Venezia, Galleria Alice Schanzer: Con la mostra UN CERCHIO SI CHIUDE Antonia Trevisan torna a evocare la psicoanalisi

Antonia Trevisan, Infinito, tecnica mista su tela, 87x96cm

Antonia TREVISAN 
UN CERCHIO SI CHIUDE 

A cura di Paola Caramel

13.12.22> 13.01.2023

Opening 13 Dicembre ore 18

                            
Galleria Alice Schanzer
Campo S. Margherita, Dorsoduro 3061, Venezia

PREMESSA

Con la mostra “Un cerchio si chiude” di Antonia Trevisan, la Galleria Alice Schanzer continua il programma espositivo dedicato ad artisti contemporanei che abbracciano i parametri etici, culturali e spirituali dell’arte in sintonia con la visione umanistica del luogo.

La Galleria porta il nome della poetessa e critica letteraria Alice Schanzer (1873-1936) e nasce per volontà del pronipote, Marco Schanzer, come luogo di trasmissione dei valori culturali umanistici svincolati dagli attuali sistemi dell’arte.

CONCEPT

Pensando alla parola cerchio non ci si limita al richiamo di una mera forma geometrica, fin dall’antichità infatti, il cerchio è un simbolo universale ricorrente, sia nelle varie culture, sia nella sfera privata/intima dell’uomo. Non c’è cultura che non abbia attribuito al cerchio un significato specifico connesso alla spiritualità o alla vita stessa, alla rappresentazione del tempo, del cielo, del femminile…

Con la mostra “Un cerchio si chiude”, Antonia Trevisan torna a evocare la psicoanalisi – disciplina strettamente connessa alla maggior parte delle sue opere – accompagnando il visitatore in un percorso intimo, al tempo stesso inclusivo, che giunge alla sua compiutezza.

UN CERCHIO SI CHIUDE

Immaginando l’intera esistenza come un insieme di cerchi che si susseguono e a tratti sovrappongono, è fattibile visualizzare le numerose fasi della vita attraverso l’evidente sequenza: inizio, fase centrale, conclusione. Così si sviluppa anche la nuova esposizione della Trevisan.

Mediante il racconto di uno dei suoi “cerchi” iniziato nel 2020 e sviluppatosi nella relazione tra il sé e ciò che avveniva nel mondo, l’artista rappresenta, tramite punti fermi, un tratto di cammino che giunge al suo termine. Ogni opera che scorre davanti agli occhi riporta alle pagine di un diario immaginifico in cui il vissuto personale si interseca con le relazioni o la mancanza di esse, con le paure e il desiderio di vincerle, con la necessità di esprimere e il silenzio. Non è un caso che il fruitore si trovi di fronte a una serie di opere dai significati tanto profondi quanto differenti, il periodo descritto contiene immagini di rottura e distanza, di apertura e incontro ma, come in un Mandala perfetto – “schema ordinatore che si sovrappone al caos psichico e che nel comporsi, viene tenuto insieme e protetto dal cerchio” (C. G. Jung) – per l’artista il tutto si armonizza e si risolve attraverso un atto di difesa, di sostegno: l’avere cura, di sé e dell’altro.

E’ così che il cerchio di Antonia Trevisan si chiude, con delicatezza e consapevolezza, certa che con il suo compiersi si ri-apra il cosiddetto “vuoto fertile”, quello stato di grazia in cui si è pronti ad accogliere il nuovo e, per un artista, a interpretarlo e condividerlo.

Paola Caramel

SVILUPPO

La mostra “Un cerchio si chiude” è la naturale conclusione di un percorso iniziato a Mirano (VE) presso PaRDeS (maggio – novembre 2022) e a Venezia, presso Art Factory (giugno – luglio 2022) con la mostra “La Cura”, su progetto di Maria Luisa Trevisan, Rubens Tola e Tobia Ravà e proseguito con la Mostra “rEsistenti – Pensieri e opere di pace” a cura di Francesca Brandes e Maria Teresa Sega, presso la sede di Emergency all’isola della Giudecca, Venezia, (luglio 2022).

