ENIT-UNIONCAMERE: Italia meta esclusiva. Crescono presenze internazionali

APERTURA TTG 2023, INDAGINE ENIT E UNIONCAMERE: ITALIA META DI LUSSO ESCLUSIVA,
LO CONFERMA IL 20% DEI VISITATORI STRANIERI

CRESCE LA CLIENTELA STRANIERA PER UN’IMPRESA SU TRE.
OTTOBRE GIÀ PRENOTATO PER PIÙ DELLA METÀ.

PER IL 48% DEI TURISTI IL WEB ORIENTA LE SCELTE DI VACANZA

11 Ottobre 2023

L’Italia come meta esclusiva: è uno dei punti che emerge dallo studio di ENIT condotto da Unioncamere con il supporto tecnico di ISNART. Oltre il 20% dei turisti stranieri sceglie le nostre destinazioni espressamente attratti dallo stile di vita italiano, associando al nostro Paese una “allure” di esclusività.

L’indagine diretta alle strutture ricettive italiane, realizzata da ISNART per ENIT e Unioncamere a metà settembre 2023, conferma le previsioni di fine luglio, con una crescita delle vendite rispetto al 2019, l’ultimo anno pre-pandemia. Gli operatori segnalano in chiusura d’estate un tasso di occupazione medio delle camere del 75,3% a luglio e dell’85% ad agosto, circa 1 camera in più ogni 10 rispetto al 2019.

Il tasso medio di occupazione camere più elevato si è registrato nelle strutture delle località balneari (89,4%), ma più che positivo è anche il bilancio delle città d’arte (83,3%) e delle strutture in montagna (82,7%).

Dai primi dati di settembre emerge un 60,2% di camere occupate/prenotate già a metà mese, complice il clima ancora caldo che favorisce gli ultimi bagni di sole e mare, oltre alle tradizionali visite di fine estate nelle città d’arte (62,8%).

Le vendite più consistenti nel comparto extralberghiero sono state in luglio (75,9%) e agosto (86,7%), trainate dai campeggi (82,3% luglio, 94,1% agosto), strutture che appaiono continuare a privilegiare le forme di turismo outdoor, più a contatto con la natura. A settembre, invece, va meglio l’hôtellerie (61,9%) dove sono gli hotel di medio-alta categoria a registrare il tasso di occupazione più elevato del periodo (67,1% nei 4-5 stelle). A fronte di una lieve in flessione del turismo di prossimità, l’andamento appare più che compensato dalla crescita dei turisti stranieri rispetto all’estate 2022, segnalata da oltre il 30% degli esercenti, in particolare dei turisti provenienti da Germania, Francia, Belgio e Paesi Bassi.

Quanto alle previsioni per la stagione autunnale, risultano prenotate il 44,8% delle camere offerte per i soggiorni di ottobre, dato già oggi al di sopra del venduto 2019. Per quanto concerne il dato relativo alle prenotazioni per novembre (42,8%) e dicembre (28,7%), complice anche il favorevole calendario dei ponti festivi, esse risultano già superiori a quanto registrato nello stesso periodo del 2022.

In continuità con le strategie di pricing adottate durante la stagione estiva, le tariffe applicate per questo autunno sono più alte di quelle del 2022 per 4 strutture su 10. Una scelta che, unitamente ai buoni risultati ottenuti in termini di vendita già da inizio anno, porta il 45% delle imprese a prevedere di riuscire a conseguire un utile di bilancio a fine anno (dato più del doppio del settembre 2022, quando questa previsione era stata formulata solo dal 20% degli operatori).

“Le tendenze che emergono dallo studio sono un’ulteriore conferma che l’Italia sta intercettando la ripresa del turismo, con un aumento della domanda da parte dei turisti stranieri, i quali vedono nell’Italia – e a ragione – la destinazione ideale per vivere esperienze esclusive all’insegna dello stile di vita italiano che, al pari del ‘Made in Italy’, rappresenta un vero marchio di eccellenza e qualità. Parliamo perlopiù di turisti con redditi di fascia medio-alta e un’importante propensione alla spesa, il che dà vita a quel turismo di alta gamma, che è essenziale per il benessere economico dell’Italia – e lo conferma la proiezione di bilanci in utile per un’azienda turistica su due – in quanto è un segmento che genera entrate significative, crea posti di lavoro, aumenta la visibilità e l’immagine del brand nazionale, stimola altri settori dell’economia e contribuisce, in sintesi, a essere un traino per il turismo tutto, compreso quello a basso costo” commenta il ministro del Turismo Daniela Santanchè.

