Messina: Quei caratteri neri su un gioiello di Gino Coppedè spariscono o no?

Palazzo Magaudda a Messina, progettato da Gino Coppedè e sottoposto a restauro

Non si capisce bene, dopo gli ultimi sviluppi, se le due scritte “Mussolini” sul palazzo Magaudda, in corso di restauro, spariranno.
Il 15 settembre scorso la Soprintendenza di Messina ha effettuato un sopralluogo al palazzo in stile liberty eclettico, con la partecipazione del direttore dei lavori, della progettista del restauro, della restauratrice e dell’amministratore del condominio dell’is. 314 (via Garibaldi – via Cesare Battisti – via Castellammare). Si è immediatamente constatato che le scritte “Mussolini”, frutto di un rifacimento con colore smaltato nero, disturbano esteticamente la visione del prospetto dopo il recupero. Non hanno ragione di permanere in piena evidenza. La Soprintendenza considera opportuna la “velatura” delle scritte in modo da ridurne l’impatto visivo.

Ma l’Anpi, che per prima in città si è mossa su questa vicenda della “riemersione” e del rifacimento delle scritte, si chiede cosa si intenda per “velatura”. “La velatura è una tecnica pittorica che consiste nella stesura di uno strato di colore sopra un altro già asciutto. Lo strato fresco deve essere sufficientemente sottile da lasciare trasparire il tono sottostante”: così si legge su Wikipedia. E sulla Treccani: “Nella tecnica pittorica, il sottile strato di colore che il pittore distende sul dipinto ben secco, sia per intonarlo meglio, sia per addolcire il modellato, sia per modificare la forza di un tono; l’uso della velatura non è un ripiego, bensì un preordinato artificio”.

Insomma, si muovevano in questo senso gli interventi dell’Anpi, del Pd e del prefetto, degli architetti Celona e Marabello? Con tutte le cautele scientifiche del caso, trattandosi di “restauro”, è chiaro che quelle scritte non hanno ragione di persistere.

Se poi il problema è quello di far intervenire un camion col “cestello” e un operatore, visto che il ponteggio è stato spostato sull’altro lato del palazzo, l’Anpi di Messina chiarisce che è pronta ad accollarsi la spesa. Non sarà certo questo costo a fermare due idee dell’Associazione partigiani: il rispetto per storia urbana della Messina post-terremoto e la condanna di qualsiasi “esperimento” di esaltazione immeritata per chi tanto male ha fatto all’Italia e a Messina in particolare.


Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia
Comitato provincia di Messina
Comunicato stampa 1° ottobre 2023

Messina: Alla Galleria d’arte Zancle Art Projet la minicollettiva LE CASE DEGLI ALTRI

Venerdì 13 ottobre, alle ore 18,00, a Messina, in via Legnano 32, inaugura la Galleria d’arte Zancle Art Projet, di Ivan Piccione e del Direttore Artistico Giovanni Cardillo. Il Progetto intende diventare punto di riferimento territoriale ed ha l’obiettivo di inserirsi nel circuito nazionale dell’arte contemporanea e della streetart, tramite mostre personali e collettive degli attuali suoi massimi rappresentanti. Inoltre, rappresenterà un’occasione per gli artisti messinesi, soprattutto emergenti e giovani, di trovare uno spazio che possa consentire loro di confrontarsi a livello nazionale.

L’inaugurazione avverrà con il vernissage di “LE CASE DEGLI ALTRI”; minicollettiva in cui gli artisti Daniele Cestari, Marta Mezynska e Tina Sgrò sono stati chiamati ad un dialogo serrato dalla storica dell’arte e curatrice Mariateresa Zagone, autrice del progetto espositivo e dello scritto critico. “La città è fatta di strade, di piazze, di case e di stanze.” Da qui titolo e scelta che stringono l’obiettivo su tre artisti italiani – di nascita o d’adozione – che possano confrontarsi su questo tema in modo che il risultato rappresenti un “capitolo”, breve ma significativo, dell’attuale figuratività italiana.

La casa riveste da sempre una molteplicità di significati che vanno ben oltre l’idea di luogo fisico. Se si pensa a “casa” non si visualizzano solo facciate, pareti, porte, tetti e finestre bensì visi, odori, colori, sensazioni ed emozioni. Non a caso, nella lingua inglese, ci sono due parole per indicare “casa”: house ed home. House è l’edificio, la costruzione fisica, il luogo da abitare. Home invece si riferisce all’ambiente familiare, all’intimità, ad un luogo affettivo.

