Viaggi eco-intelligenti con l’UE WEMED_NATOUR – Fino a settembre per aderire al bando europeo

VIAGGI ECO-INTELLIGENTI, L’UE WEMED_NATOUR ENTRA NELLE SCUOLE
PER UNA NUOVA GENERAZIONE RESPONSABILE

FINO A SETTEMBRE PER ADERIRE AL BANDO PER VIAGGI EDUCATIVI SOSTENIBILI

NEL MEDITERRANEO OCCIDENTALE

29 Agosto 2023

Il progetto europeo WeMed NaTOUR entra nelle scuole per educare le nuove generazioni al turismo sostenibile. I destinatari della mission, infatti, sono anche bambini e giovani. Per Le scuole possono aderire al progetto tramite un bando attivo fino al 25 settembre che porta in classe esperienze legate all’economia blu del mare mista ad attività pratiche in un contesto turistico reale. 

L’obiettivo è diffondere benefici economici per le comunità locali, sensibilizzando e promuovendo l’economia blu e verde sostenibile con buone pratiche e in collaborazione con le piccole e medie imprese turistiche nelle quattro destinazioni pilota di Italia, Spagna, Portogallo e Mauritania. L’approccio “Learn by Visiting” intende promuovere le competenze sociali e di vita sostenendo materie come la biologia, la geografia e le scienze sociali. 

Le scuole statali e private sono sempre più orientate a fornire un’educazione per lo sviluppo sostenibile, ma secondo l’UNESCO, solo il 20% degli insegnanti ritiene di poter spiegare con sicurezza ai bambini come agire quando si tratta di cambiamento climatico e di sviluppo sostenibile. Grazie al progetto sarà possibile per 4 scuole ricevere supporto con contenuti e piani di lezione già pronti nonché supporto da parte di un team specializzato durante tutto l’anno scolastico.

Le lezioni riguarderanno il concetto di turismo, le diverse tipologie di turismo e i loro impatti, e introdurranno i temi del turismo sostenibile e come viaggiare in modo responsabile collegando le nuove conoscenze alla realtà dei partecipanti. Quindi ci saranno le gite nazionali e internazionali che coinvolgeranno i partecipanti con apprendimento multisensoriale, arricchimento culturale ed esperienze pratiche incentrate sull’importanza di ecosistemi equilibrati, conservazione, consumo responsabile delle risorse naturali e prevenzione dell’inquinamento. 

I partecipanti saranno iniziati alla cultura, alle tradizioni e ai passi che le destinazioni pilota stanno adottando per accelerare le tecnologie rinnovabili, le infrastrutture a basse emissioni di carbonio e i viaggi sostenibili, che favoriranno la cittadinanza, le abilità sociali, la tolleranza e l’accettazione, il pensiero critico e l’imprenditorialità tra bambini e studenti. Le attività in classe, le valutazioni e i feedback post-viaggio non solo consolideranno l’apprendimento, ma daranno agli insegnanti e ai bambini l’opportunità di creare un progetto per aumentare i viaggi scolastici in altre aree, con particolare attenzione all’estensione delle stagioni intermedie per creare benefici economici per un’economia sostenibile. imprese turistiche. E’ prevista la partecipazione di almeno 60 studenti e 8 insegnanti 
I viaggi scolastici eco-smart sono rivolti a tre fasce di età: 6-10 e 11-13 anni per i viaggi nazionali in Mauritania e Portogallo, e 14-16 anni per i viaggi internazionali tra Spagna e Italia. Tutti i costi sono interamente finanziati dal progetto.