“La Cura”, mostra sviluppatasi a Mirano e Venezia, ha avuto come tema il doveroso riguardo per l’ambiente, per la natura e gli animali, per la salute dell’altro e per l’intero pianeta, ma anche per ciò che di bello e buono l’essere umano ha prodotto finora e che potrebbe continuare a realizzare, nel presente e nel futuro, in condizioni di pace, salute, serenità. Un invito quindi a ripartire dalla “cura” rileggendone il significato, per dare un volto più umano a questa nostra civiltà, spesso priva di empatia e sempre più disumanizzata.

La mostra “rEsistenti – Pensieri e opere di pace”, declinata al femminile, racconta – come scrivono le curatrici Francesca Brandes e Maria Teresa Sega – “le emergenze che ci circondano”, ma anche “il desiderio di trasformare l’esistente” accogliendo, prestando attenzione, avendo “cura”, attraverso operazioni di “tessitura, ricucitura, riparazione e rammendo, intrecci, gesti della manutenzione della vita”.

Con l’attuale esposizione Antonia Trevisan segue e sviluppa con profonda passione e personale apporto i temi tracciati dalle mostre sopra richiamate. Dodici opere tratteggiano molteplici intrecci narrativi, sociali, culturali, ideali, ma anche intimi racconti di un personale vissuto, volgendo lo sguardo all’idealità collettiva.

BIOGRAFIA – ANTONIA TREVISAN

Nata a Vicenza, vive e lavora tra Vicenza e Venezia. Dopo gli studi al Liceo Scientifico e successivamente all’Istituto Tecnico Sperimentale dove segue i laboratori di pittura, design per l’arredamento, progettazione e disegno, Antonia Trevisan si iscrive alla Facoltà di Sociologia di Trento, ma continua ad occuparsi soprattutto di composizione grafica e fotografia.

A partire dal 1970 frequenta, presso la Bottega di Gigi Lanaro a Vicenza, gli appuntamenti serali con, tra gli altri, gli architetti Carlo Scarpa, Arrigo Rudi, Giorgio Bellavitis, Federico Motterle, Umberto Tubini e Domenico Sandri, l’artista ceramista Pompeo Pianezzola, lo scultore del vetro Luciano Vistosi, la tessitrice e designer Renata Bonfanti. In quegli anni comincia a progettare e a mettere in opera le sue prime vetrate d’arte impiegando lastre di vetro soffiato colorato tagliato a vivo, inserite fra pannelli di vetro antisfondamento.

Nel 1988 crea il brand “Antonia Trevisan idee colore“ con il quale rende maggiormente riconoscibile il suo lavoro progettando e realizzando vetrate artistiche, anche di grandi dimensioni, per clienti pubblici e privati, in Italia e all’estero, finanche negli Stati Uniti.

Dal 2002 si dedica più intensamente alla pittura che da sempre è il collante tra le sue diverse esperienze e che diventa visibile solo nel 2010 con la prima personale, cui è seguita una cospicua serie di esposizioni in Italia e all’estero. Affascinata dai molteplici risvolti dell’Arte, elabora un proprio linguaggio personale utilizzando i materiali più diversi (oltre al vetro, la tela, la carta, l’acciaio corten, il piombo in lastra, il forex, il plexiglass e così via) indagando attraverso le sue opere il rapporto tra spiritualità e materia (“Tracce, l’ospitalità della materia” – Vicenza 2010) la connessione tra l’essere e il proprio corpo (“Synaptic space” – Venezia 2013), le assonanze fra Arte e Psicoanalisi (Gradiva-Milano 2015), il tema del legame e della libertà (“Bondless” – Venezia 2016), quella del rapporto fra Arte e Medicina (“Cicatrices” – Ginevra CH 2016), il contrasto tra violenza e compassione (Cibiana di Cadore BL 2016), la riflessione sull’accoglienza (“Refectory” – Venezia 2017), l’arte del vetro (“Il nido di perle” – Museo del vetro, Venezia 2018 e Ca’ Vendramin Calergi, Venezia 2019; “Le mani delle donne del vetro” – Venezia- Giudecca Villa Heriot 2020; “Donne del Vetro Bienno” – Casa Valiga (BS) 2020; “Riflessioni e trasparenze” – Pardes, Mirano). 


