Padova, Centro culturale Altinate, San Gaetano: American Beauty, la Rosa da un milione di dollari

AMERICAN BEAUTY

Centro culturale Altinate | San Gaetano, Padova

13 settembre 2023 – 21 gennaio 2024

Mostra a cura di Daniel Buso. Organizzata da ARTIKA in collaborazione con Kr8te e la Città di Padova.

Negli Stati Uniti di fine Ottocento, l’American Beauty era popolarmente conosciuta come la “rosa da un milione di dollari”. Espressione impiegata per indicare il costo, per molti irraggiungibile, necessario ad ottenere un mazzo da donare all’innamorata: 2 dollari per ciascuna delle rose dal lungo, elegante stelo. Cifra, all’epoca, davvero altissima.

Alfred Hitchcock ne mandò enormi mazzi a Vera Miles, per convincerla a recitare nei suoi film.

Questa fortunata cultivar di rose Tea era stata creata in Francia da Henri Lédéchaux, con il nome di Madame Ferdinand Jamin. Un ibrido che dava rose di un cremisi brillante, con un fiore ricco di una cinquantina di petali, molto profumato, posto su uno stelo lungo e rigido, Coltivate in serra, le American Beauty erano perfette per trarne elegantissimi mazzi. Nei giardini offre fioriture prolungate, molto appariscenti sul fogliame verde scuro. Esportata in America con il nuovo nome di “American Beauty”, la Madame Ferdinand Jamin conquistò il mercato, tanto da essere, negli anni Venti, la cultivar di rosa più venduta negli States. Una popolarità che l’ibrido non riuscì a conquistarsi altrove.

Alla America Beauty hanno reso omaggio numerosi compositori e musicisti. Frank Sinatra l’ha cantata in “America Beauty Rose”, del 1950. Josep Heller in “Comma 22” descrive un anziano italiano che ferisce a un occhio il maggiore de Coverly, lanciandogli contro una American Beauty. Impossibile poi non citare il film omonimo, Premio Oscar del 1999.

American Beauty è il fiore ufficiale della città di Washington nel Distretto della Colombia, nonché simbolo della catena di negozi della Lord & Taylor, oltre che di diverse confraternite americane.


A cura di
Daniel Buso
 
Mostra organizzata da
ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni
 
In collaborazione con
Città di Padova e Kr8te
 
Spazio espositivo
Centro culturale Altinate | San Gaetano, Padova
 
Periodo espositivo
dal 13 settembre 2023 al 21 gennaio 2024
 
Per informazioni
+39 351 809 9706
email: mostre@artika.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. 049.663499 rif. Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Bologna: ART BEATS – Un progetto diffuso per incontrare, vedere e ascoltare l’arte

ART BEATS – Musei Civici di Bologna in Musica

Un progetto diffuso per incontrare, vedere e ascoltare l’arte promosso da Settore Musei Civici Bologna e AEB Industriale

16 – 17 settembre 2023
Bologna, varie sedi
Ingresso gratuito

Il Settore Musei Civici Bologna e AEB Industriale, azienda leader internazionale nel settore dell’audio professionale con sede a Crespellano (BO), sono lieti di annunciare una nuova partnership per regalare cultura alla città di Bologna.
In occasione del cinquantesimo anniversario della sua nascita, AEB Industriale ha scelto i musei civici felsinei per festeggiare e condividere questo importante traguardo, offrendo al pubblico un doppio dono: la gratuità di ingresso ai Musei Civici di Bologna durante un fine settimana e la fruizione del progetto diffuso ART BEATS – Musei Civici di Bologna in Musica che unisce arte e musica per un’innovativa modalità di fruizione e partecipazione.
Il Settore Musei Civici Bologna e AEB Industriale hanno creato insieme un progetto culturale per l’inclusione e la partecipazione.

Nelle giornate di sabato 16 e domenica 17 settembre 2023, i visitatori potranno accedere a titolo eccezionalmente gratuito in sette sedi museali selezionate tra tutte e sei le aree disciplinari in cui si articola il Settore Musei Civici Bologna, nei rispettivi orari di apertura: Museo Civico ArcheologicoMuseo Civico MedievaleCollezioni Comunali d’ArteMAMbo – Museo d’Arte Moderna di BolognaMuseo internazionale e biblioteca della musicaMuseo del Patrimonio Industriale e Museo civico del Risorgimento.