“L’Italia è benedetta da una bellezza naturale straordinaria, dai paesaggi mozzafiato alla magnificenza del patrimonio artistico, un’opportunità per il turismo dal sempre maggiore potenziale, grazie alla sua straordinaria combinazione di cultura, cucina, bellezze naturali e accessibilità. È un onore complimentarsi con il nostro Paese per il suo impegno nel mantenere e migliorare il suo status di destinazione turistica di prima classe. Con il giusto sostegno e promozione, l’Italia continuerà ad attrarre sempre più turisti” dichiara Ivana Jelinic, Presidente e Ceo ENIT.

Dall’indagine diretta ai turisti in vacanza in Italia, svolta da ISNART per l’Osservatorio sull’Economia del Turismo di Unioncamere e delle Camere di commercio nel corso dell’estate 2023, emerge come il caro prezzi abbia influenzato il profilo di spesa dei molti turisti in questa estate.

Se consideriamo la spesa media giornaliera del turista nell’estate 2023, 71 euro al giorno pro-capite vanno per l’alloggio (tra strutture ricettive e mercato parallelo degli affitti brevi), con un aumento di 15 euro per ogni giorno di vacanza rispetto all’estate 2022 (+27%).

Questo ha portato molti turisti a cercare di risparmiare su altre voci, in particolare sui pasti consumati fuori casa, i divertimenti, lo shopping ma anche la cultura.

Non sorprende, quindi, che la spesa media per beni e servizi acquistati sul luogo di vacanza, risultato di 60 euro al giorno a persona, appare ridotta sia rispetto alla scorsa estate (-13%) che a quella del 2019 (-5%).

Quando invece si va a considerare la fascia più alto spendente, questa riguarda prevalentemente il turista straniero per il quale la spesa media per l’alloggio sale a 184 euro al giorno a persona (110 euro in più del turista medio straniero in Italia) e per gli acquisti di beni e servizi sul territorio a 209 euro (ovvero quasi il triplo della spesa media). In particolare, il 68% dei turisti stranieri spende in vacanza per l’acquisto di moda ed abbigliamento (contro la media Italia del 30%) ed in acquisti dell’artigianato tipico (25% contro una media Italia del 19%).

“Il turismo del lusso inizia a configurarsi come un segmento di mercato in espansione anche per il nostro Paese. La ricerca di “esperienze esclusive” che vedono intrecciarsi il viaggio di lusso, l’alta qualità del “Made in Italy” nelle sue diverse declinazioni ed una forte sensibilità per la sostenibilità dell’offerta, attira crescenti flussi di clientela alto spendente, in particolare internazionale”, sottolinea Loretta Credaro, Presidente di ISNART.

Infine, per quanto concerne la valutazione complessiva della vacanza in Italia, si conferma un forte gradimento espresso dai turisti che visitano il nostro Paese, tanto italiani (voto medio 8,2) che stranieri (voto medio 8,4). A soddisfare pienamente, in particolare, è la ristorazione ed i prodotti dell’enogastronomia locale ed il nostro risultare accoglienti.

Giudizi positivi che i turisti condividono sempre più sul web, lasciando recensioni on line, abitudine che riguardava il 39% degli intervistati nell’estate 2022 e che è salita al 47% dei rispondenti di quest’anno. I social più utilizzati sono Instagram (39,7% dei turisti che postano recensioni), Facebook (35,7%) e TripAdvisor (28,8%), seguiti da Google, Booking e Twitter.

Non sorprende, quindi, che il web ed i social media siano oramai il primo e più importante veicolo di comunicazione delle eccellenze del Paese, influenzando il 48% dei turisti nella loro scelta della destinazione.


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Comunicazione e Ufficio Stampa
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A proposito della Cassa di Risparmio di Basile quale sede distaccata del Palazzo di Giustizia

La Chiesa di Santa Maria degli Alemanni e il Palazzo della Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele opera di Ernesto Basile. Fonte: Mappe di Apple.

L’ECO DEL SUD: L’ex Cassa di risparmio incompatibile con uffici giudiziari,
petizione di associazioni
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Un discorso che mi serve per pensare

di Sergio Bertolami

Signifer, statue signum, hic manebimus optime (Vessillifero, pianta l’insegna, qui staremo benissimo).
Tito Livio

In esito alle riflessioni del giornalista Mario Primo Cavaleri (articolo su L’Eco del Sud del 2 ottobre) relative alla destinazione d’uso del Palazzo ex Cassa di risparmio V. E. a tribunale civile, e ritenendo che sia da rimeditare tale finalità dell’unico edificio storico, opera dell’arch. Basile nel cuore della città, peraltro contiguo alla chiesa di Santa Maria Alemanna, preziosa testimonianza di arte medievale sopravvissuta al terremoto, le Associazioni Europa-Mediterraneo, Amici del Museo-Franz Riccobono, Antonello da Messina, Fondazione Antonello da Messina, Archeoclub Area integrata dello Stretto ed Experiences hanno promosso una

Conferenza pubblica
martedì 10 ottobre – ore 17
Chiesa di Santa Maria Alemanna

al fine di sollecitare l’Amministrazione comunale a rivalutare tale programma; suggerire una diversa e più consona utilizzazione del Palazzo liberty per arricchire l’immagine della Città; proporre iniziative di valorizzazione del patrimonio storico-monumentale esistente.

