La programmazione triennale di Palazzo Sarcinelli con ARTIKA

Eugène Le Poittevin, Bagno a Étretat, olio su tavola, 1858
Programmazione triennale
Conegliano (Tv), Palazzo Sarcinelli
Da ottobre 2024 a marzo 2027

ARTIKA presenta alla Città di Conegliano, nella prestigiosa sede di Palazzo Sarcinelli, una programmazione di mostre a carattere triennale. Il progetto prevede la realizzazione di tre grandi mostre, dedicate ad altrettanti momenti significativi della storia dell’arte. I progetti saranno sviluppati da ARTIKA in sinergia con importanti partner pubblici e privati, la cui importanza nel settore è resa evidente dal curriculum degli stessi.

Il primo progetto è un omaggio al celebre e controverso Banksy. La mostra si propone di presentare al pubblico, oltre ai capolavori dell’artista di Bristol, anche una “mostra nella mostra” per analizzare l’evoluzione del movimento della Street art dagli esordi di Keith Haring al giorno d’oggi. Obey, Mr Brainwash, TVboy e Banksy: molti tra i grandi interpreti della street art saranno presenti in questa esposizione esclusiva.

Il secondo progetto è incentrato sul ritratto di donna, tra i generi più rappresentativi della storia dell’arte. Il taglio curatoriale, partendo dalla Belle Époque analizza la trasformazione radicale nella ritrattistica del Novecento. Dalla bellezza “classica” di Giovanni Boldini e gli altri interpreti della pittura fin de siècle a Parigi, fino alle rivoluzioni avanguardiste e al Novecento di Sironi.

Il terzo progetto è dedicato ad uno dei movimenti artistici più amati in Occidente: l’Impressionismo. L’esposizione, composta da 70 opere, analizza la produzione di artisti attivi nel nord della Francia. Tra le grandi firme compaiono Monet, Renoir, Boudin, Corot e Courbet.

L’Assessore alla Cultura della Città di Conegliano dichiara: “Conegliano nel prossimo triennio è anche cultura con nuove sfide, complesse ed ambiziose. Una rigenerazione ed una rilettura della Città del Cima anche a livello culturale; Palazzo Sarcinelli diventa infatti teatro di tre importanti mostre a partire dal 2024. Tre realtà davvero preziose, che porteranno a Conegliano numerosi turisti e visitatori per conoscere il percorso storico-artistico dei grandi nomi che esporremo. L’arte rappresenta un mezzo per mettere persone diverse in comunicazione tra di loro, un modo per costruire la conoscenza reciproca e offrire prospettive per la ricchezza e la varietà dell’arte nel mondo. Ringrazio ARTIKA per il risultato del grande lavoro svolto e che si svolgerà nella nostra Città, un risultato che sicuramente porterà orgoglio e dinamismo a Conegliano”.

BANKSY, Bomb Love, serigrafia su carta, 2003
(Mostra BANKSY)

A cura di Daniel Buso in collaborazione con Deodato Arte
Periodo: 2024-2025

Banksy, con il suo stile sarcastico e beffardo, ha imperniato la propria poetica artistica sulla critica al capitalismo, alla guerra, al controllo sociale e alle disuguaglianze. L’aura di mistero che lo circonda è uno degli elementi che egli stesso utilizza per sovvertire i codici culturali contemporanei offrendo, con le sue opere, messaggi allo stesso tempo semplici e universali. Ogni opera di Banksy ha un significato profondo, a volte ironico, a volte dissacrante, sempre di forte denuncia sociale. La mostra, accanto all’anonimo artista di Bristol, presenta un focus dedicato all’evoluzione del movimento della Street art dagli esordi di Haring al giorno d’oggi. L’arte di strada in pochi anni è passata dall’essere un’espressione underground e minoritaria, rifuggita dalle grandi gallerie e dai musei, per poi divenire la corrente artistica più conosciuta e mainstream del mondo. L’efficace metodo comunicativo di Banksy è stato raccolto ed elaborato da artisti come Obey e Mr. Brainwash, oggi esponenti di punta della Street art e Mr.Savethewall, artista italiano che si definisce in tal senso un “post-street artist”.