Oltre che alla visione e al dialogo con l’arte, il pubblico sarà invitato all’ascolto di sette installazioni sonore, ognuna ispirata alle collezioni del museo associato, commissionate da AEB Industriale ad altrettanti compositori e musicisti, esponenti della poliedrica scena artistica bolognese. La suggestione visiva di questi sette luoghi di cultura della città si trasformerà così in note musicali per offrire una coinvolgente esperienza immersiva ai visitatori. Attraverso la creazione di un QR Code ogni composizione resterà a disposizione del museo associato in via permanente, per permettere a tutti gli interessati di scaricarle in occasione della loro visita.

Per Eva Degl’Innocenti, direttrice Settore Musei Civici Bologna:
“La collaborazione con AEB Industriale, basata sulla co-progettazione culturale per la produzione di nuove opere sonore, rappresenta una modalità virtuosa di collaborazione pubblico-privata che ci consente di offrire gratuitamente al pubblico una nuova esperienza di fruizione dei nostri musei e di valorizzare un patrimonio e una terra che sono artefici di eccellenza in ogni settore”.

Per Arturo Vicari, fondatore e amministratore delegato di AEB Industriale:
“La passione per la musica e il desiderio di far arrivare a migliaia di persone le emozioni che i grandi artisti sono capaci di suscitare mi hanno guidato nel far crescere AEB Industriale. Una storia aziendale di successo che compie cinquant’anni e che desidero condividere con la città di Bologna regalando l’emozione di entrare in un museo dove l’arte possa essere vista e ascoltata”.

Con questa importante iniziativa frutto di una convenzione con i Musei Civici di Bologna, AEB Industriale, azienda fondata a Bologna nel 1973, vuole raccontare la lunga strada percorsa nel segno di una crescita comune, valorizzando in maniera originale un patrimonio culturale di grande eccellenza, sottolineando il suo legame con la città e contribuendo a diffondere la cultura e la passione per la musica. Una passione che si è trasformata negli anni in un’esperienza pluridecennale nel settore dell’audio professionale, che ha portato l’azienda a diventare leader a livello internazionale nella progettazione e produzione di impianti di sonorizzazione per grandi eventi in tutto il mondo.


Settore Musei Civici Bologna

Il Settore Musei Civici Bologna racconta, attraverso le sue collezioni, l’intera storia dell’area metropolitana bolognese, dai primi insediamenti preistorici fino alle dinamiche artistiche, economiche, scientifiche e produttive della società contemporanea.
Un unico percorso diffuso sul territorio, articolato per aree tematiche. Archeologia, storia, storia dell’arte, musica, patrimonio industriale e cultura tecnica sono i grandi temi che è possibile affrontare, anche attraverso percorsi trasversali alle varie sedi.
Fanno parte del Settore Musei Civici Bologna: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Morandi e Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica, Museo Civico Archeologico, Museo Civico Medievale, Collezioni Comunali d’Arte, Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, Museo del Tessuto e della Tappezzeria “Vittorio Zironi”, Museo del Patrimonio Industriale, Museo civico del Risorgimento, Museo internazionale e biblioteca della musica, oltreché lo spazio espositivo di Villa delle Rose.
Il Settore Musei Civici Bologna si occupa inoltre del progetto di valorizzazione culturale del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna.

AEB Industriale

AEB Industriale è un’azienda leader a livello internazionale nella progettazione, produzione e commercializzazione di prodotti e sistemi per l’audio professionale e la sonorizzazione pubblica con sede a Crespellano. Fondata a Bologna nel 1973 dall’Ing. Arturo Vicari, l’azienda è oggi presente in 135 paesi e fornisce impianti di sonorizzazione per i più importanti concerti al mondo e per manifestazioni di rilievo nazionale come il Festival di Sanremo di cui è stata fornitore negli ultimi cinque anni. L’export rappresenta Il 91% del fatturato di AEB Industriale che punta in primo luogo sulla qualità tecnologica dei suoi prodotti, investendo in Ricerca & Sviluppo l’8% del fatturato.
AEB Industriale è l’anima fondatrice di uno dei gruppi leader in questo settore; gruppo che nel 2023 prevede un fatturato superiore ai 240 milioni di euro e di cui Arturo Vicari è CEO.


