mostra sono oltre 400, a firma di grandi autori. Datate dal Medioevo agli anni ’50 del Novecento), dove accanto ad un rarissimo codice miniato trecentesco o all’Astrario di Dondi dell’Orologio si può interagire con una installazione dedicata a David Bowie o soffermarsi davanti a capolavori di Kandinsky, Seraut, Klee, Boccioni, Balla, Man Ray, Frank Stella o opere rivoluzionarie del Gruppo N, costituito proprio a Padova da Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi, e di Marina Apollonio.

Nel percorso di “L’occhio in gioco” si è condotti a misurarsi con arte, fotografia, miniatura, scultura, scienza e tecnica. Assistendo all’inganno del movimento e dello stesso colore, con occhio e mente condotti a percepire come un unicum ciò che nella realtà fattuale è composito.

Fenomeni che erano già ben noti ad artisti, alchimisti e filosofi dei tempi lontani, come testimoniano le antiche miniature e le mappe celesti presenti in mostra, esempi primigeni della necessità e abilità dell’uomo di accostare colori dando vita a una sorta di caleidoscopio magico.  Immagini del mondo e antiche sfere armillari sono accostate a costruzioni Bauhaus e contemporanee, a rivelare una continuità inaspettata.

Originale nel taglio curatoriale, affidato a Luca Massimo Barbero per la parte storica e a Guido Bartorelli, Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi dell’Università di Padova per la parte dedicata al Gruppo N e alla psicologia della percezione,  questa  ricchissima esposizione si può ammirare a Padova, in Palazzo del Monte di Pietà, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, che ha voluto proporla – in collaborazione con l’Ateneo Patavino – nell’ambito delle celebrazioni per gli 800 anni di storia ed attività di una delle Università più antiche al mondo, nel solco dell’indagine del rapporto tra arte e scienza già inaugurato nel 2017 con la mostra “Rivoluzione Galileo, l’arte incontra la scienza”.


Uffici stampa

Ufficio Stampa della Mostra:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Rif. Roberta Barbaro; roberta@studioesseci.net 

Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo
Media Relation
Alessandra Veronese

Comunicazione
Roberto Fioretto – Responsabile Ufficio Comunicazione
comunicazione@fondazionecariparo.it

Università di Padova
Carla Menaldo
Responsabile Ufficio Stampa

Bologna, Palazzo Albergati: Da oggi le opere più provocatorie, anticonformiste e rivoluzionarie di “Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente”

Leika
Zapatos Rojos,
Save Afghan Women,
Yellow Background,
Opera unica su tela, 80×60 cm, 2022
Pop House Gallery

A Bologna, dall’11 novembre, viene proposta per la prima volta una straordinaria mostra:
“Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente”.

Tre interpreti del mondo contemporaneo che dominano la scena artistica internazionale, riuniti in un inedito confronto a Palazzo Albergati.

Arthemisia prosegue nella nuova proposta di grandi mostre dedicate agli artisti contemporanei.

Da oggi 11 novembre al 7 maggio 2023Palazzo Albergati di Bologna accoglie le opere più provocatorie, anticonformiste e rivoluzionarie del nostro tempo: la mostra Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente propone un percorso espositivo che ruota intorno ai tre artisti più discussi ed amati degli ultimi anni.

Una mostra che, attraverso l’esposizione di 60 capolavori, racconta alcune delle storie più estreme e trasgressive della public art italiana e internazionale, attraverso il dialogo tra il misterioso artista inglese e i più influenti artisti italiani del momento, offrendo un panorama esaustivo e provocatorio sull’arte dei nostri giorni.

Jago, Banksy e TvBoy hanno sovvertito le regole dell’arte, rifiutando di entrare a far parte di un sistema imbrigliato ed escludente; sono tre artisti hanno “creato un precedente” e fatto parlare della loro arte arrivando al cuore del grande pubblico.

Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente si presenta, appunto, come una tripla monografica che mostra le opere più significative di ognuno di loro: dalla Girl with Baloon a Bomb Love di BanksyApparato circolatorio e Memoria di sé di Jago; la serie dei baci e quella degli eroi di TvBoy, oltre a pezzi iconici dell’artista come la coppia “modernizzata” che ha dato vita alla enorme opera che dà il benvenuto all’aeroporto di Roma Fiumicino oppure il Gino Strada con il cartello “stop war” comparso una notte di qualche mese fa sui muri di Milano.
A questi tre nuclei si uniscono poi molte opere di varie generazioni di artisti che da loro hanno preso ispirazione e spunto, o che semplicemente si inseriscono nel percorso “controcorrente” che li caratterizza: da Obey – in mostra con il celebre manifesto Hope, realizzato nel 2008 per sostenere la campagna presidenziale di Barak Obama – a Mr. Brainwash (di cui, tra gli altri, un esemplare della sua Mona Linesa), da Ravo e La ragazza con l’orecchino di perla a Laika e il suo celeberrimo Not this “game” fino a Pau con la sua serie delle Santa Suerte.

Circa 60 opere allestite in un percorso unico e sorprendente alla scoperta degli “enfants terribles” dell’arte, che non poteva che essere ospitata a Bologna, città della controcultura per eccellenza.

Un dialogo – suddiviso in 4 sezioni – che porta il visitatore a cogliere le corrispondenze esistenti tra i diversi orientamenti nell’elaborazione delle tendenze legate all’arte e alla street art europea che, in questo momento, è un punto di riferimento internazionale.

La mostra, con il patrocinio del Comune di Bologna, è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di PiumaPop House Gallery e Apapaia.
La mostra vede come sponsor Poema, come mobility partnerFrecciarossa Treno ufficiale e Cotabo, come media partnerUrban Vision ed è consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira.