Per aderire al bando fino al 25 settembre:  https://euwemed-natour.eu/call-for-schools


Reference contacts:
ENIT – Communication Manager
Francesca Cicatelli: francesca.cicatelli@enit.it
Elena di Raco: elena.diraco@enit.it
Sara Landrini: sara.landrini@enit.it
 
X23 Srl – Coordinator
Amal Muntaser: amal.muntaser@x-23.org
Eleonora Ambrosi: eleonora.ambrosi@x-23.org

ENIT – AGENZIA NAZIONALE TURISMO ITALIANO
enit.it

Francesca Cicatelli – resp ufficio stampa Enit –
francesca.cicatelli@enit.it

Direzione Esecutiva
Comunicazione e Ufficio Stampa
VIA MARGHERA 2 – ROMA

VOCI UMANE | 1 settembre. Monza: Ascanio Celestini con Radio Clandestina alla Cappella Espiatoria

VOCI UMANE
Musei e teatro di narrazione

Seconda edizione

24 agosto – 10 settembre 2023

Ideazione di Emanuela Daffra

Direzione artistica di Maria Grazia Panigada

Iniziativa promossa e organizzata dalla Direzione regionale Musei Lombardia

Venerdì 1 settembre
alla Cappella espiatoria di Monza
Ascanio Celestini in “Radio Clandestina”

Venerdì 1 settembre, con inizio alle 20.30, alla Cappella Espiatoria di Monza, quinta serata della edizione 2023 del Festival “Voci Umane. Musei e teatro di narrazione” promosso e organizzato dalla Direzione Regionale Musei della Lombardia (Ministero della Cultura), con la direzione artistica di Maria Grazia Panigada. Il progetto, che coinvolge sette dei Musei statali della Lombardia, è stato ideato dalla direttrice Emanuela Daffra.

Alla Cappella Espiatoria di Monza, luogo che intende ricordare e riparare un atto di violenza, luogo di storia e di memoria, Ascanio Celestini rivive in Radio Clandestina l’eccidio delle Fosse Ardeatine. La storia dei 335 uomini uccisi dai nazisti e sepolti in una cava sull’Ardeatina viene ripercorsa attraverso la memoria orale di chi quei giorni li visse direttamente nella loro drammatica veridicità e riconsegnata a noi, attraverso il teatro, per non dimenticare.

Radio clandestina. Roma, le Fosse Ardeatine, la Memoria, prodotto da Fabbrica srl, è uno spettacolo di Ascanio Celestini tratto da “L’Ordine è già stato eseguito”, testo di Alessandro Portelli. È la storia degli uomini sepolti da tonnellate di terra in una cava sull’Ardeatina e delle donne che li vanno a cercare, delle mogli che lavorano negli anni ’50 e dei figli e dei nipoti che quella storia ancora la raccontano.

Il 23 marzo 1944 i Gruppi d’Azione Patriottica attaccano una colonna tedesca di polizia in Via Rasella, il 24 marzo per rappresaglia i nazisti uccideranno 335 persone in una cava sulla via Ardeatina. Il 25 marzo sui giornali di Roma compaiono le parole dei nazisti che annunciano tanto l’azione dei partigiani quanto l’eccidio che seguì. Questa sembra una storia che inizia un giorno e termina due giorni dopo, che si consuma in poche ore. Ma nel libro “l’ordine è già stato eseguito” di Alessandro Portelli, vincitore del Premio Viareggio, questa storia di poche ore viene inserita nella storia dei 9 mesi di occupazione nazista a Roma, e poi in quella dei 5 anni della guerra, dei 20 anni del fascismo: nella storia orale di Roma che diventa capitale e inizia velocemente a cambiare. “Il libro si fonda su circa 200 interviste a singole persone” a testimoniare che questa non è la storia di quei tre giorni, ma qualcosa di vivo e ancora riconoscibile nella memoria di una intera città. Un mito raccontato al rovescio…