Informazioni

Settore Musei Civici Bologna

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Twitter: @bolognamusei

AEB Industriale S.r.l.
Via Giacomo Brodolini 8, 40056 Crespellano (BO)
Tel. +39 051 969870
info@dbtechnologies-aeb.com
www.dbtechnologies.it
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LinkedIn: dBTechnologies
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Uffici Stampa
Settore Musei Civici Bologna

Tel. 051 6496653 / 6496620
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Elisa Maria Cerra elisamaria.cerra@comune.bologna.it
Silvia Tonelli silvia.tonelli@comune.bologna.it

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5- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: All’albergo

5- All’albergo

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

Ed ora i lettori vengano con me all’albergo a prendere un po’ di respiro.
Una gran parte di quello che ho descritto fin qui, il mio amico ed io lo vedemmo il giorno stesso dell’arrivo: immagini chi legge come dovessimo aver la testa ritornando all’albergo sul far della notte. Per strada non si disse una parola, e appena entrati nella camera, ci lasciammo cadere sul sofà guardandoci in viso e domandandoci tutt’e due insieme:
– Che te ne pare?
– Che cosa ne dici?
– E pensare ch’io son venuto qui per dipingere!
– Ed io per scrivere!
E ci ridemmo sul viso in atto di fraterno compatimento.