Sede
Palazzo Albergati
Via Saragozza, 28
40123 Bologna

Date al pubblico
11 novembre 2022 – 07 maggio 2023

Orari di apertura
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Biglietti
Intero € 15,00
Ridotto € 13,00

Info su orari, eventi e biglietti
www.palazzoalbergati.com
www.arthemisia.it
T. +39 051 030141

Hashtag ufficiale
#BolognaControcorrente

Ufficio StampaArthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Iniziative green nei Musei statali della Lombardia: Al Museo per raccogliere castagne e spigolare olive. Lo annuncia Emanuela Daffra

Sabato green al Museo
12 e 19 novembre 2022

Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, Grotte di Catullo

PROTAGONISTI NELLA NATURA. Iniziative green nei Musei statali della Lombardia

Sabato 12 novembre, al Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane si va per castagne Sabato 19 alle Grotte di Catullo per la spigolatura delle olive.

Le prime due originali proposte del nuovo Progetto della Direzione regionale Musei della Lombardia

Non solo musei ma anche la straordinaria natura che li circonda. La Direzione regionale Musei della Lombardia, l’istituto del Ministero della Cultura che gestisce 13 musei statali in Lombardia, si prende cura del patrimonio naturale con la stessa attenzione riservata a quello culturale. Per questo la direttrice Emanuela Daffra sta mettendo a punto, per il 2023, il progetto “Protagonisti nella natura” che coinvolgerà 6 dei 13 musei, con il proposito di unire alla bellezza e all’interesse delle raccolte artistiche o archeologiche, l’ambiente in cui esse sono immerse.

“Uno degli aspetti più sorprendenti del nostro patrimonio”, sottolinea Emanuela Daffra, “è la commistione tra natura e cultura, l’indissolubile legame tra ambiente naturale e azione umana, che permea il territorio lombardo creando paesaggi unici. Il progetto “Protagonisti nella natura” vuole unire arte, archeologia, storia e natura, con una caratteristica davvero unica: il partecipante non si limiterà ad ascoltare esperti o a passeggiare nel verde, ma sarà protagonista di un’azione precisa, manuale. Quando penso ai nostri protagonisti, penso soprattutto alle giovani famiglie, che scelgono di godere, insieme, un fine settimana all’insegna dell’arte e della storia, ma a diretto contatto con la natura”.

Il progetto debutterà in modo organico a partire dalla primavera del 2023. Ma, per testare la formula e la risposta del pubblico, la Direzione ha programmato due momenti già in queste settimane, riservati ad altrettanti “eventi di stagione”, che avranno, naturalmente, come punto di riferimento altrettanti musei lombardi.

Il primo appuntamento è proposto per sabato 12 novembre alle ore 14, al Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, a Capo di Ponte. Per un pomeriggio dedicato all’archeologia ma soprattutto alle castagne e ai castagneti che caratterizzano la zona. Alessandro Ducoli, esperto del Parco dell’Adamello, accompagnerà i visitatori all’interno del Parco stesso, illustrando gli interventi di gestione forestale che vi vengono effettuati. Al termine, tutti sono invitati alla raccolta delle castagne, che potranno poi portare a casa.

Sabato 19 novembre alle 10.30, invece, alle Grotte di Catullo a Sirmione, Nicola Castoldi, l’agronomo che si prende cura dell’oliveto storico, accompagnerà il pubblico nella pratica della spigolatura che segue il momento della raccolta delle olive. Sarà anche l’occasione per scoprire la plurisecolare, straordinaria storia delle 876 antiche piante di ulivo, alcune con almeno sei secoli di vita alle spalle, che popolano la penisola protesa sul Lago di Garda sulla quale insistono le Grotte di Catullo.

La storia di questi ulivi risale ai secoli in cui la sontuosa villa romana, ormai abbandonata, era utilizzata come “cava” di materiali da costruzione per la popolazione locale. Allo stesso modo, quello che era un meraviglioso giardino vista lago divenne, suddiviso in piccoli appezzamenti, terreno per ori e coltivazioni per le famiglie di Sirmione. Ed era consuetudine, una volta che proprietari avevano concluso la raccolta delle ulive, consentire a chiunque di “spigolare” le drupe rimaste, e di portarsele a casa.

Accadrà così anche sabato 19 a Sirmione: Nicola Castoldi, l’agronomo che si occupa della cura dell’oliveto storico, accompagnerà i visitatori nella pratica della spigolatura che segue il momento della raccolta delle olive.

Consigliati abiti e scarpe adeguate e un sacchetto per il bottino.

La partecipazione alle attività è gratuita. È previsto il pagamento del biglietto di ingresso al museo.


INFO

Direzione regionale Musei Lombardia
Ufficio comunicazione e grafica
drm-lom.comunicazione@cultura.gov.it

in collaborazione con:
Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
www.studioesseci.net
roberta@studioesseci.net, referente Roberta Barbaro

ROME ART WEEK NON SI FERMA! – Grande successo per la settima edizione della settimana dell’arte contemporanea

Daniela Perego – Galleria Gallerati

ROME ART WEEK NON SI FERMA!
 

