Calvino. Le iniziative della Direzione regionale Musei Lombardia con l’Institut français Milano

Carlo Ossola
Italo Calvino a Parigi: la città dei destini incrociati

Conferenza

Venerdì 27 ottobre, h. 18,30

Institut français Milano,
Corso Magenta 63

In occasione delle celebrazioni dedicate al centenario della nascita di Italo Calvino la Direzione regionale Musei Lombardia ha progettato una serie di iniziative che rendano omaggio al grande scrittore, così attento ai legami tra parole e immagini, come documentato al seguente link: 

Nell’ambito di questa progettualità si inserisce una collaborazione molto preziosa, quella tra il Museo del Cenacolo Vinciano, diretto da Silvia Zanzani, e l’Institut français Milano, che per la prima volta hanno pensato ad un’azione condivisa. Molte le ragioni di questa scelta, privilegiata anche dalla vicinanza, in quanto sia il Cenacolo che la sede dell’Institut français Milano affacciano su Corso Magenta.

Cosa collega, dunque, la Francia al Cenacolo e a Calvino? Intanto la vita di Leonardo ha nella sua geografia artistica l’importante periodo finale ad Amboise, come Italo Calvino, che soggiornò per tredici anni nella capitale francese. Entrambi sono stati grandi sperimentatori, e al tempo stesso capaci di affermarsi come classici nel loro ambito. Inoltre Calvino più volte ha affrontato la figura del celebre pittore fiorentino e, nei suoi Raccontini giovanili, ha ipotizzato uno struggente dialogo tra Gesù, Giuda e i discepoli. 

A tenere uniti tutti questi fili che si intrecciano, e le due istituzioni coinvolte, è la figura di Carlo Ossola, (1946), filologo e critico letterario italiano, socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e docente di Letterature moderne dell’Europa neolatina presso il Collège de France. 

Il professor Carlo Ossola ha pubblicato Italo Calvino. L’invisibile e il suo dove (Milano, Vita e Pensiero, 2016), un libro in cui viene ripercorso tutto l’itinerario creativo di questo classico della cultura del Novecento e della letteratura italiana tutta: dall’opera di esordio (Il sentiero dei nidi di ragno, 1947) alla trilogia fantastica (Il visconte dimezzato, Il barone rampante, Il cavaliere inesistente) al Calvino ‘moralista’ delle Città invisibili e di Palomar, fino all’ultimo delle Lezioni americane.

In Calvino, afferma Ossola, la tendenza al realismo e quella al fantastico esprimono uno spirito che colloca l’invenzione letteraria in equilibrio perfetto con il meditare filosofico e l’impegno etico e storico.

“Calvino ha saputo dar forma a una lingua capace dell’universo, precisa, esatta e tuttavia senza confini, classica nel conferire il primato alle idee, il posto giusto agli oggetti, alle forme, ai tempi, allo sguardo che li mette in prospettiva. Come la sua lingua, egli è il nostro classico del Novecento, nella sua capacità di cancellare tutto l’inessenziale, per ottenere il dono supremo dell’arte”.

Per questi legami visibili la Direzione regionale Musei Lombardia e l’Institut français Milano hanno programmato una conferenza, rivolta a tutti ma con un’attenzione particolare al mondo della scuola, in cui il professor Ossola toccherà il tema di Calvino e della Francia, di un soggiorno in cui l’interesse sulla relazione tra parole e immagini si fece molto stringente.

Venerdì 27 ottobre, h. 18,30

Institut français Milano, Corso Magenta 63

Carlo Ossola: Italo Calvino a Parigi: la città dei destini incrociati

Presenta e introduce: Emanuela Daffra, Direttore, Direzione Regionale Musei Lombardia

L’iniziativa è gratuita, ma a numero chiuso, in quanto i posti sono limitati: vi invitiamo a registrare subito la vostra partecipazione compilando il form

Verrà rilasciato al termine dell’evento un attestato di partecipazione a firma congiunta della Direzione Regionale Musei Lombardia e dell’Institut français Milano.

