Editoria: “Il buio straordinario”. Romanzo di Angelo Molica Franco

UNA BRILLANTE INVESTIGAZIONE LETTERARIA SULLA NASCITA
DELL’IDENTITÀ OMOSESSUALE NEL NOVECENTO

UN VIAGGIO NARRATIVO APPASSIONATO, INTIMO E POP

Angelo Molica Franco
Il buio straordinario

La nascita dell’identità omosessuale nel romanzo del Novecento

Angelo Molica Franco
People Editore
(pp. 230, euro 18)
Uscita in libreria 24 novembre

A inizio Novecento, nella Recherche, il barone di Charlus non lo ammetterà mai. Tantomeno Marcel Proust. Corre quasi tutto il secolo, e Pier Vittorio Tondelli e tutti gli Altri libertini vogliono gridarlo al mondo intero. Del resto, oggi si fa presto a dire “Io sono omosessuale”. Ma come nasce l’identità che si rivendica come propria nel momento in cui si pronuncia quella sentenza di riconoscimento e appartenenza?

Quando, a fine Ottocento, Freud scopre quel magma emotivo sommerso di passioni e istinti chiamato inconscio, in realtà sta sentenziando che il destino dell’essere moderno figlio del progresso sarà la crisi. Nel passaggio, con la rivoluzione industriale, dal mondo rurale al mondo nuovo, l’uomo da un lato spezza infatti le catene dell’imitazione e prosecuzione dei modelli del passato, ma al contempo perde i contorni della propria identità. Ed è in quel preciso momento di crisi della creazione, mentre i villaggi si trasformano in città e il treno mette in comunicazione la civiltà, che i diversi allargano l’orizzonte del proprio paesaggio e comprendono di non essere da soli.

Questa, dunque, è l’intuizione di partenza di Angelo Molica Franco, che cioè l’identità omosessuale moderna – un’idea slegata dai vecchi concetti di illegale pederastia o di peccaminosa sodomia – sia in tutto e per tutto un figlio indesiderato della Rivoluzione industriale. E per osservare da vicino il suo pieno sviluppo lungo tutto il Novecento, in questo incalzante saggio narrativo, l’autore sceglie di investigare nel campo più insidioso, il cuore umanoa partire dal riflettore più pungente della realtà: la letteratura.

Da L’immoralista di André Gide e Maurice di Edward Morgan Forster, passando per Sodoma e Gomorra di Proust e Addio a Berlino di Christopher Isherwood, fino ad arrivare a Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes e Altri libertini di Tondelli, Molica Franco cerca e interpreta nelle pagine dei classici della letteratura omosessuale decennio dopo decennio le parole, i fatti, i costumi e la memoria delle generazioni di omosessuali nel secolo breve.

Ma soprattutto indaga nelle microstorie di protagonisti favolosi, testimoni con la propria esistenza di cosa sia il buio straordinario: non solo i noti Karl Heinrich Ulrichs o Amanda Lear; ma anche nomi obliati come il fotografo Wilhelm von Gloeden, noto per i suoi nudi maschili, o il pioniere dei diritti civili Edward Carpenter; e infine personaggi inediti quali Ferdinand Grimmil fratello omosessuale dei fratelli Grimm e anch’egli fiabista, o la prima drag queen di cui si ha notizia, il nero americano William Dorsey Swann. Questo affinché il gioco di specchi tra Storia e letteratura abbia un suo riscontro nelle vite vissute all’insegna del buio straordinario: un’eredità, un magma emotivo, una memoria collettiva che ogni omosessuale si porta dentro.

Con uno stile personale, l’autore riesce a coinvolgere il lettore in questa indagine finora mai affrontata, senza rinunciare a fuggevoli e luminose istantanee di racconto autobiografico, in modo da affiancare con discrezione i protagonisti del libro mentre abbandonano la colpa del buio, e allo stesso tempo alzare la temperatura della narrazione. Ne viene fuori un viaggio narrativo appassionato, intimo e pop, in grado di aprire squarci di luce su personaggi e opere letterarie del Novecento e naturalmente sulle vite degli scrittori che le hanno create.