Grande successo per la settima edizione della settimana dell’arte contemporanea

Enorme successo per la settima edizione di Rome Art Week svoltasi da lunedì 24 ottobre a sabato 29 ottobre 2022 con i suoi 767 partecipanti, composti da 207 gallerie e istituzioni, 498 artisti, 62 curatori e 8 collettivi che hanno proposto 505 appuntamenti divisi in 156 eventi174 esposizioni 175 open studio.  Il pubblico, ampio e numeroso, proveniente anche da altre città italiane e dall’estero, è stato guidato attraverso ben 87 visite guidate diffuse in tutto il territorio capitolino e mediante le segnalazioni, sul portale www.romeatweek.com, dei “Punti di vista”: Alberto Dambruoso, Angelo Cricchi, Antonio Pavolini, Carolina Levi, Claudia Pecoraro, Claudio Strinati, Claudio Zambianchi, Cristiano Leone, Fabio Sindici, Francesco Pacifico, Giovanni Albanese, Greta Alberta Tirloni, Helia Hamedani, Lanfranco Aceti, Maddalena Libertini, Maria Eugenia Cadeddu, Maria Giovanna Musso, Massimiliano Reggiani, Massimo Scaringella, Micol Di Veroli, Paola Litterio, Paolo Balmas, Raffaele Quattrone, Roberto Gramiccia, Tiziana Lo Porto

Rome Art Week, promossa e organizzata da KOU – Associazione culturale per la promozione delle arti visive, si conferma, con questa settima edizione, come una delle  manifestazioni più seguite in Italia e, grazie alla sempre più ampia partecipazione di importanti realtà internazionali – Ambasciate, Accademie e Istituti di Cultura – punto di riferimento per la conoscenza e la diffusione dell’arte contemporanea a più livelli.

Inoltre la partnership con l’Assessorato ai Grandi Eventi di Roma Capitale, la collaborazione con diversi Municipi di Roma Capitale e numerosi operatori turistici -strutture alberghiere e commerciali- evidenziano quanto ormai tale iniziativa sia radicata nel cuore della città e in tutti gli operatori che vi lavorano e promuovono il contemporaneo nelle sue declinazioni, stimolando anche l’arrivo di turisti in occasione della settimana dell’arte contemporanea. 

Ma Rome Art Week non si ferma alla settimana dell’arte contemporanea: infatti RAW ha come obiettivo quello di porre Roma al centro della scena artistica odierna, capace di emergere al pari delle altre grandi capitali europee, coinvolgendo tutta la città con gli eventi e le molteplici attività e inglobando più realtà possibili. Per ottenere questo è necessario essere attivi, creare movimento, continuare a far parlare di arte contemporanea e darle maggiore visibilità. E quindi si sta progettando RAW Art Night, una serata di apertura di istituzioni, gallerie, strutture e spazi espositivi che si svolgerà venerdì 16 dicembre a partire dalle 19:00 e almeno fino alle 22:30 o oltre. Un’occasione utile per per presentare la mostra in corso oppure un nuovo allestimento, un vernissage o la presentazione del catalogo, un incontro con l’artista, una proiezione, una performance, un open studio, un laboratorio live o semplicemente l’organizzazione di un aperitivo, anche per scambiarsi gli auguri del Natale alle porte.

Inoltre RAW sta per lanciare un nuovo progetto, Rome Art Directory, che è possibile visionare in anteprima parziale su romeartdirectory.com e che raccoglierà in modo chiaro e fruibile tutti i partecipanti dal 2016 ad oggi. 

Rome Art Week si avvale del patrocinio di: Regione Lazio, Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Sapienza Università di Roma, Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia Storia e Storia dell’arte in Roma, CIU Confederazione Italiana Unione delle professioni Intellettuali; del sostegno di: Roma Capitale Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda e Poste Italiane. Partner: Menexa, Miami New Media Festival. Media partner: Ezine, Dimensione Suono Soft, Prima Pagina News. Partener tecnici: Digitalialab. 


INFO

#romeartweek 24-29 ottobre 2022
[w] romeartweek.com
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Assistenza Iscrizioni
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Ideazione e organizzazione
Kou Associazione no-profit per la promozione della arti visive
[a] Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma
[w] www.kou.net
[cf] 97815340589

Ufficio Stampa

Roberta Melasecca
[e] roberta.melasecca@gmail.com
[e] press@romeartweek.com

Sabrina Consolini 
[e] consolini.eventi@gmail.com

VINCENZO CASTELLA. Il libro di Padova in mostra all’Orto botanico

Padova Orto Botanico, Quarto dell’Albizia

VINCENZO CASTELLA.
Il libro di Padova

La mostra
Padova, Orto botanico

11 novembre 2022 – 8 gennaio 2023

Mostra a cura di Salvatore Lacagnina

con il sostegno di Hermès
con la collaborazione di Silvana Editoriale e di Studio la Città

È una sperimentazione quella che l’Orto botanico di Padova propone nella sua sede, dall’11 novembre all’8 gennaio: trasferire una sequenza di immagini fotografiche dal formato libro a quello espositivo. Operazione solo apparentemente ovvia. Le immagini sono quelle che Vincenzo Castella ha realizzato tra il 2020 e il 2021, raccolte ne Il libro di Padova, volume edito da Silvana Editoriale su commissione di Hermès Italie, nell’ambito della collana di libri fotografici nati come omaggio alle città italiane dove la maison è presente.  

“Per rendere omaggio a Padova -spiega Francesca di Carrobio, amministratore delegato di Hermès Italie- “abbiamo invitato l’artista Vincenzo Castella, a mostrare la città attraverso immagini di grande forza espressiva”.

Lontano da ogni forma di evoluzione dello stile, il lavoro di Castella è legato alla riduzione sistematica del repertorio e della sintesi del linguaggio.

La mostra all’Orto botanico propone una selezione di quaranta immagini. Nulla a che vedere con un itinerario nella città, né con la presunzione di un’indagine sociale e territoriale.

