Arte che rinfranca le menti (e i cuori): le mostre di fine estate e gli appuntamenti di inizio autunno

ARTE CHE RINFRANCA LE MENTI (E I CUORI)
Le mostre di fine estate e gli appuntamenti di inizio autunno

Cari lettori
In attesa di ritrovarci dopo la pausa estiva, Vi segnalo le mostre che proseguono e quelle che inaugureranno. Vi ringrazio molto e vi auguro una buona estate.

Take care and live art

Vincenzo Scolamiero – Di terra, acqua e vento
Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz – Viterbo (VT)

Fino al 9 settembre 2023 Il Museo Nazionale Etrusco di Rocca Albornoz dall’8 luglio al 9 settembre 2023 accoglie nel salone e negli ambienti del mezzanino la personale di Vincenzo Scolamiero, artista romano di vasta esperienza espositiva italiana e internazionale, nonché docente di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma. …

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tredici vite – l’arte contemporanea abita la terra
Giardino L’Olivella – Azienda Agricola L’Olivella – Frascati (RM)

Fino al 3 settembre 2023 Dal 18 giugno al 3 settembre 2023 il Giardino L’Olivella – Azienda Agricola L’Olivella ospita la mostra collettiva tredici vite – l’arte contemporanea abita la terra: il progetto, ideato da Francesco Petrone e curato da Chiara Guidoni, organizzato in collaborazione con Andrea Carfagna, direttore artistico del Giardino L’Olivella, accoglie le opere di Bankeri, Mauro Cuppone, Paolo Garau, Pino Genovese, Roberta Mandoliti, Veronica Montanino, Monica Pennazzi, Francesco Petrone, Maria Pia Picozza, Toni Ripa, Massimo Ruiu, Alberto Timossi e Raffaele Vitto. …

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A-HEAD Project: Angelo Gallo – T(w)O EDGE due bordi_al limite
Museo dei Brettii e degli Enotri – Cosenza (CS)

Fino al 17 settembre 2023 il Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza ospita il nuovo progetto installativo promosso da A-HEAD_Angelo Azzurro ONLUST(w)O EDGE due bordi_al limite di Angelo Gallo a cura di Simona Spinella e con i testi critici di Simona Spinella e Giuseppe Capparelli. …

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Primarosa Cesarini Sforza – La materia e il perimetro
Musei di Villa Torlonia – Casino dei Principi – Roma (RM)
Fino al 10 settembre 2023

Fino al 10 settembre 2023 al Casino dei Principi la retrospettiva PRIMAROSA CESARINI SFORZA LA MATERIA E IL PERIMETRO: l’esposizione ripercorre i 50 anni di attività dell’artista, nel costante confronto con la materia che l’ha portata a sperimentare le più disparate tecniche e materiali per dare forma al suo processo creativo …

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XIV EDIZIONE LAND ART AL FURLO: Il Cammino di Sant’Anna del Furlo
Casa degli Artisti di Sant’Anna del Furlo – Fossombrone (PU)
Inaugurazione 2-3 settembre 2023

Il 2 settembre 2023 si inaugura la XIV edizione della Land Art al Furlo che prevede diverse iniziative che si svolgeranno dal 2 al 17 settembre, mentre il parco con tutte le opere rimane visitabile per tutto l’anno. Continua infatti il Cammino di Sant’Anna del Furlo, un percorso che si snoda dentro il bosco di Sant’Anna, e che vedrà il suo completamento nel 2024 con 100 “piazzole”, un’opera collettiva che parteciperà aPesaro 24 Capitale della Cultura. …

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Mycelium – Residenza artistica
Roccamonfina (CE)Mostra – evento novembre 2023

Si conclude la seconda parte del progetto Mycelium: una settimana di co-creazione tra arte, disabilità e maestranze locali, nel borgo e nei boschi di Roccamonfina, i cui risultati verranno presentati nel mese di novembre all’interno di una mostra-evento. …

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Ufficio stampa
Roberta Melasecca – Melasecca PressOffice / Interno14 next
roberta.melasecca@gmail.com – info@melaseccapressoffice.it
www.melaseccapressoffice.it

Bologna, Museo Civico Archeologico: Sekhmet, la Potente. Una leonessa in città

Sekhmet, la potente. Una leonessa in città
Veduta di allestimento, Museo Civico Archeologico, Bologna, 2021
Foto Alessandro Galli | Courtesy Settore Musei Civici Bologna

Museo Civico Archeologico | via dell’Archiginnasio 2

Sekhmet, la Potente. Una leonessa in città

A cura di Daniela Picchi

Periodo di apertura: fino al 31 dicembre 2023

Orari di apertura: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi: ore 10-19; chiuso martedì non festivi
Ingresso con biglietto museo: intero € 6 | ridotto € 4 | ridotto speciale € 2 giovani 19-25 anni | gratuito possessori Card Cultura
Telefono: 051 2757211