Un’investigazione letteraria condotta con una lingua così elegante e appassionata da accendere nel lettore la voglia di tornare a leggere, o leggere per la prima volta, i classici passati in rassegna, come se la lente di osservazione di Molica Franco abbia donato loro un ulteriore spessore di umanità.

L’autore: Angelo Molica Franco

Angelo Molica Franco è giornalista culturale, scrittore e traduttore letterario. Scrive per il Venerdì di Repubblica e per Il Fatto Quotidiano. Il suo ultimo libro è A Parigi con Colette (Perrone, 2018). Suoi racconti e saggi sono apparsi su riviste, quotidiani e raccolte.


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Museo dell’Arte Classica – Sapienza Università di Roma: “ALLA RICERCA DEL BELLO: trent’anni di Martenot a Roma”

“ALLA RICERCA DEL BELLO: trent’anni di Martenot a Roma”

Arte e pedagogia in mostra nel Museo dell’Arte classica della Sapienza, tra le riproduzioni storiche dei capolavori della scultura classica esposti nei musei di tutto il mondo

Dal 9 novembre al 22 dicembre 2023

Museo dell’Arte Classica – Sapienza Università di Roma

Facoltà di Lettere e Filosofia, Piazzale Aldo Moro 5, Roma

Per celebrare il trentennale dell’Atelier Martenot a Roma, il Museo dell’Arte Classica nella Facoltà di Lettere della Sapienza, ospiterà una grande esposizione delle opere degli allievi che hanno seguito i corsi dell’École d’Art Martenot di Loris Liberatori, il primo ed unico insegnante nella Capitale autorizzato ad impiegare il Metodo sviluppato dalla psicopedagoga francese Ginette Martenot negli anni ’30.

La mostra, visitabile dal 9 novembre al 22 dicembre, intitolata “ALLA RICERCA DEL BELLO” sarà un’opportunità unica per immergersi nel mondo innovativo della psicopedagogia Martenot, una didattica dell’arte che educa lo sguardo a ricercare la bellezza fuori e dentro la persona. Oltre 100 opere, create dagli allievi di Loris Liberatori, saranno presentate al pubblico, offrendo una panoramica delle capacità creative che il Metodo Martenot ha ispirato in una nuova generazione di artisti. I visitatori potranno ammirare una varietà di stili e tecniche, testimonianza della versatilità e della potenza espressiva di questo metodo, in dialogo con gli oltre 1200 calchi in gesso dei capolavori della scultura greca e romana ospitati dalla Gipsoteca della Sapienza, uno straordinario “Museo dei Musei” che raccoglie copie d’epoca di capolavori esposti nei maggiori musei del mondo. Inoltre il pubblico avrà modo di ammirare i lavori realizzati in base alla progressione proposta dal metodo dell’École d’Art Martenot in una sezione didattica appositamente studiata per le sale del Museo insieme ai video e a pannelli didascalici e illustrativi.

Il metodo Martenot: educare con l’arte

Nato dalla genialità di Ginette Martenot (1902-1996), virtuosa musicista e pedagoga visionaria, il Metodo Martenot propone una formazione che va oltre l’arte in sé, educando lo sguardo e il pensiero alla comprensione della bellezza che ci circonda. 

Basato sul principio della “liberazione del gesto“, il Metodo Martenot non cerca solo il risultato artistico immediato, ma guida l’individuo in un percorso profondo di crescita verso l’arte, partendo dal concetto che tutti abbiamo delle capacità artistiche, che purtroppo il più delle volte sono nascoste, assopite dentro di noi.

La liberazione del gesto parte sempre da uno stato d’animo. Anche per una semplice curva, l’allievo dovrà porsi il problema di come sarà questa curva: sarà allegra, arrabbiata, malinconica? Poi questa curva potrebbe diventare un essere umano, un animale o un albero, non lo sappiamo. Il principio ispiratore parte sempre da un’emozione. Ogni segno è la conclusione di uno stato d’animo.” – così afferma Loris Liberatori, direttore dell’École d’Art Martenot di Roma.