Dire che Messina è un museo a cielo aperto, non è enfatico, ma reale. In questo museo a cielo aperto possiamo annoverare reperti e manufatti sopravvissuti al sisma del 1908, come la chiesa di Santa Maria degli Alemanni in cui ci troviamo stasera, e l’intera città riedificata dopo il 1911 col piano regolatore di Luigi Borzì.

Pochi mettono in relazione il fatto che una delle prime opere in calcestruzzo armato in Italia è il ponte Risorgimento a Roma proprio del 1911. A Messina a differenza di Roma non si è, dunque, trattato di un singolo manufatto, ma di un’intera città che ha permesso all’ingegneria italiana di sperimentare un innovativo e rivoluzionario sistema di costruzione.

La nuova maglia lineare del centro ricostruito è stata inoltre arricchita da quinte architettoniche di grande interesse artistico. Il primo capitolo sulla rinascita di Messina è stato, infatti, scritto con il linguaggio del manierismo eclettico, che si scontrerà presto, nel secondo capitolo, con l’imporsi dell’Art nouveau e dell’Art déco, per poi lasciare spazio al movimento moderno.

Nei primi anni del Novecento a Messina si è formata, e confrontata, tutta la nuova generazione di progettisti, ma anche dei loro maestri.

Un confronto serrato: sull’arte del costruire e del ricostruire; sul carattere universale o locale dell’architettura. Sono, infatti, gli anni dell’affermazione delle competenze professionali divise fra Accademie e Politecnici. Gli anni in cui nascevano le facoltà di architettura e di ingegneria. Sono gli anni dell’affermazione dei materiali moderni e delle innovative tecnologie. Tutto ciò sottoposto alle più aggiornate normative, per risolvere il gravoso problema sismico.

Fra i grandi maestri dell’architettura, stasera citerei soltanto Raimondo D’Aronco (Gemona del Friuli 1857 – 1932) ed Ernesto Basile (Palermo 1857 – 1932). Ambedue sono considerati fra i massimi architetti italiani, esponenti del Liberty la corrente che in Italia si riferisce all’Art nouveau, che alcuni hanno definito anche lo style sans style per la sua grande libertà espressiva.

Qui da noi, il nome di Raimondo D’Aronco è legato proprio a questa chiesa di Santa Maria degli Alemanni. La chiesa è frutto di una ricostruzione basata sui rilievi effettuati dai suoi allievi universitari. Svolse, infatti, attività di docenza nel corso di disegno e rilievo architettonico dell’Università di Messina.

Aveva già insegnato, prima all’Accademia di Carrara, e in seguito a Cuneo e a Palermo. L’attività professionale come architetto impegnò D’Aronco in Italia ed anche in Turchia. In seguito al terremoto del 1894, infatti, divenne architetto-capo, incaricato della ricostruzione di Istanbul (Costantinopoli). Il suo Liberty fu esaltato a livello europeo con i padiglioni per l’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino (1902), che contribuì alla diffusione dello stile in Italia presentando la produzione nazionale ed europea.

Messina, Chiesa di Santa Maria degli Alemanni – Rilievi di Raimondo D’Aronco. Dal saggio di Adriana Arena, Chiesa di Santa Maria Alemanna a Messina: i rilievi di Raimondo D’Aronco. In: Agustín-Hernández, L., Vallespín Muniesa, A., Fernández-Morales, A. (a cura di) Graphical Heritage. EGA 2020.

Leggere che «la chiesa di Santa Maria Alemanna rappresenta la più alta espressione dell’arte gotica nell’area del Mediterraneo» (Wikipedia) oppure che ha conservato intatta la struttura architettonica, questo sì è enfatico e non è neppure esatto.

I rilievi di Raimondo D’Aronco consentono di affermare che, in realtà, l’edificio è romanico. Hanno permesso alla Soprintendenza di Messina l’anastilosi delle strutture architettoniche in rovina. Ciò significa che l’edificio non era “intatto”, ma in gran parte ridotto in ruderi e frammenti, essendo stato più volte nel tempo colpito da fulmini e terremoti.

Il Priorato di Santa Maria Alemanna fu concesso verso l’anno 1195 dall’Imperatore Enrico VI di Svevia all’ordine dei Cavalieri Teutonici. Nel 1220 venne realizzato un ospedale contiguo per accogliere i reduci dalla Terra Santa e prestare loro delle cure.

