L’urban artist Basik trasforma il centro storico di Paderno d’Adda

Basik, La danza di san Michele – Paderno d’Adda 2023.
Inaugurazione dell’opera d’arte diffusa – Ph Arianna Ciofi

La danza di San Michele, la nuova opera d’arte diffusa realizzata dall’Urban Artist Basik nel centro storico di Paderno d’Adda

a cura di Annalisa Ferraro

Un progetto di arte pubblica del Comune di Paderno d’Adda,
che crea un percorso visuale e simbolico nuovo in cui dialogano
tradizione e contemporaneità, linguaggi del passato e linguaggi d’oggi.

L’artista ha progettato per la città tre interventi, parti indivisibili di un’opera diffusa, legate quindi da una stessa visione e da intendersi come elementi di un unico racconto, che lungo Via Manzoni, arteria principale di Paderno d’Adda, si sviluppa, si svela e, nel tempo, si arricchisce attraverso la partecipazione, le esperienze e il vissuto dei cittadini.

Sabato 7 ottobre, a Paderno d’Adda, è stata inaugurata e consegnata alla città l’opera d’arte urbana diffusa La danza di San Michele, realizzata lungo via Manzoni, nel cuore del centro storico delle città, da Lucio Bolognesi, in arte Basik. L’intervento, ispirato e dedicato a Paderno d’Adda, al suo patrimonio storico, artistico, architettonico e paesaggistico, d’ora in avanti accompagnerà il visitatore, abitante o turista, in un viaggio immersivo frutto di una visione nuova del territorio, di una lettura e una riproposizione delle preesistenze in chiave contemporanea.

Il progetto di arte pubblica, nato su iniziativa e per volontà del Comune, inserito nel piano di rigenerazione urbana del centro storico, è stato curato da Annalisa Ferraro, finanziato con il contributo del Consorzio B.I.M. del Lago di Como del Brembo e Serio, e realizzato in collaborazione della startup MyMusa e di Garden65 s.r.l..

L’opera realizzata da Basik, che per dieci giorni ha lavorato nel centro storico del paese, sotto lo sguardo attento e curioso della comunità, si snoda lungo l’arteria principale di Paderno d’Adda e, attraversando i luoghi legati alla quotidianità dei cittadini, esorta ad avvicinarsi al maestoso Ponte di San Michele e al fiume su cui questo si erge, a quella natura vigorosa che li circonda e con cui l’uomo ha imparato a confrontarsi, simboli del territorio e fonte continua di ispirazione.

L’artista ha progettato per la città tre interventi, parti indivisibili di un’opera diffusa, legate quindi da una stessa visione e da intendersi come elementi di un unico racconto, che lungo l’arteria principale di Paderno d’Adda si sviluppa, si svela e, nel tempo, si arricchisce attraverso la partecipazione, le esperienze e il vissuto dei cittadini.

Basik, La danza di san Michele – Paderno d’Adda 2023
Ph Arianna Ciofi

L’OPERA

Il primo intervento, VIA., riparte dalla storia dei navigli leonardeschi: all’apertura delle chiuse, l’acqua sgorgava potente, superando ogni ostacolo, valicando ogni confine immaginario tracciato dall’uomo, alimentando scambi, relazioni, processi di sviluppo. Così oggi La danza di San Michele invita a spalancare i portoni dell’antica via Manzoni, a lasciar entrare l’aria nuova che porta con sé. Da un lato il racconto di ciò che è stato, dall’altro l’inizio di un nuovo racconto in cui scrivere la storia che verrà.

Nel secondo, TANGERE verso uno, l’artista ragiona sul ruolo del ponte che, poggiando su pochi ma solidi punti, ha unito luoghi distanti tra loro, diventando così possibilità, opportunità, comunicazione. Le mani dipinte da Basik raccontano la lotta tra San Michele, cui è intitolato il ponte, e il drago, che sintetizza in sé tutti gli impedimenti naturali. I tatuaggi infatti, come le decorazioni di un’anfora greco-romana, si fanno narrazione parlante, mostrando da un lato la spada del santo e dall’altro la forra dell’Adda e le sue rapide. La lotta è interrotta però da una linea d’oro, il ponte, che attraversandola porta alla risoluzione del conflitto e a uno stato di equilibrio tra gli elementi.