Si ringrazia la Casa editrice Vita e Pensiero di Milano per il sostegno all’iniziativa.


Ufficio Comunicazione
drm-lom.comunicazione@cultura.gov.it
In collaborazione con
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

Roma: al NEXT MUSEUM la mostra immersiva VAN GOGH EXPERIENCE

Tutte le immagini sono di proprietà di NEXT EXHIBITION SRL, produttore della mostra: ©NEXTEXHIBITION Le persone ritratte hanno partecipato a shooting e/o eventi  organizzati dall’azienda che detiene liberatoria e concessione di utilizzo delle immagini.

Next Exhibitionleader internazionale nella produzione e realizzazione di mostre innovative ed eventi culturali, apre a Roma il Next Museumspazio multimediale, immersivo e tecnologico – nato per accogliere mostre immersive – dove la cultura gioca con la tecnologia.Negli spazi dell’ex Cinema Avila – Corso d’Italia 37/d, a pochi passi da Villa Borghese – Next Museum ospiterà dal 28 ottobre 2023 al 31 marzo 2024 la prima mostra multimediale dal titolo Van Gogh Experience, un viaggio nel tempo che abbraccia il visitatore conducendolo nella vita, nelle suggestioni e nelle opere dell’artista più conosciuto al mondo.L’evento è una produzione internazionale di Next Exhibition, in collaborazione con Associazione Culturale Dreams e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma.Il nuovo Next Museum di Roma è concepito per creare esperienze multisensoriali sull’arte, sulla storia e sulla società: le sale offrono tecnologie avanzate – videomappingimmagini 3Dologrammivisori di realtà virtuale – grazie alle quali la cultura diventa un’esperienza unica, incredibilmente emozionante, accessibile per tutti e adatta per tutta la famiglia.La prima grande mostra multimediale presentata, Van Gogh Experience, è un vero e proprio viaggio nel mondo dell’artista, nei luoghi da lui visitati dove ha vissuto e lavorato, dalla città dell’Aja a Londra, da Amsterdam a Bruxelles, da Anversa a Parigi e infine ad Arles in Provenza.Le opere riprodotte grazie alla realtà virtuale sono le più iconiche di Van Gogh e vanno da La notte stellata ai Girasoli, dalla Notte stellata sul Rodano all’Autoritratto, da I mangiatori di patate a Campo di grano con corvi, e infine la sua Camera da letto ad Arles, uno dei capolavori più conosciuti.



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Venezia, Collezione Peggy Guggenheim: Duchamp. L’Opificio delle Pietre Dure e la celebre Valise

MARCEL DUCHAMP: un viaggio nella “Scatola in una valigia” – Foto di Arianna Ferraretto

Marcel Duchamp: un viaggio nella “Scatola in una valigia” 

Venezia, Collezione Peggy Guggenheim

14 ottobre, 2023 – 18 marzo, 2024

A cura di Luciano Pensabene Buemi, Collezione Peggy Guggenheim; Renata Pintus, Letizia Montalbano, con la collaborazione di Barbara Cattaneo, Opificio delle Pietre Dure, Firenze

Marcel Duchamp: un viaggio nella Scatola in una valigia è un’imperdibile mostra nella mostra, che nasce dalla collaborazione tra il dipartimento di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. A corollario dell’esposizione Marcel Duchamp e la seduzione della copia, curata da Paul B. Franklin alla Collezione Peggy Guggenheim dal 14 ottobre 2023 al 18 marzo 2024, la sezione Marcel Duchamp: un viaggio nella “Scatola in una valigia” presenta con un intento sia scientifico che didattico i risultati dello studio e del restauro dell’opera Scatola in una valigia (1935- 1941), confluiti in un suggestivo allestimento multimediale progettato e curato da Luciano Pensabene Buemi, Collezione Peggy Guggenheim, Renata Pintus, Letizia Montalbano, con la collaborazione di Barbara Cattaneo, Opificio delle Pietre Dure, e prodotto da Culturanuova S.r.l.

