Venezia, Ca’ Rezzonico Museo del Settecento Veneziano: Lino Tagliapietra. L’origine del viaggio

Lino Tagliapietra, Africa, L 44 x h 61,
Vetro soffiato con murrine e puntini applicati, 2014.
Photo credit Russell Johnson

” Probabilmente non ci sono due parole più rispettate ed onorate nella storia della moderna scultura in vetro di “Lino Tagliapietra”; egli costituisce il ponte vivente, la congiunzione cruciale tra l’augusta storia del vetro Veneziano e le continue meraviglie di quello che oggi noi chiamiamo il moderno movimento dello Studio Glass”

James Yood, The Hands of the Maestro

LINO TAGLIAPIETRA
L’origine del viaggio

Venezia, Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano

14 luglio – 25 settembre 2023 

Mostra a cura di
Fondazione Lino Tagliapietra
Fondazione Musei Civici di Venezia

Curata dalla Fondazione Lino Tagliapietra assieme alla Fondazione Musei Civici di Venezia, Lino Tagliapietra. L’origine del viaggio intende rendere omaggio a un artista viaggiatore, sperimentatore, alla costante ricerca di stimoli da trasferire nelle sue opere, tra ricerca appassionata, perfezionamento tecnico e sublimazione della bellezza del vetro.
Nato a Venezia nel 1934, Tagliapietra lavora con il vetro sin da quando divenne un apprendista già all’età di undici anni. Sin da giovane si è distinto come un talento unico a Murano, guadagnandosi il titolo di maestro, padroneggiando l’arte del vetro soffiato, a soli ventun anni. Il suo prolifico talento nell’isola del vetro nella laguna veneziana, assieme ad una curiosità incessante, lo porta presto a viaggiare molto, tanto che nel 1979 compie un viaggio in America e visita per la prima volta Seattle. Fu qui che introdusse gli studenti della Pilchuck School alle tradizioni della soffiatura del vetro veneziano, cementando così il suo nome nella storia della tradizione americana della soffiatura del vetro. Attraverso i suoi insegnamenti, Tagliapietra ha cambiato irrevocabilmente l’uso del vetro in America, stabilendo un nuovo futuro per questo mezzo, infuso con la conoscenza e l’abilità della tradizione italiana interpretata attraverso una nuova vibrante energia. Oggi questo viaggio fatto di creatività, colore e abilità realizzativa trova una nuova sede temporanea nelle rinnovate sale del Museo Ca’ Rezzonico di Venezia.

“Lino Tagliapietra è la rappresentazione vivente dell’anima veneziana e della eccellente maestria della lavorazione del vetro soffiato di Murano – commenta il Sindaco Luigi Brugnaro. Omaggiarlo con questa mostra non è solo onorare un grande maestro vetraio ma è riconoscere a lui di essere una delle figure principali nella collaborazione interculturale tra l’Italia e l’America. Una mostra con la quale vogliamo collocarlo come una figura internazionale unica e tra le più influenti per quanto riguarda la sua arte. Grazie quindi ai Musei Civici e a tutti coloro che stanno lavorando per allestire questa mostra: Venezia attraverso Tagliapietra celebra sé stessa e ribadisce il suo impegno nella promozione e tutela di un prodotto d’eccellenza”.

Allestite lungo un percorso progettato dall’architetto Chiara Lamonarca tra il primo e il secondo piano del palazzo, le 21 opere in mostra offrono uno spaccato della vasta produzione del Maestro realizzata negli ultimi trent’anni in aperto dialogo con i capolavori settecenteschi che le circondano. Accanto a lavori iconici come Dinosaur dal collo longilineo, FujiAsolaNiomeaOcaAfricaHopi raccontano di tecniche tradizionali muranesi come il vetro soffiato con canne, la filigrana, le murrine, l’incalmo, la doppia soffiatura o ancora processi tipici della seconda lavorazione quali la battitura e la molatura. Opere scultoree che hanno portato Lino Tagliapietra ad affermarsi come artista indipendente, antesignano di nuove stagioni e generazioni di artisti del vetro.

