Mamiano di Traversetolo – Parma: Alla Magnani-Rocca, Boccioni prima del Futurismo

Umberto Boccioni, Campagna romana o Meriggio, 1903, olio su tela

09 Settembre 2023 – 10 Dicembre 2023

Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo – Parma

BOCCIONI. PRIMA DEL FUTURISMO

La Fondazione Magnani-Rocca dal 9 settembre al 10 dicembre 2023 nella sede di Mamiano di Traversetolo presso Parma dedica a Umberto Boccioni una grande mostra – a cura di Virginia Baradel, Niccolò D’Agati, Francesco Parisi, Stefano Roffi – composta da quasi duecento opere, tra cui spiccano alcuni capolavori assoluti dell’artista.

La mostra si sofferma sulla figura del giovane Boccioni e sugli anni della formazione affrontando i diversi momenti della sua attività, dalla primissima esperienza a Roma, a partire dal 1899, sino agli esiti pittorici immediatamente precedenti l’elaborazione del Manifesto dei pittori futuristi nella primavera del 1910. Un decennio cruciale in cui Boccioni sperimenta tecniche e stili alla ricerca di un linguaggio originale e attento agli stimoli delle nascenti avanguardie. La mostra intende non solo documentare il carattere eterogeneo della produzione boccioniana, ma soprattutto ricostruire i contesti artistici e culturali nei quali l’artista operava.

Viene così fatta luce sulle vicende artistiche tra il 1902 e il 1910, offrendo un panorama più ampio su un periodo fondamentale per l’attività di Boccioni che permette di porre in prospettiva lo svolgersi della sua ricerca.

La mostra è suddivisa dunque in tre sezioni geografiche legate alle tre città che hanno rappresentato punti di riferimento formativi per l’artista: Roma, Venezia e Milano, curate rispettivamente da Francesco Parisi, Virginia Baradel e Niccolò D’Agati. Una speciale attenzione è dedicata ai lavori a tempera per finalità commerciali e alle illustrazioni, presentati nella quasi totalità, che permettono di rilevare l’importanza di questa produzione nell’ambito di una sperimentazione che va dalle primissime prove romane sino agli esiti più compiuti e artisticamente complessi degli anni milanesi.  

Lo studio delle fonti, a iniziare dai diari e dalla corrispondenza di Boccioni entro il 1910, e le recenti e approfondite indagini hanno portato nuovi elementi utili alla conoscenza di questa fase della sua attività. L’obiettivo, diversamente da quanto spesso accade nelle rassegne dedicate alla parabola divisionismo-futurismo, è quello di seguire la formazione boccioniana al di fuori di una logica deterministica legata all’approdo al futurismo, ma di cogliere la definizione di un linguaggio e di una posizione estetica in rapporto alle coeve ricerche che si strutturavano e che caratterizzavano i contesti coi quali l’artista entrò in contatto.

A documentare questo percorso sono esposte alcune delle opere a olio su tela più note della prima produzione dell’artista, come Campagna romana del 1903 (MASI, Lugano), Ritratto della sorella del 1904 (collezione privata, in deposito presso Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, Venezia), Ritratto della signora Virginia del 1905 (Museo del Novecento, Milano), Ritratto del dottor Achille Tian del 1907 (Fondazione Cariverona), La madre del 1907 (collezione privata), Autoritratto del 1908 (Pinacoteca di Brera, Milano), Il romanzo della cucitrice del 1908 (Collezione Barilla di Arte Moderna), Controluce del 1909 (Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto), Ritratto di gentiluomo del 1909 (collezione privata), Contadino al lavoro del 1909 (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma), Ritratto di Fiammetta Sarfatti del 1911 (collezione privata) nonché tempere, incisioni, disegni.

L’accostamento di volta in volta alle opere di artisti come Giovanni Segantini, Giacomo Balla, Gino Severini, Roberto Basilici, Gaetano Previati, Mario Sironi, Carlo Carrà, Giovanni Sottocornola, spiega e illustra le ascendenze e i rapporti visuali e culturali che costruirono e definirono la personalità artistica di Boccioni.