Marcel Duchamp: un viaggio nella Scatola in una valigia è un approfondimento che attraverso un allestimento multimediale conduce i visitatori all’interno del mondo di un conservatore e restauratore d’arte, permettendo loro di scoprire le scelte tecniche e i materiali che l’artista ha utilizzato per creare un’icona della storia dell’arte del XX secolo, nonché le tecniche di indagine scientifiche utilizzate per approfondirne la conoscenza e le soluzioni scelte per assicurare all’opera una migliore conservazione. Video e touch-screen offrono la possibilità di visionare virtualmente l’opera come lavoro unitario e di leggerla nel suo complesso, così come nelle intenzioni dell’artista, ma anche di esaminare singolarmente ciascuno dei 69 elementi che la compongono e di comprenderne il complesso sistema di costruzione.

Scatola in una valigia è la prima di un’edizione deluxe di venti valigette da viaggio, che raccolgono ciascuna sessantanove riproduzioni e miniaturizzazioni di celebri lavori del poliedrico e dissacrante artista francese. Con Scatola in una valigia, Duchamp intraprese uno dei suoi progetti più ambiziosi: un museo portatile di repliche creato con l’aiuto di elaborate tecniche di riproduzione come il pochoir, simile allo stencil. Nell’edizione deluxe le venti valigie contengono, oltre alle riproduzioni in miniatura delle sue opere, un “originale” diverso per ogni esemplare, e differiscono tutte tra di loro per piccoli dettagli e varianti nel contenuto.  L’ originale della valigia di Guggenheim è una riproduzione del dipinto Il re e la regina circondati da nudi veloci (1912), conservato oggi al Philadelphia Museum of Art, colorata dallo stesso artista (coloriage original). Essa contiene inoltre una dedica a Guggenheim, che sostenne economicamente Duchamp in questa sua impresa, una miniatura del famoso orinatoio rovesciato, Fontana, del 1917, e una riproduzione del celebre ready-made rettificato del 1919, la cartolina stampata raffigurante la Gioconda di Leonardo da Vinci cui Duchamp aveva aggiunto barba e baffi e l’iscrizione “L.H.O.O.Q.”: la sequenza delle lettere pronunciate in francese formano la frase “elle a chaud au cul”, convenientemente tradotta da Duchamp come “c’è il fuoco là sotto”. Nel corso della sua vita, Duchamp creò in diverse edizioni 312 esemplari di Scatola in una valigia.

Questa particolarissima opera-compendio è stata realizzata facendo ricorso a una grande varietà di materiali e tecniche: pelle di vitello, cartone, legno, tela rigida, tela cerata, velluto, ceramica, vetro, cellophane, gesso, elementi metallici, stampa tipografica, collotipia e litografia su carta, cartoncino, tela e acetato di cellulosa con tempera, acquerello, pochoir, inchiostro, grafite, resine vegetali e gomme naturali. L’intervento sull’opera di Duchamp, dato il carattere polimaterico, è stato coordinato dal dipartimento di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim e dall’Opificio delle Pietre Dure, che con i suoi undici settori di restauro, un servizio dedicato alla conservazione dell’arte contemporanea e un laboratorio scientifico è stato in grado di intervenire su tutte le tipologie di materiali. L’intervento è stato condotto in due fasi, nel 2019 e nel 2023, ed è stato in parte sostenuto da EFG, Institutional Patron della Collezione Peggy Guggenheim dal 2006.