Lino Tagliapietra, Dinousaur,
L 25 x h 162 x p 19, 2008,
Vetro soffiato con canne.
Photo credit Russell Johnson

“Con questa esposizione, anticipa la Presidente MUVE Mariacristina Gribaudi, si vuole rendere omaggio a un artista viaggiatore, sperimentatore, curioso delle cose del mondo, ma che è sempre rimasto fortemente attaccato alle proprie origini. La capacità di Lino Tagliapietra è sempre stata quella di mettere insieme mondi e culture diverse sintetizzandole nella creazione delle sue opere”.

In mostra anche un’accurata selezione di pannelli realizzati tra il 1999 e il 2012 in vetro fuso realizzati sovrapponendo tecniche e colori diversi. Le suggestioni di partenza — dichiarate già nei titoli Finestra sul campielloPonticelloRio Grande – non solo rappresentano porte di accesso a luoghi cari al maestro ma raccontano anche delle grandi passioni, come la pittura di Rothko.
In questo caso opere pittoriche più che scultoree, in contrasto con la pratica di un artista che non ha quasi mai realizzato dei disegni preparatori.
Realizzati in graniglia di vetro con inserti di vetro solido o per mezzo dell’uso di canne e murrine a zanfirico, i pannelli sono senza dubbio tra i lavori più sperimentali ed impegnativi di Lino Tagliapietra, quelli in cui emerge l’inarrestabile, estrosa, sperimentale pulsione creativa.
Chiude l’esposizione al secondo piano il pannello Giuditta. Come una pala in vetro installata tra due pale d’altare, l’opera si distingue per i colori accesi e il profilo stilizzato che ne connota il soggetto. Una preghiera e un ringraziamento per una vita passata nel colore e nell’arte del vetro.

“Dopo la retrospettiva del 2012, e dopo la mostra a Murano negli spazi di In Galleria Art Gallery del 2019, questa sarà la prima mostra istituzionale nella mia città dopo tanto tempo – dichiara Lino Tagliapietra — e ritengo che Ca’ Rezzonico sia la collocazione migliore.
La grandiosità delle decorazioni del palazzo mi ha ispirato una selezione di opere apparentemente inusuale: grandi pannelli che ricordano dei dipinti e altre opere realizzate tutte con tecniche tipicamente veneziane, ma di ispirazione internazionale, a ridosso tra tradizione e arte moderna. Spero vivamente che questa mia mostra incontri il favore dei visitatori mostrando loro ancora una volta la meravigliosa versatilità del materiale che mi ha accompagnato per tutta la vita, il vetro.”

Lino Tagliapietra – ph. Russell Johnson

“Con oltre settant’anni di esperienza, all’età di ottantotto anni Tagliapietra continua le sue sperimentazioni incessantemente innovative. Nelle sue più recenti realizzazioni lo scultore rielabora l’antica tecnica del vetro colorato con lo stile distintivo dell’artista, inserendo delicatamente la filigrana soffiata a mano all’interno della tradizionale rete di una struttura in piombo. Atto creativo radicale, i pannelli, quest’ultima avventura nel mondo del vetro colorato conferma di come Tagliapietra abbia continuato nel corso della sua carriera a reinventare e ringiovanire la storia del vetro, avvicinandosi a tecniche secolari con un’energia rivitalizzante che non smette mai di creare nuove prospettive e iniziare nuove conversazioni che continuano a tracciare un percorso verso il suo futuro”, sottolinea la Dirigente Chiara Squarcina.



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30123 Venezia
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Ecco i vincitori del Festival della Fotografia Etica di Lodi 2023

©Luisa Lauxen Door_Imilla
Huara Medina Montaño (24) Huara ha iniziato a fare skateboard da bambina con la tavola di suo fratello. Dopo che la tavola si è rotta, non ha più pattinato fino a gennaio 2019, quando ha incontrato il mondo dello skateboard come arte urbana. “Quando sono tornata a pattinare mi sono sentita libera, mi sembrava di essere di nuovo quella bambina, felice. Non l’ho mai più lasciata”. Huara menziona quanto sia importante la presenza di sua nonna nella sua vita. Quando è vestita da Cholita, si guarda allo specchio e vede l’immagine di sua nonna e questo la ispira ad andare avanti e diventare come lei, una donna forte. “Vorrei essere in grado di rompere i limiti dell’espressione e trasmettere al mondo intero la ricchezza che potremmo comprendere attraverso questo sport e l’amore per la nostra cultura insieme… i principi, la conoscenza… Per creare un nuovo modo di pensare per una nuova società”.

