Pisa, Museo della Grafica: Attività per famiglie “Un ragno di nome Venerdì”

Il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Comune di Pisa, Università di Pisa) organizza: 

UN RAGNO DI NOME VENERDÌ

Attività per famiglie
Sabato 29 ottobre, ore 16:00

Età consigliata: 5 – 12 anni

Cosa succede al Museo quando i visitatori se ne vanno e le luci si spengono? Venite a scoprirlo insieme a noi!
Un personaggio molto particolare ce lo racconterà guidandoci attraverso le opere della mostra Oltre la macchia. Incisioni di Giovanni Fattori.
Prima di  lasciarci  ci divertiremo a creare il protagonista della storia utilizzando carta, forbici e colori per decorare la nostra casa in attesa della  notte di Halloween.

Costo: 5 € – Partecipazione su prenotazione fino a esaurimento dei posti disponibili.
Prenotazioni all’indirizzo e-mail: educazione.museodellagrafica@sma.unipi.itScadenza prenotazioni: venerdì 28 ottobre, ore 13:00.

È richiesta la presenza di un adulto accompagnatore per tutta la durata dell’attività.

Per ulteriori informazioni cliccare il logo:

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Email: educazione museo della grafica
Telefono: 050 2216059/070  

Roma, Open Studio Patrizia Genovesi: Poesie, fotografie e video nella mostra Ex Machina di Patrizia Genovesi e Pipistro

Rome Art Week 

Mostra Video Fotografica

EX MACHINA
Patrizia Genovesi
Pipistro

Direzione artistica
Patrizia Genovesi 

28 ottobre – 15 novembre 2022

Open Studio Patrizia Genovesi

Via di Villa Belardi 18 – Roma

Dal 28 ottobre al 15 novembre 2022, per Rome Art Week la settimana dell’arte contemporanea, inaugura, negli spazi di Open Studio Patrizia Genovesi, la mostra video fotografica Ex machina, con la direzione artistica di Patrizia Genovesi e le opere di Patrizia Genovesi e di Pipistro. 

La mostra regala suggestioni e stimola riflessioni attraverso poesie, fotografie e video che offrono un punto di vista originale su un argomento che occupa oggi non solo speculatori del pensiero, ma anche scienziati e gente comune. 

L’esponenziale progredire della tecnologia e l’avvento dell’automazione, infatti, sembrano aprire scenari presenti e futuri nei quali congegni inventati dall’uomo, dotati di una complessità sempre maggiore spesso anche in grado di auto apprendere, siano destinati ad acquisire autonomia e coscienza di sé. Ma siamo in grado di capire realmente che cosa sia la coscienza e soprattutto come si formi, e addirittura ipotizzare quando saremo in grado di creare macchine che ne siano dotate, o prevedere se e quando l’autoapprendimento si trasformerà in coscienza? Esiste dunque un passaggio possibile o quantomeno ipotizzabile tra intelligenza artificiale e intelligenza umana? Sappiamo che l’ostinazione degli esseri viventi nel perpetuare la propria esistenza non è legata alla coscienza ed anche gli esseri non coscienti vogliono continuare a vivere. La definizione della frase “deus ex machina”, che nelle tragedie greche indicava il dio che scende sulla terra e risolve la situazione, diventa nella mostra ex machina omettendo la parola deus e diventando letteralmente “dalla macchina”. Qual è dunque il pensiero della macchina e chi è macchina?

Pipistro ipotizza, nella poesia, che la macchina non voglia essere spenta. Che rivendichi il diritto di esistere. Alle macchine senzienti viene regalato il beneficio dell’innocenza, nessun doppio intento, nessuna dicotomia del pensiero tra bene individuale e bene comune. Che farebbe l’uomo così bellicoso contro gli esseri viventi qualora la macchina non volesse morire? Spegnerebbe le macchine dando inizio all’apocalisse? L’opera di Pipistro affronta il tema della “Macchina” e del rapporto di questa con la coscienza. Le poesie sono organizzate in forme e disegni secondo una metrica rigorosa. I testi sono profondi e provocatori. Le poesie possono essere lette seguendo percorsi visivi differenti. Ogni percorso ha un proprio significato anche quando la poesia è strutturata in blocchi opposti o contigui. Questa sorprendente padronanza della parola e della metrica e un rigore formale assoluto suscitano stupore. Come è stato possibile realizzarle? “Spesso è la macchina che detta, che suggerisce”, questo afferma Pipistro. Di fronte a tanta originalità potremmo crederlo realmente… o forse è vero? Esistono processi matematici nascosti che gli consentono di produrre tali opere? Esiste una macchina che suggerisce? È la conoscenza del linguaggio e della metrica unite alla profondità culturale e alla sensibilità personale dell’artista che gli permettono di creare queste poesie? 

Le fotografie di Patrizia Genovesi creano un’eco visiva e concettuale alle poesie e contemporaneamente se ne distaccano gettando sul tema una luce personale e altra. Sono opere fantastiche e oniriche, una pista che la fotografa segue utilizzando una concretezza lontana dalla composizione classica che ha sempre padroneggiato, per sperimentare in questo progetto nuove regole di organizzazione visiva e concettuale. L’artista dà il via anche ad un’ulteriore fase di sperimentazione applicando alla produzione di una parte di fotografie algoritmi di intelligenza artificiale, secondo un rapporto dialettico con i testi poetici e gli assunti speculativi che hanno ispirato la mostra. Il video ha uno stile visionario e profetico e vede la congiunzione tra i testi e musiche di Pipistro, e la regia e la fotografia di Patrizia Genovesi che unisce le forme espressive che le sono proprie realizzando un contenuto potente e attuale.


I testi in catalogo sono di Patrizia Genovesi; il catalogo online sarà disponibile al termine della mostra e comprenderà anche i testi degli artisti in esposizione.


INFO

Rome Art Week
Mostra Video Fotografica

EX MACHINA

Opere di Patrizia Genovesi e Pipistro
28 ottobre – 15 novembre 2022

Direzione artistica Patrizia Genovesi 

Testi in catalogo di Patrizia Genovesi

Il catalogo online sarà disponibile al termine della mostra e comprenderà anche i testi degli artisti in esposizione.

Open Studio Patrizia Genovesi

Via di Villa Belardi 18 – Roma

Orari di apertura fino al 15 novembre: lunedì-venerdì ore 13-18; sabato ore 10-13/17-19; mattina su prenotazione stampa.controcanto@gmail.com

Ufficio Stampa 

Roberta Melasecca Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it
tel. 3494945612 – www.melaseccapressoffice.it

Biblioteca Regionale di Messina – Presentazione della silloge poetica “Brezza ai margini” di JOSE’ RUSSOTTI

Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo”
Presentazione della silloge POETICA
“Brezza ai margini”
di JOSE’ RUSSOTTI
28 OTTOBRE 2022 ore 17,30
Sala Lettura della Biblioteca
via I Settembre,117-Palazzo Arcivescovile

Venerdì 28 ottobre 2022, alle ore 17:30, si terrà presso la Sala Lettura della Biblioteca “Giacomo Longo”, la presentazione della silloge poetica “Brezza ai margini” di Josè Russotti. 

Dopo l’inaugurazione dell’Esposizione dedicata al famoso Poeta siciliano Bartolo Cattafi ben partecipata e molto apprezzata e che resterà visitabile fino al 25 novembre (lun-ven, ore 9-13; merc. anche pom.,ore 15-17:30), la Biblioteca prosegue con iniziative volte a coinvolgere sempre più gli Utenti. 

Dall’opera poetica del Russotti, con postfazione curata dalla Direttrice, emergerà  l’animo  inquieto e sensibile di chi vive e ama
profondamente la Sua Terra.

Si terrà venerdì 28 ottobre, alle ore 17:30, presso la Sala Lettura della Biblioteca Regionale Universitaria di Messina, la presentazione della silloge poetica “Brezza ai margini” di Josè Russotti, Edizioni Associazione culturale Museo Mirabile di Marsala, per i tipi di: Fogghi mavvagnoti, Malvagna (Me), agosto 2022.