SCHEDA INFORMATIVA 

UN CERCHIO SI CHIUDE” 
di Antonia Trevisan 
13.12.2022 > 13.01.2023 

Vernissage 13.12.2022 ore 18.00

DOVE
Galleria Alice Schanzer,
Campo S. Margherita, Dorsoduro 3061, Venezia
info@galleriaaliceschanzer.com

ORARI DI VISITA
dal martedì alla domenica 11.00 > 18.00 | chiuso il lunedì
ingresso libero 

SITO WEB
www.antoniatrevisan.it

UFFICIO STAMPA
CRISTINA GATTI 
cristina.gatti@fg-comunicazione.it

CONTATTI 
gartvenice@gmail.com
trevisantonia@gmail.com

Monza: Alla Cappella Espiatoria 163 Corone attendono un restauro

Monza, Cappella espiatoria, interno cripta – Foto Maurizio Montagna

Adotta una Corona con l’Art Bonus. Alla Cappella Espiatoria di Monza

Alla Cappella Espiatoria di Monza 163 Corone attendono un restauro.

Lanciato un appello attraverso l’Art Bonus 

Emanuela Daffra: “rischiamo di perderle, salvare queste testimonianze della nostra storia è importante”

Con un piccolo investimento – da 300 a 3 mila euro, deducibile grazie all’Art Bonus – chiunque può ‘far propria’ una corona della Cappella Reale Espiatoria di Monza, museo nazionale. Le corone, ben 163, sono quelle che imperatori, re, istituzioni, associazioni di tutto il mondo inviarono alla famiglia reale italiana in memoria di Umberto I di Savoia, ucciso il 29 luglio 1900, a Monza, dall’anarchico Gaetano Bresci.

Questi omaggi, segno di vicinanza alla Famiglia Reale, erano stati inizialmente collocati all’interno della Villa di Monza, negli appartamenti reali. Nel 1921 sono stati trasferiti all’interno della cripta della Cappella Espiatoria, dove sono tuttora conservati.

“Le 163 corone sono in bronzo e ferro, di dimensioni differenti ma caratterizzate tutte da una raffinata esecuzione artigianale”, afferma Emanuela Daffra, responsabile della Direzione Regionale Musei della Lombardia, del Ministero della Cultura. “Soprattutto però costituiscono una straordinaria testimonianza storica: di relazioni familiari e diplomatiche- sono presenti quelle inviate dalle case regnanti europee ed una è dono dell’Imperatore della Cina- come di partecipazione popolare, attraverso quelle fatte realizzare da associazioni di mestiere o dalle comunità italiane residenti all’estero”.

“Dal punto di vista conservativo le corone, prevalentemente in bronzo o ferro – evidenzia ancora la direttrice Daffra – presentano diverse criticità. Sono presenti alterazioni dovute all’inquinamento atmosferico, con processi di corrosione a volte molto estesi che – se non adeguatamente trattati e arrestati – possono portare a danni irreversibili. Alcune corone hanno perso, nel tempo, piccoli elementi decorativi (foglie o altri dettagli figurativi), in alcuni casi le mancanze interessano parti rilevanti dell’opera. Inoltre i trattamenti ricevuti in passato con vernici e cere protettive col tempo si sono naturalmente alterati provocando patine scure e macchie, offuscando i lustri che, originariamente, baluginavano nella penombra della cripta. Perciò è importante intervenire, per rendere leggibili i dettagli esecutivi ma soprattutto per arrestarne il degrado”.

Le corone commemorative sono collocate sulle pareti della cripta che è alla base della Cappella Espiatoria di Monza. Il monumento progettato dall’architetto Giuseppe Sacconi- l’autore del Vittoriano e architetto di fiducia dei Savoia- è costituito da un sacello che si erge sopra questa cripta ed è a sua volta sormontato da una croce in alabastro di 12 metri.

Nel 1910 in occasione del decennale dalla morte del re, coincidente con l’inaugurazione del monumento, ha luogo la prima ufficiale cerimonia commemorativa, durante la quale una corona in metallo viene deposta nel punto in cui Umberto I era stato ucciso. Da quel momento si aggiungono nel corso degli anni un gran numero di corone e col tempo è stato naturale collocarle lungo le pareti di marmi preziosi della cripta. Essa infatti “protegge” il cippo di marmo nero posto nel punto esatto in cui avvenne il regicidio sovrastato da mosaici che raffigurano cieli stellati e pavoni, simbolo di eternità, alternati agli stemmi dei Savoia.

La luce bassa, filtrata dalle lastre in alabastro che chiudono le finestrelle, sottolinea con discrezione gli spazi, creando un ambiente mistico e raccolto.