FESTIVAL DELLA FOTOGRAFIA ETICA DI LODI 2023

XIV EDIZIONE

Lodi, sedi varie

30 settembre – 29 ottobre 2023

Ecco i vincitori del World Report Award|Documenting Humanity 2023

Il Festival della Fotografia Etica di Lodi è felice di annunciare i vincitori del World Report Award|Documenting Humanity 2023.

Tra gli 833 fotografi da 40 paesi diversi e 5 continenti, 7 sono i fotografi che si sono aggiudicati la vittoria, o la menzione speciale, nelle 5 categorie che costituiscono il Premio e che saranno esposti nel corso della prossima edizione del Festival della Fotografia Etica di Lodi, dal 30 settembre al 29 ottobre.

I vincitori sono stati selezionati dalla giuria internazionale composta da Amanda Voisard, photo editor per The Washington Post, Dominique Hildebrand, photo editor per  National Geographic, Lynden Steele, direttore di fotogiornalismo alla Missouri School of Journalism’s Reynolds Journalism Institute e Direttore del POYi, Alberto Prina e Aldo Mendichi, coordinatori del Festival.

© Alessandro Cinque_ Alpaqueros

Ecco i premiati e le menzioni speciali

Evgeniy Maloletka per il reportage L’assedio di Mariupol, 1° classificato nella sezione Master Award. Il premio sarà di 7.000 euro.

Quando le forze russe hanno invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022, hanno immediatamente preso di mira il porto di Mariupol, sul Mar d’Azov, importante da un punto di vista strategico. Il 20 maggio, la Russia ha acquisito pieno controllo della città, precedentemente devastata dai bombardamenti; decine di migliaia di civili sono fuggiti o hanno perso la vita.

Bob Miller per il reportage The Last Generation: Zoey’s Dream, 1° classificato nella sezione Spotlight Award. Il premio sarà di 3.000 euro.

Mentre le medie aziende agricole americane sono vicine alla chiusura, i figli degli agricoltori si trovano a reinventare la loro relazione con la campagna e il loro futuro. Per Zoey Allen, campionessa di barrel racing, tutto ciò significa sfruttare il suo “dono naturale” e aiutare suo nonno ad allenare i cavalli per conto di altre persone, al fine di compensare il calo delle entrate derivanti dalle attività agricole.

Sarah Pabst per il reportage Everyone in Me is a Birdmenzione speciale nella sezione Spotlight Award.

6 anni fa, la fotografa ha perso suo fratello in seguito ad un improvviso attacco cardiaco. Da quel giorno in poi, il dolore l’ha sempre accompagnata. D’altra parte però, la scomparsa del fratello le ha dato il dono di percepire la vita in modo diverso. Un mese dopo la sua morte ha scoperto di essere incinta. Dividendosi tra la sua patria scelta, l’Argentina, e quella nativa, la Germania, questo lavoro annulla le distanze, muovendosi tra tempo, stagioni, paesi e spazio.

Alessandro Cinque per il reportage Alpaqueros, 1° classificato nella sezione Short Story Award. Il premio sarà una fotocamera mirrorless FUJIFILM X-H2 con obiettivo XF16-80mm.

Questo progetto racconta della situazione che stanno vivendo gli allevatori di alpaca in Perù. Con l’obiettivo giornalistico non solo di denunciare, ma anche di proporre nuove soluzioni, questo lavoro presenta la questione della crisi climatica sotto un nuovo punto di vista. La storia è divisa in due capitoli: ciò che è andato perduto e gli sforzi per la conservazione.

Luisa Lauxen Dörr per il reportage Imillamenzione speciale nella sezione Short Story Award.

“Imilla”, il nome di questo collettivo di skaters, nella lingua degli Ayamará e dei Quechua significa “ragazza”. Queste skaters boliviane indossano abiti tradizionali per combattere contro la discriminazione. Il loro obiettivo, oltre a far conoscere lo sport nel loro paese, è quello di valorizzare il ruolo delle donne, richiamando al contempo l’attenzione della società per poter riconciliare le differenze culturali e gli stereotipi secolari verso le donne.