É stata realizzata una campagna di indagini per l’identificazione delle tecniche scelte dall’artista e si è ricostruito il complesso metodo di assemblaggio dei pezzi. Trattandosi del primo esemplare della celebre serie di valigie deluxe prodotta alla fine degli anni ’30 del Novecento, obiettivi dell’intervento sono stati la risoluzione delle problematiche inerenti la conservazione di un oggetto molto delicato, quale essa è, e l’approfondimento delle conoscenze sulle modalità operative di Duchamp nell’adozione del sistema “quasi industriale” che da quel momento attiverà per realizzare le serie successive. Data la complessità dell’opera e la sua stratificazione di contenuti, particolarmente utile è stata anche la modellizzazione virtuale dell’oggetto, che ha permesso di offrirne al grande pubblico una visione a 360°. Come è consuetudine, per le indagini diagnostiche l’Opificio delle Pietre Dure si è avvalso di una rete consolidata di collaborazioni con altri istituti di ricerca impegnati nel campo dello studio scientifico dei materiali dell’arte, in particolare con l’Istituto Nazionale di Ottica del CNR.


Da Studio ESSECI info@studioesseci.net

Ascona (Svizzera), Museo comunale d’arte moderna: IL COLORE DELLE EMOZIONI

Richard Seewald, Danza, 1913, Olio su tela, 50 x 68 cm, Fondazione Richard e Uli Seewald, Ascona

ASCONA (SVIZZERA) – MUSEO COMUNALE D’ARTE MODERNA

DAL 14 OTTOBRE 2023 AL 7 GENNAIO 2024

LA MOSTRA

IL COLORE DELLE EMOZIONI

L’esposizione presenta un centinaio di opere di autori quali Ernst Ludwig Kirchner, Max Pechstein, Emil Nolde, Alexej Jawlensky, August Macke, Paula Modersohn-Becker, Richard Seewald, Marianne Werefkin, provenienti dalla Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten, dalla Fondazione Marianne Werefkin e dalla Fondazione Richard e Uli Seewald

Il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona (Svizzera), dopo il ciclo dedicato alle artiste donna iniziato nel 2022 con la mostra di Louise Nevelson e proseguito nel 2023 con quelle di Nanda Vigo e di Teres Wydler, apre la stagione espositiva autunnale con una rassegna che valorizza il patrimonio artistico della città, celebrando quegli artisti e quei movimenti, presenti nei fondi che il Museo conserva e cura e che hanno animato l’ambiente culturale del Borgo di Ascona nel secolo scorso, in particolare tra le due guerre mondiali, rendendolo un luogo eccezionale.

Dal 14 ottobre 2023 al 7 gennaio 2024, l’esposizione, dal titolo Il colore delle emozioni, propone una selezione di un centinaio di lavori provenienti da tre differenti collezioni: la Fondazione Marianne Werefkin, la Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten e la Fondazione Richard e Uli Seewald, capaci di ripercorre importanti capitoli della storia dell’arte europea, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo scorso.

Il percorso espositivo si apre con 47 dipinti provenienti dalla Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten, solitamente esposti al Museo Castello San Materno, attualmente in restauro, il cui nucleo è composto da artisti gravitanti in area tedesca, tra i più significativi del periodo che va dalla fine dell’Ottocento al primo dopoguerra: gli impressionisti Max Liebermann e Lovis Corinth, gli artisti della colonia di Worpswede (Fritz Overbeck, Hans am Ende, Otto Modersohn e Paula Modersohn-Becker), ultimo baluardo del romanticismo tedesco del XIX secolo, che segnò il passaggio dal realismo umanitario e sociale all’impressionismo e all’espressionismo. Movimento, quest’ultimo, rappresentato da alcuni autori della Brücke (Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Hermann Max Pechstein, Emil Nolde) e del Blaue Reiter (Alexej Jawlensky, August Macke), a segnare i due poli di irraggiamento in Germania dell’espressionismo: quello vitalistico e sociale di Dresda e Berlino, e quello lirico e visionario di Monaco, che hanno entrambi saputo rivoluzionare il linguaggio pittorico aprendosi alla modernità.