Ascanio Celestini

Ascanio Celestini, popolare attore teatrale, è anche regista cinematografico, scrittore e drammaturgo. “Mi chiamo Ascanio Celestini, figlio di Gaetano Celestini e Comin Piera” – così egli si presenta – “Mio padre rimette a posto i mobili, mobili vecchi o antichi è nato al Quadraro e da ragazzino l’hanno portato a lavorare sotto padrone in bottega a San Lorenzo. Mia madre è di Tor Pignattara, da giovane faceva la parrucchiera da uno che aveva tagliato i capelli al re d’Italia e a quel tempo ballava il liscio. Quando s’è sposata con mio padre ha smesso di ballare. Quando sono nato io ha smesso di fare la parrucchiera. Mio nonno paterno faceva il carrettiere a Trastevere. Con l’incidente è rimasto grande invalido del lavoro, è andato a lavorare al cinema Iris a Porta Pia. La mattina faceva le pulizie, pomeriggio e sera faceva la maschera, la notte faceva il guardiano. Sua moglie si chiamava Agnese, è nata a Bedero. Io mi ricordo che si costruiva le scarpe coi guanti vecchi. Mio nonno materno si chiamava Giovanni e faceva il boscaiolo con Primo Carnera. Mia nonna materna è nata ad Anguillara Sabazia e si chiamava Marianna. La sorella, Fenisia, levava le fatture e lei raccontava storie di streghe”.

Il biglietto dei singoli spettacoli è incluso nel titolo di ingresso al museo, qualora previsto. La prenotazione è obbligatoria sul portale Eventbrite al link:


Info e contatti:
Tel. +39 02 80294405
vociumane@cultura.gov.it
 
Direzione regionale Musei Lombardia
Ufficio comunicazione e grafica
drm-lom.comunicazione@cultura.gov.it
 
Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499;
roberta@studioesseci.net, referente Roberta Barbaro

Duino Aurisina (Trieste): L’ENERGIA DEI LUOGHI – 9a ed. FESTIVAL DEL VENTO E DELLA PIETRA

A cava

L’ENERGIA DEI LUOGHI – 9a edizione

FESTIVAL DEL VENTO E DELLA PIETRA
Presentato il programma della rassegna che si svilupperà da agosto 2023 a gennaio 2024

“Quest’anno lo sguardo progettuale della 9° edizione della rassegna ‘L’Energia dei Luoghi – Festival del vento e della pietra’ è posto verso la rinascita creativa del Carso che, dopo i numerosi incendi della scorsa stagione estiva, necessita ancor più di opportunità culturali e artistiche, prospettive poetiche e desiderio di futuro”. Lo ha sottolineato la Presidente dell’Associazione CASA C.A.V.E. Contemporary Art Visogliano Vižovlje Europe, Fabiola Faidiga, in occasione della conferenza stampa di presentazione del programma del Festival che si estenderà, fra allegoria e realtà, da fine agosto 2023 e gennaio 2024. Una proposta culturale, turistica e dal forte impatto anche economico-sociale per il territorio: laboratori transfrontalieri di scultura, land art, itinerari creativi, performance nelle cave, mostre d’arte visiva, cinema e incontri letterari, lection magistralis, laboratori per le scuole e alcuni importanti eventi in proiezione GO!25.

“L’obiettivo rinascita” – ha spiegato Fabiola Faidiga, presenti il Sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, il Sindaco del Comune di Duino Aurisina Igor Gabrovec e i rappresentanti delle numerose associazioni e dei partner coinvolti nel progetto – “è perseguito attraverso la ripresa di due importanti protagonisti del Comune di Duino Aurisina, storicizzati e internazionali, i cui temi saranno intesi come significativi catalizzatori di identità e sviluppo e la loro poetica di libertà e incontro fra i popoli sarà analizzata e rapportata alla dimensione contemporanea. Si tratta di uno dei massimi scultori italiani del ‘900, Marcello Mascherini (1906-1983), che scelse la località di Sistiana come abitazione e studio d’artista, e il poeta sloveno Igo Gruden (1893 –1948) nato ad Aurisina e figura di riferimento del nostro territorio bilingue e di tutta Slovenia”.