Ma, con il successo, sono arrivate anche le critiche. Possiamo ancora definire street opere che vengono vendute per milioni di dollari? È giusto che, dopo anni di propaganda contro il sistema dell’arte, ora siano proprio gli artisti della Street art al suo vertice? La mostra, attraverso le opere degli street artist più importanti del nostro tempo, indaga le contraddizioni intrinseche di un movimento che ha spiazzato il mondo, ribaltando tutte le previsioni.

Giovanni Boldini, L’attrice Alice Regnault, olio su tela, 1880-1884 ca. (Mostra Universi al femminile)

A cura di Antonio D’Amico in collaborazione con Museo Bagatti Valsecchi
Periodo: 2025-2026

Una grande mostra che propone opere di prestigiose collezioni private e di alcuni musei italiani, con l’ambizione di raccontare storie di donne di fine Ottocento e Novecento: donne popolane e borghesi, lavoratrici, madri di famiglia, illustri protagoniste dei salotti alla moda, donne di “potere” e donne leggendarie, tutte ritratte sullo sfondo della società del tempo dai più importanti pittori: tra cui Hayez, Boldini, Zandomeneghi, Campigli, Carrà, De Nittis, Irolli, Grosso, Sironi e Picasso. Pittori che presentano approcci differenti e sensibilità personalissime, con stati d’animo che non solo rivelano la loro ricerca ma svelano ai nostri occhi le ideologie che popolano gli universi femminili in un tempo che corre veloce tra due secoli! Dalla Belle Époque e fino agli anni Cinquanta del Novecento l’arte documenta la frenesia dei mutamenti sociali e la donna diventa soggetto prediletto dagli artisti che la eleggono a veicolo del cambiamento e simbolo di progresso, chiave di lettura per comprendere la contemporaneità e specchio di atmosfere affascinanti che guardano al futuro.

Ai poli opposti del percorso espositivo troviamo, da un lato, la donna della Belle Époque dipinta da Boldini, vaporosa, sempre disinvolta e fiera del proprio aspetto; dall’altro, invece, Le Corsage a Carreaux di Pablo Picasso è testimonianza del passaggio verso una nuova epoca storica artistica: mediante il ritratto di figure apparentemente classiche, l’artista esplora l’animo umano traghettando definitivamente la società nell’era moderna.

Gustave Courbet, La spiaggia a Trouville, olio su tela, 1865
(Mostra Impressionisti)

A cura di Alain Tapié in collaborazione con Ponte
Periodo: 2026-2027

L’Impressionismo ha lasciato una traccia profonda nella storia dell’arte muovendo i suoi passi in Francia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, e proprio da questi inizi prende movimento la mostra evento di Conegliano.

Più di settanta importanti opere raccontano la fascinazione degli artisti per la Normandia, territorio che diventa microcosmo naturale generato dalla forza della terra, del vento, del mare e della nebbia. Un paesaggio naturale dotato di una propria ‘fisicità’ vera e vibrante.

I dipinti provengono da diverse istituzioni e recano la firma di autori come Monet, Renoir, Bonnard, Boudin, Corot, Courbet, Daubigny, ma anche – e non solo – Delacroix e Dufy.

La Normandia ha esercitato una irresistibile forza di attrazione tra gli artisti del XIX secolo, a partire dalla scoperta che ne fecero i pittori e gli acquarellisti inglesi che attraversarono la Manica per studiare il paesaggio, le rovine e i monumenti in terra francese. L’attitudine degli artisti inglesi a dipingere ‘dal vero’, immersi nella natura e non più nel chiuso dei propri atelier, a cogliere l’immediatezza e la vitalità del paesaggio naturale ha costituito un modello ed è stata fonte di ispirazione per intere generazioni successive della pittura francese. Gli artisti inglesi parlano della Normandia, della sua luce nordica, dell’esperienza visuale che nasce dall’incontro con una natura piena di forza e di contrasti. A poco a poco Honfleur, Le Havre, Rouen diventano luoghi di intensa creazione artistica di pittori ‘parigini’ come Corot e Courbet. In questo ambiente affondano le loro radici i principali movimenti d’avanguardia del Novecento, dall’Impressionismo ai Fauves.