Giovanni Sottocornola, Mariuccia, 1903, pastello su carta

Roma

Partendo dalla prima tappa che ha segnato indelebilmente l’evoluzione artistica di Boccioni, si dedica attenzione agli anni del soggiorno romano, quando Giacomo Balla aveva introdotto il giovane Boccioni alla nuova tecnica divisionista “senza tuttavia insegnarcene le regole fondamentali e scientifiche” come ricordava nelle memorie il compagno Gino Severini. La vivacità e complessità del contesto romano è restituita grazie alla presenza in mostra di opere che ricostruiscono visivamente la cultura sperimentale di quegli anni che costituì la base essenziale della formazione boccioniana in una articolata stratificazione di stimoli artistici e intellettuali attorno alle personalità di Sartorio, Balla, Prini e dei più giovani coetanei di Boccioni, da Ferenzona a Sironi. In mostra, si documenta anche la produzione “commerciale” di Boccioni affiancandola ai modelli ai quali si rivolgeva l’artista per la realizzazione dei propri lavori. Questo, dal momento in cui il periodo romano non segnò solo il progressivo avvicinamento dell’artista alla pittura, ma anche a quello dell’illustrazione commerciale – la réclame – che rappresentava come prodotto artistico, una perfetta e “straordinaria espressione moderna”.

Venezia

Il secondo approdo della formazione boccioniana è rappresentato dai soggiorni padovani e dal soggiorno veneziano che coincide con la Biennale del 1907. Questa sezione intende mettere a fuoco tanto il progredire della pittura di Boccioni, quanto la posizione estetica dell’artista rispetto a ciò che ha modo di osservare e conoscere a Venezia. Trovano posto in questa sezione alcune delle più importanti opere eseguite a Padova prima e dopo il soggiorno parigino del 1906. Una selezione di dipinti di pittori veneziani fa da controcanto ai commenti espressi nella visita alla Biennale che criticano i pittori del “vero”, orientando l’attenzione piuttosto verso il simbolismo notturno della cerchia di Marius Pictor. Ciò funge da importante testimonianza che permette al visitatore di comprendere appieno le inclinazioni e le predilezioni estetiche di Boccioni che deplora verismo e sentimentalismo mentre aspira a un’arte che rechi “un’impronta nobilissima di aspirazione a una bellezza ideale” come scrisse commentando la Sala dell’arte del Sogno.

Riguarda il periodo veneziano il focus presente nella mostra relativo all’avvicinamento dell’artista al mondo dell’incisione, sotto la guida di Alessandro Zezzos. In tale sezione vengono infatti esposte opere grafiche di Boccioni che permettono di ricostruire lo sviluppo della sua attività incisoria nel periodo veneziano e successivamente milanese; per la prima volta vengono presentate le lastre metalliche incise da Boccioni, recentemente ritrovate.

Milano

Il terzo momento fondamentale della formazione boccioniana è rappresentato dall’arrivo a Milano. L’importanza del confronto con il capoluogo lombardo è suggerita nella mostra dall’accostamento delle opere di Boccioni a quelle degli artisti maggiormente influenti nella Milano di inizio secolo, in particolare dei maestri storici del divisionismo locale, da Longoni a Sottocornola e Morbelli, da Segantini a Previati, cercando di mettere in evidenza il posizionamento dell’artista nei confronti dell’eredità di questa cultura all’interno di una più articolata e complessa frangia sperimentale che rielaborava e rivitalizzava le conquiste tecniche e culturali degli anni Novanta tra divisione cromatica e tensioni simbolico-ideali.

Nel ricostruire il percorso, centrato attorno al superamento della posizione naturalista di partenza, si presenta in mostra una selezione di opere che, spaziando dall’illustrazione al disegno sino alla pittura, ripercorre attraverso dei nuclei tematici – dal paesaggio alle composizioni simboliche passando per le variazioni compositive sui ritratti e le figure femminili – la definizione di una impronta personale che rispecchia la tensione verso l’Idea manifestata da Boccioni nei suoi scritti giovanili.

Il catalogo Pubblicato da Dario Cimorelli Editore, comprende i saggi dei curatori e contributi scientifici che arricchiscono il volume in modo da renderlo non solo una testimonianza delle opere in mostra, tutte illustrate a colori, ma anche un valido strumento e un aggiornamento sugli studi boccioniani.