Alla presentazione del testo, la Direttrice della Biblioteca, Dott.ssa Tommasa Siragusa, dopo i Saluti istituzionali, introdurrà l’iniziativa e fungerà da Coordinatrice. Seguiranno i preziosi Contributi del Prof. Giuseppe Rando e del Dott. Giuseppe Ruggeri e l’Intervento di valore del poeta Antonio Cattino. Saranno rese, altresì, letture drammatizzate tratte dalla silloge a cura dell’attore Francesco Micari.

Josè Russotti visita le molteplici stanze dell’arte: dalla pittura alla poesia e alla letteratura in genere, esprimendosi con tutta la passione che sgorga copiosa dal Suo animo. Nato a Ramos Mejia (Argentina) nel 1952, si trasferisce all’età di sette anni in Sicilia, la Sua seconda patria, che prepotentemente riaffiora dai Suoi scritti e dalle opere pittoriche. Sicilia, della quale è profondamente innamorato e per la quale a piene mani è profuso l’impegno nel valorizzare territori e lingua a Lui cari con vulcaniche idee che divengono reali, quali: il Concorso “Fogghi Mavvagnoti” che si svolge annualmente a Malvagna, ridente comune dei Nebrodi, luogo da dove discendono i Suoi natali e, inoltre, la pubblicazione di un’Antologia di poeti siciliani, e ancora, “Malvagna mia” in cui l’autore, già grafico presso la testata “Gazzetta del Sud”, si cimenta nell’arte della Fotografia.

L’opera poetica del Russotti ha ottenuto importanti riconoscimenti letterari, tra cui: Premio “Vann’Antò-Saitta” – Messina; Premio “Città di Chiaramonte Gulfi; Concorso letterario “Salva la tua lingua locale” – Roma; “Pietro Carrera” – Catania; Premio “Luigi Einaudi” – Paternò; Premio “Poesia Circolare Epicentro” – Barcellona P. G.; Premio “Città di Marineo” – Marineo; Premio di Poesia “Colapesce” – Messina. Autore di testi teatrali, due “corti di scena” si sono classificate al secondo posto, rispettivamente nel 2017 e nel 2018 al Premio di Letteratura “Seneca”, sez. Teatro” – Bari.

Ha pubblicato per la poesia: Fogghi mavvagnoti (Autoedizione, 2000); Spine d’Euphorbia (Ed. Il Convivo, 2017); Arrèri ô scuru, Dietro il buio (Ed. Controluna, 2019); Chiantulongu (Ed. Museo Mirabile, 2022). Per la saggistica: Antologia di Poeti contemporanei siciliani, vol. I (Fogghi mavvagnoti, 2020); Antologia di Poeti contemporanei siciliani, vol. II (Fogghi mavvagnoti, 2021); Antologia di Poeti contemporanei siciliani, vol. III (Fogghi mavvagnoti, 2022). Malvagna mia… in bianco e nero, tra suggestioni e fantastici ricordi (Fogghi mavvagnoti, 2022). Per la musica: Novantika, Ballate sulle rive dell’Alcantara, CD di musica etnica (Novantika, 2004).

Nei venticinque componimenti poetici in trattazione, che sembrano per alcuni versi far tornare alla memoria Opere dei poeti post romantici, aleggia come un senso di vuoto, un dolore che alberga silenzioso, e, come un mantra, si replica più volte il tema della morte. Nella musicalità dell’universale respiro poetico è Calliope che lenisce le ferite, è la Musa ad accarezzare il dolore e, con le morbide vesti, a coprire di speranza i tristi ricordi. Le asperità della Sua vita, i ricordi più laceranti sono mitigati dalla “Brezza ai margini”, un dolce soffio vitale che origina un verso che si libra, superando il particolare per divenire pura intuizione lirica e tutta la raccolta appare contrassegnata da un’intensa attività memoriale divisa fra “brama di vita” e “cenere da inumare”. Nei versi dedicati alla madre “Scavo nelle parole che mai ho detto ma non trovo più niente di lei….” l’attesa si rende palpabile “ogni lacrima che scende è un passo che sento arrivare……chissà se torna?”.

Nella postfazione “AUTENTICITA’, MAESTRIA E PROFONDO SENSO ETICO DELL’AUTORE…”, la Dott.ssa Tommasa Siragusa sottolinea: “sono liriche che incantano il lettore per la loro capacità di intercettare le sensazioni tattili dell’Io del Poeta, che mette in chiaro così tutta la sua visione percettiva della realtà. Le parole, liberate da ogni vincolo coercitivo, esprimono tutta la delicatezza dei sensi, perché filtrate da un’anima che vive profondamente il suo tempo, in una terra piena di contrasti, in cui luce e buio, amore e morte, lottano raggiungendo momenti di grandi tensioni, in un crescendo di pulsioni verso la vita e il senso della fine dell’esistenza.”


INFO

L’ingresso è libero e non occorre prenotazione.

Quanti non potranno essere presenti fisicamente all’evento, potranno scrivere commenti
o quesiti che verranno posti all’Autore e ai Relatori nel corso dell’incontro, nei post
dedicati sulla pagina Facebook della Biblioteca:

In seguito, sarà pubblicata la ripresa video dell’evento.

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Relazioni con il Pubblico
tel.090674564
urpbibliome@regione.sicilia.it
(A cura di Ufficio Relazioni con il Pubblico. Maria Rita Morgana)

Bologna, MAMbo: Apre la mostra “The Floating Collection”

The Floating Collection

Alex Ayed, Rä di Martino, Cevdet Erek, David Jablonowski, Miao Ying, Alexandra Pirici
Mostra collettiva a cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni

28 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Sala delle Ciminiere
Via Don Giovanni Minzoni 14, Bologna
www.mambo-bologna.org

Opening giovedì 27 ottobre 2022 h 18.30

Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna apre la stagione autunnale delle mostre con The Floating Collection, collettiva che nasce dal desiderio di studiare le ricchissime collezioni dei musei bolognesi – del Settore Musei Civici Bologna e di altri sistemi museali cittadini – tramite lo sguardo di sei artiste e artistiAlex Ayed (Strasburgo, 1989), Rä di Martino (Roma, 1975), Cevdet Erek (Istanbul, 1974), David Jablonowski (Bochum, 1982), Miao Ying (Shanghai, 1985), Alexandra Pirici (Bucarest, 1982).
In preparazione della mostra, tramite visite, incontri di approfondimento con il personale museale e derive spontanee, numerose collezioni e luoghi significativi della città sono stati trasformati in risorse, in una “piattaforma di ricerca” in grado di aprire traiettorie di indagine socio-culturale ed estetica.

The Floating Collection, a cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, trae ispirazione dal dibattito e dai processi di decolonizzazione avviati nei musei etnografici e antropologici di tutto il mondo che, dagli anni Novanta, si sono impegnati in una revisione della storia dei propri patrimoni, sperimentando nuovi approcci di indagine sulle collezioni e di mediazione con il pubblico.
Inscrivendosi in tale contesto, la mostra pone attenzione sui linguaggi delle arti visive proponendoli come strumenti in grado di rileggere le storie della città, riattivarle e re-immaginarle con gli occhi sgombri dalle strutture narrative e dagli approcci metodologici consueti.
All’impostazione enciclopedica e catalogatoria che caratterizza il modello museale occidentale e moderno, la “collezione fluttuante” si contrappone muovendosi sui confini delle discipline senza delineare regole o letture unitarie ma ponendo domande, offrendo immaginari e tenendosi aperta a continue oscillazioni e variazioni.
Protagonisti del progetto non sono tanto gli oggetti delle collezioni dei musei bolognesi, quanto le idee e gli immaginari emersi da una loro riconsiderazione. Le artiste e gli artisti ci accompagnano così in una riflessione sulla museologia e sulle sue sovrastrutture, sulla storia socio-culturale del territorio, sulla natura evocativa di manufatti e altre curiositates, sulle potenzialità della creazione di mondi fittizi in grado di fare luce sul modo in cui a tutt’oggi organizziamo e valorizziamo le informazioni.
Soffermandosi sui metodi tramite cui le arti visive si rapportano allo studio della società, la mostra diventa anche un esempio della polifonia di stili, tecniche e approcci che caratterizzano le arti contemporanee più recenti.
Nella programmazione del MAMbo, The Floating Collection si inserisce e al contempo tenta di andare oltre il filone d’indagine inaugurato nel 2020 e proseguito nel 2021, in piena situazione pandemica, dal ciclo di focus espositivi RE-COLLECTING, in cui opere già esistenti, appartenenti alle collezioni dei musei civici, erano sottoposte a nuove prospettive interpretative con l’obiettivo di rinnovare e rendere più dinamica la relazione con i visitatori e proporre inusuali percorsi di senso.
Tra le fonti di ispirazione comuni sia a RE-COLLECTING che a The Floating Collection,come evidenzia Lorenzo Balbi in uno dei saggi introduttivi della pubblicazione in uscita con l’apertura della mostra, vi è la visione di Franco Solmi, direttore della Galleria d’Arte Moderna di Bologna, che nel suo discorso di insediamento nel 1975 delineava l’identità, la missione e la visione della nascente GAM:

“Il museo, nel suo essere struttura coinvolgente e coinvolta nella realtà della città e del territorio e, nello stesso tempo, filtro naturale di esperienze che questa realtà travalicano, può divenire centro culturale nel senso più ampio del termine, ove le cose che diciamo della cultura non solo si presentano, ma si creano, si discutono e magari si contestano per dar vita a quel dibattito fra diversi orientamenti ideali in cui si concreta una politica della cultura che non voglia essere solo nominalmente pluralistica. […] I programmi non dovranno essere visti come giustapposizione di una manifestazione all’altra o semplice somma di iniziative diverse, ma come ciclo di attività finalizzate al dibattito su un problema, che non può certo esaurirsi in una soluzione, anche temporale, fissata in anticipo. […] Ecco perché mi sembra giusto sostituire al concetto di mostra quello più comprensivo e aperto di attività”.

Facendo propria e attualizzandotale visione, The Floating Collection si spinge oltre quanto già attuato con RE-COLLECTING, chiedendo ad Alex Ayed, Rä di Martino, Cevdet Erek, David Jablonowski, Miao Ying e Alexandra Pirici di produrre, dopo aver visitato e conosciuto le collezioni dei musei bolognesi, opere completamente nuove, ispirate alle suggestioni ricevute durante le visite, che del patrimonio culturale cittadino propongono interpretazioni completamente nuove e originali.
Lo spazio della Sala delle Ciminiere diventa così contenitore di una nuova “collezione fluttuante” che ci interroga, lasciandoci tutt’altro che passivi spettatori, come spiega efficacemente Caterina Molteni nel suo saggio introduttivo sulla mostra:

“La collezione fluttuante galleggia nell’aria per essere nuovamente osservata chiedendosi quali altre traiettorie possono essere generate da essa, in che modo le sue parti, con le storie che custodiscono, sono in grado di suggerirci nuove vie di indagine, non solo sul museo ma sul mondo che ci circonda. L’assenza di gravità diventa quindi l’occasione per togliere le mani dai fianchi, alzarle verso gli oggetti, iniziare a rigirarli con attenzione e porci alcune domande.”

Sono diverse le fonti e gli spunti che si possono rintracciare nei lavori in mostra:
Alex Ayed, per arrivare alla realizzazione della serie Sun Drawings, che include strisce per eliofanografo provenienti dal Museo della Specola, ha trascorso diverse settimane a Bologna visitando le collezioni museali della città, con particolare attenzione a quelle del Sistema Museale di Ateneo. Affascinato dalla natura enciclopedica delle collezioni scientifiche e didattiche raccolte dall’Università di Bologna nei secoli, l’artista si è interessato ai diversi metodi di catalogazione e misurazione messi in atto dall’essere umano per studiare il cosmo e le altre creature terrestri.
Rä di Martino
, nelle musiche composte da Mauro Remiddi per il video Moonbird, rielabora campioni sonori di strumenti musicali antichi, parte della collezione del Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna.
Cevdet Erek, per la sua installazione architettonica site-specific ha adottato una prospettiva ampia: in un processo di misurazione esteso all’intera città, l’artista si è interessato ai ritmi e alle pause rintracciabili lungo le strade, i musei, tra i portici e le torri, fino alla Sala delle Ciminiere del MAMbo che ospita il lavoro. La sua opera include un prestito del calco in gesso del XIX secolo della croce scolpita (IX-X secolo) originariamente posta all’esterno di San Lorenzo a Varignana, proveniente dal Museo Civico Medievale di Bologna.
David Jablonowski presenta in mostra, oltre a una serie di lavori scultorei esistenti, una nuova produzione dal titolo Geo-fenced commodity futures (renewable, traced, hard) I-V, nata da una riflessione sulla storia dei materiali all’interno delle collezioni museali, luoghi in cui è possibile osservare come i concetti di innovazione e di obsolescenza hanno plasmato l’identità di specifici oggetti, e come gli stessi insieme alla tecnologia che proponevano sono stati significanti nel tempo di una certa idea di progresso.
Miao Ying, per Surplus Intelligence, nuova produzione filmica nata da una riflessione sull’azione di collezionare nella società contemporanea, ha tratto spunto dalle collezioni del Museo Civico Medievale e altre testimonianze del Medioevo in città per dar vita a un’opera che mette in relazione forme di sorveglianza e influenza del passato, come il sistema di indulgenze con processi contemporanei di raccolta di dati.
Alexandra Pirici, infine, porta a Bologna una versione a due interpreti della performance Re-collection, che si struttura come una collezione “vivente” i cui oggetti sono trasformati in movimenti, senza etichette né bisogno di classificazione. Opere d’arte reali e fittizie, frammenti di canzoni o poesie, oppure forme di vita reali e immaginarie sono ricordati attraverso i corpi, le voci e i movimenti dei performer.

Le istituzioni e i musei che, oltre al MAMbo, a vario titolo, sono stati oggetto di ricerca per The Floating Collection sono numerosi.
Per il Settore Musei Civici Bologna: Museo Civico Archelogico, Museo Civico Medievale, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, Museo del Tessuto e della Tappezzeria “Vittorio Zironi”, Museo Morandi, Museo internazionale e biblioteca della musica, Museo del Patrimonio Industriale, Museo civico del Risorgimento.
Per il Sistema Museale di Ateneo | Alma Mater Studiorum – Università di Bologna: Museo di Palazzo Poggi, Museo della Specola, Collezione di Zoologia, Collezione di Anatomia Comparata, Collezione di Antropologia.
Altre istituzioni cittadine: Pinacoteca Nazionale di BolognaCimitero Monumentale della CertosaOpificio delle Acque.

In concomitanza con l’esposizione esce il volumeThe Floating Collection (Edizioni MAMbo, testi in italiano e inglese), a cura di Caterina Molteni, pensato come una estensione della ricerca sulle collezioni dei musei bolognesi presi in esame. La pubblicazione si compone di una sezione introduttiva con i saggi dei curatori Lorenzo Balbi e Caterina Molteni; una parte dedicata agli artisti con un testo sull’opera in mostra e una collezione di appunti visivi provenienti dalla loro visita a Bologna come riferimenti che permettono di visualizzare la fase di ricerca; infine un capitolo con tre racconti inediti di Wissal Houbabi, Vaiva Grainytė e Lisa Robertson, che con stili narrativi molto differenti tra loro ampliano la riflessione sulle collezioni.


Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
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Roma, Compartimento Polizia Stradale: “Chirone. Una pura formalità” di Lucrezia Testa Iannilli

CHIRONE
UNA PURA FORMALITÀ

di Lucrezia Testa Iannilli
A cura di Donatella Giordano
Testi di Donatella Giordano e Francesca Romana Fabris

Presentazione e talk 

Giovedì 27 ottobre 2022 ore 11.00 presentazione del progetto da parte dell’artista ed a seguire un talk con la presenza di ospiti e della Polizia Stradale che interverrà sui temi di sicurezza e prevenzione.

24 – 28 ottobre 2022

L’opera è visibile negli orari di apertura al pubblico:
LUN – VEN ore 9/12
MAR – GIO ore 9/12 – 15/17

COMPARTIMENTO POLIZIA STRADALE DI ROMA
Via Alessandro Magnasco 60 – Roma

“L’Ufficio Verbali del Compartimento Polizia Stradale di Roma diventa uno spazio espositivo per volere dell’artista Lucrezia Testa Iannilli.