“Il Ministero per la Cultura, tramite la nostra Direzione Regionale, – evidenzia ancora Emanuela Daffra – sta portando avanti il recupero dell’intero monumento monzese che prosegue l’azione della Soprintendenza. Siamo già intervenuti su strutture e paramenti murari, con la creazione di nuovi percorsi di visita e sulla qualificazione degli spazi a verde pubblico che circondano la Cappella. Si sta monitorando lo stato di conservazione dei mosaici”.

“Ora è la volta degli “arredi” interni per i quali, negli scorsi anni, è stato steso un progetto conservativo complessivo. Voglio sottolineare che l’importo necessario a sostenere il restauro di una delle 163 corone è molto contenuto. Anziché esporre il costo totale dell’intervento (di oltre 190.00 €) abbiamo preferito frazionarlo, per consentire di adottare una sola corona o gruppi di esse. Fa parte di una strategia complessiva portata avanti con Giuseppina di Gangi, direttrice del sito, che si propone la riscoperta e la riappropriazione di questo luogo difficile da parte, in primo luogo, della popolazione locale.

In questo modo infatti consentiremo a molti, persone fisiche oltre che imprese, di intervenire, acquisendo il merito senza prezzo di custodire attivamente una testimonianza della storia del nostro Paese. Assicurandosi inoltre il credito di imposta garantito dall’Art Bonus. 

Partecipare è davvero semplice: è sufficiente entrare nel sito dell’Art Bonus www.artbonus.gov.it, cercare la pagina della Cappella Espiatoria di Monza e lì selezionare la corona che si vuole “adottare”. Ciascuna delle 163 corone è illustrata da una immagine e da una breve storia, nonché dall’indicazione del costo del suo restauro”.

L’auspicio è di stilare in breve, accanto a quello dei donatori, l’elenco dei ‘numi tutelari’ di queste corone perenni.


Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
www.studioesseci.net
Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net

Arabia Saudita ed Israele si incontrano a Venezia alla mostra di Benedetta Paravia “Women in Love”

Un momento dell’incontro

“Women in Love”
Video-mostra di Benedetta Paravia (Princess Bee)

2.12 – 23.12.2022
Palazzo Bembo, Riva del Carbon, ITSLIQUID Group, 30124, Venezia

Un incontro storico ha suggellato il successo dell’apertura della mostra di video arte NFT contro le mutilazioni genitali femminili: “Women in Love” visitabile a Venezia fino al 23 Dicembre 2022; mostra che ha avuto il sostegno fattivo da parte di due personaggi dello spettacolo e della cultura d’eccezione come Luca Barbareschi ed Asia Argento.
L’ex ambasciatore di Israele in Italia Dror Eydar, che Netanyahu stesso nominò per la missione a Roma, ha incontrato la Principessa saudita S.A. Ruba al Saud a Palazzo Bembo, che ospita “Women in Love”, un progetto multimediale di sensibilizzazione contro il crimine delle mutilazioni genitali femminili. Eydar, fra le altre cose, ha commentato il lavoro della Paravia evidenziandone la volontà di combattere contro il senso di colpa del piacere femminile che invece per gli ebrei è considerato sacro. Ha inoltre espresso alla Principessa la speranza che con la presidenza Netanyahu si renda possibile l’entrata dell’Arabia Saudita negli Accordi di Abramo che furono firmati per sancire la pace da Emirati Arabi Uniti, Barhain ed Israele . 
L’ambasciatore Eydar, infine, ha regalato alla Principessa il suo nuovo libro “All’arco di Tito: un ambasciatore d’Israele nel Belpaese”. I due hanno parlato delle loro radici comuni in Medio Oriente e della speranza in un futuro migliore per tutti i popoli della Regione.  
Con l’occasione Eydar ha invitato la Principessa a visitare Israele.

Benedetta Paravia

Benedetta Paravia

Artista poliedrica e creative producer Benedetta Paravia aka Princess Bee è tornata in Italia dagli Emirati Arabi Uniti, dove lavora creando un ponte tra Medio Oriente ed Europa attraverso la cultura, la formazione universitaria, le canzoni (di cui una per la pace, “Angels”, patrocinata dall’UNESCO), i libri, i programmi televisivi e cross mediali al femminile, le sfilate, le mostre d’arte e la solidarietà. È l’italiana più famosa nel mondo arabo, unica personalità ad oggi autorizzata – all’interno del Museo del Cairo – per un servizio fotografico ed icona della sua amata città d’adozione: Dubai. È Vice Presidente ed Ambasciatore di A.N.G.E.L.S. – Associazione Nazionale Giovani Energie Latrici di Solidarietà – ONLUS.
È anche l’orgoglio di Google con il 100% di notizie positive a lei dedicate. Collabora con La Repubblica e RepTV.