Gerd Waliszewski con Between the Sirens, 1° classificato nella sezione Student Award. Il premio sarà una fotocamera mirrorless FUJIFILM X-T5 con obiettivo XF18-55mm.

Nella dura realtà dell’Ucraina invasa dalla guerra, i giovani cercano di vivere la loro vita quotidiana, che viene regolarmente interrotta dalle sirene d’allarme e dai missili in arrivo. “Between the Sirens” racconta l’attitudine verso la vita dei giovani ucraini. Il lavoro offre uno sguardo sulla realtà attuale di una generazione che si scontra quotidianamente con la fragilità delle loro vite e della loro nazione.

Mohammad Rakibul Hasan con l’immagine The Blue Fig, 1° classificato nella sezione Single Shot Award.

Il riscaldamento globale sembra avere un impatto sproporzionato su alcuni Paesi piuttosto che altri. L’immediata conseguenza è che il numero degli incidenti causati dai disastri naturali come le mareggiate e le inondazioni è aumentato. Il Bangladesh, il delta più grande del mondo, è uno dei Paesi a subire le conseguenze del riscaldamento globale. L’aumento dei disastri naturali come cicloni e ondate di marea oceaniche, colpisce la fascia costiera del Bangladesh, dove milioni di persone e che per ironia della sorte, dal mare dipendono per la loro sopravvivenza.

A partire dal prossimo 30 settembre oltre 20 mostre da visitare in un mese speciale dedicato alla fotografia, tra cui quella del World Press Photo, unica tappa lombarda della mostra internazionale itinerante. Il grande concorso internazionale di fotogiornalismo e fotografia documentaria più famoso al mondo che si svolge da oltre 50 anni e indetto dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam, torna a Lodi per il secondo anno. Quasi 150 immagini che arrivano dai 5 continenti per raccontare storie incredibili.

Si tratta di lavori firmati per le maggiori testate internazionali, come National Geographic, BBC, CNN, Times, Le Monde, El Pais

Per la prima volta sarà possibile visionare nella loro interezza due dei reportage da cui sono estratte le immagini premiate al World Press Photo. Maloletka e Cinque vincono infatti anche due categorie del World Report Award.

Anche in questa edizione FUJIFILM Italia è Award Sponsor del concorso con l’intento di sostenere il diffondersi della cultura dell’immagine. FUJIFILM Italia è da sempre in prima linea per rimarcare il valore della fotografia, per la sua capacità di raccontare la collettività e la realtà che ci circonda. Con il suo supporto, avvalora e incoraggia il grande impegno che il Festival mette ogni anno in campo per celebrare la fotografia, necessaria espressione umana.


Info: www.festivaldellafotografiaetica.it
 
Ufficio Stampa
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rif. Simone Raddi  simone@studioesseci.net

Un viaggio intorno al mondo con il Palazzetto Bru Zane – La stagione 2023 -2024

Visuel Carmen © Loïc Le Gall.

PALAZZETTO BRU ZANE.
Stagione 2023 -2024

La stagione musicale 2023-2024 del Palazzetto Bru Zane sarà ricca di viaggi e di celebrazioni: dai due festival veneziani di autunno e primavera ai numerosi incontri internazionali, tutte le opere in calendario suggeriranno un viaggio intorno al mondo con i loro libretti e con i luoghi delle loro ispirazione musicale. E poi alcuni importanti anniversari da commemorare: il bicentenario della nascita di Édouard Lalo (1823) e il centenario delle morti di Gabriel Fauré e di Théodore Dubois (1924).

