9- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: La vita a Costantinopoli – Gli uccelli

9- La vita a CostantinopoliGli uccelli

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

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Costantinopoli ha una gaiezza e una grazia sua propria, che le viene da un’infinità d’uccelli d’ogni specie, per i quali i Turchi nutrono un vivo sentimento di simpatia e di rispetto. Moschee, boschi, vecchie mura, giardini, palazzi, tutto canta, tutto gruga, tutto chiocciola, tutto pigola; per tutto si sente frullo d’ali, per tutto c’è vita e armonia. I passeri entrano arditamente nelle case e beccano nella mano dei bimbi e delle donne; le rondini fanno il nido sulle porte dei caffè e sotto le volte dei bazar; i piccioni, a sciami innumerevoli, mantenuti con lasciti di Sultani e di privati, formano delle ghirlande bianche e nere lungo i cornicioni delle cupole e intorno ai terrazzi dei minareti; i gabbiani volteggiano festosamente intorno ai caicchi, migliaia di tortorelle amoreggiano fra cipressi dei cimiteri; intorno al castello delle Sette torri crocitano i corvi e rotano gli avvoltoi; gli alcioni vanno e vengono in lunghe file fra il mar Nero e il mar di Marmara; e le cicogne gloterano sulle cupolette dei mausolei solitari. Per il Turco ognuno di questi uccelli ha un senso gentile o una virtù benigna: le tortore proteggono gli amori, le rondini scongiurano gl’incendi dalle case dove appendono il nido, le cicogne fanno ogni inverno un pellegrinaggio alla Mecca, gli alcioni portano in paradiso le anime dei fedeli. Così egli li protegge e li alimenta per gratitudine e per religione, ed essi gli fanno festa intorno alla casa, sul mare e tra i sepolcri. In ogni parte di Stambul si è sorvolati, circuiti, rasentati dai loro stormi sonori, che spandono per la città l’allegrezza della campagna e rinfrescano continuamente nell’anima il sentimento della natura.

Il capitolo è composto da 24 ritratti della città


Edmondo De Amicis
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Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.

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