Wikipedia: https://en.m.wikipedia.org/wiki/Princess_Bee
Instagram: @benedettaparavia @princessbeemusic
Website: www.benedettaparavia.com

Daniele Pedone

Daniele Pedone fotografo e per questa Mostra si è affiancato all’Artista Benedetta Paravia in qualità di direttore della fotografia, ha collaborato con importanti personalità nel campo delle arti visive quali Peter Lindbergh, Bruce Weber, Mario Testino ed altri. Ha vissuto a New York, Londra e alle Isole Canarie. Di ritorno in Italia ha abbracciato il progetto artistico-culturale umanitario Women in Love.



Artista|Benedetta Paravia
Location | Palazzo Bembo, Riva del Carbon, 30124, Venezia VE
Durata della Mostra| 2.12 – 23.12.2022
Opening |2 Dicembre alle ore 17:00 per i media e dalle 18:00 alle 21:30 per gli ospiti

Ufficio stampa e comunicazione
Davide Federici – Responsabile ufficio stampa
Carlotta Berti – Per informazioni e gestione social
www.fg-comunicazione.it
press@fg.comunicazione.it
info@davidefederici.it

Milano, Fabbrica del Vapore: In dirittura d’arrivo la mostra “Zerocalcare. Dopo il botto”

ZEROCALCARE
DOPO IL BOTTO

Dal 17 dicembre arriva alla Fabbrica del Vapore di Milano
la grande personale di ZEROCALCARE,
talento del fumetto italiano che, con oltre 500 tavole originali, video, bozzetti, illustrazioni e un’opera site specific,
racconta di noi, della politica e di storie di resistenza collettiva.

Fabbrica del Vapore, Milano
17 dicembre 2022 – 23 aprile 2023

Zerocalcare (Michele Rech), classe 1983, fumettista italiano tra le figure più interessanti, complesse e di denuncia della scena culturale contemporanea – dopo il grande successo riscosso con l’omonima serie Tv – sarà protagonista di una grande mostra personale che si terrà a Milano negli spazi della Fabbrica del Vapore dal 17 dicembre 2022 al 7 aprile 2023.

La mostra Zerocalcare.Dopo il botto è ideata da Silvia Barbagallo, prodotta da Arthemisia e organizzata da Minimondi Eventi Arthemisia in collaborazione con Piuma, promossa dal Comune di Milano-Cultura negli spazi di Fabbrica del Vapore ed è curata da Giulia Ferracci.

La frammentazione sociale all’indomani della pandemia; l’accrescimento delle paure all’epoca di una crisi globale e di un conflitto nel cuore dell’Europa; il forzato isolamento e la solitudine che hanno inevitabilmente generato disgregazione e causato la perdita di contatto con la realtà; la politica e le resistenze.
Attraverso oltre 500 tavole originali, video, bozzetti, illustrazioni e un’opera site specific, 
questi sono solamente alcuni dei temi al centro di questa importante esposizione milanese.

ZEROCALCARE Dopo il botto è una mostra che accoglie in sé due anime, faccia delle stessa medaglia: da un lato i suoi protagonisti, ciascuno emblema di un portato simbolico esistenziale e collettivo di valori legati alla sopravvivenza della propria pelle in un contesto ormai sempre più difficile da vivere; dall’altra ricorda al visitatore che ancora è possibile fare “un pezzo di strada insieme” a chi ha gli stessi obiettivi, nutrire una passione collettiva connessa all’ideale di resistenza politica, ai grandi temi dell’uomo comune di fronte alle prove della vita.
Se, infatti, il frantumarsi di una comunità – come raccontato dall’autore in Macerie prime (2017) e Macerie prime sei mesi dopo (2018) – è una reazione di sopravvivenza legata alla condizione di incertezza che si vive, per Zerocalcare la vera soluzione passa attraverso un’azione collettiva che ogni giorno viene messa in campo.