“Tema importante e caratterizzante del nostro territorio” – ha affermato il Sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza – “basti pensare alle colonne del Magazzino 26 in Porto Vecchio, oggi sede museale ed espositiva, le cui colonne sono tutte in pietra di Aurisina. Pietra che mi piacerebbe poter utilizzare per la necessaria ripavimentazione di piazza dell’Unità d’Italia”.

Nel ringraziare tutti gli organizzatori, il Sindaco di Duino Aurisina, Igor Gabrovec, ha sottolineato la “qualità riconosciuta del Festival del vento e della pietra e il lavoro portato avanti per la valorizzazione di un territorio così ricco di elementi caratterizzanti: dalle cave ai prodotti enogastronomici, alla sua ricchezza storica, naturalistica, archeologica, che si arricchirà a breve anche di un sito dedicato ai resti di dinosauri, grazie ai fossili quasi completi risalenti a 70 milioni di anni fa.”

La Rassegna s’inserisce nel progetto più ampio di KAMEN – Museo Diffuso delle Cave e della Pietra di Aurisina / Muzej Nabrežinskega Kamna in Kamnolomov, organizzata in collaborazione con le aziende marmifere, le associazioni del territorio, la Fondazione Pietro Pittini, la Fondazione Kathleen Foreman Casali, il Comune di Duino Aurisina, la Regione Friuli Venezia Giulia e il Geoparco del Carso.

Alla conferenza stampa erano inoltre presenti Marina Pittini, Presidente della Fondazione Pietro Pittini, Francesco Bordin e Nera Pancino dell’Archivio Marcello Mascherini, Jasna Simoneta presidente del Circolo culturale sloveno SKD Igo Gruden, Katarina Brešan curatrice del Goriški muzej Kromberk – Nova Gorica, Florentia Corsani presidente dell’AssociazIone Luna e l’altra, Valter Gruden della Gramar Marmi, il geologo Marco Manzoni Giovanni Giorgi della Zenith C, il Prof. Matej Perčič dell’Istituto tecnico professionale Sesana Srečko Kosovel sezione disegno in pietra.

Il Festival del vento e della pietra si apre il 30 agosto con le Residenze e Laboratori transfrontalieri di scultura contemporanea, “Il favoloso viaggio nella pietra di Aurisina” che sisvolgeranno fino all’8 settembre presso le aziende Caharija Snc e Gramar Marmi, in collaborazione con Zenith C di Aurisina Cave.

 “In questa edizione” – sottolinea Maddalena Giuffrida, responsabile della Sezione Pietra e ideatrice del progetto insieme a Fabiola Faidiga e alla curatrice Eva Comuzzi, presente in conferenza stampa con Sara Famiani della Sezione Territori, Mila Lazić per la Sezione Visioni e lo scultore Alberto Fiorin tutor delle Residenze di scultura – “i giovani scultori/studenti lavoreranno sugli scarti della lavorazione della pietra e trarranno ispirazione per la realizzazione della loro opera in pietra di Aurisina dalla poesia I cavatori di Aurisina di Igo Gruden (1893 –1948), importante autore di riferimento del territorio bilingue di Duino Aurisina e della Slovenia. Il poeta si interroga sul destino delle povere genti che lavoravano, nel secolo scorso, nelle cave romane di Aurisina e le invita, con linguaggio potente e aulico, a trovare l’energia per affrontare la durezza della vita e le crudeltà della storia, nell’universale desiderio di indipendenza, fratellanza e rispetto per le proprie origini”.I giovani artisti/scultori scelti con una Call internazionale sono: Tjaša Cigoj (Srečko Kosovel Sežana), Christoph Conrad e Anna Theresa Pöll (Akademie der bildenden Künste Wien), Celeste Magnolini (Accademia Belle Arti Venezia), Arianna Palmieri (Accademia Belle Arti Carrara). Maestri scultori Edi Carrer e Alberto Fiorin.