La mostra prosegue al secondo piano del museo asconese, dove si potranno ammirare 33 dipinti di Marianne Werefkin (1860-1938), artista russa tra le promotrici dell’Espressionismo e anima del futuro museo di Ascona, che proprio nel Borgo decise di vivere gli ultimi vent’anni della sua esistenza e dove diventò punto di riferimento della vita culturale cittadina, grazie alla sua caparbietà e alla sua capacità persuasiva nel mettersi al centro degli eventi più importanti.

Tra i lavori esposti, si segnalano le tempere Autunno – Scuola del 1907, Il danzatore Alexander Sacharoff del 1909, L’albero rosso del 1910, o ancora La città dolente del 1930, oltre al corpus di 28 libretti contenente i disegni e gli schizzi di Marianne Werefkin.

La rassegna si completa con la sala dedicata alla Fondazione Richard e Uli Seewald, con 9 opere pittoriche del tedesco Richard Seewald che, negli anni difficili tra le due guerre mondiali, ha fatto della sua proprietà a Ronco sopra Ascona, la sua “Arcadia”, nel dedicarsi alla pittura, alla grafica e alla letteratura, immerso nella natura. Una natura che torna nei suoi dipinti, come paesaggio dell’anima, come luogo di silenzio profondo, fuori dal tempo e dallo spazio.


I COLORI DELLE EMOZIONI.
Opere dalla Fondazione per la cultura Kurt e Barbara Alten, dalla Fondazione Marianne Werefkin e dalla Fondazione Richard e Uli Seewald
Ascona (Svizzera), Museo Comunale d’Arte Moderna (via Borgo 34)
14 ottobre 2023 – 7 gennaio 2024
 
Inaugurazione: venerdì 13 settembre 2023, ore 18.00
 
Orari:
martedì-sabato, 10.00 – 12.00; 14.00 – 17.00
Domenica, 10.30 – 12.30
Lunedì chiuso
 
Biglietti:
Intero, 10.00 fr.sv./euro
Ridotto, 7.00 fr.sv./euro (studenti, AVS, pensionati, gruppi)
Gratuito, giovani fino a 18 anni
 
Informazioni:
tel. +41 (0)91 759 81 40; museo@ascona.ch
 
Sito internet: www.museoascona.ch
 
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A Imola, la grande mostra su Bertozzi&Casoni. Tranche de vie

Bertozzi&Casoni: Architettura e design, 2023 ceramica policroma. Foto Nazario Spadoni

Bertozzi&Casoni. Tranche de vie

Imola, Palazzo Tozzoni / Museo San Domenico / Rocca Sforzesca

28 ottobre 2023 – 18 febbraio 2024

A cura di Diego Galizzi

“Bertozzi&Casoni. Tranche de vie”, tre sedi per una grande mostra nella loro Imola. Dal 28 ottobre 2023 all’18 febbraio 2024 la cittadina romagnola dedicherà ampio spazio al celebre duo artistico, con un evento espositivo che coinvolgerà tutti e tre i musei pubblici imolesi: Palazzo Tozzoni, Museo San Domenico e Rocca Sforzesca. Curata da Diego Galizzi, direttore di Imola Musei, la mostra è organizzata dal Comune di Imola – Imola Musei, grazie al supporto di diversi soggetti locali tra i quali la Cooperativa Ceramica di Imola, partner principale del progetto.

“Con questa mostra – evidenzia l’Assessore alla cultura, Giacomo Gambi – la città che da più di quarant’anni è la sede delle loro creazioni vuole dedicare a Bertozzi&Casoni un importante e doveroso tributo, facendo dei propri musei civici il teatro di un evento espositivo diffuso che ne celebra il genio artistico e ne racconta, quasi in qualità di testimone, il percorso che li ha portati a crescere e affermarsi”. Il legame tra la città e gli artisti ha trovato occasione di ulteriore consolidamento con la donazione del 2022 a Imola Musei di un gruppo particolarmente significativo di opere, ora collocate nel percorso permanente del Museo San Domenico, tra le quali spicca la monumentale scultura “Scegli il paradiso” (1997), un lavoro tra i più noti e paradigmatici, unanimemente riconosciuto come lo snodo fondamentale a partire dal quale le sperimentazioni di Bertozzi&Casoni hanno iniziato a calcare terreni fino ad allora inesplorati.