Lo studio visit, pensato in occasione di Rome Art Week, nasce in prima analisi con l’intento di costruire una diversa dimensione per la fruizione dell’arte, scardinando paradigmi e abitudini consolidate che impediscono alle opere di assolvere alle loro funzioni reali.

L’artista è interessata a collocarsi in un centro che decontestualizza l’opera ma anche la sua posizione, creando un crocevia che unisce pubblica amministrazione, cittadini, forze dell’ordine e visitatori. In seconda analisi il lavoro presentato unisce la sua ricerca, legata da tempo alla meta-mitologia dei centauri contemporanei, alla figura di Chirone, mettendo in atto un parallelismo con il simbolo dello scudetto della Polizia Stradale e il loro progetto denominato appunto “Chirone” che forma agenti specializzati nella gestione degli incidenti stradali con particolare riguardo al supporto ed alla cura delle vittime coinvolte.

L’installazione si compone di un’unica immagine fotografica che ritrae di spalle l’ibrido mitologico. L’opera, confondendosi all’interno dello spazio, definisce i contorni di un’apparizione. Il titolo dell’installazione, infine, riconducibile a un linguaggio comune in termini di procedure burocratiche e anche un gergo poliziesco sottende a una lieve tensione che porta di conseguenza a una dissonanza cognitiva legata alla contraddizione.”

(Donatella Giordano)

CHIRONE
UNA PURA FORMALITA’

di Lucrezia Testa Iannilli

“Chirone” è il titolo dell’opera di Lucrezia Testa Iannilli, il suo Centauro contemporaneo,
un’installazione fotografica che per il Rome Art Week 2022 sarà esposta in un luogo
inconsueto, diverso da quelli solitamente preposti all’Arte: la sede di un Compartimento di
Polizia Stradale. L’idea non è solo che l’Arte si riappropri degli spazi del quotidiano, ma con
un passo ulteriore l’intenzione è quella di scardinare delle abitudini diventate regole, per cui la
sede espositiva debba essere un luogo ad hoc per l’opera, come ambiente fisico e possibile
fruizione di pubblico, dove qui invece, non è solo spazio della realtà quotidiana, ma un luogo
dell’ordine e del rispetto delle norme. Se l’Arte dunque per sua definizione dovrebbe
scardinare e andare contro lo status quo perché libera da costrizioni, qui l’azione diventa
ancora più significante e in qualche modo rivoluzionaria, proprio perché si inserisce in un
contesto non-usuale, “altro” e contrario per ipso facto alla libertà dell’Arte. Il Compartimento
della Polizia Stradale diventa così parte dell’opera stessa dell’artista, un contenitore
apparentemente in contrasto espressivo, ma in realtà complementare al messaggio
dell’opera. La scelta di L. T. Iannilli è dunque anche per scardinare certe abitudini consolidate,
che vogliono le opere artistiche relegate in spazi ben definiti, luoghi fisici ma soprattutto
ambienti sociali, rischiando così di chiudere l’Arte in un perimetro troppo delimitato e asfittico.
Lucrezia ha scelto l’opera del suo Centauro da esporre in un ufficio della Stradale perché a
quegli esseri mitologici, metà uomini e metà cavalli, sono state attribuite caratteristiche
spesso in netto contrasto, come l’estremo coraggio o l’estrema brutalità. Nella realtà
quotidiana, di fronte a situazioni d’emergenza talvolta ai limiti della resistenza sica e
psicologica, mantenere i nervi saldi, la calma e il coraggio diventa impresa molto difficile. Così
l’opera di Lucrezia si chiama Chirone, in riferimento al saggio maestro di Achille, esperto di
scienza medica, e qui ulteriore riferimento, e omaggio, a quegli agenti che hanno fatto duri
addestramenti per poter invece affrontare ogni situazione emergenziale, anche molto seria,
con la giusta preparazione. Nell’intenzione dell’artista c’è una volontà di rimanere al di fuori di
certe dicotomie, per cui l’arte debba essere per forza rivoluzionaria e contro il “Sistema”, per
non rischiare di incorrere in luoghi comuni e portare un messaggio omologato,
standardizzato. Lucrezia vuole rimanere fuori dai cliché, di modo che il suo gesto artistico non
venga incasellato in un modello predefinito, ma possa rimanere veramente originale. L’Arte
deve rimanere libera ma al contempo legata alla realtà da cui trae linfa, deve scardinare gli
schemi ma senza diventare uguale a se stessa, vincolata a tendenze che rischiano di
omologarla, e facendole perdere di vista la sua stessa natura: espressione senza leggi
predefinite, viaggio nelle profondità del sentire e nelle infinite possibilità del quotidiano,
rappresentazione fedele o contrasto, centauri e poliziotti, e una foto, come una visione, un
essere metà umano e metà cavallo, che spicca tra le sale di un ufficio di Polizia aperto al
pubblico, e ci ricorda che all’Arte non importa chi sei o dove ti trovi. È un richiamo collettivo,
istintuale, al di là di ogni meccanismo consolidato.


INFO

Ufficio Stampa

Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next

roberta.melasecca@gmail.com  
www.melaseccapressoffice.it

Reggio Emilia: A Palazzo Magnani arriva l’Arte Inquieta – 140 opere da Paul Klee ad Anselm Kiefer

Joškin Šilian

L’ARTE INQUIETA. L’urgenza della creazione

Paesaggi interiori, mappe, volti:

140 opere da Paul Klee ad Anselm Kiefer

Reggio Emilia, Palazzo Magnani

18 novembre 2022 – 12 marzo 2023

A cura di Giorgio Bedoni, Johann Feilacher e Claudio Spadoni

Cresce l’attesa per l’evento di riapertura della programmazione espositiva di Palazzo Magnani. Ancora meno di un mese e il pubblico potrà scoprire – a partire dal 18 novembre e fino al 12 marzo 2023 – quella che si prospetta essere la mostra più originale della stagione: “L’arte inquieta. L’urgenza della creazione. Paesaggi interiori, mappe, volti. 140 opere da Paul Klee ad Anselm Kiefer.

Decine di musei e di collezionisti privati hanno consentito di riunire una mostra di queste dimensioni e di questo valore, affidata alla curatela scientifica di Giorgio Bedoni, psichiatra e docente all’Accademia di Brera di Milano, Johann Feilacher, direttore del Museo Guggin di Vienna e Claudio Spadoni, noto storico dell’arte. 

La rassegna presenta una selezione di autori che hanno guardato alla propria realtà interiore e al mondo: sguardi sempre più necessari nello scenario attuale, dove “l’arte inquieta” è figlia di vicende personali e collettive, dell’urgenza espressiva dell’artista e dell’esplorazione degli infiniti volti ed espressioni dell’identità umana. Accanto ad autori di poetiche fondative la nostra modernità, come Alberto Giacometti, Jean DubuffetHans Hartung, Anselm KieferAntonio Ligabue, Pietro Ghizzardi, Cesare ZavattiniMaria Lai, Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Carla Accardi, in mostra saranno esposte opere talvolta provenienti da mondi esclusi, oggi considerate un prezioso e necessario archivio dell’immaginario: l’art brut, dunque, visionaria e dai linguaggi inediti. I grandi artisti del Novecento e dell’art brut, sono messi in dialogo con autori le cui opere inedite provengono dall’Archivio del San Lazzaro del Museo di Storia della Psichiatria di Reggio Emilia, oggi una tra le maggiori collezioni nel campo in Europa.

Gli autori e le opere si confrontano per affinità di generi e linguaggi in un percorso

espositivo ideato per stanze tematiche, in cui si indaga la bruciante vitalità che contraddistingue questi artisti e la loro inquieta ricerca sull’identità umana.