Le opere saranno esposte per un periodo presso le aziende ospitanti e dal 21 ottobre andranno ad arricchire il “Piccolo Parco sculture” di Portopiccolo – Sistiana (Duino Aurisina – Ts), una delle tappe del Museo diffuso, dove sono già esposte le opere realizzate nelle precedenti edizioni del Festival.

Il progetto delle Residenze e dei Laboratori di scultura è realizzato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Venezia, l’Istituto tecnico professionale Sesana Srečko Kosovel sezione disegno in pietra / Šolski Center Srečka Kosovela – Sežana (Slovenia) e il Prof. Matej Perčič, lo Studio Carrer di Pietrasanta, il Comune Duino Aurisina, lo SKD Igo Gruden – Aurisina e l’Agriturismo Juna. Con il particolare contributo della Fondazione Pietro Pittini e il sostegno della Fondazione Kathleen Foreman Casali.

Marcello Mascherini con Chimera 1958 foto Archivio MM

Tra le tante iniziative in programma (di seguito presentato competo), si segnala la mostra di opere e documenti del maestro scultore Marcello Mascherini, che si inaugura giovedì 14 settembre alle ore 18.00 presso DoubleRoom arti visive, in via Canova 9 a Trieste, curata da Massimo Premuda in collaborazione con l’Associazione Culturale Archivio Marcello Mascherini, che propone anche una visita guidata nell’atelier dell’artista a Sistiana, a cura di Francesco e Leonardo Bordin (domenica 15 ottobre).
In mostra a Trieste opere e documenti del maestro scultore, foto di Massimo Gardone, Davide Maria Palusa, Mario Sillani Djerrahian.

Per celebrare i 40 anni dalla morte di uno dei massimi scultori del ‘900 italiano, Marcello Mascherini), un corpus di bronzi, disegni e documenti originali dall’Archivio Mascherini dialoga con le ricerche visive di tre autori che reinterpretano, con occhio contemporaneo, alcune sculture del maestro presenti sul territorio: Bora e Scirocco (1951) provenienti dalla motonave Augustus e attualmente esposti al MuCa di Monfalcone, e Lotta di Chimere (1967), opera collocata in centro a Trieste.
La mostra, in proiezione GO!25, si sposterà presso il Goriški muzej Kromberk – Nova Gorica, nell’ambito dell’ esposizione “Il dinamismo del bronzo”, in collaborazione con la curatrice Katarina Brešan.
Tra gli incontri di approfondimento, sabato 23 settembre, alle ore 19.30, presso il Bacino IVERE 3 / Aurisina Cave (TS), viene proposto un omaggio a Igo Gruden, “Aurisina, le parole della poesia“, nell’anno del 130° anniversario della nascita del poeta. Il Circolo Culturale Sloveno in collaborazione con la Jus Comunella Aurisina, il teatro la Contrada Trieste, il Kinoatelje di Gorizia ed altri soggetti, presenta un racconto multimediale sulla poesia e il messaggio umanistico del grande poeta. Farà da scenografia la Cava in cui si fondono, nel percorso di riconvesione culturale, lavoro umano e natura.

In collaborazione con Triestebookfest, al Circolo Culturale Sloveno Igo Gruden, sabato 18 novembre, presso l’Auditorium (alle 16.30), l’artista e scultore di fama internazionale Marko Pogačnik e lo scrittore, poeta e viandante Luigi Nacci si incontreranno in un dibattito condotto dalla giornalista Martina Vocci.

Marko Pogačnik

Prosegue anche la collaborazione con il progetto multimediale “Fine del confine“, con vari appuntamenti all’Adventure Park Trieste (Ceroglie, Duino Aurisina), al Parco Basaglia a Gorizia e al Parco Castello di Kromberk a Nova Gorica (Slo). Quest’anno – Ideato da Manolo Cocho, Guillermo Giampietro, Maria Campitelli, Fabiola Faidiga – il progetto ha attivato sinergie con l’Associazione Prologo di Gorizia e il Goriški muzej Kromberk – Nova Gorica, in proiezione GO!25, e comprende Land Art, mostre d’arte visiva, incontri culturali, performance, laboratori presso i tre parchi, con la presenza di artisti locali e internazionali.