Il modellino della storica Centrale elettrica Bertini si fa protagonista dell’ultimo intervento LUCE. ACQUA., consegnata sul palmo di una mano, quasi come se si trattasse di un luogo di culto, illuminata d’oro come nei più bei dipinti medievali. Il fiume, deviato a Paderno d’Adda verso la centrale elettrica, con la sua forza, diventa energia e poi movimento, e si fa così ancora una volta simbolo del superamento delle difficoltà e narrazione di eventi epocali che hanno visto Paderno d’Adda protagonista di una nuova rivoluzione industriale. 

La danza di San Michele si svela di giorno e brilla di notte: nella sua versione diurna, passeggiando per via Manzoni, l’opera si mostra in tutti i suoi dettagli, nei colori e nelle sfumature riprese dal paesaggio, e si assiste ad un racconto che dall’antichità arriva fino ai nostri giorni. La storia del territorio e dei suoi abitanti si fa guida per la scrittura di un tempo nuovo, spunto e ispirazione per le comunità che lo abitano. Nella visione notturna, invece, a illuminare La danza di San Michele è un filo d’oro che, come una costellazione nel buio, indica il percorso e, passo dopo passo, conduce alla scoperta dell’opera diffusa. 

«Un’operazione che conteneva un rischio» ha dichiarato il Sindaco Gianpaolo Torchio, durante l’inaugurazione, «il centro del paese è parte dell’identità di chi ci vive, di chi ci è nato, cresciuto e magari invecchiato. L’eventualità che La danza di San Michele potesse essere vissuta come un corpo estraneo c’era. L’attenzione che artista e curatrice hanno rivolto al patrimonio culturale, al contesto paesaggistico e urbano, insieme alla disponibilità, al dialogo e alla costruzione di relazioni con i residenti hanno però avuto come esito un’opera che oggi è già  diventata un nuovo punto di unione e di riconoscimento reciproco; un’opera che ci restituisce la coscienza di essere discendenti e soprattutto custodi di una storia e di un importante patrimonio ambientale e culturale».

La danza di San Michele è una sfida all’accoglienza, all’osservazione e alla comprensione: l’opera ricambierà il tempo e la fiducia che i cittadini le hanno donato, attendendo il suo disvelamento e completamento, donando al territorio e alla collettività un patrimonio nuovo, che aiuti a non dimenticare ciò che è stato, ma anche a guardare al futuro come uno spazio in cui, pur celebrando il passato, si costruisca insieme qualcosa di nuovo.

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Basik, La danza di san Michele – Paderno d’Adda 2023
Ph Arianna Ciofi

L’ARTISTA

Lucio Basik Bolognesi, un nome che risuona nell’universo dell’arte contemporanea, ha iniziato la sua avventura artistica negli anni ’90 come graffiti writer.

Nel corso degli anni, ha evoluto il suo stile personale, abbandonando gradualmente la bomboletta spray per esplorare un’ampia gamma di media artistici. Il risultato è mix affascinante di elementi provenienti dal suo background da writer, con ispirazioni che spaziano dall’arte medievale e rinascimentale all’arte moderna e contemporanea.

Le sue opere sono caratterizzate da tratti essenziali e ben definiti, che sussurrano sottilmente l’influenza del design grafico. Tuttavia, il suo approccio materico alla creazione artistica evidenzia la necessità di una connessione più intensa tra l’artista, il soggetto raffigurato e il supporto utilizzato.

Nelle sue opere figurative più recenti, Basik concentra la sua attenzione sui gesti delle mani, tratti distintivi della cultura popolare, delle immagini religiose e del simbolismo. La sua capacità di comunicare attraverso le mani è straordinaria e ispiratrice.

