9- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: La vita a Costantinopoli – Il Ramazan

9- La vita a Costantinopoli – Il Ramazan

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

17


Trovandomi a Costantinopoli nel mese di Ramazan, che è il nono mese dell’anno turco, nel quale cade la quaresima musulmana, vidi ogni sera una scena comica che merita d’essere descritta. Durante tutta la quaresima è proibito ai turchi di mangiare, di bere e di fumare dal levar del sole al tramonto. Quasi tutti gozzovigliano poi tutta la notte; ma fin che c’è il sole, rispettano quasi tutti il precetto religioso, e nessuno ardisce di trasgredirlo pubblicamente. Una mattina il mio amico ed io andammo a visitare un nostro conoscente, aiutante di campo del Sultano, un giovane ufficiale spregiudicato, e lo trovammo in una stanza a terreno del palazzo imperiale, con una tazza di caffè fra le mani. Come mai – gli domandò Yunk – osate prendere il caffè dopo il levar del sole? – L’ufficiale scrollò le spalle e rispose che se ne rideva del Ramazan e del digiuno; ma proprio in quel punto s’aperse improvvisamente una porta, ed egli fece un movimento così rapido per nasconder la tazza, che se la versò mezza sui piedi. Si capisce da questo che rigorosa astinenza debbano serbare tutti coloro che stanno tutto il giorno sotto gli occhi della gente: i barcaioli per esempio. Per godersela, bisogna andarli a vedere dal ponte della Sultana Validè, qualche minuto prima che si nasconda il sole. Tra quei che stan fermi e quei che vogano, tra vicini e lontani, se ne vede intorno a un migliaio. Sono tutti digiuni dall’alba, arrabbiano dalla fame, han già la loro cenetta pronta nel caicco, girano continuamente gli occhi dal sole alla cena e dalla cena al sole, s’agitano e sbuffano come le fiere d’un serraglio nel momento della distribuzione delle carni. Il nascondersi del sole è annunziato da un colpo di cannone. Non c’è caso che prima di quel momento sospirato nessuno si metta in bocca nè un briciolo di pane nè una goccia d’acqua. Qualche volta, in un angolo del Corno d’oro, abbiamo stimolato a mangiare i barcaioli che ci conducevano; ma ci hanno sempre risposto: – Jok! Jok! Jok! – No, no, no –, accennando il sole con un atto timoroso. Quando il sole è nascosto per più della metà dietro i monti, cominciano a prendere in mano i loro pani, e a palparli e a fiutarli voluttuosamente. Quando non si vede più che un sottile arco luminoso, allora tutti quei che son fermi e tutti quei che remano, quelli che attraversano il Corno d’oro, quelli che guizzano sul Bosforo, quelli che vogano nel Mar di Marmara, quelli che riposano nei seni più solitari della riva asiatica, tutti si voltano verso occidente, e stanno immobili collo sguardo nel sole, colla bocca aperta, col pane in aria, colla gioia negli occhi. Quando non si vede più che un punto di foco, già̀ i mille pani toccano le mille bocche. Finalmente il punto di foco si spegne, il cannone tuona, e nello stesso momento trentaduemila denti staccano dai mille pani mille enormi bocconi; ma che dico mille! in tutte le case, in tutti i caffè, in tutte le taverne, accade nel medesimo punto la medesima cosa; e per qualche minuto, la città turca non è più che un mostro di centomila bocche che tracanna e divora.

Il capitolo è composto da 24 ritratti della città


Edmondo De Amicis
Leggi su Wikipedia

Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.

About the author: Experiences