Tra le novità, un evento legato al 52° Trofeo Bernetti Cup 2023, organizzato dalla Società Nautica Pietas Julia: “La regata del Vento“, una mostra di fotografie di Moreno Faina e Luca Ambrosio, allestimento di Fabiola Faidiga, alle Portopiccolo Art Gallery di Sistiana (inaugurazione 23 settembre, ore 11.00), nell’ambito del progetto MareinFVG.


Ufficio stampa:
Dott.ssa Federica Zar
Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar viale Miramare,
17 • 34135 Trieste Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

9- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: La vita a Costantinopoli – Il bagno

9- La vita a Costantinopoli Il bagno

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

22


Dopo aver fatto un giro per Balata, non è delle peggio, come si dice a Firenze, l’andare a fare un bagno turco. Le case dei bagni si riconoscono di fuori: sono edifizi senza finestre, della forma di piccole moschee, sormontati da una cupola e da alti camini conici, che fumano perpetuamente. Ma prima d’entrare, bisogna pensarci due volte, e domandarsi quid valeant humeri, perché non tutti possono resistere all’aspro governo che si fa d’un uomo fra quelle mura salutari. Io confesso che dopo quello che ne avevo inteso dire, c’entrai con un po’ di trepidazione; e i lettori vedranno che ero da compatire. Ripensandoci, mi sento uscire dalle tempie due goccioline di sudore che aspettano ch’io sia nel vivo della descrizione per filarmi giù̀ per le guance. Ecco dunque quello che fu fatto della mia povera persona. Entro timidamente e mi trovo in una gran sala che mi lascia un momento incerto, se sia un teatro o un ospedale. Nel mezzo zampilla una fontana, coronata di fiori; e lungo le pareti gira una galleria di legno, dove dormono profondamente o fumano sonnecchiando alcuni turchi sdraiati su materasse e ravvolti dalla testa ai piedi in pannolini bianchissimi. Mentre guardo intorno in cerca del bagnaiolo, due tarchiati mulatti seminudi, sbucati non so di dove, mi si rizzano dinanzi come due spettri, e mi domandano tutti e due insieme con voce cavernosa: Hammamun? (bagno?) – Evvet (sì) rispondo con un filo di voce. Mi accennano di seguirli e mi rimorchiano su per una scaletta di legno in una stanza piena di stuoie e di cuscini, dove mi fanno capire che mi debbo spogliare. Mi stringono una stoffa azzurra e bianca intorno alle reni, mi raspano la testa con un pezzo di mussolina, mi fanno infilare due zoccoli colossali, mi pigliano sotto le braccia come un ubbriaco e mi conducono, o piuttosto mi traducono in un’altra sala calda e semi-oscura, dove mi distendono sopra un tappeto e stanno ad aspettare colle mani sui fianchi che mi si ammorbidisca la pelle. Tutti questi apparecchi, che somigliano molto a quelli d’un supplizio, mi mettono addosso una inquietudine, la quale si cangia in un sentimento anche meno onorevole, quando i due aguzzini mi toccano la fronte, si scambiano uno sguardo che significa: – può resistere – e par che vogliano dire: – alla ruota – e ripigliandomi per le braccia mi accompagnano in una terza sala. Qui provo una sensazione stranissima. Mi par d’essere in un tempio sottomarino. Vedo vagamente, a traverso un velo bianco di vapori, delle alte pareti marmoree, delle colonne, degli archi, la volta d’una cupola finestrata, da cui scendono dei raggi di luce rossa, azzurra e verde, dei fantasmi bianchi che vanno e vengono rasente le pareti, e nel mezzo della sala, uomini seminudi distesi sul pavimento come cadaveri, sui quali altri uomini seminudi stanno chinati nell’atteggiamento di medici che facciano un’autopsia. La temperatura