Spazio espositivo
Palazzo Sarcinelli, Via XX Settembre 132, Conegliano
 
Periodo espositivo
da ottobre 2024 a marzo 2027
 
Per informazioni
+39 351 809 9706
email: mostre@artika.it
website: www.artika.it
 
Ufficio Stampa
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049.663499 roberta@studioesseci.net (rif. Roberta Barbaro)

Lissone, MAC – Museo d’Arte Contemporanea: ALICE RONCHI. Amami Ancora

Lissone (MB)
MAC | Museo d’arte contemporanea
Dal 18 febbraio al 19 maggio 2024
Amami ancora
La prima personale in una istituzione museale italiana di
Alice ronchi

L’esposizione, che inaugura il programma espositivo triennale del nuovo direttore Stefano Raimondi, propone un dialogo tra quaranta disegni e sculture di Alice Ronchi e le opere della collezione permanente del museo brianzolo che si sviluppa su tutti i quattro piani dell’edificio.

A cura di Stefano Raimondi

Il MAC | Museo di Arte Contemporanea di Lissone (MB) accoglie la prima personale in una istituzione pubblica di Alice Ronchi (Ponte dell’Olio, PC, 1989), dal titolo Amami Ancora.
La mostra, che apre il programma espositivo triennale ideato dal neodirettore Stefano Raimondi, inaugura il progetto Prime, con cui il MAC si pone come centro di ricerca e di sperimentazione per dare voce ad artisti contemporanei che, con le loro opere, dialogheranno con quelle presenti nella Collezione permanente, acquisite durante lo storico Premio Lissone, in particolare tra il 1946 e il 1967, quando la città fu luogo significativo a livello internazionale per la documentazione della ricerca artistica europea.

La rassegna prende avvio proprio dall’indagine che Alice Ronchi ha svolto sulla collezione permanente del MAC, stabilendo un rapporto d’intimità e affezione sia con i partecipanti al Premio Lissone nel periodo 1946-1967, sia con diversi autori le cui creazioni da diversi anni si trovano nei depositi del museo brianzolo. Attraverso un’approfondita analisi, fatta di studi sui documenti, incontri con gli eredi e ricerche sul campo, Alice Ronchi restituisce alle opere e ai suoi ideatori una rinnovata centralità e un’opportunità per un ricongiungimento emotivo con lo spettatore.

Per l’occasione Alice Ronchi presenta un nuovo intervento, accanto a importanti lavori storici, ad altri inediti e ad alcuni rimasti per anni nel suo studio che entrano in dialogo con quelli della collezione del MAC di figure quali Claude Bellegarde, Cheval-Bertrand, Peter Brüning, Giorgio De Chirico, Piero Dorazio, Gino Meloni, Achille Perilli, Mario Schifano, Eugenio Tomiolo e altri. Il titolo, Amami Ancora, richiama la necessità delle opere di vivere e di uscire dalla nostalgia che le racchiude nei depositi, per essere nuovamente apprezzate e riscoperte.

Amami Ancoraafferma Alice Ronchi – è un progetto le cui radici risiedono nel mio cuore da molto, ancora non sapevo quali forme avrebbe assunto, ma per anni l’ho nutrito con un’attenta ricerca rivolta agli artisti della prima metà del ‘900 italiano; dedicandomi per lo più alle opere su cui lo sguardo dello spettatore sembrava non posarsi da tempo. Un percorso intimo di dialogo con la storia, una ricerca ancora in divenire che ha trovato la sua prima espressione nella mostra al MAC di Lissone”.

“L’intervento principale – prosegue Alice Ronchi -, chiave di lettura dell’intero progetto, non risiede unicamente nella selezione delle opere bensì nel mio desiderio di portarle con me lungo tutti i piani del museo, di trasferirle dai depositi e dal piano interrato, dove attualmente la collezione del premio è esposta e di condividere quel luogo alla pari attivando un nuovo ed inedito dialogo onorando la sua storia. Ringrazio Stefano Raimondi per aver accolto con entusiasmo la mia proposta e per averla resa possibile”.

MAC, Lissone, Alice Ronchi. Amami Ancora – installation view 2024, Lissone

L’allestimento, che occupa tutti i quattro piani dell’edificio, prende avvio dal piano interrato, dove i lavori di artisti quali Peter Brüning e Piero Ruggeri, caratterizzati da pennellate nervose e da colorazioni cupe, per lo più nere, esprimono un chiaro turbamento; salendo, i toni si alleggeriscono, le opere, pur portando con sé l’esperienza del dolore, lasciano trasparire l’espressione della fragilità dell’animo seguita dalla purezza e del desiderio di gioia.