Questo metodo ha rivoluzionato l’insegnamento dell’arte, aprendo strade inesplorate nella formazione di giovani e adulti alla scoperta della propria creatività. Nel Metodo Martenot, l’allievo è al centro dell’esperienza educativa e in ogni lezione scopre le proprie capacità. Ogni opera creata è un’espressione unica e personale, riflettendo le peculiarità e l’energia di chi l’ha realizzata. A differenza dell’approccio tradizionale, che spesso enfatizza la riproduzione di opere esistenti, il Metodo Martenot guida l’individuo in un percorso di crescita personale attraverso l’arte. Il risultato artistico diviene così una naturale conseguenza di questa evoluzione della psiche. Ogni opera diviene un insieme di movimento e colore, un’autentica espressione dell’individuo che l’ha realizzata.

La mostra al Museo dell’Arte classica della Sapienza Università di Roma

L’idea di celebrare questo trentesimo anniversario attraverso una mostra alla Gipsoteca della Sapienza è un omaggio al legame profondo tra l’arte classica ispirata dalla ricerca della perfezione estetica e la pedagogia Martenot che vuole valorizzare la bellezza dell’anima. Nella Gipsoteca, che conserva i gessi d’epoca delle massime sculture classiche esposte nei musei di tutto il mondo, le opere in mostra saranno infatti il risultato di una reinterpretazione di questi capolavori del passato eseguite dagli allievi dei corsi superiori Martenot.

L’allestimento, rispettoso dello spazio esistente, permetterà ai visitatori di scoprire aspetti innovativi nello studio e nell’analisi delle opere d’arte, nonché di comprendere la ricchezza del Metodo Martenot. Le opere create dagli artisti dell’Atelier Martenot racconteranno una storia unica, esprimendo la loro individualità attraverso una varietà di forme artistiche, tecniche e media.

L’Ecole d’Art Martenot di Loris Liberatori

Con quasi 200 Centri Martenot in Europa, tra cui Francia, Svizzera, Belgio, Spagna e in Italia, il Metodo Martenot ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’arte e della pedagogia. A Roma è L’Ecole d’Art Martenot diretta da Loris Liberatori il primo e unico centro autorizzato che applica nella Capitale il metodo elaborato dalla psicopedagoga francese. Presente nella zona di Viale Cortina d’Ampezzo (Roma Nord) da trent’anni, ha una vasta esperienza in corsi di disegno, pittura e scultura per adulti e bambini. I corsi Martenot sono riservati a piccoli gruppi (da un minimo di tre persone ad un massimo di cinque) con lezioni settimanali di circa un’ora. Il percorso formativo prevede sia una parte teorica dedicata alla storia dell’arte strettamente legata all’attività pratica con tutte le tecniche. Parallelamente Liberatori promuove stage su temi specifici di uno o due giorni all’aperto nel suo studio di Vignanello (Viterbo).

Loris Liberatori

Loris Liberatori, Direttore dell’École d’Art Martenot di Roma e Segretario dell’Associazione Martenot Italia, ha guidato con passione e dedizione la diffusione di questo straordinario Metodo in Italia insieme alla sua crescita personale come artista conosciuto in Italia e all’estero. Nato a La Spezia nel 1958, Liberatori ha iniziato a dipingere giovanissimo, agli inizi degli anni ’70, fin da allora con numerosi riconoscimenti ed apprezzamenti da parte della critica. Liberatori si riconosce nell’area del Nuovo Figuratismo; i suoi riferimenti: dall’astrattismo storico di Afro e Burri, alla ricerca sul colore e la spiritualità del maestro franco cinese Zao Wou-Ki. Una carriera ininterrotta sempre in campo artistico, studi al San Matteo di Pisa, facoltà di storia dell’arte, e una specializzazione post universitaria nell’insegnamento psicopedagogico dell’Ecole d’art Martenot di Parigi. 

Ha realizzato numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra le quali si ricordano Water of life (2016) presso gli Istituti Italiani di Cultura di Sidney e Melbourne e all’Ambasciata d’Italia a Canberra e la 54ª Biennale di Venezia, Padiglione Italia – Torino a cura di Vittorio Sgarbi (2011). Le sue opere sono esposte in importanti gallerie in Italia e all’estero e nelle collezioni permanenti della Farnesina e della Banca d’Italia.