Nel volume (e, in modo originale) nell’esposizione, Padova è mostrata attraverso quattro temi: l’«Orto botanico», o più in generale il mondo vegetale; la «pittura», principalmente gli affreschi, conservati nelle chiese, nelle cappelle, negli oratori, nei battisteri, nei palazzi, ma anche cori, altari, fregi, sculture; l’«architettura», che l’artista non descrive, non legge, ma che lascia emergere come spazio interno (tranne poche eccezioni), come possibilità del movimento, definizione di un ambiente e di un luogo; l’«Università», con la sua storia che è un nodo cruciale della cultura europea.

Non si tratta di sezioni isolate ma, al contrario, di una trama, visiva e concettuale, con andate e ritorni, salti improvvisi e spostamenti quasi impercettibili, che nasce dalla ripetizione e dall’accostamento di realtà separate, secondo il principio che solo le cose incomparabili sono davvero comparabili.

Le immagini si presentano in due soli formati: uno panoramico (aspect ratio 3:1), stretto e lungo, usato in orizzontale e in verticale, con scatti ravvicinati e accostati tra loro; uno quasi quadrato (aspect ratio 4:3), che appare in pochi momenti precisi, necessari, come un’apertura improvvisa dello sguardo.

«I travelings e le panoramiche visibili non seguono i movimenti dell’occhio. Vuol dire separare l’occhio dal corpo. (Non servirsi della macchina come di una scopa)», annotava nei suoi taccuini Robert Bresson, il grande maestro del cinema francese. Spiega Castella: «Sistemo il centro e la verticale per una porzione bastevole e poi la estendo, per vedere la presenza dell’estensione, per vedere se succede qualcosa, per includere significati nuovi».

Se nel libro le fotografie si adattano alle dimensioni del formato, nella mostra ridefiniscono lo spazio che le accoglie e soprattutto creano percezioni differenti. Un quadrittico del Martirio e trasporto di San Cristoforo di Mantegna e un trittico degli affreschi del Battistero di Menabuoi, per esempio, sono stampati in carta leggera di grandi dimensioni, appese liberamente alle pareti come fossero striscioni. Altre immagini in medio formato sono invece incorniciate in modo più tradizionale. E ancora i video, che sono dei movimenti all’interno delle immagini, presentano un’ulteriore possibilità della visione.

Ogni opera non è soltanto la restituzione fisica dell’immagine fotografica, ma una macchina che attiva diverse possibilità dello sguardo, e la relazione tra le opere che si crea nello spazio spinge lo spettatore a un’esperienza estetica su molteplici livelli, dal contenuto, allo statuto dell’immagine, alla relazione con le immagini nella società di oggi. «E naturalmente, osservare una città attraverso questi temi – afferma il curatore – obbliga a pensare all’arte come documento storico. Come scriveva Gianni Rodari, “Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie… Altri movimenti invisibili si propagano in profondità… Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad aver tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni”. Le immagini di Castella producono dunque un proliferare di storie, solo alcune delle quali raccontate in questo libro e in questa mostra. Ogni visitatore può ricostruire i suoi seguendo il sasso gettato nello stagno nel Libro di Padova».

Castella, che aveva iniziato la sua storia di artista proprio attraverso un’indagine sul campo delle comunità afroamericane del Mississippi e del Tennessee, prosegue con i suoi mezzi e i suoi metodi il suo lavoro sulla rappresentazione, sulla realtà che diventa immagine, attraverso un gesto (quello fotografico) che non è e non può essere mai neutro, bensì consapevole del processo di riduzione che ogni immagine, ogni creazione artistica, produce rispetto al reale: «L’atto di rappresentare (e quindi di ridurre) comporta quasi sempre una violenza verso il soggetto rappresentato. C’è un contrasto reale tra la violenza dell’atto di rappresentare e la calma interiore della rappresentazione stessa, l’immagine del soggetto» (Edward Said). Per molti anni ha lavorato sull’industria e sulla città contemporanea, sul paesaggio e il tessuto urbano, e più di recente si è concentrato sulla pittura e sull’architettura rinascimentale italiana, per poi dedicarsi al mondo naturale ritratto nella cattività degli orti botanici e delle serre. Questo libro e questa mostra su Padova hanno offerto la possibilità di collegare le ricerche in un’immersione nella storia occidentale, nei suoi sviluppi, nel suo declino, nel suo rinnovamento profondo, se si vuole.

La mostra – compresa nel biglietto d’ingresso e visitabile negli orari di apertura dell’Orto botanico – è realizzata con il sostegno di Hermès e con la collaborazione di Silvana Editoriale e Studio la Città, nell’ambito delle celebrazioni per gli 800 anni dell’Università di Padova.

www.ortobotanicopd.it/it/il-libro-di-padova-la-mostra

Vincenzo Castella. Breve bio

Vincenzo Castella è nato a Napoli nel 1952 e vive a Milano. Inizia la sua attività di fotografo nel 1975 producendo, tra il 1975 e il 1983, Geografia privata, una serie di fotografie a colori di interni domestici, lavoro selezionato per la mostra European Iceberg, Ontario Museum, Toronto 1985.

La musica ispira i suoi viaggi negli Stati Uniti nel 1976, 1870 e 1980 e nasce il progetto Hammies Nixon People, biografia semi-immaginaria di bluesmen incontrati durante la sua ricerca nelle comunità di afroamericani nel Mississippi e nel Tennessee. Il lavoro è realizzato con fotografie e pellicola 16mm.