Le prime riparazioni risalgono al 1485. La Pia Casa di S. Angelo de’ Rossi ne assunse l’amministrazione dal 1605 con obbligo di culto. Ma nel 1808 la chiesa era già inagibile e “sconquassata”. Sconsacrata, divenne deposito di legname, e poi fucina di un fabbro che ci teneva pure una capra.

Scriveva Giuseppe Martinez: «Dell’antica chiesa, che esisteva nel cortile di S. Angelo dei Rossi, non rimangono che pochi avanzi, i quali hanno il solo pregio di una remota antichità». Giuseppe Coglitore riferisce dei resti dell’Ospedale «con molti archi alla gotica».

I più pensano che la presenza dell’arco ogivale caratterizzi soltanto il gotico, dimenticando il romanico.

Nell’architettura gotica gli archi a sesto acuto (o ogivali), le volte a crociera, i costoloni, gli archi rampanti, i contrafforti, rispondevano a ragioni strutturali, al fine di distribuire i carichi della copertura, secondo un sistema molto articolato e complesso. Tutto ciò ha permesso alle strutture gotiche di elevarsi molto in alto.

L’altezza della nostra chiesa è viceversa modesta, come sovente era quella delle chiese romaniche. Inoltre, i rilievi di D’Aronco dimostrano la mancanza del cleristorio, che consentiva l’illuminazione naturale dell’interno attraverso una serie di finestre vetrate e religiosamente istoriate.

Questa fascia di finestre non esiste neppure nella riedificazione attuale. Pertanto, possiamo tranquillamente concludere che siamo all’interno di un edificio romanico. Ciò, naturalmente, non toglie nulla al valore artistico e documentario della chiesa.

Messina, Chiesa di Santa Maria degli Alemanni – Rilievi di Raimondo D’Aronco. Dal saggio di Adriana Arena, Chiesa di Santa Maria Alemanna a Messina: i rilievi di Raimondo D’Aronco. In: Agustín-Hernández, L., Vallespín Muniesa, A., Fernández-Morales, A. (a cura di) Graphical Heritage. EGA 2020.

I testi storici riportano che i restauri della chiesa sono stati sempre di una lentezza esasperante, tanto da risultare inconcludenti. La riprova è che, quando Ernesto Basile nel 1925 progetta l’impianto del nuovo edificio della Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele II, occupa parte dell’area dell’antica chiesa, senza tenere conto della conservazione delle memorie storiche.

La ricostruzione della chiesa è così impedita nello sviluppo della navata principale, che non a caso è oggi conclusa da una vetrata. Inoltre, si trova soffocata dagli edifici circostanti (si veda la mappa di Apple) e affossata rispetto al piano stradale, come a Messina è avvenuto in varie circostanze.

Basile ne ha colpa? Direi proprio di no. L’architetto ha agito sul lotto che gli è stato assegnato per realizzare il suo nuovo edificio.

Il precedente istituto di credito risaliva a prima del terremoto. La Cassa Centrale di Risparmio Vittorio Emanuele per le province siciliane fu, infatti, istituita a Palermo il 21 ottobre 1861 e intestata al Re dell’Italia unitaria.

La sede messinese era ubicata in via della Rovere, una strada tra il Corso Cavour e la via Argentieri. Tale sede «andò interamente distrutta e solo i locali del tesoro resistettero all’urto».

La nota è dell’Ufficio Studi della Cassa di Risparmio, nella quale è riferito che per la nuova sede messinese era già stata fissata la data di inaugurazione, ma il sopraggiunto terremoto rese inutile ogni attività in proposito.

Questo primo progetto sembra avere anticipato nella sua elaborazione persino quello per la sede della Cassa palermitana di cui Basile era stato incaricato nel 1907, ovvero l’anno prima di quella messinese.


Ernesto Basile, schizzo planimetrico e schizzo prospettico per il palazzo della Cassa di Risparmio di Messina (Palermo, Archivio privato della famiglia Basile).
Dal saggio di Nunzia Donato, I progetti di Ernesto Basile per le sedi della Cassa di Risparmio di Palermo e Messina: una svolta ideologica.

Soltanto due disegni, conservati nell’archivio privato della famiglia Basile, documentano questo primo elaborato progettuale per Messina. La data del 1908 è riportata in un elenco di opere progettate, registrato in successione cronologica dallo stesso Basile.

I disegni sono precisamente uno schizzo planimetrico a matita, e uno schizzo prospettico a china. Nel primo sono annotate le dimensioni e la geometria del lotto, lo sviluppo dell’edificio su tre elevazioni e la destinazione d’uso degli ambienti.

L’area di progetto era irregolare, con uno sviluppo longitudinale esteso 77 metri, molto superiore alla profondità. Lo schizzo prospettico a china coglie una visuale d’angolo, che mette in evidenza la soluzione progettuale prescelta.