Museo dell’Arte Classica – Polo Museale, Sapienza Università di Roma

Il Museo, attualmente diretto dal prof. Giorgio Piras, Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, con la curatrice dott.ssa Claudia Carlucci, possiede una collezione di oltre 1200 calchi in gesso suddivisi in 56 sale, che riproducono in massima parte sculture greche esistenti in musei e collezioni di ogni parte del mondo; l’esposizione in ordine cronologico consente di illustrare concretamente ai visitatori lo svolgimento storico della scultura greca. Tra le opere ospitate dalla Gipsoteca: una collezione di impronte di gemme eseguite da Tommaso Cades tra il 1829 e il 1834; il calco del grande rilievo della Porta dei Leoni di Micene; il calco dell’Atena di Velletri; la ricostruzione dell’Atena fidiaca “tipo Medici”; la Demetra della Sala Rotonda dei Musei Vaticani; alcuni calchi delle sculture del Partenone; i calchi dell’altare di Pergamo e molti altri.

Roma, Museo dell’Arte Classica

INFORMAZIONI UTILI

TITOLO: ALLA RICERCA DEL BELLO: Trent’anni di Martenot a Roma
DOVE: Museo dell’Arte Classica – Sapienza Università di Roma – Facoltà di Lettere e Filosofia, Piazzale Aldo Moro 5, Roma
QUANDO: Dal 9 novembre al 22 dicembre (?)
A CURA DI: Loris Liberatori
OPENING: Giovedì 9 novembre 2023 ore 17.00
INGRESSO GRATUITO
ORARI: Il museo è aperto dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 20.00

CONTATTI

Ècole d’art Martenot di Loris Liberatori
SITO: https://www.martenot.it/roma.htmlhttps://www.martenot-arts-plastiques.com
FACEBOOK: https://www.facebook.com/ecoledartmartenotdilorisliberatori/
 
Museo dell’Arte Classica – Polo Museale – Sapienza Università di Roma
SITO: https://web.uniroma1.it/polomuseale/museo-arte-classica

Palazzo Pitti: OBSCURED EXISTENCE la prima esposizione personale in Italia di Wang Guangyi

PALAZZO PITTI DAL
7 SETTEMBRE OSPITA
LA PRIMA MOSTRA PERSONALE IN ITALIA DI WANG GUANGYI, ARTISTA CINESE DI FAMA MONDIALE

IL LATO OSCURO DEL QUOTIDIANO:
‘OBSCURED EXISTENCE’

Inaugurata il 6 settembre fino al 10 dicembre la reggia medicea accoglie 28 lavori del celebre artista cinese, alcuni dei quali mai esposti in Occidente: al termine dell’esposizione l’autoritratto dell’autore entrerà a far parte della collezione delle Gallerie

Cosa si nasconde nella rassicurante familiarità degli ambienti domestici, nelle ombre degli spazi legati all’intimità della vita quotidiana? La ripetitività delle azioni quotidiane può essere interpretata come un rito quasi religioso? Queste e altre inquietanti domande vengono poste dalla mostra Obscured Existence  (Palazzo Pitti, dal 6 settembre al 10 dicembre 2023).

L’esposizione, composta da 28 dipinti di Wang Guangyi, è un percorso a tappe attraverso quattro distinti cicli, che indagano cosa sta davvero dietro la ritualità dei gesti di tutti i giorni e l’uso degli oggetti più comuni. Allo stesso tempo, le opere esplorano anche il modo in cui la cultura d’origine di ciascuno influenza la percezione di un’opera d’arte.  

Il viaggio si apre con Daily Life, dipinti incentrati sull’intimità dei piccoli gesti abituali di ogni giorno. In questa prima serie, Wang Guangyi si ritrae in momenti della vita privata, solo, inerme di fronte alla propria corporeità; la ripetitività dell’ordinario assume quasi la valenza di un rituale, mentre l’incedere meccanico dell’abitudine si carica di un’aura sacra. In questi attimi noncuranti l’uomo è capace di riconnettersi con se stesso: protette da quelle che l’artista definisce “strutture di potere”, le azioni individuali che si svolgono in uno spazio privato sono fessure sulla “nuda vita“, la parte di ognuno ancora immune dalle interpretazioni.