Dal 1998 le fotografie di Castella cominciano a diventare fortemente a-narrative. Focalizzando la sua ricerca sui temi della distanza e della dislocazione, l’artista si dedica alla produzione di immagini catturate dall’alto che delineano profili inconsueti delle città europee. L’artista produce stampe a colori di grandi dimensioni, da pellicole di grande formato. Le immagini sviluppano ipotesi attuali di mescolanza visiva sulla complessità degli intrecci e delle storie della città. Tra queste possiamo citare le immagini di città europee quali Napoli, Milano, Torino, Rouen, Caen, Le Havre, Helsinki e Berlino ma anche di realtà più lontane che includono Ramallah e Gerusalemme.

Dal 2006 Castella inizia a realizzare installazioni da negativi fotografici. È il caso di Cronache da Milano, opera presentata ad Art Unlimited a Basilea nel 2009, in cui i movimenti di una camera virtuale riproducono una lettura articolata della foto stessa e delle relazioni nella vita della città con quello che è visibile e non visibile.

Le opere di Vincenzo Castella sono presentate dal 1980 in Europa e in America. Nel 2015 il Board of Trustees della Tate Modern ha incluso nella sua collezione una selezione di cinque lavori dal suo Progetto Malta.

Lontano da ogni forma di evoluzione dello stile, il lavoro di Castella è legato alla riduzione sistematica del repertorio e della sintesi del linguaggio.


INFO

Ufficio Stampa Università di Padova
Carla Menaldo tel. 3346962662
Tel. 049 8273066-3041-3520
stampa@unipd.it

In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
tel. 049.663499
rif. Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Genova, Musei di Strada Nuova, Palazzo Bianco: “Genova al tempo di Rubens uno sguardo ad oriente Figure persiane”  

Genova al tempo di Rubens: uno sguardo ad oriente 
Figure persiane.
Rubens, i genovesi e l’arte safavide

Musei di Strada Nuova, Palazzo Bianco, 11 novembre 2022 – 12 febbraio 2023

A cura di Loredana Pessa 

In collaborazione con la Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica ed Asiatica

Persia, Shiraz, Epoca Safavide, 1560 ca.,
Scena di caccia in un paesaggio, Genova, Collezione privata

Oggetto dell’itinerario espositivo sono una serie di preziose opere persiane di epoca Safavide, databili al XVI e agli inizi del XVII secolo, per la prima volta offerte all’ammirazione del pubblico italiano. Gli splendidi tessuti serici e le affascinanti miniature di collezione privata sono accomunati dalla presenza di raffigurazioni di personaggi in costume persiano che si riallacciano ai soggetti rappresentati sui tappeti esposti a Palazzo Rosso. 

Nei primi anni del Seicento, queste raffinatissime ed esotiche figure hanno colpito l’attenzione anche di Pieter Paul Rubens, come testimoniano alcuni disegni ora conservati presso il British Museum, la cui riproduzione è visibile in mostra, insieme a quella dei numerosi dipinti in cui il grande maestro fiammingo ha inserito costumi, tappeti e tessuti persiani. 

Persia, Isfahan, Epoca Safavide, inizi XVII secolo, Giovane seduto, Genova, Collezione privata

Nella stessa sede è esposta anche un’opera eccezionale, una miniatura persiana a soggetto biblico (Susanna e i Vecchioni), eseguita da un pittore persiano ispirato proprio da un modello di Rubens, testimonianza di un dialogo interculturale che ha coinvolto profondamente anche gli artisti che lavoravano nell’ambito dell’impero Safavide. 

L’interesse per la Persia Safavide era condiviso, nello stesso periodo, anche da molti genovesi, in linea con una tradizione di rapporti con questa parte del mondo orientale che risale al Medioevo. La città, che nel 1605 accolse Anthony Sherley, il celebre ambasciatore inglese di Shah Abbas, fratello di Robert, ritratto da Anton van Dyck nel 1622 in abiti orientali, continuava ad essere uno snodo importante del commercio con il Medio e l’estremo Oriente e l’afflusso di merci pregiate dalla Persia era assicurato anche grazie all’intermediazione di mercanti armeni. 

Una sezione della mostra è dedicata alla presenza di tappeti, tessuti e altri manufatti persiani nelle dimore nobiliari, attestata dai dipinti dell’epoca e dai documenti d’archivio, mentre la curiosità e l’attenzione della classe dirigente genovese nei confronti dell’Impero Safavide, in competizione con quello Ottomano, è rivelata anche dalle numerose opere a stampa dedicate alla storia e ai costumi persiani provenienti dalle biblioteche delle famiglie aristocratiche.

La mostra, insieme all’esposizione “I magnifici tappeti Sanguszko. I tappeti più belli del mondo: un gruppo unico di capolavori dalla Persia del XVI secolo“, aperta nello stesso periodo in Palazzo Rosso, cui si ricollega strettamente, è inserita nel progetto Genova per Rubens. A Network, nato attorno alla mostra Rubens a Genova, curata da Nils Büttner e Anna Orlando (Genova, Palazzo Ducale, 6 ottobre 2022 – 22 gennaio 2023).

Orari: martedì – venerdì: 09.00 – 18.30; sabato e domenica: 09,30 – 18,30
Infobiglietteriabookshop@comune.genova.it
Catalogo: Sagep


Melina Cavallaro
Uff. stampa & Promozione FREE TRADE Roma, Media Relations per la Città di Genova 
Valerio de Luca –  resp. addetto stampa
Via Piave 74, 00198 Roma

Bologna, MAMbo: “Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT”

Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MITVeduta della mostra al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Foto Ornella De Carlo

Non sono dove mi cercate
Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT
A cura di Michele Bertolino
con un’installazione sonora di ALMARE, Non siamo dove ci cercate

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Project Room 11 novembre 2022 – 8 gennaio 2023
Opening giovedì 10 novembre 2022 h 18.00

La Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, spazio tematico in cui vengono ricostruite, raccontate e valorizzate le esperienze artistiche del territorio bolognese ed emiliano-romagnolo, si apre a un nuovo progetto espositivo che sarà vi- sibile dall’11 novembre 2022 all’8 gennaio 2023: Non sono dove mi cercate. Porpora Mar- casciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT.