Daniele e Marta, architetto il primo e figlia di architetto la seconda, affrontano la casa, l’edificio e l’insieme di essi. Di contro la home, e le storie che nelle sue stanze si sentono ancora respirare, sono il centro poetico delle opere di Tina Sgrò. A latere rispetto alla mostra, saranno esposte delle tele di Paolo Piccione, pittore messinese non giovanissimo ma la cui opera risulta coerente col tema proposto.

Il Progetto ZAP è patrocinato dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Messina e della Fondazione Architetti nel Mediterraneo. La mostra sarà visitabile dal Lunedì al Sabato dalle ore 9,00 alle ore 13,00 e dalle ore 16,00 alle ore 19,00 (Sabato solo al mattino), fino al 18 Novembre.


Da Mariateresa Zagone mtzagone@gmail.com

Roma, Rosso20sette arte contemporanea: Daniele Tozzi – Utopia a colori | Testo di Mirko Pierri

‘Utopia’ acrilico su legno 100×100 2023

Daniele Tozzi
Utopia a colori

A cura di Tiziana Cino e Stefano Ferraro
Testo di Mirko Pierri

Opening 7 ottobre 2023 ore 18.30

Rosso20sette arte contemporanea

Via del Sudario 39 – Roma

Fino all’11 novembre 2023

Da sabato 7 ottobre a sabato 11 novembre 2023, Daniele Tozzi sarà il protagonista della nuova esposizione di Rosso20sette arte contemporanea, Utopia a colori, con 14 nuovi lavori realizzati appositamente per l’evento, a cura di Tiziana Cino e Stefano Ferraro e con un testo di Mirko Pierri
Utopia a Colori è una vera e propria retrospettiva che ci fa scorgere orizzonti su cui nemmeno gli occhi dello stesso Daniele Tozzi si sono ancora posati. Attraversare le due stanze espositive della galleria è come attraversare la mente dell’artista, mettersi in contatto con la sua personale e singolare storia di designer, lettering artist, artigiano della materia, autore votato alla continua sperimentazione che protende sempre a soluzioni inedite e imprevedibili. Un fermo immagine di una fase di passaggio in cui la transizione diventa bussola e ci traghetta alla ricerca di indizi per scoprire ciò che solo l’intuizione dell’autore ha già colto e che possiamo soltanto tentare di decifrare. 

‘Carta straccia’ Tecnica mista su carta 50×70


Grazie Mare, se di clandestini abbiamo solamente i sentimenti più perversi” si legge nella chioma di una donna dipinta che, quasi fosse una sirena, ci attira all’interno dello spazio espositivo, dove veniamo catapultati nell’Utopia a Colori di Daniele Tozzi. L’opera ispirata alla poesia di Er Pinto, è un tributo al mare e a chi lo attraversa, spesso inseguendo l’utopia di un mondo migliore, dove trovare riparo, giustizia, ricchezza ed equità. Utopia che spesso, purtroppo, si trasforma in un lontano miraggio e il mare diventa l’ultima tappa di un viaggio disperato. […]Se l’utopia è ciò che ancora non si è realizzato e che, probabilmente, non si realizzerà mai, per l’artista è crescita, è tendere a qualcosa di nuovo che potrebbe stravolgere e cambiare per sempre il proprio percorso artistico e personale. E’ una meta verso la quale vale la pena spingersi anche se si ha coscienza che non sarà mai raggiunta: Daniele Tozzi mette in esposizione il frutto della sua ricerca incentrata sul percorso, sull’itinerario, sulle tappe intermedie tra l’atto creativo e la sua continua evoluzione. Ma utopia è anche spiritualità e interiorità, esternazione di un’intimità personale mai così esplicita nel lavoro dell’artista romano come in “J.A.I.O.” e “Just the 2 of us” opere dedicate ai suoi figli, visti anche loro come simboli di un futuro che si fa utopia. Il percorso espositivo non segue una linea temporale ma traccia un solco netto che ci guida come un atlante in un viaggio interiore e introspettivo attraverso la materia, i tagli, le linee, le ombre, la tela, la vernice acrilica, il pennello o lo spray, la carta e l’inchiostro, che giocano insieme in una danza tra ombre e luci, lettere, parole, forme, ritratti, sguardi umani e sagome animali.”
(dal testo critico di Mirko Pierri
Daniele Tozzi nasce a Roma nel 1981; dalla seconda metà degli anni novanta entra in contatto con la cultura hiphop e in special modo con il writing, passione che gli cambierà la vita. Studia grafica presso lo IED di Roma diplomandosi in Digital Design nel 2003 e subito dopo comincia a lavorare come graphic designer per aziende, specializzandosi nel disegno di lettere a mano. Dal 2015 collabora come freelance per agenzie di comunicazione e clienti privati, nazionali e internazionali. Ha tenuto corsi e workshop a Berlino, Milano, Torino, Ravenna, Roma, Napoli. Nel 2018 fonda Fuori Studio a Roma, con l’amico e collega Gabriele Cigna. Dal 2010 comincia la carriera artistica, esponendo presso gallerie, spazi espositivi e festival in Italia; negli ultimi anni è tornato a dipingere sul muro i suoi enormi calligrammi, inserendosi tra le tendenze dell’ultra contemporaneo. La passione tra studio del lettering e grafica si tramuta in originali tavole dipinte a china e acrilici colorati; caratteri tipografici prendono forma da citazioni di canzoni e testi, background culturale dell’artista, diventando complessi calligrammi. Le lettere diventano una forma d’arte che parla attraverso le opere. In un mondo sempre più rivolto al digitale, il ritorno alla scrittura manuale è spunto per una riflessione sui tempi (frenetici) moderni. “Il futuro è il passato…”