La prima sezione è dedicata al “VOLTO METAMORFICO”, inteso come ritratto del sé, che non rifiuta di indagare il proprio essere più intimo, oltre la reale fisiognomica, verso colori e somiglianze altre. La seconda sezione affronta invece il tema “SERIALITÀ, OSSESSIONI, MONOLOGHI INTERIORI“, dove l’identità dell’autore diventa doppia, poi molte, fino a diventare paesaggio, interiore e labirintico. Infine la stanza dedicata alle “CARTOGRAFIE, MAPPE E MONDI VISIONARI”, che riunisce opere in cui la cartografia artistica del Novecento e dell’età contemporanea rende visibile un repertorio di ideologie, di visioni del mondo, di concezioni spaziali nati da bisogni d’espressione radicati in mitologie private e in riti collettivi.

Arricchiranno la mostra una serie di attività collaterali – visite guidate, lezioni, conferenze, attività formative e didattiche per scuole di ogni ordine e grado, corsi di aggiornamento per insegnanti, eventi esclusivi e a porte chiuse per aziendeprogetti speciali per soggetti con fragilità, – realizzate in collaborazione con importanti istituzioni, con l’obiettivo di riferirsi a tutti i pubblici possibili, nella convinzione che l’arte generi benessere e che abbia un ruolo fondamentale nella costruzione e nello sviluppo di una solida identità individuale e sociale.

 “L’Arte Inquieta”, infatti, non è solo una grande mostra che riunisce per stanze tematiche opere straordinarie, ma è anche l’espressione di un progetto sociale cui la Fondazione Palazzo Magnani ha dato vita insieme alla città di Reggio Emilia. La mostra a Palazzo Magnani, infatti, è l’apice di “Identità Inquieta“, il cartellone di iniziative culturali, mostre, eventi e appuntamenti, promosso da Comune di Reggio Emilia, Fondazione Palazzo Magnani e Farmacie Comunali Riunite, in cui tutte le istituzioni cittadine dialogano con l’obiettivo comune di riflettere sul tema dell’identità sociale, educativa e culturale della città a partire dalle domande che con urgenza emergono dai contesti più fragili e inattesi.

Manca meno di un mese, quindi, ma per i visitatori più solerti, Palazzo Magnani ha già attivato la possibilità di acquistare il biglietto con offerta “early bird”, al prezzo speciale di 9€ invece che 12€ , on line su www.palazzomagnani.it


Ufficio stampa: Studio ESSECI di Sergio Campagnolo s.a.s.
Simone Raddi; simone@studioesseci.net

Ufficio stampa Fondazione Palazzo Magnani
Stefania Palazzo; s.palazzo@palazzomagnani.it
Elvira Ponzo; e.ponzo@palazzomagnani.it

Cristiano Berti, “Eredi Boggiano”: libro d’artista vincitore dell’Italian Council | Edito da Quodlibet

Eredi BoggianoIl nuovo libro d’artista di Cristiano Berti

Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il libro fa parte del secondo dei Cicli futili, una serie di opere ibride nella quale l’autore scopre affinità e distanze tra ricerca storica e ricerca artistica.

Eredi Boggiano è il titolo del nuovo libro d’artista di Cristiano Berti, edito da Quodlibet e realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Eredi Boggiano fa parte del secondo dei “Cicli Futili” una serie di opere ibride nella quale Berti scopre affinità e distanze tra ricerca storica e ricerca artistica che si traduce in un travestimento dell’autore, che da artista diventa storico, mantenendo la sua penna poetica. Al centro della nuova indagine di Cristiano Berti c’è la figura di Antonio Boggiano, un facoltoso commerciante italiano vissuto a Cuba nella prima metà dell’Ottocento, e delle persone che egli possedette, come schiavi di casa o nella sua piantagione di caffè.

Si legge nel risvolto del libro: “Cosa resta di Antonio Boggiano, nato a Savona nel 1778 e morto a Trinidad di Cuba nel 1860? Intraprendente, scaltro, benestante, anzi, almeno in certi momenti della sua vita, si potrebbe dire, ricco. Committente di un bell’altare di marmo bianco che si trova oggi nella chiesa più importante di Trinidad. Padre severo eppure amorevole di numerosi figli e figlie. Un uomo che prima di terminare l’esistenza, e cadere nell’oblio, ha lasciato numerose prove del suo laborioso cammino: tracce facili da scoprire con gli strumenti della ricerca storica, che in casi come questo paiono essere ben affilati, e capaci di incidere in profondità.

Ma vi è pure dell’altro, e a ben vedere è questo ciò che maggiormente resta di Boggiano. Un seme dei tempi della colonia, intriso di avidità e cattiveria, che nel tempo si è trasformato e perpetuandosi ha perduto il gusto amaro delle origini”.

Frutto di cinque anni di ricerche, Eredi Boggiano è concepito come libro d’artista, ma prende la forma di un saggio scientifico di interesse storico, adottando la medesima veste editoriale del volume che lo ha preceduto Gaggini. Le Alpi e il Tropico del Cancro (Quodlibet, 2017). È proprio dalla ricerca compiuta su Gaggini che Berti trova lo spunto per questa nuova pubblicazione: l’autore scopre l’esistenza di Antonio Boggiano perché costui è un intermediario nella commissione allo scultore di due fontane per la città dell’Avana. Facendo ricorso ad un imponente apparato di fonti, Cristiano Berti intreccia le storie di Boggiano e delle persone che egli possedette come schiavi. Ad unire il tutto è il cognome, imposto agli schiavi e tuttora diffuso nella comunità afrocubana.

La struttura del libro è data da dodici capitoli seguiti da un’ampia sezione di fonti documentarie. Chiude il libro la conversazione con il critico d’arte e autore Seph Rodney, sull’arte e la rappresentazione e memoria della schiavitù di cui citiamo un passaggio: “La questione al centro di questo libro e del progetto artistico nel suo complesso è cosa fare di ciò che abbiamo ricevuto, sia che stiamo occupandoci del gruppo dei Boggiano, di te scrittore e interprete di una determinata storia, di un certo giallo storico e della cultura italiana che fa da cornice al suo mistero, e di me, erede di un ambiguo e disturbante lascito caraibico. (…) Tu hai cercato nel mistero dei Boggiano il materiale per un più ampio discorso su cosa siano i Caraibi. Trovo prezioso che tu abbia rivelato questa segreta storia di imprenditorialità, viaggi, sfruttamento, schiavismo, ambizione, mescolanza di etnie e culture, inesausta ricerca di auto-determinazione. Ti sei chiesto cosa farne, e hai risposto da ricercatore desideroso di dare alla storia una forma leggibile e comprensibile per il pubblico. E ti sei chiesto cosa farne come artista, districando fili nascosti e curiosi della storia dei Boggiano per vederli caricarsi di significato sul piano di una azione creativa“.

Il volume fa parte di un più ampio progetto intitolato Cicli futili Boggiano, del quale fanno parte due altre opere sviluppate dall’artista: un’installazione parietale formata da due grandi alberi genealogici al cui apice stanno persone nate in Africa diramandosi poi attraverso matrimoni avvenuti nella prima metà dell’Ottocento e un video in cui alcune storie raccolte dall’autore nella zona in cui si trovava un tempo la piantagione di caffè di Antonio Boggiano intersecano la conversazione una famiglia di Boggiano afrocubani. La presentazione al pubblico di queste due altre opere è prevista per il 2023.

Il libro, data la sua rilevanza storica e artistica a livello internazionale, ha vinto la 10^ edizione dell’Italian Council promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura con il preciso compito di promuovere la produzione, la conoscenza e la diffusione della creazione contemporanea italiana nel campo delle arti visive. Eredi Boggiano sarà pubblicato da Quodlibet anche in lingua inglese e spagnola e nei primi mesi del 2023 l’autore sarà protagonista di un tour promozionale all’estero per raccontare oltre confine il frutto del suo lungo lavoro. Infatti, il progetto, prodotto dall’Associazione Altroquale, si avvale di importanti partner culturali e internazionali che, a partire dal 2023, ospiteranno tutti un appuntamento dedicato alla presentazione del libro: Museo Nacional di Bellas Artes de Cuba (L’Avana), Instituto de Estudios Crìticos 17 (Città del Messico), University of Texas Arlington (Arlington, USA), Universidad de Màlaga – Facultad de Bellas Artes (Malaga, Spagna), Photography and the Archive Research and Centre della University of the Arts London – London college of communication (Londra).