Sin da subito, l’allestimento di mostra proietta il visitatore all’interno di una città immaginifica e post-apocalittica dove, al centro della scena, è posta una strada circondata da palazzi disegnati dall’autore.
Le facciate degli edifici colpiti da un cataclisma planetario portano inevitabilmente a una riflessione su quanto le nostre vite private e il nostro contribuito nella dimensione collettiva siano cambiate a seguito della pandemia: dietro le porte tombate delle case s’intravedono gli occhi di chi cerca fughe di sopravvivenza e tentacoli di animali mostruosi tentano il largo.

A partire da questo scenario, tra teche espositive contenenti alcune delle tavole realizzate dall’autore durante i mesi del lockdown, si snodano le varie sezioni che articolano la mostra seguendo i temi più cari a Zerocalcare: dalle forme di resistenza incarnate dal popolo curdo, ai lavoratori che protestano per condizioni di vita più dignitose; dal ruolo delle donne alle molte altre battaglie condotte da gente comune come espressione di quotidiana resistenza.
Questi uomini e gli storici protagonisti zerocalcareschi – dal Cinghiale, al Secco, a Lady Cocca – sono gli abitanti di questa città apparentemente disastrata ma che, invece, mantiene fuochi di vitale resistenza, emblematicamente rappresentata da una fiammella sorretta da alcuni di loro che, come un’apparizione, si stagliano lungo il percorso.

L’esposizione si sviluppa poi nelle due aree retrostanti gli edifici, pensate come due differenti “mondi”, quello interno e quello esterno all’autore.
Se, infatti, da una parte trovano spazio i contenuti riferiti alle relazioni e alle ingiustizie sociali – Strati (L’Essenziale n. 15, 2022), La memoria è un ingranaggio collettivo (La nostra storia alla sbarra, 2004) e tavole come La Rabbia (2016) tratte dal mondo punk da cui proviene l’autore e che corrisponde alla sua tribù d’appartenenza -, dall’altra si accede al mondo biografico, alla vita interiore di Zerocalcare, a quella di tutti i giorni dove le angosce e le paure dell’artista raccontano in realtà la vita di tanti di noi, con il filo dell’ironia a legare tutta la sua produzione.

Chiudono il percorso i Santi protettori, ritratti su tela e foglie d’oro provenienti dall’immaginario mitico dell’autore che rappresentano i tipici personaggi del suo repertorio, alcuni famosi, altri meno noti: dal T-rex a Lady Cocca del Robin Hood, dal mitico cantante dei Nirvana, Kurt Cobain all’anarchico italiano Gaetano Bresci, fino alla coraggiosa difensora dei diritti umani Nasrin e al ‘Secco’, storico amico di Rech.
I santi hanno un ruolo simbolico all’interno del percorso espositivo sia come segno di protezione che come combattenti contro l’inequità e l’ingiustizia del nostro presente. Icone centrali per la nostra contemporaneità che raccontano, in maniera scanzonata, che i santi e gli eroi di oggi non sono solo quelli che sacrificano la propria vita con gesta memorabili ma sono – anche e soprattutto – quelli che combattono quotidianamente per avere un posto nel mondo.

Il catalogo della mostra è edito da Bao Publishing, in continuità con la pubblicazione di tutti i libri Zerocalcare in Italia.


Uffici Stampa Minimondi Eventi
Patrizia Renzi patrizia@renzipatrizia.com
Giulia Magi giuliamagi@gmail.com

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Ufficio Stampa Comune di Milano
Elena Conenna | elenamaria.conenna@comune.milano.it

Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani | ct@arthemisia.it

MOSTRA ITINERANTE: Torino-Genova, una rotaia lunga 170 anni :1853-2023

Strada ferrata Torino Genova

“1853-2023, Torino-Genova, una rotaia lunga 170 anni”

dal 7 dicembre a Palazzo Monferrato, Alessandria 
Via S. Lorenzo, 21

Nella mostra è possibile ripercorrere, tramite illustrazioni e immagini multimediali, la storia della realizzazione della prima importante infrastruttura su rotaia della storia italiana. Arteria fondamentale per collegare la capitale del regno di Sardegna e il suo porto sul mar Ligure.  

A Palazzo Monferrato di Alessandria, dal 7 dicembre 2022 al 5 febbraio 2023, è aperta al pubblico  la mostra “1853-2023, Torino-Genova, una rotaia lunga 170 anni”, dove è possibile ripercorrere, tramite illustrazioni e immagini multimediali, la storia della realizzazione della prima importante infrastruttura su rotaia della storia italiana e dove in contemporanea si propongono alcuni elementi di riflessione e di confronto tra le problematiche del periodo immediatamente precedente l’Unità nazionale. 