La mostra, a cura di Michele Bertolino, presenta una selezione di disegni inediti, che Marca- sciano realizza dagli inizi degli anni Settanta, quando per la prima volta scende le scale dello Studio Uno Underground, un centro sociale, sede politica e galleria d’arte gestita da alcuni hip- pies nel suo paese natale, San Bartolomeo in Galdo (Benevento).

Prodotti tra il 1973-1977 e ancora dal 1981 alla metà del decennio, e dimenticati per diversi anni in soffitta, i disegni sono composizioni psichedeliche in cui gli immaginari di un’intera generazione prendono la forma di surreali paesaggi meccanici e formazioni stratificate in cui corpi alieni, mani e labbra, seni, vagine, falli e tubi si fondono l’uno nell’altro.

La stessa tecnica riflette la porosità del contesto in cui le opere sono state eseguite: la carta è spesso lavorata con il diluente, o acqua ragia, che permette di trasferire colori e immagini da quotidiani o fotografie e giocare con macchie e sfumature, facendo emergere favole e incastri. Il rock acido dei Pink Floyd e il teatro anarchico del Living Theater prima, poi la pratica rivolu- zionaria, creativa e “frocia” e l’esperienza in transito: tutto si condensa in acquerelli e collage da cui trasuda l’immagine di un corpo collettivo senza organi, espanso e resistente.

Sui disegni è la stessa Porpora Marcasciano a raccontare:
Qualche anno prima di morire, mia mamma sistemando la soffitta di casa, fece una scoperta archeologica per me importantissima: una vecchia cartella contenente circa cinquanta di miei disegni datati 1973-1977 e alcuni più recenti datati prima metà degli anni Ottanta. Da aggiun- gere alla narrazione la mia passione nel dipingere e disegnare che si interruppe in una fase cri- tica della vita a metà degli anni ottanta. I disegni più che un valore artistico hanno, a mio av- viso, un valore simbolico poiché incarnano nei segni e nel significato il senso profondo di quegli anni. Io la considero pura creatività psichedelica”.

Le vicende del ‘77 italiano, i convulsi anni del Movimento Frocio che conquista il Cassero di Por- ta Saragozza nel 1982, l’affermarsi politico dell’esperienza trans con l’approvazione della legge 164, che consente alle persone trans di vedere riconosciuto il proprio genere elettivo, sono pas- saggi importanti, iscritti nel significato e nell’iconografia dei disegni di Marcasciano.

Tali fermenti e movimenti politici, di cui Bologna è uno dei principali laboratori, si lasciano in- travedere nella Project Room del MAMbo, tramite una raccolta di materiali d’archivio. Ritagli di giornali, fotografie, libri, comunicati stampa, documenti politici, flyer e copertine di dischi so- no riprodotti su pannelli semitrasparenti che riconfigurano l’architettura della sala. In questo modo il pubblico è immerso in cronologie non lineari, obbligato a spostare continuamente lo sguardo in un viaggio alla ricerca di genealogie personali.

Le stesse atmosfere vengono attualizzate nell’installazione sonora Non siamo dove ci cercate realizzata per l’occasione da ALMARE, in cui testimonianze, canzoni, registrazioni e materiali d’archivio ci proiettano nel mezzo di rumori e sogni tuttora attuali.

Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT prova così a tracciare la pagina del diario di un’epica plurale e favolosa, mescolando i dise- gni con voci singole e canti collettivi dove possano prendere corpo la creatività psichedelica, il sesso anarchico, la felicità radicale e l’utopia.

La mostra si realizza con la collaborazione di: MIT – Movimento Identità Trans, Divergenti – Festival internazionale di cinema trans, Archivio storico del MIT.
Si ringraziano inoltre: Centro di Documentazione “Aldo Mieli” e Centro di Documentazione “Flavia Madaschi” Cassero LGBTI+ Center.

Porpora Marcasciano (San Bartolomeo in Galdo, Benevento, 1957) è tra quellə che “nel 1977 avevano vent’anni e ora sono minorenni” (A. Pazienza): attivista, sociologa, attrice, figura di riferimento del movimento queer italiano, artista. Le sue tante vite hanno attraversato Napoli e Roma, e sono approdate a Bologna; si sono intrecciate con il movimento del ‘77, i collettivi gay e il movimento trans; hanno scritto libri, intessuto storie altrimenti dimenticate, disegnato ri- tratti collettivi.