UTOPIA A COLORI

di Mirko Pierri

“Utopia a Colori” è una vera e propria retrospettiva che ci fa scorgere orizzonti su cui nemmeno gli occhi dello stesso Daniele Tozzi si sono ancora posati. Attraversare le due stanze espositive della galleria è come attraversare la mente dell’artista, mettersi in contatto con la sua personale e singolare storia di designer, lettering artist, artigiano della materia, autore votato alla continua sperimentazione che protende sempre a soluzioni inedite e imprevedibili. Un fermo immagine di una fase di passaggio in cui la transizione diventa bussola e ci traghetta alla ricerca di indizi per scoprire ciò che solo l’intuizione dell’autore ha già colto e che possiamo soltanto tentare di decifrare.

Grazie Mare, se di clandestini abbiamo solamente i sentimenti più perversi” si legge nella chioma di una donna dipinta che, quasi fosse una sirena, ci attira all’interno dello spazio espositivo, dove veniamo catapultati nell’Utopia a Colori di Daniele Tozzi. L’opera ispirata alla poesia di Er Pinto, è un tributo al mare e a chi lo attraversa, spesso inseguendo l’utopia di un mondo migliore, dove trovare riparo, giustizia, ricchezza ed equità. Utopia che spesso, purtroppo, si trasforma in un lontano miraggio e il mare diventa l’ultima tappa di un viaggio disperato. L’epilogo di una fuga obbligata per allontanarsi da fame, guerra e povertà. Un mare che diventa madre, che accoglie tra i flutti chi non ce l’ha fatta perché abbandonato, ma che non perdona chi disprezza i propri privilegi.

Emblematiche in tal senso sono alcune tra le sue più recenti opere come “Passaggi: strada” e “Transizione in viola”, nelle quali i colori guidano lo sguardo e ispirano emozioni mentre le forme interagiscono con i corpi di chi osserva e non restano incorniciate in un perimetro limitato, ma si completano in funzione dello sguardo, della prospettiva e del punto di vista dell’osservatore, invogliato a scrutare e ad entrare quasi fisicamente nel quadro. Lo spazio intorno, così, subisce l’influenza di questi moti avversi e contrari eppure sinergici, entrando a far parte dell’opera stessa.

Ogni materiale ligneo adoperato e selezionato dall’artista, racconta una storia differente. Sono parti di lavorazioni precedenti che vengono dipinte, assemblate e riutilizzate in composizioni tridimensionali come in “Utopia”, opera che dà il titolo all’intera esposizione. Sono negativi e positivi di lettere e forme astratte che riaffiorano raccontandoci la loro storia e sono presenti nelle ultime opere più sperimentali. E’ chiaro l’intento di oltrepassare il concetto di confine, della materia, del colore, del perimetro del quadro, entrando nello spazio reale e intersecandosi con ciò che lo attraversa. Una ricerca artistica che guarda altrove, al di là di ciò che già è stato creato, eppure affonda radici salde in 20 anni di evoluzioni e virtuosismi grafici dentro e fuori lo studio. Il graffiti-writing praticato in passato non è mai stato semplice esercizio di stile per l’artista. I graffiti sono segni che trasformano lo spazio urbano e a loro volta si trasformano, plasmati da esso.