Sitoweb: 

www.museibologna.it/archeologico

Fino al 31 dicembre 2023 un’ospite di eccezionale rilievo ha trovato dimora presso il monumentale atrio di Palazzo Galvani grazie alla generosa collaborazione del Museo Egizio di Torino ha concesso in prestito uno dei suoi capolavori più rappresentativi: una statua colossale di Sekhmet, materializzazione terrestre della temibile divinità egizia con testa di leonessa e corpo di donna, di cui il museo torinese conserva una delle più grandi collezioni al di fuori dell’Egitto, composta da 21 esemplari.
Divinità dalla natura ambivalente, al contempo di potenza devastatrice e dispensatrice di prosperità, Sekhmet, ovvero “la Potente”, venne raffigurata in varie centinaia di statue per volere di Amenhotep III, uno dei faraoni più noti della XVIII dinastia (1388-1351 a.C.), allo scopo di adornare il recinto del suo “Tempio dei Milioni di Anni” a Tebe Ovest.
Alcuni studiosi ipotizzano che il gigantesco gruppo scultoreo fosse composto da due gruppi di 365 statue, una in posizione stante e una assisa per ogni giorno dell’anno, così da creare una vera e propria “litania di pietra”, con la quale il faraone voleva pacificare Sekhmet tramite un rituale quotidiano. La regolarità dei riti in suo onore servivano infatti a placarne l’ira distruttrice che la caratterizzava quale signora del caos, della guerra e delle epidemie, trasformandola in una divinità benevola e protettrice degli uomini.
Nella collezione egizia del Museo Civico Archeologico di Bologna è presente il busto di una di queste sculture che – grazie al confronto con la Sekhmet seduta in trono proveniente dal Museo Egizio di Torino – potrà così riacquistare, almeno idealmente, la propria integrità creando una proficua occasione di confronto e ricerca scientifica.
La curatela scientifica è di Daniela Picchi.


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9- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: La vita a Costantinopoli – Il vestire

9- La vita a CostantinopoliIl vestire

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

5


Questo è veramente il periodo di tempo migliore per veder la popolazione musulmana di Costantinopoli, perché nel secolo scorso era troppo uniforme e sarà probabilmente troppo uniforme nel secolo venturo. Ora si coglie quel popolo nell’atto della sua trasformazione, e perciò presenta una varietà meravigliosa. Il progresso dei riformatori, la resistenza dei vecchi turchi, e le incertezze e le transazioni della grande massa che ondeggia fra quei due estremi, tutte le fasi, insomma, della lotta fra la nuova e la vecchia Turchia, sono fedelmente rappresentate dalla varietà dei vestimenti. Il vecchio turco inflessibile porta ancora il turbante, il caffettano e le scarpe tradizionali di marocchino giallo; e i più ostinati fra i vecchi un turbante più voluminoso. Il turco riformato porta un lungo soprabito nero abbottonato fin sotto il mento e i calzoni scuri colle staffe, non conservando altro di turco che il fez. Fra questi, però, i giovani più arditi hanno già buttato via il lungo soprabito nero, portano panciotti aperti, calzoni chiari, cravattine eleganti, gingilli, mazza e fiori all’occhiello. Fra quelli e questi, fra chi porta caffettano e chi porta soprabito, v’è un abisso; non v’è più altro di comune che il nome; sono due popoli affatto diversi. Il turco del turbante crede ancora fermamente al ponte Sirath, che passa sopra all’inferno, più sottile d’un capello e più affilato d’una scimitarra; fa le sue abluzioni alle ore debite, e si rincasa al calar del sole. Il turco del soprabito si ride del Profeta, si fa fotografare, parla francese e passa la sera al teatro. Fra l’uno e l’altro vi son poi i titubanti, dei quali alcuni hanno ancora il turbante, ma piccolissimo, in modo che potranno inaugurare il fez senza scandalo; altri portano ancora il caffettano, ma hanno già inaugurato il fez; altri vestono ancora all’antica, ma non han più né cintura né babbucce, né colori vistosi; e a poco a poco butteranno via tutto il resto. Le donne soltanto conservano tutte l’antico velo e il mantello che nasconde le forme; ma il velo è diventato trasparente e lascia intravvedere un cappelletto piumato, e il mantello copre spesso una veste tagliata sul figurino di Parigi. Ogni anno cadono migliaia di caffettani e sorgono migliaia di soprabiti; ogni giorno muore un vecchio turco e nasce un turco riformato. Il giornale succede al tespì, il sigaro al cibuk, il vino all’acqua concia, la carrozza all’arabà, la grammatica francese alla grammatica araba, il pianoforte al timbur, la casa di pietra alla casa di legno. Tutto si altera, tutto si trasforma. Forse tra meno d’un secolo bisognerà andar a cercare i resti della vecchia Turchia in fondo alle più lontane provincie dell’Asia Minore, come si va a cercare quelli della vecchia Spagna nei villaggi più remoti dell’Andalusia.

Il capitolo è composto da 24 ritratti della città


Edmondo De Amicis
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Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.