BOCCIONI. PRIMA DEL FUTURISMO
Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Dal 9 settembre al 10 dicembre 2023. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche 1° novembre e 8 dicembre. Lunedì chiuso.
Ingresso: € 14 valido anche per le Raccolte permanenti e il Parco romantico – € 12 per gruppi di almeno quindici persone – € 5 per le scuole e sotto i quattordici anni. Il biglietto comprende anche la visita libera agli Armadi segreti della Villa. Per meno di quindici persone non occorre prenotare, i biglietti si acquistano all’arrivo alla Fondazione.
Informazioni e prenotazioni gruppi:
tel. 0521 848327 / 848148   info@magnanirocca.it   www.magnanirocca.it   
Il sabato ore 16 e la domenica e festivi ore 11.30, 15.30, 16.30, visita alla mostra ‘Boccioni’ con guida specializzata; è possibile prenotare a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 19 (ingresso e guida).
Ristorante tel. 0521 1627509   whatsapp 393 7685543   e-mail marco@bstro.it
Mostra e Catalogo (Dario Cimorelli Editore) a cura di Virginia Baradel, Niccolò D’Agati, Francesco Parisi, Stefano Roffi.

Ufficio Stampa: Studio ESSECI  Sergio Campagnolo
Rif. Simone Raddi  simone@studioesseci.net  tel. 049 663499.
Cartella stampa e immagini: www.studioesseci.net
 
La mostra è realizzata grazie al contributo di:
FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA
Media partner: Gazzetta di Parma, Kreativehouse.
Con la collaborazione di: Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.

Editoria: “Operaprima” di Simone Salomoni, un romanzo ad alta tensione narrativa

Alter Ego Edizioni

Operaprima
di Simone Salomoni

in uscita il 26 settembre 2023

L’esordio letterario di Salomoni è un romanzo inesorabile, in grado di fuggire il genere (linguistico, letterario, sessuale…) e fonde irrimediabilmente i confini tra l’amore e la disumanità.

Arriva in libreria il prossimo 26 settembre, per i tipi di Alter Ego Edizioni, il primo romanzo di Simone Salomoni, Operaprima. Docente della scuola Bottega di Narrazioni, Salomoni ci consegna un romanzo ad alta tensione narrativa dove i confini tra l’amore e la disumanità si fondono irrimediabilmente.

Prima ancora della storia, per descrivere il romanzo di Salomoni, si deve parlare delle scelte dello scrittore. Salomoni fugge ogni genere (linguistico, letterario, sessuale…): gioca con le parole astraendo la loro natura tanto da lasciare al lettore l’interpretazione. L’autore crea un vuoto attorno alle chiare descrizioni di genere a cui siamo sempre stati abituati, usando la lingua italiana in modo cesellato tanto da riuscire ad allontanare la natura di queste senza ricorrere ad asterischi o schwa.

Monghidoro, Appennino bolognese. Un pittore quarantenne con problemi di erezione è intento a preparare la mostra che dovrebbe cambiargli la carriera quando Marie Bertrand – avvocato quarantenne e madre di Simone Salomoni, frutto adolescente di una relazione passata – affitta per l’estate la porzione di casa adiacente alla sua. Marie resta affascinata dal pittore: acquista alcune opere, commissiona il ritratto di Simone, tenta di sedurlo. Anche Simone subisce il fascino dell’uomo: poco per volta si apre con lui, gli confessa gli abusi patiti nel passato, gli mostra un presente di autolesionismo e sessualità promiscua, lo lascia entrare nella propria caverna profonda permettendogli di leggere i suoi racconti. Il pittore si trova così costretto a scegliere fra la voglia di farsi cura per Simone – diventandone mentore e guida – e il bisogno di ritrovare la potenza sessuale e l’ispirazione artistica perdute.

Operaprima è un romanzo inesorabile, Salomoni racconta una storia che, come dice lo scrittore Fabio Bacà: “è un tratteggio limpido e inebriante della follia, dell’azzardo, della provocazione, della colpa, dell’ossessione, della brutalità e del coraggio che sovrintendono alla poiesi di qualunque opera d’arte degna di essere definita tale“.

Con uno stile meticoloso l’autore sorprende il lettore con una struttura originale. Al centro di tutte le vicende vi è l’arte, che, per dirlo con le parole dell’autore, “Quando scegli (l’arte), non puoi amare le persone come le persone vorrebbero essere amate, non puoi avere la grazia dell’amore e la gloria dell’arte, non puoi perché non appartieni completamente a te stesso e quindi non puoi appartenere del tutto a nessuno.”

Una narrazione che lascia senza respiro: Operaprima racconta una storia che rimane impressa nella mente, non tanto per gli interrogativi che ci pone, ma per la sua composizione in grado di andare al di là di ogni categorizzazione.