Ponte sul Po a Moncalieri

Il percorso espositivo articola il proprio racconto lungo alcune principali sezioni tematiche: Introduzione; L’attività preparatoria (1825-1845); I promotori del progetto: Camillo Cavour e Carlo Alberto; Il cantiere (1848-1853), luogo di sperimentazioni tecniche e tecnologiche; L’immagine della ferrovia attraverso la lente degli artisti; Evoluzione delle stazioni e del materiale viaggiante; La Torino-Genova e lo sviluppo del Nord-Ovest; Gli sviluppi attuali e futuri della linea.

Tratto Asti-Alessandria

Oltre ai pannelli che sviluppano le singole sezioni, la mostra dispone di un tavolo con tecnologia touch screen, sul quale è possibile selezionare e ingrandire le 15 incisioni che il pittore svizzero Carlo Bossoli ha realizzato nel 1853 per un volume pubblicato a Londra (The Railway between Turin and Genoa), e inoltre consultare fin nei più minuti dettagli una planimetria di fine Ottocento che descrive le dotazioni tecnologiche della linea.

Il progetto espositivo è promosso dal Comitato per i 170 anni della linea ferroviaria, un organismo nato nell’ambito della Fondazione SLALA (Sistema Logistico del Nord-Ovest), in collaborazione con la Camera di Commercio di Alessandria-Asti, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, il Comune di Alessandria, e l’Università del Piemonte Orientale. 

Genova cerimonia ufficiale di inaugurazione alla presenza del sovrano Vittorio Emanuele II

Il format prescelto è quello di una mostra itinerante che possa essere ospitata presso le principali città collocate lungo i 165 chilometri della tratta ferroviaria: in particolare, Torino, Asti, Alessandria, Novi Ligure e Genova. 

Il racconto di questa storia affascinante – perché “è su questa linea che si è fatta l’Italia” – è affidato a un progetto curato da Roberto Livraghi, presidente del Comitato per i 170 anni della linea ferroviaria, e allestito da Line.lab di Giorgio Annone. 


La mostra di Alessandria è realizzata con la speciale collaborazione operativa di: ALEXALA, Circuito Cultura e Territorio, ASM Costruire Insieme, DLF Alessandria-Asti, Fondazione FS, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, RFI-Rete Ferroviaria Italiana.

sito web https://toge170.org
Tel 0131 313404

L’inaugurazione è prevista mercoledì 7 dicembre alle ore 18 e la mostra rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 5 febbraio con i seguenti orari: venerdì 16-19; sabato e domenica 10-13 e 16-19.  L’ingresso è gratuito e il biglietto è cumulativo per il museo “Alessandria Città delle Biciclette”, ospitato al terzo piano dello stesso Palazzo Monferrato.

Melina Cavallaro
Uff. stampa & Promozione FREE TRADE Roma 
Valerio De Luca resp. addetto stampa
Via Piave 74 – 00198 Roma – www.freetrade.it  Skypecavallaro.melina

Roma: Street Art For Rights 2022 presenta in anteprima il muro finito di ETNIK

Etnik al lavoro su di un muro del quartiere Settecamini
Foto di © Elenoire

Street Art for Rights 2022

La street art per l’Agenda 2030 ONU

In anteprima le foto del muro finito di ETNIK, uno degli street artist più affermati al mondo grazie al suo inconfondibile stile

Roma è pronta ad accogliere un nuovo capolavoro dell’urban art internazionale grazie a Street Art For Rights, il festival che dal 2020 vuole raccontare e diffondere la cultura della sostenibilità attraverso la street art. Al centro del progetto i 17 Sustainable Development Goals (SDGs) dell’agenda 2030 ONU: l’idea è quella di filtrare i 17 Goals con l’occhio dell’arte contemporanea promuovendo la realizzazione di 17 opere murarie da parte di diversi street artist nell’ottica di portare questioni sociali, economiche e culturali sui muri dei quartieri periferici della capitale, in zone conosciute per situazioni di forte difficoltà.