In Italia sono previste diverse tappe di presentazione del libro. Il primo appuntamento si terrà il 6 novembre 2022 alla fiera d’arte contemporanea Artissima. A Torino Berti dialogherà con il semiologo Ugo Castagnotto sul rapporto tra arte contemporanea e passato e del ruolo della memoria storica nella costruzione dell’identità ricostruendo la cornice concettuale nella quale si è svolta la ricerca di Eredi Boggiano. L’autore terrà poi un seminario presso l’altro partner italiano del progetto, l’Accademia di Belle Arti di Macerata.

BIOGRAFIA CRISTIANO BERTI

CRISTIANO BERTI (Torino, 1967) è un artista visivo; vive e lavora a Jesi. Adopera principalmente i medium della fotografia, del video e dell’installazione. Tra le personali: Uqbar, Berlino (2017); Villa Croce Museo d’Arte Contemporanea, Genova (2015); Alert Studio, Bucarest (2014); Mole Vanvitelliana, Ancona (2012); P74 Center, Lubiana, Slovenia (2010); Stanica, Zilina, Slovacchia (2008); Carbone.to, Torino (2006, 2003, 2000). Tra le collettive: Paridad Jojaha (3a Bienal Intern. de Asunción, 2020); Récits des Bords de l’Eau (4me Biennale Intern. de Casablanca, 2018); Black Disguises (Museum of Modern and Contemporary Art, Rijeka, 2017); Residual (New Art Exchange, Nottingham, 2015); Overlapping Biennial (5th Biennial of Young Artists, Bucarest, 2012); Roma-Sinti-Kale-Manush (Autograph ABP, Londra, 2012); Da Guarene all’Etna (Fond. Sandretto Re Rebaudengo, Guarene, 2009); Artist-Citizen (49th October Salon, Belgrado, 2008);Speaking Volumes (Holter Museum of Art, Helena, US, 2008); Sexwork (NGBK, Berlino, 2006); BIG 2002, 2.a Biennale Internazionale di Torino (2002). Insegna all’Accademia di Belle Arti di Macerata. 


INFORMAZIONI UTILI

Eredi Boggiano
di Cristiano Berti
Edito da Quodlibet

Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura

PARTNER: Accademia di Belle Arti di Macerata, Artissima, Museo Nacional di Bellas Artes de Cuba (L’Avana), Instituto de Estudios Crìticos 17 (Città del Messico), University of Texas Arlington (Arlington, USA), Universidad de Màlaga – Facultad de Bellas Artes (Malaga, Spagna), Photography and the Archive Research Centre @University of the Arts London – London college of communication (Londra).

SCHEDA DEL LIBRO: https://www.quodlibet.it/libro/9788822920089
pp.256
ISBN: 978-88-229-2008-9
PREZZO: € 25

PAGINA FACEBOOK DEL PROGETTO CICLI FUTILI: www.facebook.com/FutileCycles
SITO DELL’AUTORE: www.cristianoberti.it

UFFICIO STAMPA
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Roma, Studio Campo Boario: Oggi 25 ottobre “Monochromacolor” a cura di Alberto D’Amico e Roberta Melasecca

Monochromacolor 

A cura di Alberto D’Amico e Roberta Melasecca

Artisti: Ak2deru, Luigi Battisti, DAP-D’Alfonso Perla,
Ysabel Dehais, Nina Eaton, Adele Lotito, Rita Mandolini,
Claudia Quintieri, Silvia Stucky, Roberto Vignoli

Inaugurazione 25 ottobre 2022 ore 18.00

Studio Campo Boario
Viale del Campo Boario 4a – Roma

Fino al 6 novembre 2022

Martedì 25 ottobre alle ore 18.00 inaugura a Roma la mostra Monochromacolor presso lo Studio Campo Boario in viale del Campo Boario, 4/A. Il progetto espositivo, ideato e curato da Alberto D’Amico e Roberta Melasecca, prevede di presentare unicamente opere monocromatiche, come riflessione sulla luce e sulla soggettività. Si vuole in questo modo destabilizzare il concetto di limite, di scelta, per spingere oltre la questione del libero arbitrio artistico. 

Artisti che partecipano all’evento: 
Ak2deru, Luigi Battisti, DAP-D’Alfonso Perla, Ysabel Dehais, Nina Eaton, Adele Lotito , Rita Mandolini, Claudia Quintieri, Silvia Stucky, Roberto Vignoli.

In fisica, la luce monocromatica è una radiazione elettromagnetica di una singola frequenza. Nel senso fisico, nessuna sorgente di radiazione elettromagnetica è puramente monocromatica, in ambito artistico invece l’utilizzo del concetto del monocromo si diffuse fra le avanguardie del dopoguerra, da Yves Klein alla Minimal Art. Piero Manzoni identificò il monocromo di Klein con l’achrome. Nel 1960 in Germania viene allestita un’esposizione internazionale dal titolo Monochrome Malerei. Il curatore Udo Kultermann nel catalogo scrive: “I quadri non sono che colore: il rosso, il bianco, il nero, il giallo e l’azzurro sono indifferenziati, puri e senza limiti”. È la mostra dedicata agli artisti che esplorano la potenza di un solo colore, che si allontanano sia dal realismo che dall’astrazione lasciando la scena ad un unico elemento. 

La secolare sfida tra Linea e Colore, nata nel Cinquecento ad opera di Giorgio Vasari, che metteva a confronto i coloristi veneti e il mirabile disegno dei fiorentini con l’Impressionismo, aveva visto per la prima volta nella storia l’ago della bilancia tendere dalla parte del colore ma sarà Kasimir Malevic a voler creare per primo un’opera che fosse puro significante. aggiungendo l’apice con il Quadrato bianco su sfondo bianco che fluttua alle soglie della visibilità, continuando questa ricerca fino a dipingere infine una tela completamente bianca.

La mostra Monochromacolor si inserisce in un progetto più ampio di riflessione corale sulle diverse teorie del colore. L’idea è quella di mettere a confronto le diverse teorie che si sono avvicendate negli ultimi secoli, da Newton e Goethe in poi, per arrivare ad Arnheim, Wittgenstein, Itten, Eisenstein. Si prevede la ricerca di studiosi che hanno affrontato il tema o che siano disposti a impegnarsi in tal senso. Sono previste conferenze, proiezioni, incontri e tavole rotonde.

Verranno invitati studiosi di diverse discipline a esporre le principali teorie, a volte complementari e altre in contraddizione tra loro. Gli incontri prevedono infatti dei dialoghi tra due studiosi che esporranno due teorie o argomentazioni di due autori. (Newton – Goethe; Itten – Kandinskij; Arnheim – Lusher; Ejzenstejn – Hitchcock).


INFO

Rome Art Week 2022

Monochromacolor
Il monocromo come orizzonte del ritorno del significante
A cura di Alberto D’Amico e Roberta Melasecca

Inaugurazione 25 ottobre 2022 ore 18.00

Studio Campo Boario
Viale del Campo Boario 4a – Roma

Fino al 6 novembre 2022

Roberta Melasecca
Interno 14 next – Melasecca PressOffice

roberta.melasecca@gmail.com
www.interno14next.it
www.melaseccapressoffice.it
www.festivaldeltempo.it

Milano, Still Fotografia: MANUEL CICCHETTI. Tempo intermedio

Manuel Cicchetti, TRECATE (NO) (2020), Stratificazioni | 100 x 100 cm
© Manuel Cicchetti

27.10.2022 / 21.01.2023

Milano, Still Fotografia

MANUEL CICCHETTI. Tempo intermedio

La mostra presenta 70 fotografie tratte dal progetto realizzato in quattro anni di lavoro che si concentra in quei luoghi, come centri commerciali, distributori di benzina, cantieri, fabbriche, grattacieli, simboli del progresso e della fortuna economica, oggi messi in discussione dalla crisi globale.

Dal 27 ottobre 2022 al 21 gennaio 2023, STILL Fotografia a Milano (via Zamenhof 11) ospita la mostra che presenta una selezione di 70 fotografie, rigorosamente in bianco e nero, tratte dal progetto Tempo intermedio di Manuel Cicchetti (1969), curata da Denis Curti, organizzata con il sostegno di SACE, Gruppo CdP.