Basile spezza geometricamente la lunga facciata principale con due corpi laterali emergenti rispetto al filo del prospetto. Tuttavia, questa simmetria troppo classicista è negata con l’inserimento, su uno dei fianchi, di un corpo poligonale più basso di un piano, così da sfruttarne la copertura a terrazza.   

La planimetria dell’edificio è scomposta in due unità geometriche elementari (un quadrato e un trapezio), per facilitare la ripartizione degli spazi interni, soltanto schematizzati nello schizzo.

Se questo progetto si fosse realizzato, Messina avrebbe potuto vantare il punto di arrivo di una ricerca progettuale condotta da Basile in quegli anni.

Il 1891, segna la morte di suo padre (l’architetto Giovan Battista Filippo Basile) e l’Esposizione Nazionale di Palermo, di cui realizza i padiglioni ispirandosi allo stile arabo-normanno.

Da questo momento in poi Ernesto Basile inizia un progressivo superamento dello storicismo, verso un modernismo della “razionalità mediterranea”. In altre parole, era suo desiderio elaborare una interpretazione italiana della modernità da imporre in Europa.

Siamo ai livelli di architetti come il francese Hector Guimard, i belgi Victor Horta e Henry van de Velde, dell’austriaco Josef Hoffmann, il catalano Antoni Gaudí, lo scozzese Charles Rennie Mackintosh.

Ma il terremoto pose fine al progetto Liberty della Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele a Messina. Dopo il terremoto seguirono i primi anni della città in baracca. Il centro di Messina era ingombro di macerie e impegnato, come del resto le ampie aree periferiche, da costruzioni in legno, ritenute provvisorie, ma che ancora, mentre in alcune zone si procedeva allo sgombero, si continuavano a costruire e ad assegnare.

Lo scoppio del primo conflitto mondiale dal 1915 al 1918 immobilizza o quasi ogni iniziativa di ricostruzione. Solo nel 1923 (con il Regio decreto-legge del 27 settembre 1923 n. 2309) il governo stanzia 500 milioni di lire da suddividersi fra i danneggiati dai terremoti di Sicilia e Calabria per le spese di ricostruzione.

L’opportunità del provvedimento è colta dai privati cittadini per riedificare o riparare la propria abitazione, ma anche da molti gruppi imprenditoriali, che prima della guerra non avevano trovato la convenienza economica ad intraprendere operazioni immobiliari.

Dopo il clima d’incertezza e i ritardi della guerra, i lavori della ricostruzione accelerano il proprio ritmo. A Messina Ernesto Basile interviene prima nella sistemazione di Piazza Garibaldi (1921-1923), che oggi conosciamo come Piazza Castronovo, nodo terminale del centralissimo asse di via Garibaldi. Poi la stupenda scenografia urbana di Piazza del Popolo (1922).

Dobbiamo attendere il 1925 perché il progetto della Cassa di Risparmio possa vedere un nuovo sviluppo, che questa volta porterà alla sua realizzazione.

Oggi è l’unica opera architettonica di Ernesto Basile a Messina. Chi vorrebbe associarvi altre costruzioni private lo fa senza una documentazione. Per esempio, il cosiddetto Villino Basile, il cui nome si riferisce al proprietario e non al progettista, che non è l’architetto palermitano.

La Cassa di Risparmio occupa il comparto VII dell’isolato 297 del Piano Regolatore di Messina redatto da Luigi Borzì. Dovrebbe essere un ulteriore comparto destinato a residenze, ma una deroga al PRG lo destina a servizi. Nello specifico, istituti bancari. Il Banco di Roma occuperà, infatti, i comparti I e II dello stesso isolato 297, realizzato nel 1922 su progetto dell’architetto Gino Peressutti.

È questa un’area urbana dove sono sorte a poca distanza l’una dall’altra anche la Banca Commerciale, il Banco di Sicilia e la monumentale Banca d’Italia. A dimostrazione dei forti investimenti finanziari su di una città tutta da riedificare.

Nel 1925, il contesto fisico, ma anche politico e culturale, è dunque del tutto cambiato. Il sessantottenne architetto siciliano si trova così a dover ripensare interamente il suo primo progetto, sostenuto all’epoca dalla spinta innovatrice del suo Stile Floreale, che oramai ha fatto il suo tempo.

L’Art nouveau è stata soppiantata dell’Art déco, che prende proprio il nome di Stile 1925. Soprattutto si è imposta la nuova ideologia monumentalistica del Novecentismo di regime che caratterizzerà il ventennio fascista. Lo stile Novecento è quello che ritroviamo nel Palazzo di Giustizia, approvato nel corso della guerra, che a partire dal 1923 Marcello Piacentini può finalmente completare.

A Ernesto Basile non rimane che ripiegare sul suo background storicista. Non è un fatto isolato. Lo stesso Victor Horta che ha rivoluzionato i canoni dell’architettura moderna, riprogettando gli spazi interni ed esterni, gli arredi, la decorazione, è dovuto tornare sui suoi passi, orientandosi verso una concezione più convenzionale (palais des Beaux-Arts, Bruxelles, 1922-28).