L’AUTORE

Simone Salomoni è nato a Bologna nel 1979. Laureato in Letteratura italiana contemporanea, sceneggia spot pubblicitari, video ed esperienze di realtà virtuale immersiva. Una sua installazione è stata proiettata nel cortile di Palazzo Foscari in occasione della Venice Art Night 2021. Insegna tecniche di narrazione e storytelling nel corso per Expert Mixed Reality di FITSTIC (Fondazione ITS Tecnologie Industrie Creative) ed è docente della Bottega di narrazione diretta da Giulio Mozzi. Operaprima è il suo primo romanzo.

DATI

Pagine: 172 | Formato: 14×21.5 | Prezzo: 16.00 € | ISBN: 9788893332460


Ufficio Stampa
Claudia Cervellini
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9- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: La vita a Costantinopoli – Il Ramazan

9- La vita a Costantinopoli – Il Ramazan

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

17


Trovandomi a Costantinopoli nel mese di Ramazan, che è il nono mese dell’anno turco, nel quale cade la quaresima musulmana, vidi ogni sera una scena comica che merita d’essere descritta. Durante tutta la quaresima è proibito ai turchi di mangiare, di bere e di fumare dal levar del sole al tramonto. Quasi tutti gozzovigliano poi tutta la notte; ma fin che c’è il sole, rispettano quasi tutti il precetto religioso, e nessuno ardisce di trasgredirlo pubblicamente. Una mattina il mio amico ed io andammo a visitare un nostro conoscente, aiutante di campo del Sultano, un giovane ufficiale spregiudicato, e lo trovammo in una stanza a terreno del palazzo imperiale, con una tazza di caffè fra le mani. Come mai – gli domandò Yunk – osate prendere il caffè dopo il levar del sole? – L’ufficiale scrollò le spalle e rispose che se ne rideva del Ramazan e del digiuno; ma proprio in quel punto s’aperse improvvisamente una porta, ed egli fece un movimento così rapido per nasconder la tazza, che se la versò mezza sui piedi. Si capisce da questo che rigorosa astinenza debbano serbare tutti coloro che stanno tutto il giorno sotto gli occhi della gente: i barcaioli per esempio. Per godersela, bisogna andarli a vedere dal ponte della Sultana Validè, qualche minuto prima che si nasconda il sole. Tra quei che stan fermi e quei che vogano, tra vicini e lontani, se ne vede intorno a un migliaio. Sono tutti digiuni dall’alba, arrabbiano dalla fame, han già la loro cenetta pronta nel caicco, girano continuamente gli occhi dal sole alla cena e dalla cena al sole, s’agitano e sbuffano come le fiere d’un serraglio nel momento della distribuzione delle carni. Il nascondersi del sole è annunziato da un colpo di cannone. Non c’è caso che prima di quel momento sospirato nessuno si metta in bocca nè un briciolo di pane nè una goccia d’acqua. Qualche volta, in un angolo del Corno d’oro, abbiamo stimolato a mangiare i barcaioli che ci conducevano; ma ci hanno sempre risposto: – Jok! Jok! Jok! – No, no, no –, accennando il sole con un atto timoroso. Quando il sole è nascosto per più della metà dietro i monti, cominciano a prendere in mano i loro pani, e a palparli e a fiutarli voluttuosamente. Quando non si vede più che un sottile arco luminoso, allora tutti quei che son fermi e tutti quei che remano, quelli che attraversano il Corno d’oro, quelli che guizzano sul Bosforo, quelli che vogano nel Mar di Marmara, quelli che riposano nei seni più solitari della riva asiatica, tutti si voltano verso occidente, e stanno immobili collo sguardo nel sole, colla bocca aperta, col pane in aria, colla gioia negli occhi. Quando non si vede più che un punto di foco, già̀ i mille pani toccano le mille bocche. Finalmente il punto di foco si spegne, il cannone tuona, e nello stesso momento trentaduemila denti staccano dai mille pani mille enormi bocconi; ma che dico mille! in tutte le case, in tutti i caffè, in tutte le taverne, accade nel medesimo punto la medesima cosa; e per qualche minuto, la città turca non è più che un mostro di centomila bocche che tracanna e divora.

Il capitolo è composto da 24 ritratti della città


Edmondo De Amicis
Leggi su Wikipedia

Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.

Milano: Il Cenacolo si rinnova. Grazie a PNRR e Investindustrial Foundation

Nuovo percorso di visita e nuovi spazi al Cenacolo.

Grazie al PNRR e al contributo di 800 mila euro offerto dalla Investindustrial Foundation (famiglia Bonomi).