Rispetto per l’ambiente e arte si fondono quindi nella street art, vale a dire il linguaggio figurativo nato in strada. Scopo principe di questa espressione artistica è, infatti, la riqualificazione delle periferie tramite l’abbellimento di edifici e strutture civiche già esistenti. Combattere il grigiore del cemento con la vivacità dei colori, rendendo le città più belle e vivibili e allo stesso tempo trasmettere messaggi in maniera diretta, senza filtri o censure. Anche le strade e i muri possono diventare un mezzo per denunciare le cause del cambiamento climatico. Così writer e artisti di tutto il mondo grazie a Street Art For Rights regalano alla Capitale momenti di riflessione con opere che sensibilizzano le persone al rispetto dell’ambiente.

Dopo le opere di Attorep, Natalia Rak, Barbara Oizmud, Manuela Merlo in arte HUMAN, NSN997, Davide Toffolo e Marqus, scopriamo in anteprima il muro finito di Etnik realizzato nel quartiere Settecamini.

Obiettivo 12 – Consumo sostenibile
Etnik – Quartiere Settecamini

L’urban artist di fama internazionale Etnik, attivo da oltre 30 anni nella scena dell’arte urbana, per il suo murales si è ispirato al goal numero 12 con ‘‘La Casa nella Casa”, il titolo del suo lavoro che oltre ad essere una visione sulla vera e propria architettura abitativa dedicata ai temi ecologici e di riciclo è allo stesso tempo uno spunto a lavorare su se stessi, sulle nostre abitudini quotidiane. Con le sue illustrazioni geometriche fatto di forme, volumi e cromatiche che talvolta portano a figure astratte, Etnik vuole rappresentare l’equilibrio precario dell’essere umano e l’incessante velocità del mondo contemporaneo. Etnik anche con questo muro porta avanti una personale ricerca artistica capace di veicolare un forte messaggio, il punto di vista dell’artista sulla città e le parti di cui si compone, e con esso sviluppare la sua peculiare poetica.

Etnik

Chi è Etnik? 

Artista di origine svedese attualmente di stanza a Torino, è attivo nella scena graffiti writing sin dai primi anni ’90. È attualmente uno degli street artist più affermati al mondo grazie al suo inconfondibile stile. Durante la sua carriera ha ricercato sempre una nuova strada per superare i limiti classici della disciplina portando la pittura murale ad alti livelli, ideando e organizzando anche eventi che hanno messo in contatto i migliori artisti del panorama europeo. Dal 2001 il suo modo di dipingere comincia ad evolversi verso forme geometriche e architettoniche, partendo dal lettering che diviene la base su cui Etnik imposta l’intero impianto concettuale e compositivo della sua ricerca artistica. Oggi lavora nel suo studio a Torino, viaggiando molto per realizzare wall painting di grandi dimensioni e partecipare ad esposizioni in galleria in tutto il mondo.

Il progetto, ideato e diretto da Giuseppe Casa e curato da Oriana Rizzuto, è organizzato dall’associazione culturale Taste & Travel in collaborazione con MArteSocial e MArteGallery e prevede un programma triennale di attività volte alla futura creazione di un museo a cielo aperto, pubblico e gratuito, al di fuori dei percorsi più battuti della Capitale.

Il progetto, promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale, è vincitore dell’Avviso Pubblico Contemporaneamente Roma 2020-2021-2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE.

Street Art for RIGHTS è organizzato dall’Ass. cult. Taste & Travel, e fa parte delle attività sviluppate da MArteSocial, un incubatore   incentrato sulla sensibilizzazione di problematiche sociali attraverso progetti artistico-culturali che possano generare un impatto positivo sugli abitanti dei quartieri meno serviti che chiedono a gran voce servizi, cultura e integrazione. Street art for Rights è prodotto da MArtegallery e e fa parte dei progetti speciali all’interno della #BiennaleMArteLive, appuntamento biennale multiartistico e a carattere internazionale.


INFORMAZIONI UTILI
STREET ART FOR RIGHTS – III EDIZIONE

CONTATTI
Sito: www.streetartforrights.it
Mail: info@streetartforrights.it – info@martegallery.it
Facebook: www.facebook.com/StreetArtForRights/
Instagram: www.instagram.com/streetartforrights_/

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

051 6569105 – 392 2527126             
info@culturaliart.com 
www.culturaliart.com
Facebook: Culturalia 
Instagram: Culturalia_comunicare_arte
Linkedin: Culturalia di N