SCHEDA TECNICA

Mostra:
Non sono dove mi cercate. Porpora Marcasciano, il movimento, dall’underground al queer al MIT

A cura di:
Michele Bertolino

Promossa da:
Settore Musei Civici Bologna | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

Sede:
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna via Don Minzoni 14 | Bologna

Periodo di apertura: 11 novembre 2022 – 8 gennaio 2023 Opening giovedì 10 novembre 2022 h 18.00

Orari di apertura:
martedì e mercoledì h 14-19
giovedì h 14-20
venerdì, sabato, domenica e festivi h 10-19 chiuso lunedì non festivi

Ingresso:
Intero 6 euro | ridotto 4 euro | gratuito per possessori Card Cultura

Informazioni generali:
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
www.mambo-bologna.org
info@mambo-bologna.org
Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna
Instagram: @mambobologna
Twitter: @MAMboBologna
YouTube: MAMbo channel

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Instagram: @bolognamusei

Ufficio stampa Settore Musei Civici Bologna
e-mail UfficioStampaBolognaMusei
Elisa Maria Cerra e-mail elisamaria.cerra@comune.bologna.it
Silvia Tonelli e-mail silvia.tonelli@comune.bologna.it
Con la collaborazione di Ornella De Carlo

Venezia, Galleria Alice Schanzer: AMOR CON AMOR SI PAGA mostra personale di Concetta De PASQUALE

Concetta De Pasquale – Luna piena a Stromboli 2019 – Acquerello su carta nautica

Concetta DE PASQUALE
Amor con amor si paga 

a cura di Silvia Previti 

10.11 – 10.12.2022

Inaugurazione  Giovedì 10 novembre ore 18.30

Galleria Alice Schanzer

Campo S. Margherita
Dorsoduro 3061, Venezia

La mostra personale “Amor con amor si paga” dell’artista Concetta De Pasquale è la nuova esposizione della Galleria Alice Schanzer di Venezia, visitabile dal 10 novembre al 10 dicembre 2022 con inaugurazione giovedì 10 novembre alle ore 18.30 con presentazione di Silvia Previti.

Ospitando la mostra di Concetta De Pasquale, la Galleria Alice Schanzer, già presente anche a Sutri (Viterbo) con una galleria gemella, intende promuovere un ciclo di mostre dedicate ad artisti contemporanei che abbracciano i parametri etici, culturali e spirituali dell’Arte, in sintonia con la visione umanista del luogo.

La Galleria porta il nome della poetessa e critica letteraria Alice Schanzer (1873-1936) e nasce per volontà del pronipote Marco Schanzer come luogo di trasmissione dei valori culturali umanistici, svincolati dagli attuali sistemi dell’Arte.

L’esposizione “Amor con amor si paga” vuole essere un nuovo approdo della personale “L’Incontro sull’Isola”, già realizzata dall’Artista questa estate a Stromboli, dedicata alla storia d’amore dei suoi genitori nata sull’isola nel 1953, un amore forte e intessuto di sottili sentimenti che Concetta De Pasquale racconta con un linguaggio intimo, onirico e metapoietico attraverso le sue opere e lo affida alle parole in catalogo  della scrittrice Lidia Ravera. 

In questa mostra veneziana  sono esposti 14 lavori, su carte di cotone e carte nautiche dell’Archivio storico di Stromboli, realizzati ad acquerello e foglia oro. 

Nelle opere vengono interiorizzati e trasferiti i colori dell’isola, il blu del mare, il colore terroso del paesaggio vulcanico, l’oro del bagliore riflesso sul Tirreno, dato dall’utilizzo della foglia oro, che conferisce un senso di preziosità alle carte nautiche del luogo dove è nato questo amore. E’un paesaggio filtrato dagli occhi di chi vive il mare dalla barca a vela, passione che la De Pasquale vive come necessità per meglio esprimersi, circondata da suggestioni visive e sconfinata libertà. Si ritrovano i simboli marini e nautici del Nautilus, la sensazione liquida e permanente delle onde, l’immensità delle storie che hanno da raccontare le carte antiche così come gli abissi

Sono lavori che trasudano  l’amore per i genitori e tracciano nuove rotte dell’Anima e della memoria di famiglia dall’isola di Stromboli fino alla Laguna di Venezia. 

Seguendo un fil-rouge spazio-temporale tra passato e presente, Concetta De Pasquale omaggia questa storia d’amore che, da intima e personale si tramuta in segno e colore per plasmare, attraverso le immagini, una visione umanista dei luoghi e dell’Amore universale così come espresso dal linguaggio poetico del Petrarca. 

“Amor con amor si paga
Chi con amor non paga
Degno di amor non è” 

                     de Rebus Memorandis (1343-45)

L’artista si è formata nell’ambito milanese dell’Accademia di Belle Arti di Brera, frequentando gli studi degli scultori Fausto Melotti e Nanni Valentini, suoi maestri nell’uso minimale e rigoroso della materia. 

Dopo le prime esperienze con materiali diversi, la sua attenzione si è fermata sulla carta che diventa supporto privilegiato per una pittura organica, essenziale ed intima che indaga il corpo nella sua doppia valenza, fisica e spirituale.

La sua è una pittura visionaria che scaturisce dall’esperienza che il proprio corpo compie incontrando direttamente la carta, in un corpo a corpo che accoglie, come un sudario, i segni, le impronte e le tracce di un’esperienza che prima di essere pittorica è mentale e spirituale.

L’amore per il viaggio e per la navigazione in barca a vela, la inducono ad utilizzare le vecchie carte nautiche come nuovo supporto, dove le rotte già segnate si arricchiscono per indicare nuove vie e nuovi viaggi immaginari. 

Nascono così collaborazioni con numerose istituzioni dell’ambito marittimo e museale come: l’Istituto Idrografico della Marina Militare, il Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea Riso di Palermo, il Museo Civico del Carmine di Marsala, il Tecnico Navale della Marina Militare di La Spezia e il Museo del Mar di Santa Pola in Spagna.