Verso la fine degli anni ’90, Basik è stato riconosciuto come uno dei tre writer più influenti del suo paese dalla rivista specializzata Aelle.

Le opere di Basik hanno fatto il giro del mondo, con mostre a San Francisco, Los Angeles, Londra, Berlino e Milano.

Attualmente, Basik vive e lavora nella suggestiva città di Rimini, in Italia. La sua carriera artistica continua a evolversi, continuando a sorprendere e ispirare il mondo dell’arte con la sua creatività senza confini.


INFORMAZIONI UTILI

La danza di San Michele
di Basik
un progetto del Comune di Paderno d’Adda
a cura di Annalisa Ferraro
finanziato con il contributo del Consorzio B.I.M. del Lago di Como del Brembo e Serio
Con la collaborazione di MyMusa s.r.l. e Garden65 s.r.l.
 
UFFICIO STAMPA
 
ANOTHER SCRATCH IN THE WALL
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Clara
 
Giorgia Ciattoni
Addetto Stampa, Social Media Manager, Content Creator
press@giorgiaciattoni.info

Treviso: Futurismo di carta. Doppia mostra al Museo nazionale Collezione Salce

Giuseppe Riccobaldi del Bava: Fiat, 1928. Dalla mostra di Treviso

FUTURISMO DI CARTA
Forme dell’avanguardia nei manifesti della Collezione Salce

Treviso, Museo nazionale Collezione Salce (Complesso di San Gaetano)

28 ottobre 2023 – 11 febbraio 2024

Mostra a cura di Elisabetta Pasqualin e Sabina Collodel

I capolavori della grafica futurista della Collezione. In una originale rassegna in due tempi.

La grande miniera della Collezione Salce, la più importate e ampia raccolta di manifesti storici in Italia e una delle più rilevanti collezioni pubbliche del settore al mondo, svela una spettacolare sequenza di suoi tesori. Con il titolo il “Futurismo di carta”, si accenderanno i riflettori su un aspetto non ancora sufficientemente indagato delle multiformi espressioni della più vitale delle avanguardie italiane.

L’indagine, condotta da Elisabetta Pasqualin, direttrice del Museo Nazionale Collezione Salce con Sabina Collodel, si svilupperà su due successivi momenti con altrettante mostre.  La prima, con la declinazione “Forme dell’avanguardia nei manifesti della Collezione Salce” sarà al San Gaetano dal 28 ottobre 2023 all’11 febbraio 2024. A seguire, dal primo marzo al 30 giugno 2024, la seconda parte, contrassegnata dal sottotitolo “Immaginare l’universo con l’arte della pubblicità”. Unico il catalogo, edito da L’Erma di Bretschneider, che riunisce le immagini e le considerazioni scientifiche sull’intero percorso espositivo.

“Che il Futurismo sia risultato pervasivo di ogni aspetto della quotidianità, editoria e grafica pubblicitaria comprese, è cosa ben conosciuta”, ricorda la direttrice Pasqualin. “Proprio quest’ultima si rileva essere l’espressione che più si adatta al linguaggio futurista che trova in Fortunato Depero il massimo esponente: nel manifesto Il futurismo e l’arte pubblicitaria, del 1931, dichiara “l’arte dell’avvenire sarà potentemente pubblicitaria”.

Franco Aloy: Bitter Canetta, 1924 ca.

Tra gli artisti presenti in mostra si ricordano Franco Aloy, Mario Sironi, Marcello Dudovich, Fortunato Depero, Federico Seneca, Marcello Nizzoli, Gino Boccasile, Nicolai Diulgheroff, Xanti Schawinsky, Giulio Cisari, Lucio Venna, Umberto di Lazzaro, Luigi Martinati

Ed è proprio sulla declinazione grafica dell’arte futurista che questa mostra si concentra “perché, sebbene le opere su tela e di scultura siano ben note e di facile riconoscimento, i manifesti pubblicitari rimangono tutt’oggi un settore di nicchia e sviluppano un loro linguaggio specifico.