Tempo intermedio è un progetto realizzato in quattro anni di lavoro, durante i quali Manuel Cicchetti ha viaggiato lungo l’Italia alla ricerca di quei luoghi come centri commerciali, distributori di benzina, cantieri, fabbriche, depositi, ponti, grattacieli e altri, simboli del progresso e della fortuna economica oggi necessariamente messi in discussione da una crisi globale e in cui l’essere umano è totalmente assente dalla scena ritratta.

Quel Tempo intermedio che Manuel Cicchetti vuole raccontare è il periodo sospeso tra la definizione del futuro e un passato che continua a segnare le vite delle persone. L’itinerario italiano del fotografo documenta come i segni del passato, più o meno recente, siano ancora ben presenti nella vita quotidiana.

“Da una parte – ricorda Denis Curti – c’è il preciso intento di testimoniare come una grande fetta del territorio italiano sia coinvolta in quei cambiamenti già in atto dai primi anni del nuovo millennio. Il desiderio di Cicchetti è quello di mettere in evidenza, raccogliere e, solo in parte, schedare le sfide verso necessarie riconversioni, che la nostra società è obbligata a intraprendere e che, in gran parte, cancelleranno o modificheranno i segni dell’uomo incisi sul suolo del nostro paese. L’intento di questo approfondito reportage, attraverso l’ambiente, il digitale, il panorama lavorativo, il retail, i trasporti e la comunicazione, è quello di raccontare per immagini i tratti salienti di una trasformazione irreversibile”.

“Dall’altra parte – continua Denis Curti -, al fianco di una narrazione sempre coerente e lineare, Manuel Cicchetti riesce a cucire un chiaro percorso di intenzioni, senza mai rinunciare al sistema documentario, lasciando emergere il suo personale sentimento autoriale che, grazie a un bianco nero studiato e controllato fin nei minimi particolari, si fa poesia per gli occhi”.

Tempo intermedio – afferma Manuel Cicchetti – è un progetto che nasce dalla consapevolezza che siamo all’inizio di un percorso che cambierà l’ambiente, l’energia, la società, il lavoro e molto altro. Un cammino che, per la prima volta, non abbiamo deciso in autonomia ma che ci viene imposto dalla natura, della quale ci siamo collettivamente dimenticati di far parte”.

“Possiamo, attraverso un viaggio a ritroso nel tempo – prosegue Manuel Cicchetti –, osservare i segni che abbiamo lasciato sul territorio e riconoscerne le singole fasi evolutive. Il progresso economico e sociale ha fuso e stratificato con frequenza sempre più ravvicinata elementi architettonici e tessuto paesaggistico, entrambi segnati da mutamenti radicali della società. Tempo intermedio è quel periodo racchiuso tra le trasformazioni che si sono susseguite”.

Il progetto Tempo intermedio si completa con un volume Edizioni PostCart che presenta 140 immagini di Manuel Cicchetti e i testi di Gianni Biondillo, Denis Curti, Veronica Polin.

Manuel Cicchetti. Note biografiche


Manuel Cicchetti (1969) inizia a fotografare fin da ragazzo. Nei primi anni ‘90 opera in ambito musicale realizzando copertine per BMG, EMI e CNI. Lavora come fotografo di scena per importanti teatri come il Regio di Torino, e con orchestre e compagnie quali i Pomeriggi Musicali e la Compagnia dell’Opera Buffa. Nel 1999 realizza per Cantieri d’Arte Internazionali di Montepulciano la scenografia e la sua prima regia teatrale con l’opera “On the high wire” di Philippe Petit e nel 2001 mette in scena a Milano – per il festival Suoni e Visioni – “Orfeo a fumetti” con testi e disegni di Dino Buzzati e le musiche di Filippo del Corno. Fonda assieme a Lorenzo Ferrero, Angelo Miotto e Jacopo Barigazzi il gruppo di lavoro Hdemia per sviluppare la cultura giovanile in Italia. Da questa esperienza nasce l’idea di Officium, società che si occupa di eventi come La Festa della Musica di Milano, il WOMAD festival itinerante ideato da Peter Gabriel, l’inaugurazione dei Mondiali di Sci del Sestriere. Viene chiamato come creativo con J. Walter Thompson, Inferenzia, Fullsix, Reply, Weber Shandwinck, Hill+Knolton, Young & Rubicam.
Dal 2015 iniziano le produzioni editoriali dei suoi lavori. Il primo libro pubblicato da Touring Club Italiano è “Monocrome, camminando tra le Dolomiti d’Ampezzo” realizzato in quattro anni di camminate nel Parco. La plasticità scultorea e magnifica della natura che supera la concezione materiale e consumistica del bello viene raccontata con un utilizzo del bianco e nero e con luci fortemente teatrali che derivano dalla sua precedente esperienza professionale. Al libro si accompagna una mostra itinerante iniziata al Museo Rimoldi di Cortina d’Ampezzo. Ogni fotografia è abbinata ad un paesaggio ampezzano dipinto da grandi maestri della pittura italiana, tra cui Sironi, de Chirico, De Pisis. Nel 2018 gli stessi paesaggi di Monocrome subiscono la devastazione di Vaia. In poche ore una terribile tempesta di vento e acqua rovescia le foreste scagliando a terra milioni di alberi. Vaia lascia un paesaggio buio e desolato e la testimonianza fotografica nei luoghi colpiti diventa il secondo prodotto editoriale pubblicato da TMC dal titolo “Vaia, viaggio consapevole dentro un disastro”. Le immagini ritraggono gli alberi ormai caduti, ma il lavoro va oltre. Viene affidato al giornalista Angelo Miotto il compito di immaginare l’ultimo pensiero degli alberi prima del loro schianto. Il volume recensito dalla stampa come una “Spoon River dei nostri boschi” diventa anche una mostra immersiva con immagini in grandissimo formato di oltre 6 metri di larghezza con musica e testi recitati. È scelta dal Ministero dell’Ambiente per All4Climate 2021 e allestita a Belluno per il Festival Oltre le Vette, a Milano sulle cancellate esterne dei Giardini Palestro per il Museo di Scienze Naturali, a Genova a Palazzo Ducale e in molti altri luoghi in Italia.
Dal 2018 inizia il viaggio fotografico itinerante in tutto il territorio italiano per la realizzazione di Tempo Intermedio.


INFO

MANUEL CICCHETTI. Tempo intermedio
Milano, Still Fotografia (Via Zamenhof, 11)
27 ottobre 2022 – 21 gennaio 2023

Orari: martedì-venerdì, 10-13/14-18; giovedì, 10-13/14-19

Informazioni: Tel. 02.36744528; info@stillfotografia.it; press@stillfotografia.it

Sito internet: stillfotografia.it

Ufficio stampa STILL
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco | T. +39 02 36755700 | anna@clp1968.it | www.clp1968.it

Ancona: CINEMATICA FESTIVAL – Dalla danza delle piante all’intelligenza artificiale

LIVE&DIGITAL

9° edizione di CINEMATICA FESTIVAL “NATURA NATURANS”

Eccellenze dell’arte digitale, scienziati, poetiartisti di fama internazionale per indagare e rilanciare i temi della difesa della Terra

Dal 27 al 30 ottobre tra Mole Vanvitelliana e Teatro delle Muse di Ancona

Cinematica, il festival dell’immagine in movimento, che dedica quattro giorni di programmazione all’esplorazione della forza generatrice della Natura tra corporeità e nuovi media, arte generativa, performance e videoarte. Il format ibrido e unico festival tra analogico e digitale, arti perfromative e cinetiche

Installazioni inedite, prime nazionali, artisti e performer di fama internazionale che entrano in relazione con scienziati, filosofi, studiosi, poeti. Tutto questo è Cinematica 2022, il festival dell’immagine in movimentoche nella multidisciplinarietà e trasversalità dei linguaggi ha visto sempre il suo inconfondibile marchio di fabbrica.Dopo il successo della sezione OUTDOOR negli spazi verdi di Ancona, tra settembre ed ottobre, il Festival entra nel vivo con la sezione INDOOR LIVE&DIGITAL, dal 27 al 30 ottobre ad Ancona.