“Bertozzi&Casoni – commenta il curatore, Diego Galizzi – si sono imposti nel panorama dell’arte contemporanea come dei veri rule breakers, capaci di scardinare regole e preconcetti, e di rivoluzionare il modo stesso di intendere la ceramica artistica.  Una visione, la loro, di enorme attualità e importanza, che attraverso la meraviglia mette in discussione le nostre categorie mentali e ci interroga continuamente”.

Il cuore del progetto espositivo – che si sviluppa in tre distinte sezioni ognuna in uno dei musei imolesi – si svolge nei sontuosi saloni di Palazzo Tozzoni (“Tranche de vie”), dimora nobiliare che sin dagli anni settanta è entrata a par parte, completa di tutti gli arredi, del patrimonio pubblico della città e che oggi è una interessantissima casa-museo aperta al pubblico. Qui le opere di Bertozzi&Casoni dialogano con gli ambienti e le suppellettili originali del palazzo, in un percorso di evocazione e riattualizzazione della vita quotidiana dei conti Tozzoni attraverso le spiazzanti trovate creative del duo artistico. La propensione allo stupore, l’innato senso di ironia e il linguaggio orientato a una mimesis spericolata e accattivante trovano in questo splendido scenario un’occasione unica per slanciarsi in un mirabile gioco di scambio tra realtà e finzione.

“Ciò che a Palazzo Tozzoni si mette in scena – aggiunge Galizzi – non è una mostra tradizionale, piuttosto una installazione corale orientata allo spaesamento, dove gli attori chiamati a dar voce a questo “laboratorio del dubbio” sono, insieme, gli arredi, le suppellettili e le opere d’arte proprie della casa-museo, e i selezionati lavori di Bertozzi&Casoni”. Opere – se ne contano più di trenta lungo il percorso – che rappresentano all’incirca l’ultimo ventennio della loro attività e per le quali sono noti in tutto il mondo: le variegate forme di vanitas, gli accumuli di scarti della vita quotidiana, le pile di ossa, le impreviste irruzioni di animali spesso rappresentati come beffardi reduci che si ergono sulle reliquie della nostra società consumistica.

“In nuce” è invece il titolo della sezione allestita nel quadriportico del Museo San Domenico, che contrariamente a quella di Palazzo Tozzoni è un percorso tutto improntato alla narrazione.  Una mostra inedita, che per la prima volta vuole raccontare – in un certo senso – Bertozzi&Casoni prima di Bertozzi&Casoni, prima cioè che la messa a punto di quel linguaggio così originale e di rottura che oggi caratterizza inequivocabilmente il duo imolese facesse erompere la loro proposta artistica in qualcosa di più ampio e universalmente riconosciuto. Ricca di una sessantina di pezzi, la mostra mette in luce le ricerche e le fasi espressive degli artisti a partire dai primi anni Ottanta fino all’incirca alla metà degli anni Novanta. Punto d’approdo della mostra è la svolta degli anni 1997-98, a cui Bertozzi&Casoni giungono con opere che si fanno via via più monumentali e aperte a materiali nuovi e a lavorazioni più complesse. Lavoro emblematico di questo passaggio a una nuova fase è “Scegli il paradiso” (1997), opera piena di significati simbolici; collocata nelle collezioni permanenti del museo al piano superiore, la monumentale Madonna col tosaerba nel giardino del Paradiso si offre ai visitatori come chiusura ideale della mostra e anticipazione di una nuova avventura creativa.

Se la sezione della mostra allestita a Palazzo Tozzoni rappresenta il cuore del progetto espositivo, l’istallazione alla Rocca Sforzesca “La morte dell’eros” assume senza dubbio il valore di un punto culminante dal punto di vista visivo e emotivo.