Innanzitutto, l’utilizzo degli elementi tipografici è innovativo, le lettere si fanno più solide e vistose, le parole vengono disposte liberamente nello spazio secondo linee forza oblique o assecondando le sinuosità delle sagome, la scelta dei colori ricade su quelli più accesi che vengono accostati per contrasto, la luce e il suono si fanno visibili tanto da essere rappresentati attraverso fasci e anelli circolari, anche la prospettiva perde tutte le certezze consolidate nei secoli e viene scomposta per piani che si compenetrano. Le figure umane sono meno definite e in alcuni casi si assiste all'”animazione del prodotto” che viene composto in modo da simulare un soggetto diverso, come l’esempio di Mario Bazzi che compone per Lampo un omino costruito con latte”.

La mostra, nei suoi due momenti, abbraccia un arco di tempo che va dal 1915 ca al 1940, considerando tre principali filoni all’interno della produzione futurista: l’interpretazione della figura umana, la velocità e il movimento, l’espressione della cultura e della società.

Il primo appuntamento vede i manifesti dal 1915 al 1930 disposti nelle tre sale del museo, ognuna delle quali dedicata ad uno dei temi principali. Il secondo appuntamento vedrà le opere dal 1930 al 1940, quando il futurismo raggiunto l’apice dello sviluppo si caratterizza nell’aeropittura che, trasposta in grafica, esalta il volo e le imprese aviatorie, la vista dall’alto e un avvicinamento al surrealismo.

“Il progetto della mostra in due episodi proposto dal nostro Museo Salce si collega – sottolinea il Direttore della Direzione regionale Musei Veneto del Ministero della Cultura, Daniele Ferrara – ad un altro importante progetto espositivo che, anche con la collaborazione del Salce, aprirà le porte al Museo Nazionale di Palazzo Lanfranchi a Matera, organizzato dalla Direzione regionale Musei Basilicata. In quella sede, ad essere approfondito sarà il contributo del Mezzogiorno agli sviluppi del Movimento futurista. La mostra materana sarà visitabile dal 20 ottobre 2023 al 10 febbraio 2024, offrendo così un ulteriore, originale focus di indagine sul Futurismo Italiano e confermando la volontà di collaborazione tra le nostre Istituzioni”.


Museo nazionale Collezione Salce (Complesso di San Gaetano)
Via Carlo Alberto, 31, Treviso
+39 0422 591936
drm-ven.collezionesalce@cultura.gov.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI
Sergio Campagnolo +39 049 663499
Ref. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Osservatorio TuttiMedia – Saper porre le domande giuste è la competenza necessaria

A Milano focus su IA e l’era dei prompt

Nell’era del prompt saper fare le domande diviene una competenza determinante”. Ne è convinto Derrick de Kerckhove– “Ricordo la metafora di McLuhan sull’uomo del XXI secolo che corre in strada urlando: ‘Ho tutte le risposte: quali sono le domande?’. Il prompt engineering emerge come la competenza essenziale in questo momento storico della trasformazione digitale”. Sulla stessa linea Matteo Ciastellardi, che ha confermato la nascita di un interesse delle èlite culturali verso quella che può essere chiamata “promptologia”, una nuova abilità ingegneristica di ideare domande per spingere l’intelligenza artificiale a fornire risposte appropriate che richiede anche la comprensione del linguaggio e dell’espressione.

E proprio IA generativa: l’era del prompt era il titolo del dibattito che per iniziativa dell’Osservatorio TuttiMedia si è tenuto ieri presso l’UPA, socio dell’Osservatorio, a Milano, moderato da Maria Pia Rossignaud (Vicepresidente Osservatorio TuttiMedia e direttrice di Media Duemila). A parteciparvi, Derrick de Kerckhove (Direttore scientifico Osservatorio TuttiMedia/Media Duemila – Docente Polimi e già direttore del McLuhan Program di Toronto); Giulia Gioffreda (Government Affairs and Public Policy di Google); Alberto Vivaldelli (Responsabile Digital di UPA); Matteo Ciastellardi (Docente Polimi); Vincenzo Cosenza (Esperto di Marketing e Innovazione); Giusella Finocchiaro (Professoressa di Diritto di internet e Co-founder e Partner di DigitalMediaLaws). Presente anche la FIEG, socia dell’Osservatorio OTM, con Andrea Baroni.