Grazie a una donazione di 800 mila euro da parte di Investindustrial Foundation sarà possibile avviare una radicale trasformazione del percorso di accesso al Cenacolo Vinciano rendendo l’esperienza di visita molto più agevole e completa.
Lo comunica la direttrice regionale musei della Lombardia, istituto del Ministero della Cultura, Emanuela Daffra.

Il contributo liberale di Investindustrial Foundation andrà ad aggiungersi al finanziamento di circa un milione di euro garantito con il PNRR dal Ministero della Cultura all’interno della “Misura 1 Patrimonio culturale per la prossima generazione”, “Investimento 1.2 Rimozione delle barriere fisiche e cognitive in musei, biblioteche e archivi”.

Il progetto, dal titolo “Il Cenacolo Vinciano. Nuovo percorso per un museo sostenibile”, messo a punto insieme al Politecnico di Milano, richiede per la sua realizzazione un investimento complessivo di circa 1,8 milioni di euro.

L’obiettivo è quello di razionalizzare i flussi di visita al capolavoro di Leonardo, valorizzando il giardino e consentendo al visitatore di completare l’intero percorso senza mai uscire dagli spazi del museo. Per questo, senza alcuna interferenza con la struttura storica, si ipotizza di addossare al Refettorio un nuovo ambiente coperto e climatizzato, che garantirà anche spazi maggiori per attività oggi molto sacrificate, come l’accoglienza gruppi, la preparazione alla visita, i laboratori didattici.

“Il percorso di visita che grazie all’apporto finanziario congiunto di PNRR e di Investindustrial Foundation sarà possibile concretizzare, consentirà una migliore organizzazione dei flussi, una visita più completa e piacevole al Cenacolo perché più fluida, innalzando ulteriormente i livelli di sicurezza ambientale necessari per tutelare i dipinti del Refettorio”, anticipa la Direttrice.

L’intervento di Investindustrial Foundation, reso possibile dalla famiglia Bonomi, rappresenta un atto d’amore per il Cenacolo e per Milano, sia per l’entità dell’erogazione, sia per il configurarsi come atto di mecenatismo puro. Si tratta di una testimonianza della ben conosciuta sensibilità sociale della famiglia Bonomi che risale alla figura di Anna Bonomi Bolchini, prima donna protagonista della finanza, ma anche donna che, nella Milano del dopoguerra, creò l’istituto de “Le Carline” che accoglieva oltre 60 bambine, provvedendo alla loro completa assistenza sino alla maggiore età.

 “L’attenzione della famiglia Bonomi per Milano e per il sociale non è venuta meno, come conferma anche questa generosa donazione” – osserva Emanuela Daffra – “aggiungo che oggi raccontiamo l’esempio non comune -che sarebbe bello moltiplicare- di una realtà privata che aggiunge il proprio apporto ai fondi del PNRR per consentire il completo raggiungimento di un obiettivo ritenuto importante”.

 “Per una famiglia con origine a Milano nell’Ottocento, partecipare al continuo rinnovamento della città è un onore e un privilegio, ma è soprattutto un dovere – ha dichiarato Andrea Bonomi, il fondatore di Investindustrial – speriamo di poter contribuire ad altri progetti simili in futuro”.

I tempi di realizzazione saranno quelli fissati dal PNRR. Il cronoprogramma prevede l’avvio dei lavori entro il 30 giugno del 2025, dopo la realizzazione della nuova centrale termica e la conclusione non oltre la fine dell’anno successivo.


Direzione regionale Musei Lombardia
Corso Magenta, 24 – 20123 Milano
Telefono 02.80294401
drm-lom@cultura.gov.it
www.musei.lombardia.cultura.gov.it
 
Ufficio Comunicazione
drm-lom.comunicazione@cultura.gov.it
In collaborazione con
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

Pergola (PU): BLOOMING. VII ed. del Festival di Arti Digitali – con la curatela di Quiet Ensemble

BLOOMING FESTIVAL
VII edizione del Festival di Arti Digitali

Nel centro storico di Pergola (PU):
proiezioni, immagini e suoni
tra gli spazi sacri e nascosti del borgo

BLOOMING FESTIVAL
arti numeriche e culture digitali

VII edizione – PERGOLA (PU)

venerdì 8 e sabato 9 settembre 2023

Torna Blooming, il festival dedicato alla promozione delle espressioni artistiche di ricerca nel campo della cultura digitale, della musica e delle arti elettroniche. Venerdì 8 e sabato 9 settembre 2023 la manifestazione ospiterà artisti e studi creativi internazionali con installazioni, videoproiezioni e performance all’interno di location uniche e rare nel centro storico di Pergola (PU).