Se l’utopia è ciò che ancora non si è realizzato e che, probabilmente, non si realizzerà mai, per l’artista è crescita, è tendere a qualcosa di nuovo che potrebbe stravolgere e cambiare per sempre il proprio percorso artistico e personale. E’ una meta verso la quale vale la pena spingersi anche se si ha coscienza che non sarà mai raggiunta: Daniele Tozzi mette in esposizione il frutto della sua ricerca incentrata sul percorso, sull’itinerario, sulle tappe intermedie tra l’atto creativo e la sua continua evoluzione. Ma utopia è anche spiritualità e interiorità, esternazione di un’intimità personale mai così esplicita nel lavoro dell’artista romano come in “J.A.I.O.” e “Just the 2 of us” opere dedicate ai suoi figli, visti anche loro come simboli di un futuro che si fa utopia.

Il percorso espositivo non segue una linea temporale ma traccia un solco netto che ci guida come un atlante in un viaggio interiore e introspettivo attraverso la materia, i tagli, le linee, le ombre, la tela, la vernice acrilica, il pennello o lo spray, la carta e l’inchiostro, che giocano insieme in una danza tra ombre e luci, lettere, parole, forme, ritratti, sguardi umani e sagome animali. E’ il caso di “Carta straccia #6” dove diversi livelli di carta strappata e riutilizzata, si sovrappongono in contrapposizione al soggetto principale che squarcia il supporto imponendo la sua presenza.

La storia di questo viaggio è legata indissolubilmente alle storie che ci racconta ogni supporto scelto, come le mappe di navigazione originali, vissute, consunte, usate in chissà quali traversate per chissà quali rotte e che ora ospitano “Sentirsi altrove”, “America Latina” e “Il gabbiano”: spiriti guida che ci illustrano l’arte del calligramma di cui Daniele Tozzi è maestro indiscusso.

L’utopia di cui ci parla Daniele Tozzi è qualcosa che si sviluppa nel futuro. La propensione a qualcosa di nuovo, diverso, inaspettato, in procinto di divenire. Non è soltanto evoluzione, ma una vera progressione di crescita interiore che si trasforma in materia tangibile, modellata dall’artista nella realtà e che a questa aggiunge senso e significati unici.

La forza dell’arte che produce è nell’azione, nella voglia che suscita di interpretare, decifrare, interrogarsi. I personaggi raccontati, le storie, le citazioni testuali, i colori, i materiali, la forma e i contenuti parlano a chi osserva e spingono alla condivisione di riflessioni universali oppure personali. La meta che ogni volta si raggiunge osservando un’opera di Tozzi è incontrare l’altro. Una meta che si sposta ogni volta più lontana: questo ci permette di essere entità attive, in continua evoluzione, in continuo movimento, alla ricerca dell’altro anche attraverso l’arte.


Daniele Tozzi
Utopia a colori
A cura di Tiziana Cino e Stefano Ferraro
Testo di Mirko Pierri

Opening 7 ottobre 2023 ore 18.30

Fino all’11 novembre 2023

Orari: dal martedì al sabato 11-19.00
Rosso20sette arte contemporanea
Via del Sudario 39 – Roma
info@rosso27.com
tel.06 64761113
www.rosso27.com

Ufficio stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.com / 349.4945612
www.melaseccapressoffice.it
www.interno14next.it

Al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna SABOTATE con grazia: un’infestazione di CHEAP

CHEAP – Sabotate con grazia al MAMbo

SABOTATE con grazia: un’infestazione di CHEAP al MAMbo

6 ottobre – 17 dicembre 2023

Opening giovedì 5 ottobre 2023 h 18.00

Dal 6 ottobre il progetto di arte pubblica su poster in dialogo con il Museo d’Arte Moderna di Bologna

Negli ultimi dieci anni, CHEAP ha abituato il pubblico ad un’idea di arte pubblica effimera, instabile come la carta dei poster che affigge in strada, partigiana come i contenuti politici e transfemministi che ha disseminato sul paesaggio urbano della città: oggi, il progetto di arte pubblica su poster con base a Bologna, arriva al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna per celebrare un decennale all’insegna del sabotaggio come pratica artistica trasformativa.

Il Museo d’Arte Moderna di Bologna ospiterà installazioni di lavori già realizzati da CHEAP, parte dell’archivio fotografico che documenta i progetti in strada, alcune traduzioni di poster in formati atipici, riedizioni ripensate in prospettiva site specific: il tutto sarà disseminato tra spazi espositivi e non espositivi, dai bagni per il pubblico alla collezione del museo.