La Cassa di Risparmio di Messina foto d’epoca, tratta dal profilo fb dell’arch. Nino Principato. Fonte: Carmelo Celona, Palazzo della Cassa Nazionale di Risparmio, storia di un compromesso stilistico tra due architetti antitetici. Link

Anche Ernesto Basile torna, dunque, al monumentalismo rinascimentale contrassegnato dall’uso del bugnato e dei conci murari, dalle lesene a tutta altezza che spezzano la campitura lineare del prospetto, dal fastigio dentellato di coronamento. Tutti elementi recuperati dal proprio vocabolario storicista, esaltato dal monumentale ingresso evidenziato da un alto portale cinto da colonne rastremate e sormontato dal classico balcone, mentre la parte sommitale si conclude con un attico modulato recante la scritta Cassa di Risparmio Vittorio Emanuele.

Dove Basile riconquista un guizzo della sua modernità – soffocata dai tempi correnti che la modernità la trovano nel gusto neoclassico e neobarocco – è negli interni dell’edificio bancario. Qui il protagonista del Liberty siciliano recupera la memoria floreale nelle vetrate e negli stucchi. Soprattutto nel mobilio che rinverdisce la collaborazione con Vittorio Golia Ducrot, già sperimentata ripetutamente.

Gli interni- Cassa di Risparmio di Messina foto d’epoca, tratta dal profilo fb dell’arch. Nino Principato. Fonte: Carmelo Celona, Palazzo della Cassa Nazionale di Risparmio, storia di un compromesso stilistico tra due architetti antitetici. Link

Mi avvio a trarre le conclusioni. Quando si parla di Messina il discorso cade quasi sempre sul terremoto. Ma quella di cui stiamo parlando stasera non è la città rasa a terra dalle scosse sismiche, e neppure quella ricostruita con grande volontà a partire dal 1911 dopo l’approvazione del Piano Borzì, oppure quella recuperata dopo i bombardamenti del secondo conflitto.

È quella Messina ignorata che oggi risulta dalla demolizione dei suoi manufatti preziosi, per fare posto ad una ordinaria edilizia di sostituzione. Oppure risulta dall’inerte abbandono, che, come soluzione, si orienta alla negazione delle destinazioni d’uso che un tempo sottintendevano il senso della sua vitalità. Senza ripensare ad appropriate destinazioni d’uso alternative.  

La città è qua, sotto i nostri occhi, ma è come se non la vedessimo.

A Messina si ama troppo la città preterremoto, da dimenticare quella del presente. Per questo molte volte si fanno scelte sconsiderate. E poi ci si chiede perché i giovani se ne vadano da una città in decadenza. La risposta si può riassumere in poche parole. O cambi città, o cambi la città. Noi siamo pronti al dibattito e se ci intestassimo di cambiarla veramente questa città, con amore e non per opportunità politica o funzionale, potremmo finalmente dire: «Hic manebimus optime, Qui staremo benissimo».


Messina. Tribunale in via Garibaldi? Sindaco, con il palazzo dia anche la chiesa gotica… per le “udienze”
di MARIO PRIMO CAVALERI

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Roma, Galleria Biblioteca Angelica: Maria Pacheco Cibils – Ritorno al blu – A cura di Francesca Barbi Marinetti

Maria Pacheco Cibils
Ritorno al blu

A cura di Francesca Barbi Marinetti

Con la traccia sonora di Niccolò Di Ferdinando “Antifigure”

Inaugurazione 11 ottobre 2023 ore 18.00

Evento RAW 24 ottobre 2023 ore 18.00

Galleria Biblioteca Angelica
Via di Sant’Agostino 11 – Roma 

Fino al 28 ottobre 2023

Il giorno 11 ottobre 2023 alle ore 18.00 inaugura la mostra Ritorno al blu di Maria Pacheco Cibils, a cura di Francesca Barbi Marinetti, presso le sale della Galleria della Biblioteca Angelica (MiBACT), prestigioso spazio espositivo adibito alle mostre di arte contemporanea. 
In esposizione 18 opere pittoriche ed una installazione multisensoriale accompagnata dalla traccia sonora di Niccolò Di Ferdinando “Antifigure”

“Il ciclo pittorico presentato negli spazi espositivi della Biblioteca Angelica di Roma è dedicato all’elemento Acqua. Adattabile, fluida, ricettiva, l’acqua è un simbolo potente associato solitamente alla vita, alla rinascita, alla purificazione ed incarna il principio femminile sia per gli aspetti riguardanti la gestazione sia perché capace di trasformarsi continuamente penetrando e trasportando i nutrienti nel suolo e negli organismi. […] 