Fondamentale in questo percorso di ascesa è il ruolo svolto dalla luce, che da sempre è parte integrante, insieme al colore e alla materia, della cifra espressiva di Alice Ronchi. A tal proposito, la decisione di liberare dalle pellicole oscuranti le vetrate che avvolgono il MAC, offre al visitatore la possibilità di essere avvolto dalla luce e di ammirare da una prospettiva insolita le opere esposte.

“Il primo segno evidente e fondamentale di rilancio del museo – dichiara Stefano Raimondi – è architettonico ed è visibile prima ancora di entrare nel museo, attraverso il grande lavoro svolto dall’amministrazione comunale per riportare il MAC a essere quell’incredibile “museo di luce” per cui era stato progettato. Le enormi vetrate, che permettono un dialogo tra l’interno del museo e la piazza circostante sono state ripristinate, così come sono stati riaperti i numerosi punti di luce naturale occlusi nel tempo; si potrà finalmente godere della visione delle opere d’arte in un contesto unico in Italia nel suo genere”.

Un vero e proprio riposizionamento come spiega l’Assessore alla Cultura Carolina Minotti: “Il nuovo corso del MAC, che inizia con la mostra di Alice Ronchi, evidenzia già alcuni importanti interventi di valorizzazione del museo previsti dall’Amministrazione Comunale – dall’architettura alla comunicazione, dalle collezioni all’accessibilità – che crede fermamente nel valore dell’arte e della cultura contemporanea come elementi indispensabili per una crescita civile e sociale”.

“Siamo orgogliosi del fatto che il Museo si proponga come uno spazio in cui gli artisti contemporanei possano esprimersi e interagire con la ricca storia artistica del nostro territorio – dichiara il Sindaco Laura Borella -.  L’obiettivo è far sì che il MAC diventi un luogo di scoperta e di confronto, in cui gli artisti possano esprimersi liberamente e in cui il pubblico possa apprezzare e comprendere l’arte contemporanea nella sua forma più autentica. Spero che questa iniziativa possa essere solo l’inizio di un percorso ricco di scoperte e di nuove prospettive, perché crediamo che l’arte sia un potente strumento di crescita culturale e sociale”.

Durante il periodo di apertura della mostra, si terranno iniziative didattiche, sviluppate dall’artista, per le scuole.


Il MAC – Museo d’ Arte Contemporanea è una delle principali realtà museali di Monza e della Brianza dedicate all’arte contemporanea con un forte radicamento nel territorio grazie alle lungimiranti iniziative culturali organizzate dal secondo dopoguerra in poi.

L’attuale sede espositiva del Museo è stata inaugurata alla fine del 2000 con l’intenzione di dare una rilevante sistemazione alla prestigiosa collezione, proveniente, nel suo primo corpus, dallo storico Premio Lissone tenutosi dal 1946 al 1967, a testimonianza di un’esperienza culturale che ha sostenuto sul nascere le più avanzate tendenze artistiche internazionali di quegli anni. Sono presenti opere appartenenti, tra gli altri, a Reggiani, Tàpies, Vedova, Birolli, Dorazio, Feito, Appel, Scanavino, Dufrêne, Schifano.

L’impegno programmatico è consistito proprio nell’acquisire e conservare le opere vincitrici, a cui si aggiungono dal 1957 i premi-acquisto per la giovane pittura internazionale e le donazioni da parte di privati, per dare avvio alla costituzione di un museo, che ha trovato una prima accoglienza all’interno del Palazzo della Selettiva artigiana del Mobile e dell’Arredamento, passando poi, dal 1977 al 1995, alla Civica Galleria d’arte contemporanea in Palazzo Terragni, fino a giungere nella sede attuale appositamente realizzata nel 2000. Le collezioni del museo sono in costante ampliamento poiché dal 1999 il Premio è stato riattivato.

L’edificio, progettato dall’architetto Marco Terenghi nell’ambito del piano di riqualificazione dell’area circostante la stazione ferroviaria Lissone-Muggiò, è frutto di una reinterpretazione del razionalismo già presente in Brianza e si caratterizza, nel percorso espositivo, per il rapporto di continuità e alternanza tra spazio interno e ambiente esterno. La struttura mantiene inoltre la parte più significativa dell’insediamento originario del mobilificio Angelo Meroni, conservando i reparti murari di un avancorpo preesistente a cui si è aggiunta la nuova e imponente ala retrostante.