“Natura Naturans” il titolo di questa IX edizione. «Una riflessione sulla Natura per porre attenzione alle tematiche di tutela ambientale e difesa della Terra, ma anche Natura come forza generativa, sorgente di ispirazione anche di una certa modalità di creazione digitale che spesso mutua il suo codice dalla natura trasferendolo alle intelligenze artificiali», ha spiegato Simona Lisi, direttrice artistica di Cinematica e sua ideatrice.

Un programma denso che si snoda in quattro giornate e che tocca i luoghi iconici della cultura marchigiana: la Mole Vanvitelliana ed il Teatro delle MuseSette performance uniche di danza e musica dal vivo, due prime nazionalitrentacinque artisti coinvolti, ospiti di rilievo internazionale, eccellenze della videoarte e dell’arte digitale, talk multidisciplinari, competizione di videodanza e l’imperdibile sezione Kids per bambini.

«Quest’anno il cartellone di Cinematica Festival presenta artisti ed opere molto ricercate, alcuni sono progetti creati appositamente per il festival, altri sono esclusive anteprime nazionali. La ricerca è stata attenta e minuziosa. Cinematica cresce ancora nella qualità delle sue proposte, da quest’anno siamo forti anche del risultato di essere diventati parte del Fus per la Formazione di Nuovo pubblico per la danza del Ministero della Cultura» afferma la direttrice Simona Lisi.

Un progetto di alto spessore, quello proposto dall’associazione Ventottozerosei, organizzatrice di Cinematica, confermato anche dall’ottimo posizionamento al bando della Regione Marche per lo spettacolo dal vivo di rilievo regionale, per un programma che presenta contaminazioni di molteplici contenuti ben equilibrati.

Partner di Cinematica, Marche Teatro, non solo per la messa a disposizione degli spazi del Massimo cittadino, ma anche per la stretta collaborazione per le proposte legate al mondo della danza.

La sezione INDOOR si aprirà ufficialmente giovedì 27 ottobre al Ridotto del Teatro delle Muse alle 18 con il talk introduttivo “Siamo Natura”, un dialogo a più voci sul potere generativo della Natura tra il filosofo, professore emerito dell’Università di Macerata e membro dell’Accademia dei Lincei Filippo MigniniAntonio Navarra, fisico, presidente della Fondazione CMCC Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e tra i primi firmatari dell’appello degli scienziati alla politica trasformata in petizione “Un voto per il clima” consegnata il 29 settembre con oltre 230.000 firme al presidente Sergio Mattarella; il noto poetaDavide Rondoni il cui ultimo libro”Cos’è la Natura? Chiedetelo ai poeti “(ed.Fazi) sarà al centro del talked il duo artistico italo-tedesco dalla creatività ibrida VestAndPage che presenterà in anteprima assoluta elementi del loro attuale film in post-produzione STRATA https://www.vest-and-page.de/. Modera l’evento Anna Francesca Mezzina, giornalista TgR Marche. La serata inaugurale prosegue con la proiezione del documentario Man Kind Man, ovvero: tre uomini, due tartarughe, un mondo da condividere, in collaborazione con CinemaAmbiente. La visione della pellicola sarà introdotta dal regista Iacopo Patierno e il professore Roberto Danovaro, biologo e docente Universita Politecnica delle Marche. (La serata è in collaborazione con FUORI NORMA, il contenitore del cinema sperimentale di Adriano Apra’ e CinemAmbiente).

Venerdì 28 ottobre il sipario salirà sulle installazioni con opere in mostra per la prima volta in assoluto (Sala Tabacchi Mole, ore 18), ispirate proprio dai temi del Festival e sugli spettacoli dal vivo. Dopo la giornata di apertura, torna il duo Vest&Page, che proporrà una performance rituale-partecipativa one to one con il pubblico Lost matter (Materia persa) IIE ancora  Igor Imhoff, artista digitale impegnato nella sperimentazione visuale che presenterà tre diverse opere realizzate in esclusiva per il festival, per poi salire sul palco alle 21 con i Mattatoio 5, band post-rock, dark wave che fonde la  musica con i linguaggi dell’elettronico e l’artista di origineargentina Sofia Crespo, tra le più conosciute nel panorama internazionale, esporrà un trittico di creazione video generativo creata appositamente per il festival. La serata continua dalle 19.00con due spettacoli d’eccezione. Il primo, l’installazione performativa del Collettivo Prendashanseaux Gaia -Intro-, un esperimento per ritrovare in noi stessi e nella percezione del pubblico tutte quelle suggestioni derivanti dalla ricerca artistica sviluppata durante la fase in natura, un dialogo costante tra il pubblico itinerante e gli artisti coinvolti in presenza o attraverso le opere d’arte esposte nell’istallazione. Il secondoalle 21, la performance di teatrodanza canzone I studio per EWA di e con Simona Lisi. Una perfomance in cui suono, corpo e scultura si incontrano. Una forma danzata di concerto teatrale dedicata al tema femminile per eccellenza. A seguire la performance di Igor Imhoff e i Mattatoio 5 con la presenza della cantante Romina Salvadori.

Sabato 29 mattino e pomeriggio spazio a bambini e ragazzi, con il laboratorio di disegno animato e dancing Stop motion and dance! a cura di Magazzino dei semi (alle 10 ed alle 15, aula didattica, Mole).

Il pomeriggio del 29 prosegue con un appuntamento unico, tra i più attesi del Festival il talk Codice Natura (ore 18, Mole). Sofia Crespo torna protagonista insieme a due ospiti davvero d’eccezione: l’artista visivo e designer Luigi Serafini, autore del celebre Codex Seraphinianus, e il professore Derrick De Kerckhove. Due artisti appartenenti a due diverse generazioni entrano in relazione grazie ad un testo di culto, l’enciclopedia surreale e scritta in alfabeto asemico da Serafini nel 1981. Un dialogo sull’arte e attraverso l’arte e sulle tecnologie, moderato da uno dei più famosi sociologi e massmedioligi contemporanei.

In serata, due spettacoli imperdibili:in scena la compagnia catalana KONIC THTR, una delle più importanti realtà europee di interazione tra perfomance live e digitale,con lo spettacolo #02Brumaprima nazionale (sala Polveri, Mole, 19.30), performance con tematiche ambientali, linguaggi performativi e dispositivi bio-scenografici-tecnologici, ed il potentissimo Metastatisanteprima nazionale, il nuovo lavoro del compositore Gabriele Marangoni con la cantante e performer Francesca Della Monica, una delle voci più potenti ed eclettiche italiane, (Magazzino Tabacchi, Mole, ore 21.30). Musica, voce, tecnologie ed immagini per rappresentare il grido disperato del pianeta Terra.

Domenica 30 ottobre ci sarà la danza (Teatro delle Muse) con il consolidato DANCE ME DAY, un’intera giornata dedicata alle diverse forme della relazione tra corporeità e mezzo audiovisivo, con due giovani e affermate autrici e la competizione internazionale di videodanza che vede sfidarsi 11 corti di danza provenienti da tutto il mondo. Due gli spettacoliin prima regionale Clouds di Mara Di Vietri (Ridotto, ore 18), uno spettacolo video performativo, un viaggio attraverso diversi linguaggi artistici, nel quale l’indagine sul corpo entra in relazione a diverse forme d’arte,e Rosarosaerosae, la pelle delle immagini di e con Sara Lupoli (Salone delle Feste, ore 19), è un racconto multimediale che indaga il processo di costruzione dell’identità a partire dal corpo e dalle sue infinite rappresentazioni. Alle 21 al Ridotto poi la serata finale di Cinematica Videodance Competition, con la proiezione dei corti finalisti, votazione del pubblico e consegna Premi della Giuria di qualità formata da Cosimo TerlizziAnna De Manicor e Gilberto Santini.


INFO

l FESTIVAL CINEMATICA è organizzato da Associazione Ventottozerosei con la co-organizzazione di Comune di Ancona. CON IL SOSTEGNO DI: Ministero della Cultura, Regione Marche, Comune di Ancona, Marche Teatro e AMAT.

Ufficio stampa

Melina Cavallaro 
Uff. stampa & Promozione FREE TRADE Roma