Con il festival Mondi riflessi in programma a Venezia dal 23 settembre al 27 ottobre, il Palazzetto Bru Zane metterà in evidenza l’ispirazione straniera nella musica francese del XIX secolo. Accompagnate dal pianoforte di François Dumont, Jodie Devos ed Éléonore Pancrazi ci faranno viaggiare con un florilegio di arie d’opera e di duetti dalla Spagna e dal Portogallo – terre di partenza per esplorare il mondo – fino all’India e al Giappone durante il concerto d’inaugurazione il 23 settembre. Il 24 settembre, i pianoforti di Ismaël Margain e Guillaume Bellom suoneranno Cécile Chaminade (La Sévillane) e Camille Saint-Saëns (Caprice arabe), mentre la chitarra di Luigi Attademo ci inviterà in Spagna il 3 ottobre con opere di Fernando Sor, Dioniso Aguado o Francisco Tarrega. Il 12 ottobre, un concerto per violoncello e pianoforte trasmetterà le emozioni di una serata all’estero, tra introspezione (Soirs étrangers di Louis Vierne) e gioia del ballo (Danse bohémienne di Jacques Offenbach), e verrà seguito, il 17 ottobre, da un programma per pianoforte solo durante il quale Salome Jordania eseguirà alcune opere di Mel Bonis, Claude Debussy, Benjamin Godard e Maurice Ravel. Dopo un concerto per violino, violoncello e pianoforte tra l’Est (Suite orientale di Mel Bonis) e l’Ovest (Barcarolles di Benjamin Godard) del 19 ottobre, il festival si concluderà il 27 ottobre con un programma per pianoforte a quattro mani interpretato da Lidija e Sanja Bizjak, con tappe in Algeria (Suite algérienne di Camille Saint-Saëns), Egitto (Le Songe de Cléopâtre di Mel Bonis) e India (Danse Indoue di Cécile Chaminade).

Crocevia dell’Europa, la Francia è sempre stata un crogiolo artistico, ma in epoca romantica tale fenomeno è amplificato all’incremento degli scambi internazionali. Le formule modali e i ritmi esotici che compaiono allora nelle partiture parigine, troppo stravolti per essere considerati, oggi, come testimonianze dei loro paesi d’origine, attestano piuttosto un tentativo di rinnovamento dell’arte nazionale. È un tentativo che ha dato i suoi frutti: l’aria d’opera francese più nota al mondo non è forse una habanera? La Carmen di Bizet compare infatti nel programma della stagione. Al Théâtre des Arts di Rouen ne sarà proposta una riscoperta visiva con i costumi di Christian Lacroix, la scenografia e la messinscena della sua prima rappresentazione nel 1875. Tra gli eventi in programma anche La Montagne noire di Augusta Holmès a Dortmund e Le Tribut de Zamora di Charles Gounod a Saint-Étienne.

In primavera, le porte del Palazzetto Bru Zane di Venezia si spalancheranno per accogliere Gabriel Fauré e i suoi allievi nell’ambito del festival Il filo di Fauré dal 23 marzo al 23 maggio 2024. Le mélodies e la musica da camera dell’autore del Requiem, pur godendo oggi di meritata fama, acquistano ulteriore risalto se ascoltate accanto a pagine più intime firmate dai suoi discepoli. Colui che la generazione di Ravel scelse come vero e proprio patrono di una nuova modernità ritrova così la sua giusta collocazione. In Québec, per il ciclo Palazzetto Bru Zane Canada, le celebrazioni dedicate a Fauré comprenderanno Dubois, suo predecessore alla testa del Conservatorio di Parigi.

Le compositrici, già al centro di un ciclo tematico nella scorsa stagione, non verranno tralasciate: nel corso dell’11° festival Palazzetto Bru Zane Parigi del giugno del 2024 saranno in cartellone i Contes fantastiques di Juliette Dillon, nonché le opere per violoncello e pianoforte di Henriette Renié, delle sorelle Boulanger e di Mel Bonis, di cui avremo anche l’occasione di sentire la Danse sacrée per orchestra. Fausto di Louise Bertin, dopo essere stato presentato nell’estate 2023 in forma di concerto, andrà in scena a Essen, mentre La Fille de Madame Angot di Charles Lecocq, pubblicata nel 2021 nella collana di CD con libro, approderà all’Opéra Comique per una serie di rappresentazioni in autunno.

Produzioni già acclamate – La Vie parisienne, Ô mon bel inconnu, Le 66 ! – proseguiranno la loro tournée internazionale, mentre Flannan Obé e i suoi allegri compari ci inviteranno a scoprire il mondo fantasioso del café-concert nell’ambito del Carnevale di Venezia.

Infine, Le Roi d’Ys di Lalo sarà rappresentato a Budapest e ad Amsterdam, a ricordarci che questo compositore – già celebrato nel 2015 – appartiene a buon diritto all’élite del repertorio promosso dal Centre de musique romantique française.