della sala è tale che, appena entrato, mi sento tutto in sudore, e mi pare che non potrò più uscir di là che sotto le forme d’un fiumicello, come l’amante d’Aretusa. I due mulatti trasportano il mio corpo in mezzo alla sala e lo adagiano sopra una specie di tavola anatomica, che è una grande lastra di marmo bianco, rilevata dal pavimento, sotto la quale ardono le stufe. La lastra scotta ed io vedo le stelle; ma oramai ci sono e bisogna striderci. I due mulatti cominciano la vivisezione, canterellando una canzonetta funebre. Mi pizzicano le braccia e le gambe, mi premono i muscoli, mi fanno scricchiolare le articolazioni, mi fregano, mi strizzano, mi stropicciano; mi fanno voltar bocconi, e ricominciano; mi rimettono supino, e tornano da capo; mi stirano e mi schiacciano come un fantoccio di pasta, a cui vogliano dare una forma che hanno in mente, e non ci riescano, e ci s’arrabbino; poi pigliano un po’ di respiro; poi di nuovo pizzicotti e strizzatine e schiacciature da farmi temere che sia quello il mio ultimo quarto d’ora. Finalmente, quando tutto il mio corpo schizza acqua come una spugna spremuta, quando mi vedono circolare il sangue sotto la pelle, quando s’accorgono che proprio non ci posso più reggere, tirano sui miei resti da quel letto di tortura, e li portano in un angolo, dinanzi a una piccola nicchia, dove sono due cannelle di rame, che gettano acqua calda e acqua fresca in una vaschetta di marmo. Ma, ahimè! qui comincia un altro martirio. E veramente la cosa piglia un certo andare, che, senza celia, io mi domando se non è il caso di appoggiare un cappiotto a destra e uno scopaccione a sinistra, e di battermela come mi trovo. Uno dei due tormentatori si mette un guanto di pelo di cammello e comincia a fregarmi la schiena, il petto, le braccia e le gambe, colla grazia con cui striglierebbe un cavallo, e la strigliatura si prolunga per la bellezza di cinque minuti. Finita la strigliatura, mi rovesciano addosso un torrente d’acqua tepida, e ripigliano fiato. E lo ripiglio anch’io, ringraziando il cielo che sia finita. Ma non è finita! Il mulatto feroce si leva il guanto e ricomincia l’operazione colla mano nuda, ed io m’indispettisco e gli fo cenno di smettere, e lui, mostrandomi la mano, mi prova, con mia grande meraviglia, che deve fregare ancora. Finito di fregare, un altro rovescio d’acqua, e poi un’altra operazione. Prendono tutti e due uno strofinaccio di stoppa imbevuto di sapone di Candia, e m’insaponano dalla testa ai piedi. Finita l’insaponata, un altro diluvio d’acqua profumata, e poi da capo lo strofinamento colla stoppa. Ma questa volta, come dio vuole, la stoppa è asciutta e strofinano per asciugare. Asciugato che sono, mi rifasciano la testa, mi rimettono il grembiale, mi ravvolgono in un lenzuolo, mi riconducono nella seconda sala, e dopo una sosta di qualche minuto, mi fanno rientrar nella prima. Qui trovo una materassa tepida sulla quale mi distendo mollemente e i due esecutori di giustizia mi danno gli ultimi pizzicotti per rendere uguale in tutte le membra la circolazione del sangue. Ciò fatto, mi mettono un cuscino ricamato sotto la testa, una coperta bianca addosso, una pipa in bocca, una limonata accanto, e mi lasciano lì fresco, leggiero, odoroso, colla mente serena, col cuore contento, con un senso così puro e così giovanile della vita, che mi par d’esser nato allora, come Venere, dalla spuma del mare, e di sentirmi frullare sopra la testa le ali degli amorini.

Il capitolo è composto da 24 ritratti della città


Edmondo De Amicis
Leggi su Wikipedia

Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.