Sotto la secolare volta in mattoni della torre sud-est della rocca, immerso in un’atmosfera spoglia e austera, si consuma il suicidio di Eros, raffigurato dagli artisti in forma di fauno, emblema della pulsione erotica. “La morte dell’eros” rappresenta uno dei progetti più lunghi e travagliati di Bertozzi&Casoni. Concepita già nel 2000, l’opera ha rappresentato per anni una vera sfida inventiva e tecnica per gli artisti, cui si è speso soprattutto Stefano Dal Monte Casoni, recentemente scomparso. Il compimento dell’impresa ora, a pochi mesi dalla perdita di una delle due anime della “ditta del bersaglio”, è un significativo segnale di quanto tra i due artisti si sia portata a compimento una sorta di osmosi creativa, grazie alla quale, ancora, tutto è possibile.

Bertozzi&Casoni, foto di Lorenzo Palmieri

BERTOZZI & CASONI – BIOGRAFIA

Bertozzi & Casoni è una società fondata nel 1980 a Imola da Giampaolo Bertozzi (1957) e da Stefano Dal Monte Casoni (1961-2023).

Le loro opere si muovono nel solco della tradizione dell’arte, facendo emergere rinnovate forme significanti, tra ancestrali simbologie e nuovi idoli contemporanei.

Tra insolite composizioni e sorprendente capacità di mimesi, la sapienza tecnica sfida incessantemente la materia ceramica, indagando tutto ciò che appare caduco, transitorio e impermanente.

Rifiuti e scarti si stratificano e si alternano alla grazia e alla potenza di forme vegetali e animali, continuando a rinnovare la grande categoria artistica della vanitas e interrogando silenziosamente la natura della condizione umana.

La critica, i musei e le più importanti gallerie d’arte nazionali e internazionali si interessano al loro lavoro.

Tra le occasioni espositive si ricordano: Tate Liverpool, Quadriennale di Roma (2004), Sperone Westwater, New York (2005, 2010, 2015), Ca’ Pesaro, Venezia (2007), Castello Sforzesco, Milano (2008), Biennale di Venezia (2009, 2011), All Visual Arts, Londra (2012), Museum Beelden aan Zee, l’Aia e Beck & Eggeling, Düsseldorf (2013), Palazzo Te, Mantova (2014), Expo, Milano e Mambo, Bologna (2015), GAM, Palermo e Macist, Biella (2016), Museo di Palazzo Poggi, Bologna e Pinacoteca Civica, Ascoli Piceno (2017), Rossi & Rossi Gallery, Hong Kong (2018), Marca, Catanzaro e Museo Morandi, Bologna (2019), Complesso di Sant’Agostino, Pietrasanta (2020), Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (2022).


LA MOSTRA IN BREVE
 
Bertozzi&Casoni. Tranche de vie
Imola (BO), 28 ottobre 2023 – 18 febbraio 2024
a cura di Diego Galizzi
 
Progetto espositivo diffuso nei tre musei pubblici imolesi
Sezione #1: “Tranche de vie” (Palazzo Tozzoni)
Sezione #2: “In nuce” (Museo San Domenico)
Sezione #3: “La morte dell’eros” (Rocca Sforzesca)
 
Organizzazione: Città di Imola / Imola Musei
Partner principale: Cooperativa Ceramica di Imola
Patrocini: Regione Emilia-Romagna; EPCF – European Parliament Ceramics Forum
Con il contributo di: Fondazione Cassa di Risparmio di Imola
Con il supporto di: Con.Ami; Confartigianato Bologna Metropolitana; Hera S.p.A.
Media partner: Finestre sull’Arte
 
Per informazioni:
Imola Musei
0542 602609
musei@comune.imola.bo.it
www.imolamusei.it
 
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net

Pubblicato il 26 Settembre 0:03