Un programma come un lungo viaggio musicale dunque ma, rigorosamente, all’insegna della musica romantica francese.


Il Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française

La missione del Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française, con sede a Venezia, è la riscoperta e la diffusione a livello internazionale del patrimonio musicale francese (1780-1920), concepisce e progetta programmi incentrati sul repertorio romantico francese. Si occupa sia di musica da camera sia del repertorio sinfonico, sacro e lirico, senza dimenticare i generi «leggeri» che caratterizzano lo spirito francese (chansonopéra-comique, operetta). Il centro, inaugurato nel 2009 per volere della Fondation Bru, ha sede a Venezia in un palazzo del 1695 appositamente restaurato per ospitarlo.


INDIRIZZO
Palazzetto Bru Zane
Venezia, San Polo 2368
Da Campo San Stin attraversare il sottoportico alla fine del Campo; il Palazzetto si trova in fondo alla calle.
 
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A Verde Grazzano 2023 anche l’emozione dei suoni

Verde Grazzano, edizione passata

Verde Grazzano 2023

Parco del Castello di Grazzano Visconti (Pc)

dal 22 al 24 settembre 2023

Verde Grazzano 2023. Un appuntamento “esperienziale”.

Anche per riacquistare capacità perdute come quella di sentire il suono della natura e di trarne giovamento.

I migliori espositori italiani, il top di ciascuna tipologia di piante, rizomi, fiori, una ampia proposta di idee originali per arredare i propri spazi verdi, suggestioni per una green life. Tutto questo a Verde Grazzano 2023 (dal 22 al 24 settembre, nel borgo di Grazzano Visconti, nel piacentino). Ma con un enorme valore aggiunto: una serie di originali attività per chi voglia confrontarsi con gli esperti e per chi voglia donarsi delle esperienze profonde, collegandosi con il mondo verde e la natura.

Tra le molte, e non banali, sollecitazioni di Verde Grazzano 2023, l’avvicinamento alla pratica del “Sound Hunting” cioè la ricerca dei suoni naturali grazie alla guida esperta di Stefano Tosoni di Wood*ing Wild Food Lab, autore di “Re-wild. 50 percorsi di riconnessione con la natura”. Il grandioso Parco storico del Castello di Grazzano Visconti è l’ambiente ideale per conoscere e fare propria questa pratica. I partecipanti andranno a scoprire i suoni della natura, impareranno a catturali con il proprio smartphone (eventualmente aiutandosi con un microfono direzionale) per poi riascoltarli insieme al termine della sessione. Ciascun partecipante racconterà perché ha scelto il proprio suono e quali emozioni – reazioni ha suscitato il suo ascolto.

L’impatto sulla nostra psiche dell’ascolto di suoni naturali è ben documentato da uno studio condotto dalla Brighton and Sussex Medical School, pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” nel 2017. La dottoressa Cassandra Gould e il suo team, in collaborazione con l’artista Mark Ware, specialista nella registrazione ed elaborazione di suoni, ha sottoposto a un gruppo di volontari l’ascolto di una serie di suoni naturali intervallati ai suoni tipici di una città. Ciascun volontario, durante l’esperimento è stato sottoposto a una risonanza magnetica per misurare l’attività celebrale, mentre l’attività del sistema nervoso era monitorata attraverso la risposta dei battiti cardiaci. Il risultato di questo studio ha portato alla consapevolezza che il “default mode network”, ossia la rete neurale attiva durante il riposo, cambiava configurazione a seconda del suono ascoltato. Coloro che avevano ascoltato suoni naturali, orientavano l’attenzione verso ciò che stava loro attorno, dimostrando quindi di essere più svegli, disposti al dialogo e al confronto e più concentrati. Al contempo, però, si sentivano rilassati. Il sistema nervoso simpatico, responsabile della reazione di attacco o fuga in situazioni pericolose e stressanti, era a riposo, mentre quello parasimpatico, responsabile del metabolismo, del recupero e dello sviluppo delle risorse del corpo, si era attivato.

Provare per credere: a Verde Grazzano 2023, dal 22 al 24 settembre, naturalmente a Grazzano Visconti.


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