Stiamo per passare dalla ricerca delle informazioni corrette, alla formazione della corretta ricerca, abbiamo bisogno di nuovi modelli di riferimento”, ha detto Maria Pia Rossignaud. “La nostra associazione si distingue per la capacità di invitare a riflettere sui segnali deboli del futuro perché vogliamo contribuire alla costruzione dei nuovi modelli sociali e comunicativi che tengano conto degli strumenti che emergono dalla transizione digitale senza né demonizzare né enfatizzare. Ecco perché abbiamo deciso di puntare sul prompt, elemento ancora poco sconosciuto”.

Per Google, la vera sfida sull’intelligenza artificiale ha a che vedere con il suo sviluppo responsabile”, ha affermato Giulia Gioffreda. Per questo, già nel 2018 abbiamo creato dei Principi di responsabilità che guidano ogni progetto di IA in ogni sua fase. Al cuore di questi principi c’è l’idea che i benefici complessivi dell’innovazione devono sempre essere superiori ai rischi e agli svantaggi che potrebbe portare.”

Anche per gli investitori pubblicitari il tema dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nelle attività di marketing e comunicazione è in cima alle priorità. Così Alberto Vivaldelli: “Le applicazioni potenziali nelle attività di tutti i giorni di chi cura brand e prodotti sono numerosissime: dalle creatività testo, visuali e video alle attività di PR, dalla SEO all’e-commerce fino all’utilizzo della data science applicata ai più svariati livelli. Per un utilizzo massivo dei software applicativi basati su AI sarà fondamentale definire bene il quadro normativo, in particolare le tematiche che coinvolgono il diritto d’autore e la data privacy, nonché valutare bene le implicazioni pubbliche su come le Intelligenze Artificiali vengono costruite e messe a disposizione degli utenti, consumer e professionali. Interessante sarà anche capire gli intrecci fra Intelligenza Artificiale e Metaverso, concetti molto diversi fra loro ma che potrebbero avere in futuro sinergie interessanti

L’intelligenza artificiale generativa mette in crisi il mito della creatività ad esclusivo appannaggio dell’uomo – ha evidenziato Vincenzo Cosenza –, ciò non deve spaventarci e spingerci a fare battaglie di retroguardia, ma stimolarci ad un utilizzo di queste nuove tecnologie per lavorare meglio e potenziare le nostre capacità. Siamo entrati nell’era dei lavoratori aumentati“.

Sul tema delle regole è intervenuta Giusella Finocchiaro: “Si sente spesso parlare dell’esigenza di nuove regole che disciplinino l’intelligenza artificiale e nuove regole certamente arriveranno: sia in Europa che negli Stati Uniti e in Cina si stanno discutendo regolazioni in materia di intelligenza artificiale. Si auspica che queste normative saranno tali da consentire lo sviluppo tecnologico, senza imbrigliarlo. In Europa, è prossima l’approvazione del Regolamento c.d. “AI Act”, che rappresenta una cornice per l’accesso dei prodotti di intelligenza artificiale sul mercato europeo e non pretende, né forse potrebbe pretendere, di dirimere tutte le questioni giuridiche che l’IA fa sorgere. I giuristi dovranno ricorrere all’attività interpretativa, verificando se le norme esistenti siano idonee ad affrontare le sfide poste dall’IA. In molti casi, è già accaduto. Tanto a Singapore, quanto negli Stati Uniti, i giudici hanno già applicato le regole vigenti per decidere casi giudiziari che coinvolgevano l’IA. Del resto, il compito del giurista è proprio quello di interpretare le norme esistenti e, lì, provare a rintracciare gli strumenti per decifrare il presente”.


Da Diana Daneluz dianadaneluz410@gmail.com