Concetta De Pasquale – L’incontro sull’isola, Stromboli 2022 – cm 66 x 46 – acquerello, foglia d’oro e carta su carta nautica

Biografia

Nata a Salò nel ’59, si laurea in lettere specializzandosi in Storia dell’Arte all’Università di Urbino. Successivamente si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, dove frequenta gli studi degli scultori Fausto Melotti e Nanni Valentini, suoi maestri nell’uso minimale e rigoroso della materia.  Dopo le prime esperienze con materiali diversi, la sua attenzione si ferma sulla carta che diventa supporto privilegiato per una pittura organica essenziale ed intima che indaga il corpo nella sua doppia valenza, fisica e spirituale.  

Negli anni il suo percorso artistico si fa sempre più intenso arricchendosi, durante i suoi molteplici viaggi, di importanti scambi artistici con personalità di spicco nel mondo dell’arte e della cultura, scrittori, architetti, fotografi, registi e musicisti, con i quali intraprende un dialogo creativo realizzando in team libri d’arte, spettacoli, performance ed installazioni.

Dopo gli anni di insegnamento al Liceo Artistico, oggi vive e lavora nel suo studio sul mare, in Sicilia, avventurandosi spesso in viaggi in barca a vela come “Pittrice di bordo” per realizzare personalissimi taccuini di viaggio e per tracciare rotte reali e immaginarie su vecchie carte nautiche. 

Dal 1979 ad oggi ha esposto in spazi pubblici e gallerie private in Italia e all’estero: Stoccolma, Lisbona, Parigi, Nizza, Principato di Monaco, Londra, Strasburgo, Budapest, Bruxelles, Berlino, Lugano, Dubai, Indonesia, realizzando mostre personali in prestigiosi Musei e Spazi Istituzionali.

Di lei si sono occupati i critici e storici dell’arte: Francesco Gallo Mazzeo, Fiorella Nicosia, Tommaso Trini, Roberto Sanesi, Antonio Vitale, Marco Marinacci, Giosuè Allegrini, Marco Moretti, Francesco Carbone, Carmela Cappa, Giovanna Famà, Ornella Fazzina, Gaetano Bongiovanni, Katia Giannetto, Alessandro Masi, Maurizio Vitiello, Vittorio Sgarbi, Giulia Jurinich, Teresa Pugliatti, Lucio Barbera, Giovanna Giordano, Giorgio di Genova, Stefano Miliani, Maria Teresa Roberto, Giuliano Serafini, Andrea Guastella, Susanna Ravelli.

Sue opere sono presenti in Musei e in importanti Collezioni pubbliche e private in Italia e all’Estero. 

Selezione di esposizioni

Museo Diocesano Francesco Gonzaga di Mantova (2022);
Museo del Mar di Santa Pola in Spagna (2021);
Galleria d’Arte Moderna e il Museo Regionale di Messina (2012-2020);
Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea Riso e la Fondazione Federico II dell’A.R.S. di Palermo (2017-2018);
Fondazione Orestiadi di Gibellina, il Museo Civico del Convento del Carmine di Marsala e il Museo Tecnico Navale della Marina Militare di La Spezia (2018);
Maschio Angioino e il PAN-Palazzo delle Arti di Napoli (2014-2017);
Forte Stella a Porto Ercole (2016);
Palazzo Duchi di Santo Stefano di Taormina (2002-2006-2015);
Palazzo D’Amico e il Museo del Castello di Milazzo (2012-2014);
Palazzo Medici Riccardi a Firenze, il Palazzo della Cultura di Catania e la Galleria Civica di Arte Contemporanea Montevergini a Siracusa (2013); 
Palazzo Zenobio a Venezia (2011);
Palazzo della Loggia dei mercanti di Montepulciano (2008-2009).

Per la città di Messina nel 2010 ha progettato e realizzato una scultura monumentale commissionata dal Comune per la piazza del Teatro Vittorio Emanuele, “L’abbraccio dell’Angelo” omaggio al suo maestro Fausto Melotti. 

È stata invitata a realizzare Residenze d’Artista in Italia e all’estero e a partecipare a Rassegne d’Arte internazionali come, la Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea a Firenze nel 2003 curata da John Spike; Le avventure della forma nel 2012, curata da Marco Moretti alla Fondazione Terre Medicee di Seravezza; al Padiglione Italia della 54° Biennale di Venezia, e nel 2015 ad Artisti di Sicilia e all’ Expo di Milano curate da Vittorio Sgarbi; a BIAS nel 2018 e 2020 – Palermo, Sicilia, Venezia, Egitto, Israele a cura di Chiara Modica Donà dalle Rose. 

Nel 2019 è stata invitata ad esporre le sue opere all’Istituto Idrografico della Marina Militare e al Salone Nautico Internazionale di Genova da Swiss Logistics Center e ContainerLab che hanno curato la sua partecipazione anche nel 2019 e nel 2021 a WopArt works on paper a Lugano e ad Azimut – Milano nel 2022. 

Attualmente è impegnata a Venezia nel progetto PostUmano Reliquie in viaggio, in dialogo con il  Padiglione San Marino della 59° Biennale Arte.


SCHEDA INFORMATIVA

MOSTRA

“Amor con amor si paga…”
Di Concetta De Pasquale
10.11.2022 >10.12.2022

Vernissage 10.11.22 ore 18.30

DOVE
Galleria Alice Schanzer, Campo S. Margherita, Dorsoduro 3061, Venezia

ORARI DI VISITA
Orari apertura mostra: 10.30 – 12.30 / 16.30 – 19.30
Per appuntamento: 349 66 39 827 – 347 70 30 568

Si ringraziano Marco SCHANZER, Studio Silvio PASQUALINI, CONTAINER LAB Association e OLG INTERNATIONAL SA per il sostegno al progetto artistico. 

UFFICIO STAMPA
CRISTINA GATTI 
cristina.gatti@fg-comunicazione.it