Grazie alla specificità delle sue raccolte e allo svolgimento di importanti eventi culturali – come le rinnovate edizioni del Premio Lissone Pittura, cui si alterna, a partire dal 2007 e con cadenza biennale, il Premio Lissone Design – il MAC – Museo d’ Arte Contemporanea rappresenta una testimonianza significativa nel panorama della produzione artistica europea, a partire dalla seconda metà del ’900 e sino ai nostri giorni.


ALICE RONCHI. Amami Ancora
Lissone, MAC – Museo d’Arte Contemporanea (viale Elisa Ancona 6)
18 febbraio – 19 maggio 2024
 
Orari
Mercoledì e Venerdì: 10.00-13.00
Giovedì: 16.00-19.00
Sabato e Domenica: 10.00-12.00 / 15.00-19.00
Ingresso libero
 
Informazioni
T. 039 7397368 – 039 7397202 | museo@comune.lissone.mb.it
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Marta Pedroli | tel. +39.02.36755700
marta.pedroli@clp1968.it | www.clp1968.it

Roma, Museo Orto Botanico – Serra Espositiva: FRAGILE ECOSYSTEM Installazione di Giulia Pompilj

FRAGILE ECOSYSTEM
Installazione di Giulia Pompilj

 
Inaugurazione 7 marzo 2024 ore 17.00 su invito
 
Museo Orto Botanico – Serra Espositiva
Largo Cristina di Svezia, 23 A – 24 – Roma
 
Dall’8 marzo al 6 aprile 2024

Il giorno 7 marzo 2024 alle ore 17.00 il Museo Orto Botanico – Sapienza Università di Roma presenta negli spazi della Serra Espositiva l’installazione site specific Fragile Ecosystem di Giulia Pompilj, con la collaborazione di Edoardo Tedone – soundscape design. 
L’installazione, realizzata con tessuti e tinture di origine vegetale, riflette sulla precarietà dell’ambiente naturale e richiama le silhouette e gli echi di un ecosistema in via di estinzione. I tessuti in cotone, attraversati dal vento, evocano l’effimero paesaggio di un mondo al suo stato terminale, nel quale, nascosto tra le pieghe, un debole bagliore resta in vita, a simboleggiare la resilienza della natura di fronte alle avversità. Al centro di Fragile Ecosystem è quella tensione che intercorre tra un ecosistema e gli elementi che lo compongono, spostando così il punto di osservazione sulla complessa rete di effimere relazioni di cui l’ambiente si nutre.

La forza di un ecosistema risiede nella sua capacità di ripristinare l’equilibrio in caso di perturbazioni. Tuttavia, tutti gli ecosistemi, se sottoposti a prove eccessive, possono rivelarsi fragili. La specificità e le condizioni che ne permettono lo sviluppo rendono alcuni ecosistemi più vulnerabili di altri: se una componente viene meno a causa di disturbi eccessivi o prolungati, anche gli ecosistemi più robusti possono subire danni irreparabili.

L’inserimento dell’opera all’interno del Giardino Botanico di Roma, luogo di biodiversità e di tutela della flora, apre un dialogo suggestivo sulla fragilità dell’esistenza biologica, coadiuvato dalla capacità dell’artista di trasformare processi materiali in veicoli narrativi e divulgativi.

L’inaugurazione del giorno 7 marzo è su invito; l’apertura al pubblico dall’8 marzo al 6 aprile 2024 seguirà gli orari del museo. 