Wang Guangy – Daily Life No.2 – 2013 – 180x140cm, acrylic on canvas

Come quando, leggendo un libro, il senso della narrazione si svela man mano che la lettura procede, nella serie Ritual (che compone il secondo ciclo) la fragilità della figura umana lascia il posto alla mobilità inaccessibile dell’oggetto. Esso, spogliato della sua solita connotazione, diventa simbolo di una liturgia segreta e personale, traccia di un significato che supera la cosa, suscitando sensazioni contrastanti. In Ritual n. 3, per esempio, l’artista protegge un normale water di ceramica bianca tramite un cordone rosso sorretto da due colonnine in ottone, il tipico separatore in uso nei musei o nei luoghi sacri. Dal paradosso scaturiscono due sentimenti opposti: l’inquietudine dovuta  alla consapevolezza che qualsiasi luogo può essere dichiarato inaccessibile, e il sorriso  dovuto al fatto che si salvaguarda un oggetto di indubbia ordinarietà. In questo incontro di sensazioni, secondo l’artista, viene spronato il pensiero e quindi la consapevolezza di esistere.

Wang Guangy – Ritual No.3 – 2015 – 180x140cm – acrylic on canvas

Il seme della mostra, però, arriva a piena fioritura solo con la serie  Obscured Existence, che dà il titolo anche al concetto che l’ha generata. Riprendendo un’antica tecnica pittorica cinese, il Wu Lou HenWang Guangyi inonda le sue figure di una fitta sgocciolatura che ne cancella l’aspetto ordinario per rivelarne un’anima oscura, mistica, inafferrabile. Determinato a dimostrare come sistemi sociali differenti portino a una diversa comprensione del mondo, il pittore si immerge nell’iconografia occidentale, descrivendo le forme della tradizione cristiana attraverso un linguaggio a loro estraneo, orientale e personale. In Enlarged Medusa, ispirato dallo scudo di Caravaggio conservato alle Gallerie degli Uffizi, l’artista sovrappone all’ immagine una particolare griglia a nove quadri, retaggio della tradizione cinese, che riduce la percezione estetica dell’originale e ne sminuisce l’intensità emotiva. Ne consegue che gli osservatori, spiazzati dall’imprigionamento della testa di Medusa, si ritrovano così a dover “scavalcare” visivamente il famosissimo dipinto di Caravaggio, per afferrare invece la verità sepolta nell’opera.

Wang Guangy – Obscured Existence – Pietà – 2022 – 140x180cm – acrylic on canvas

Il percorso si chiude con il ciclo The shadow of memory, che registra quel che resta del nostro passaggio nella memoria di un luogo. 

Da segnalare, infine, che l’autoritratto di Wang Guangyi, al termine dell’esposizione, verrà donato alle Gallerie, entrando così a far parte della più vasta e prestigiosa collezione museale di questo tipo di opere al mondo.

Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt: “l’artista tratta spazi “normali” e semplici oggetti d’uso con lo stesso rispetto, indagando in essi e nella loro traduzione pittorica un’anima trascendentale. Da questa prospettiva riesce ad unire – senza confonderle – le tradizioni occidentali e orientali in modo originale e innovativo. Con questa mostra si conferma la vocazione universale delle Gallerie degli Uffizi, aperte alle ricerche sul passato e alle voci più interessanti e importanti dell’arte contemporanea“.

Il curatore Demetrio Paparoni“Nel Novecento la svolta nell’arte cinese l’ha data la generazione di Wang Guangyi. Nella seconda metà degli anni Ottanta lui è tra quanti in Cina hanno dato vita a una rivoluzione linguistica e contenutistica con lo stesso spirito che tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ha animato in Europa l’azione delle avanguardie storiche. Il peso assunto dalla sua ricerca filosofica e spirituale, portata avanti attraverso la pittura, la scultura, le grandi installazioni, fa di Wang Guangyi uno dei grandi protagonisti della Storia dell’arte contemporanea cinese”.

L’artista Wang Guangyi: “Ho visto per la prima volta le opere dei maestri nella collezione degli Uffizi trent’anni fa. Questi lavori hanno avuto un impatto profondo su di me. Mi sentivo come se avessi scoperto una nuova altissima montagna da scalare. La mostra che si apre oggi qui vuole essere sia il mio omaggio ai maestri di un tempo che uno sguardo indietro alla mia giovinezza. A mio modo di vedere, la storia è vuota/non significa nulla. Solo la storia dell’arte può testimoniare l’esistenza degli esseri umani”.