Quella sera, infatti, ed anche per vari giorni dopo, sua maestà Abdul-Aziz m’avrebbe potuto offrire in premio una provincia dell’Asia Minore, che non sarei riuscito a metter insieme dieci righe intorno alla capitale dei suoi Stati, tanto è vero che per descrivere le grandi cose bisogna farsi di lontano, e per ricordarsene bene, averle un po’ dimenticate. E poi come avrei potuto scrivere in una camera da cui si vedeva il Bosforo, Scutari e la cima dell’Olimpo? L’albergo stesso era uno spettacolo. A tutte le ore del giorno, per le scale e pei corridoi, andava e veniva gente d’ogni paese. Alla tavola rotonda sedevano ogni giorno venti nazioni. Desinando, non mi potevo levar dalla testa d’essere un delegato del governo italiano, e di dover prendere la parola alle frutta su qualche grande questione internazionale. C’erano visi rosei di lady, teste scapigliate d’artisti, grinte d’avventurieri da batterci moneta sopra, testine di vergini bizantine a cui non mancava che il nimbo d’oro, facce bizzarre e sinistre; e ogni giorno cangiavano. Alle frutta, quando tutti parlavano, pareva d’essere nella torre di Babele. Vi conobbi fin dal primo giorno parecchi russi infatuati di Costantinopoli. Ogni sera ci ritrovavamo là, di ritorno dai punti estremi della città, e ognuno aveva un viaggio da raccontare. Chi era salito in cima alla torre del Seraschiere, chi aveva visitato i cimiteri di Eyub, chi veniva da Scutari, chi aveva fatto una corsa sul Bosforo; la conversazione era tutta ordita di descrizioni piene di colori e di luce; e quando mancava la parola, i vini dolci e profumati dell’Arcipelago facevano da suggeritori. C’erano pure alcuni miei concittadini, bellimbusti danarosi, che mi fecero divorar molta stizza, perché dalla minestra alle frutta non facevano che dire ira d’Iddio di Costantinopoli: e che non c’eran marciapiedi, e che i teatri erano oscuri, e che non si sapeva come passar la sera. Erano venuti a Costantinopoli per passar la sera. Uno di costoro aveva fatto il viaggio sul Danubio. Gli domandai se gli era piaciuto il gran fiume. Mi rispose che in nessuna parte del mondo si cucinava lo storione come sui piroscafi della reale e imperiale Compagnia austriaca. Un altro era un tipo amenissimo di viaggiatore amoroso; uno di coloro che viaggiano per sedurre, col taccuino delle conquiste. Era un contino lungo e biondo, largamente dotato dell’ottavo dono dello Spirito Santo, che quando il discorso cadeva sulle donne turche, chinava la testa con un sorriso misterioso, e non pigliava parte alla conversazione se non con mezze parole troncate sempre artificialmente da una sorsata di vino. Arrivava tutti i giorni a desinare un po’ più tardi degli altri, tutto ansante, coll’aria d’averla fatta al Sultano un quarto d’ora prima, e tra un piatto e l’altro faceva passare di tasca in tasca, con molta cautela, dei bigliettini piegati, che dovevano parere lettere d’odalische, ed erano sicurissimamente note d’albergo. Ma i soggetti che s’inciampano in questi alberghi di città cosmopolite! Bisogna esserci stati per crederci. V’era un giovane ungherese, sulla trentina, alto, nervoso, con due occhi diabolici e una parlantina febbrile, il quale, dopo aver fatto il segretario d’un ricco signore a Parigi, era andato ad arruolarsi fra gli zuavi francesi in Algeria, era stato ferito e preso prigioniero dagli Arabi, poi scappato nel Marocco, poi ritornato in Europa e corso all’Aja a chiedere il grado d’ufficiale per andare a combattere contro gli Accinesi; respinto all’Aja, aveva deciso di arruolarsi nell’esercito turco; ma passando a Vienna per venire a Costantinopoli, s’era preso una palla di pistola nel collo, in un duello per una donna, e faceva vedere la cicatrice; respinto anche a Costantinopoli, – cos’ho da fare? – diceva – je suis enfant de l’aventure; bisogna bene ch’io mi batta; ho già trovato chi mi conduce alle Indie, – e mostrava il biglietto d’imbarco –; mi farò soldato inglese; nell’interno c’è sempre qualcosa da fare; io non cerco che di battermi; che cosa m’importa di morire? Tanto ho un polmone rovinato. – Un altro bell’originale era un francese, la cui vita pareva non fosse altro che una perpetua guerra colla posta: aveva una questione pendente con la posta austriaca, colla francese, coll’inglese; mandava articoli di protesta alla Neue Freie Presse; lanciava impertinenze telegrafiche a tutte le stazioni postali del continente, aveva ogni giorno un diverbio a qualche finestrino di posta, non riceveva una lettera a tempo, non ne scriveva una che arrivasse dov’era mandata, e raccontava a tavola tutte le sue disgrazie e tutte le sue baruffe, concludendo sempre coll’assicurarci che la Posta gli avrebbe accorciata la vita. Mi ricordo pure d’una signora greca, un viso di spiritata, vestita bizzarramente, e sempre sola, che ogni sera si alzava da tavola a metà del desinare, e se n’andava dopo aver fatto sul piatto un segno cabalistico di cui nessuno riuscì mai a capire il significato. Non ho più dimenticata nemmeno una coppia valacca, un bel giovane sui venticinque anni e una giovanetta sul primo sboccio, comparsi una sera sola, che erano indubitatamente due fuggiaschi; lui rapitore, lei complice; perché bastava fissarli un momento per farli arrossire, e ogni volta che s’apriva la porta, scattavano come due molle. Di chi altri mi ricordo? di cento altri, se ci pensassi. Era una lanterna magica. Ci divertivamo, il mio amico ed io, i giorni dell’arrivo d’un piroscafo, a veder entrare la gente per la porta di strada: tutti stanchi, sbalorditi, qualcuno ancora commosso dallo spettacolo della prima entrata; facce che dicevano: – Che mondo è questo? Dove siamo venuti a cascare? – Un giorno entrò un giovinetto, arrivato allora, che pareva matto dalla contentezza di essere finalmente a Costantinopoli, sogno della sua infanzia, e stringeva con tutt’e due le mani la mano di suo padre; e suo padre gli diceva con voce commossa: – Je suis heureux de te voir heureux, mon cher enfant. – Poi passavamo le ore calde alla finestra a guardare la Torre della fanciulla, che s’alza, bianca come la neve, sopra uno scoglio solitario del Bosforo, in faccia a Scutari; e mentre fantasticavamo sulla leggenda del principe di Persia che va a succhiare il veleno dal braccio della bella sultana, morsicata dall’aspide, da una finestra della casa in faccia, ogni giorno alla stessa ora, un ragazzo di cinque anni ci faceva le corna. Tutto era curioso in quell’albergo. Fra le altre cose, dinanzi alla porta, trovavamo ogni sera uno o due soggetti di faccia equivoca, che dovevano essere provveditori di modelle per i pittori, e che pigliando tutti per pittori, a tutti domandavano a bassa voce: – Una turca? una greca? un’armena? un’ebrea? una nera?


Edmondo De Amicis
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Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.