Le opere di questo ciclo ci trasportano in ambienti immaginari, e al contempo familiari, oltre una soglia che sfugge ogni definizione, in spazialità estese fatte di trasparenze, vortici cromatici, profondità, luminosità e straordinaria vitalità. La ricerca pittorica sembra spingersi in una zona che unisce valori simbolici a valori espressivi dinamici. Nulla è mai fermo, tutt’al più fluttuante. L’organizzazione della superficie è talvolta plurifocale. Un sommerso atemporale che sprigiona energia e suggerisce la vastità della dimensione dell’inconscio a cui l’acqua in psicologia viene spesso associata. È l’interiorità rimossa o dimenticata, l’utero materno come luogo protetto, la seduzione, l’amore, le profondità dei desideri celati, e la regressione, poiché l’acqua induce un rallentamento dei ritmi. 

Nella corrente dei paesaggi subacquei della pittura di Pacheco Cibils – in cui dominano i verdi, gli azzurri ed i blu con vortici o colonie vitali di arancioni, viola, gialli e rossi – l’osservatore è avvolto dalla suggestione di possibili scenari pre-mnemonici dei principi universali della vita che attendono d’essere recuperati. Pulsa un battito rigenerante che riconduce al pensiero orientale, in particolare il buddismo tantrico, per cui è la donna ad essere portatrice di energia cosmica e conoscenza.”
(dal testo critico di Francesca Barbi Marinetti)

Maria Pacheco Cibils – Note biografiche

Maria Pacheco Cibils è designer e artista visiva argentino-portoghese. Le sue opere spaziano tra architettura d’interni, scenografie, ambientazioni, design di oggetti d’arte, pittura ed installazione. Ha collaborato con prestigiose riviste, giornali e canali televisivi. Ha organizzato mostre di artisti e fotografi, spettacoli di teatro e danza contemporanea. Curatrice di diversi brand, ha sviluppato prototipi e grafica degli stessi in Argentina, Paraguay e Italia. Attualmente vive e lavora tra l’Italia e l’Argentina.


Ritorno al blu

di Francesca Barbi Marinetti

Le grandi tele di Maria Pacheco Cibils potrebbero essere in modo sintetico collocate nell’ambito dell’arte astratta e materica, realizzata con diversi strati di pittura spesso mescolata ad altri componenti per la resa di texture organiche, ovvero impasti pittorici di diversa densità e corposità che assegnano maggiore profondità e ritmo al già intenso vigore cromatico tra luce ed ombra.

Ma più che di astratto sarebbe, invece, opportuno parlare di superamento del concetto tradizionale della forma, perché l’affondo tematico per quest’artista argentina-portoghese, che ha adottato il nostro paese come sua seconda casa, non è assolutamente un pretesto e ciò non può sfuggire in alcun modo all’osservatore.

Difatti, Pacheco Cibils negli anni ha rafforzato sempre più una concezione olistica dell’arte attraverso cui approfondire ed esprimere una ricerca di verità e conoscenza. La sua pittura, approfondendo contenuti circoscritti su temi primordiali ed archetipici, indaga prevalentemente l’energia che si diffonde dalla materia in cui si compenetrano dualità solo apparentemente contrastanti: profondità e altezze, macrocosmi e microcosmi, luce e buio, maschile e femminile, in dialogo costante con le forze elementali del mondo: terra, aria, fuoco e acqua.

Il ciclo pittorico presentato negli spazi espositivi della Biblioteca Angelica di Roma è dedicato all’elemento Acqua. Adattabile, fluida, ricettiva, l’acqua è un simbolo potente associato solitamente alla vita, alla rinascita, alla purificazione ed incarna il principio femminile sia per gli aspetti riguardanti la gestazione sia perché capace di trasformarsi continuamente penetrando e trasportando i nutrienti nel suolo e negli organismi.

Fondamento e consistenza della vita su scala cosmica l’acqua è il più prezioso tra gli elementi, poiché senza di esso non vi è esistenza. Gli esseri viventi sono composti d’acqua per oltre il settanta per cento, ed essa è la prima ad abbandonare il corpo quando si muore, insieme al soffio vitale.

Le opere di questo ciclo ci trasportano in ambienti immaginari, e al contempo familiari, oltre una soglia che sfugge ogni definizione, in spazialità estese fatte di trasparenze, vortici cromatici, profondità, luminosità e straordinaria vitalità. La ricerca pittorica sembra spingersi in una zona che unisce valori simbolici a valori espressivi dinamici. Nulla è mai fermo, tutt’al più fluttuante. L’organizzazione della superficie è talvolta plurifocale. Un sommerso atemporale che sprigiona energia e suggerisce la vastità della dimensione dell’inconscio a cui l’acqua in psicologia viene spesso associata. È l’interiorità rimossa o
dimenticata, l’utero materno come luogo protetto, la seduzione, l’amore, le profondità dei desideri celati, e la regressione, poiché l’acqua induce un rallentamento dei ritmi.