Giulia Pompilj esplora la complessa trama di aspetti biologici, storici e sociali che plasmano gli ecosistemi. La curiosità intellettuale di Giulia ha trovato una vivace espressione presso la Design Academy Eindhoven nei Paesi Bassi, dove si è laureata nel dipartimento “Food Non-Food” nel gennaio 2020. Durante il suo percorso accademico, si è immersa nei mondi del bio e del research design. Durante lo stage a Mater Iniciativa, un centro di ricerca gastronomica in Peru, Giulia ha forgiato una metodologia distintiva: questo metodo coinvolge l’uso del processo di tintura naturale e della ricerca etnobotanica per trasformare le molecole vegetali in colori. Il risultato è una rappresentazione visiva della profonda connessione tra gli abitanti locali e il loro ambiente naturale. Giulia considera questa forma di ricerca, di intuizioni e scienza, un potente mezzo di comunicazione. L’impegno di Giulia per l’arte è riflesso nella serie di mostre internazionali alle quali ha preso parte. Le sue opere, come “What Does Colour Mean”, ora in mostra ad Hong Kong Design Institute e “WARMI” , mostrano la sua capacità di fondere arte e scienza. Oltre alle mostre, Giulia coinvolge il pubblico attraverso conferenze, workshop e pubblicazioni. Eventi notevoli includono “Dirty Dyes” presso il Textile Art Camp di Berlino, o “Behind the Beauty of Fashion”video proiettato durante New York Textile Month, oltre a contribuire a DAMN Magazine. Il suo impegno per l’istruzione si estende a workshop sui processi di tintura naturale, come “Tintura Naturale” presso OZ Officine Zero a Roma e “Natural Dye” presso BGK Holbeak in Danimarca o “Water Lab” per l’Università dell’Arte e del Design a Karlsruhe in Germania. Giulia ha partecipato a residenze artistiche, tra cui “Spark Narration” presso ACED ad Amsterdam e “Metabolic Relation” presso DieDAS a Saaleck, in Germania.


FRAGILE ECOSYSTEM
Installazione di Giulia Pompilj

Soundscape design: Edoardo Tedone
La mostra è accompagnata da una collezione di lampade in ceramica a tiratura limitata

Inaugurazione 7 marzo 2024 ore 17.00 su invito

Degustazione a cura di Altrovino (www.altrovino.eu)

Museo Orto Botanico – Serra Espositiva
Largo Cristina di Svezia, 23 A – 24 – Roma

Apertura al pubblico: dall’8 marzo al 6 aprile 2024

Orari: dal lunedì alla domenica  9.00 – 17.30 (ultimo ingresso 16.30) – non è necessaria la prenotazione
Biglietteria: 06 49917107 (10:00 – 17:30)
Tariffe: intero 5,00 € (non è necessaria la prenotazione) – ridotto 4,00 € 6-18 anni; over 65; studenti universitari e scuole; soci enti convenzionati – gratuito 0-5 anni; studenti e personale Sapienza Università di Roma; diversamente abili e relativi accompagnatori; docenti accompagnatori di gruppi scolastici

Museo Orto Botanico
info-ortobotanico@uniroma1.it
https://web.uniroma1.it/ortobotanico

Giulia Pompilj
giuliapompilj@gmail.com
www.giuliapompilj.com

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
roberta.melasecca@gmail.com

Presentato il libro sui francobolli di Messina, la città di Antonello

La Sala “Palumbo” del Palacultura, ha ospitato ieri sera l’incontro di presentazione del mio libro su “Messina, la Città di Antonello nei francobolli”. A prendere parte all’evento, inserito nel programma delle manifestazioni per ricordare la Mostra sul grande pittore peloritano del 1953, sono stati, tra gli altri, l’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Messina, Enzo Caruso; la presidentessa dell’ associazione culturale”Antonello da Messina”, Milena Romeo; l’editore Costantino Di Nicolò e il presidente del CircoloFilatelico Peloritano, AnTonio Triolo. Il volumetto, fuori commercio e in edizione limitata (prefazione del sindaco Federico Basile), descrive tutti i valori postali emessi per Messina e la sua provincia dal 1953 ad oggi (70 anni di storia), riservando un’ampia sezione a quelli dedicati ad Antonello da molti Stati del mondo. Tante le curiosità evidenziate. La pubblicazione ha accompagnato la mostra della collezione di filatelia tematica “La mia Trinacria e Messina, la Città di Antonello” e quelle di cartoline d’epoca esposte nel foyer del Palacultura dal 19 dicembre fino a domenica prossima. La proiezione delle immagini dei valori bollati e le loro caratteristiche storiche e tecniche hanno interessato ieri sera i numerosi presenti. Il libro sarà presto disponibile, per la consultazione, in tutte le Biblioteche della città di Messina. Grazie al caro amico fotoreporter Rocco Papandrea per le immagini della manifestazione.