Elena Di Gioia, delegata alla Cultura di Bologna e Città metropolitana, dichiara: “I poster di CHEAP hanno abitato e infestato il nostro paesaggio urbano per dieci anni esprimendo, con forme originali e creative di arte pubblica, una tenace volontà di sorprendere i e le passanti con messaggi diretti e efficaci su temi spesso controversi, e proprio per questo necessari. I poster si sono sedimentati nella coscienza e nella memoria di chi li ha visti, anche se sono necessariamente sfumati con il passare degli anni e la sovrapposizione delle varie campagne. Importante è quindi questa iniziativa di abitare e infestare tutti gli spazi di MAMbo, che dimostra ancora una volta la propria giusta scelta culturale di aprirsi all’esterno, come è stato fatto in precedenza con gli spazi cittadini. Grazie all’incontro tra MAMbo e CHEAP è offerta la possibilità a chi varcherà la soglia di MAMbo di riportare a memoria i poster già incontrati e riflettere non solo sui temi proposti ma anche sul senso dell’arte pubblica e sulla possibilità di superare la soglia dei musei”.

Per Eva Degl’Innocenti, direttrice Settore Musei Civici Bologna: “Accogliendo il progetto SABOTATE con grazia, il MAMbo continua il percorso socio-culturale e creativo dell’identità museale: si misura e si mette in discussione con l’agire appropriativo e interstiziale di CHEAP e allo stesso tempo afferma la propria specificità di istituzione aperta alla complessità del contemporaneo”.

Aggiunge Lorenzo Balbi, direttore MAMbo: “Ogni azione intrapresa dal MAMbo si sviluppa intorno ad una riflessione sul suo essere spazio PUBBLICO, istituzione centrale per una comunità ed un territorio di riferimento. In questo senso mi sono sempre interrogato sul significato e l’importanza delle barriere tra “dentro” e fuori” il museo: se il MAMbo è uno spazio pubblico (come una piazza o un giardino), perché deve avere un dentro e un fuori? Perché un biglietto di ingresso? Perché degli orari di apertura? Ovviamente ci sono delle regole, delle collezioni da preservare, dei lavoratori da tutelare, ma abbiamo sempre ospitato con grande interesse progetti, come quello di CHEAP, che mettessero in “crisi” queste barriere, queste convenzioni, dimostrando come un museo contemporaneo debba mettersi costantemente in discussione, dimostrando di essere un organismo vivente e adattabile capace di rinnovarsi e sperimentare nuovi modelli”.

Si è deciso di non utilizzare il termine mostra, preferendo la suggestione di infestazione: “Alcunə artistə hanno definito CHEAP un virus, infestante e in grado di mutare insieme all’ambiente che la circonda: erano ovviamente tempi pre-Covid, tempi in cui una similitudine del genere sembrava meno mortifera. Ancora, raccogliamo l’invito di Donna Haraway a fare nostre strategie non umane: vogliamo farci infestanti come piante, che trovano il modo di intrufolarsi nello spazio pubblico facendosi strada nelle crepe e nelle fessure impreviste del paesaggio urbano. Infestante è anche il femminismo che invochiamo e che abbiamo declinato in un progetto in strada: questo ed altri lavori faranno capolino negli spazi del MAMbo“.

CHEAP – Sabotate con grazia al MAMbo

Insieme all’incursione negli spazi del museo, CHEAP ha previsto un public program di tre incontri: il 21 ottobre verrà presentato il nuovo libro del collettivo, “DISOBBEDITE con generosità” (edito da People), il cui titolo riprende uno dei poster più iconici di CHEAP, in un dialogo con Maysa Moroni, photo editor della rivista Internazionale; il 16 novembre il talk verterà sull’esperienza e sul libro edito da NERO edizioni “Civitonia”, con la presenza di Vanni Attili e Silvia Calderoni; il 14 dicembre sarà la volta della presentazione di un manifesto sull’arte pubblica, realizzato da CHEAP insieme alla docente e critica d’arte Fabiola Naldi.

Fabiola Naldi, a proposito dell’operazione del collettivo negli spazi del museo, scrive: “Non ho mai inteso lo spazio espositivo come un luogo dedicato, normato e rivolto solo alle pratiche artistiche più comunemente conosciute. CHEAP entra ed esce dal museo perché nasce come progetto esteso in cui i limiti (anche solo quelli delle dimensioni dei poster) diventano un pretesto da capovolgere e superare. In questa occasione l’intenzione è quella di misurarsi con i luoghi del MAMbo non esponendosi a “comando” ma dichiarandosi come possibilità, come riflessione, come tentativo di esprimere un atto di “occupazione” istituzionale”.

L’opening di SABOTATE con grazia è giovedì 5 ottobre dalle ore 18.00 alle 21.00, con ingresso gratuito.
Dal 6 ottobre al 17 dicembre il progetto sarà visitabile negli orari di apertura e nelle modalità di accesso previste dal museo.


CHEAP
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MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
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Marcello Farno
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