WANG GUANGYI, CENNI BIOGRAFICI

Wang Guangyi nasce il 19 gennaio 1957 a Harbin, nella provincia di Heilongjiang, Cina, e si laurea all’Accademia d’Arte di Zhejiang nel 1984. Raggiunge la fama internazionale negli anni ’80 con la serie Great Criticism, in cui sovrappone immagini della propaganda maoista a loghi di marchi americani, mettendo in evidenza come l’ideologia cinese prometta un mondo migliore allo stesso modo della propaganda occidentale dei beni di consumo. Artista multimediale, autore di installazioni di grandi dimensioni, Wang è noto in particolare per la capacità di far interagire immagini tratte dall’arte occidentale con altre tipiche della cultura asiatica, ma anche la filosofia delle due diverse aree geografiche. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 2013 e le sue opere si trovano nelle collezioni permanenti di musei pubblici in tutto il mondo, tra cui il nuovo M+ a Hong Kong, i musei di Shenzhen, Guangdong, Shanghai, Chengdu e Pechino, la Tate Modern a Londra e il San Francisco Museum of Modern Art.


Ufficio Stampa delle Gallerie degli Uffizi,
Tommaso Galligani, tommaso.galligani@cultura.gov.it

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A Trieste “SEED MIRROR” – In piazza Libertà, il progetto di RTE Group in vista di BID23ART

“SEED MIRROR” A TRIESTE
PER RIFLETTERE SUL FUTURO DEGLI SPAZI URBANI

In piazza Libertà, il progetto di RTE Group in vista di BID23ART

Esplorare il potenziale trasformativo di uno spazio urbano attraverso un oggetto: questa è la finalità del modulo “Seed Mirror” in allestimento nell’area della ex Sala Tripcovich, in piazza della Libertà a Trieste, che tanta curiosità sta destando nei cittadini.
“Si tratta di uno studio urbanistico” – afferma l’arch. Caterina Rosso, giovane imprenditrice di RTE Group e responsabile del progetto “Seed”, rivelando la sinergia in atto con la Biennale Internazionale Donna BID23ART, in programma dal 28 ottobre al 7 gennaio al Magazzino 26 –”che mira a immaginare possibili scenari futuri per questo importante luogo, che potrebbe acquisire una rilevanza significativa nei prossimi anni in considerazione alla sua localizzazione strategica, all’ingresso della città e del Porto Vecchio, punto di passaggio per i turisti in arrivo dalla stazione ferroviaria e da quella dei pullman, nonché dal vicino parcheggio”.
“Seed Mirror” come oggetto possiede un alto valore estetico, che già da solo rappresenta motivo d’attrazione, le sue superfici riflettenti suscitano infatti curiosità e coinvolgimento, favorendo l’iterazione con i passanti, cittadini e turisti.
“Il modulo è frutto della ricerca creativa e tecnologica del nostro team di professionisti” – spiega Caterina Rosso – “per interpretare e definire le emozioni dell’abitare, tra funzione ed estetica, con una particolare attenzione rivolta al tema della sostenibilità e alla riduzione delle emissioni inquinanti”.

L’iniziativa è stata ideata e realizzata dall’arch. Šeherzada Ahmetović, Presidente della Biennale Internazionale Donna, in coorganizzazione con il Comune di Trieste, in vista di BID23ART: “Seed Mirror” sarà un “oggetto” capace di narrare una storia e al contempo tracciare una visione futura sui modi di vivere la città e abitare gli spazi. Sarà il punto di partenza per esplorare nuove prospettive attraverso eventi mirati dedicati ai temi della rigenerazione urbana, con l’obiettivo di contribuire al rinnovamento culturale ed estetico di Trieste, promuovendo il dialogo tra architettura, arte e comunità.

RTE Group è la holding che riunisce diverse espressioni della propensione imprenditoriale della famiglia Rosso, attiva da oltre 50 anni. Il core business è l’edilizia, con forte attenzione all’innovazione tecnologica, alla formazione, alla diversificazione, alla parità di genere. E’ da questa visione che si è originato il progetto “Seed”, seguendo la suggestione di “trasformare l’immaginazione in concretezza”.


dott.ssa Federica Zar
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