Nella corrente dei paesaggi subacquei della pittura di Pacheco Cibils – in cui dominano i verdi, gli azzurri ed i blu con vortici o colonie vitali di arancioni, viola, gialli e rossi – l’osservatore è avvolto dalla suggestione di possibili scenari pre-mnemonici dei principi universali della vita che attendono d’essere recuperati. Pulsa un battito rigenerante che riconduce al pensiero orientale, in particolare il buddismo tantrico, per cui è la donna ad essere portatrice di energia cosmica e conoscenza.

L’acqua nell’immaginario simbolico e mitologico è tra i quattro elementi forse il più presente perché carico di significato legato all’origine della vita ed è quello che penetra in modo più vitale la natura. In ambito letterario e religioso ha una connotazione di limpidezza e di proprietà purificatrici ed è al contempo misteriosa ed inquietante. Assume la funzione di specchio nel mito di Narciso, ed è legata alla profezia degli oracoli, pensiamo a Delfi, Apollo o Rodi, in cui una rivelazione avveniva attraverso una fontana o una sorgente. Anche la Luna le è correlata, poiché regola i flussi delle maree e quelli dei
cicli femminili, oltre ad influire sui sentimenti e le emozioni.

Sono opere dinamiche quelle di Pacheco Cibils che fanno pensare al principio della fisica dell’interconnessione della materia che faceva cadere il concetto classico di particelle statiche, dimostrando che le particelle subatomiche sono il “processo” perennemente in atto più che l’oggetto fermo. È nel Tao della fisica che cinquant’anni fa Fritjof Capra spiegava come i principi fondamentali della scienza subatomica fossero stati anticipati dal pensiero religioso orientale. Uno scritto illuminante che con equilibrio straordinario univa la storia del misticismo ed il progresso scientifico d’avanguardia.

Capra riferendosi in particolar modo al principio di unità e mutua interrelazione di tutte le cose e di tutti gli eventi, chiariva come esso si presenta come processo in cui le forme interagiscono in configurazioni dinamiche. La nuova fisica annunciava come le polarità del pensiero classico fossero superate, un’astrazione della mente necessaria all’evoluzione scientifica che non andava presa alla lettera. Tale rigidità di approccio, diffusasi nell’opinione pubblica, era problematica sia per l’evoluzione della conoscenza, che per le abitudini comportamentali e relazionali: diffondendo una tendenza a mettere in risalto l’uno o l’altro polo anziché pensarli in correlazione.

Tra questi opposti vi è anche quello femminile e maschile della natura umana, di cui la tradizione occidentale ha favorito il secondo, facendo risaltare come più positivi aspetti come l’attività, il pensiero razionale, la competitività, l’aggressività a scapito di modalità intuitive, mistiche, psichiche ed introspettive più associato all’attitudine femminile. Con conseguenze destabilizzanti, se consideriamo che per il pensiero orientale il raggiungere l’equilibrio dinamico tra modalità femminile e maschile è l’obiettivo più alto della meditazione e che in Oriente si sia sentito il bisogno di rappresentare tale sublime compenetrazione, fin dall’antichità, in opere d’arte visiva.

Nell’acqua tutto scorre e fluttua. Il filosofo Gaston Bachelard sosteneva che essa è l’elemento che più rappresenta l’uomo per il suo principio di scorrevolezza: la vita umana scorre come quella di un fiume. Per questa analogia al procedere del tempo è stata paragonata anche alla musica, che nella sua infinita flessibilità creativa non muta il suo principio temporale. L’acqua stessa produce gran quantità di suoni e a sua volta, sensibile alle vibrazioni musicali, può recepirli increspandosi. Un dialogo antico e suggestivo che Maria Pacheco Cibils ha voluto rappresentare qui in mostra in un’installazione con tracce sonore di Niccolò Di Ferdinando.


INFO

Maria Pacheco Cibils
Ritorno al blu
A cura di Francesca Barbi Marinetti

Con la traccia sonora di Niccolò Di Ferdinando “Antifigure”
Catalogo Edizioni Sabinae in galleria

Inaugurazione 11 ottobre 2023 ore 18.00
Evento RAW 24 ottobre 2023 ore 18.00
Fino al 28 ottobre 2023
Orari
: tutti i giorni dalle 10 alle 19 – visite guidate dal 23 al 28 ottobre ore 15.00
Galleria Biblioteca Angelica
Via di Sant’Agostino 11 – Roma
+ 39 066840801
b-ange@beniculturali.it
www.bibliotecaangelica.beniculturali.it

Maria Pacheco Cibils
mpachecocibils@gmail.com
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www.mpachecocibils.com

Comunicazione e ufficio stampa
Roberta Melasecca –
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
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