Per il settimo anno consecutivo, uno dei borghi più belli dItalia accoglierà sperimentazioni sensoriali, ambienti immersivi e performance coinvolgenti che contribuiranno a valorizzare il patrimonio storico ed architettonico della città. Spazi sacri, spazi nascosti, spazi sotterranei: chiese, giardini, cantine, si animeranno tra proiezioni, immagini, suoni che stimoleranno la meraviglia e la curiosità e proporranno una lettura diversa, immaginifica del borgo di Pergola e dei luoghi che lo attraversano.

Blooming, grazie al format che coniuga location suggestive e contenuti spettacolari, si conferma una piattaforma unica nel panorama italiano degli eventi legati alle arti digitali. Saranno presenti alcuni dei più importanti e riconosciuti artisti internazionali del settore, alcuni per la prima volta in Italia; sarà dato largo spazio all’interattività e all’immersività, con video spettacolari, installazioni, proiezioni, e non mancheranno live performances coinvolgenti.

Una proposta contemporanea, innovativa, calata nel presente ma soprattutto proiettata nel futuro: il programma dell’edizione 2023 ha la mission di favorire la diffusione e la conoscenza di questi linguaggi tra ogni tipo di pubblico e fornire occasioni di confronto uniche e stimolanti tra gli artisti.

GLI ARTISTI IN LINE-UP

Ospiti di Blooming Festival 2023 saranno gli artisti Gabey Tjon a Tham (NL),  Entangled Others (PT), Diego Labonia (IT), Vitamin (ES), Leandro Summo (IT), Blivet (IT)Decomposer + Liz (IT);i creativi Bad Clipping Studio (IT) e un progetto speciale di PlayMarche.

L’artista olandese Gabey Tjon a Tham nella chiesa di Sant’Orsola presenterà )))))repetition at my distance, una grande installazione cinetica, luminosa e sonora che indaga, in continuità e coerenza con la sua poetica artistica, il terreno comune tra la natura e il digitale nel modo in cui entrambi controllano le nostre vite attraverso cicli ininterrotti. Entangled Others (Sofìa Crespo e Feileacan McCormick) presenteranno la video installazione Sediment Nodes in un giardino segreto di Pergola: un lavoro che si muove sull’esplorazione fra ecologia, natura e arti generative, impreziosito da una traccia sonora composta dalla sound artist Clothilde. Ekstasisun’installazione luminosa dal carattere intimo e contemplativo verrà realizzata da Diego Labonia nella Cantina della Dimora Concioli.

Vitamin presenteranno Conexiones, un’installazione immersiva composta da 900 metri di fibre ottiche che invita gli spettatori a esplorare le percezioni spazio-temporali, nella cantina di Palazzo BruschiLeandro Summo presenterà il progetto inedito In fieri, un mapping che dà corpo tridimensionale a delle immagini grazie alla luce, reattivo alla presenza del pubblico, nella chiesa di San Rocco. Il collettivo Blivet realizzerà due progetti multidisciplinari tra scultura, performance e interazione, per un’esperienza di rêverie collettiva e un alto coinvolgimento del pubblico. Il loro intervento “Hic est ignes” darà l’occasione di scoprire un nuovo spazio nel centro di Pergola, il Cortile di San Marco, mentre “Hi Malware” sarà presentato nel foyer del teatro Angel dal Foco.

Sabato 9 settembre, Rebel House ospiterà una coinvolgente performance audio/video di Decomposer + Liz. Fra i progetti speciali: un videomapping pubblico a cura di Play Marche e un nuovo progetto di realtà virtuale e interattivo a cura di Bad Clipping studio.

Come ogni anno verrà proposto un workshop kids a cura di CoderDojo Fano e MeMo Mediateca Montanari, in collaborazione con Umanesimo ArtificialeFabbricazione Digitale, immersione in un ambiente interattivo, collaborativo e divertente attraverso l’utilizzo di strumenti elettronici come penna 3D e stampante 3D.

Durante il festival verrà presentato il progetto vincitore della call internazionale #bloomingyou, che quest’anno è incentrata sulla sostenibilità ambientale e sociale, sui temi dell’inclusione e dell’accessibilità e sull’utilizzo di tecniche e tecnologie sostenibili / inclusive nella realizzazione dei progetti.

Blooming Festival è un progetto di Palazzo Bruschi, con la direzione di Rita Camilucci, l’associazione di promozione sociale, ha come scopi principali quello di organizzare eventi culturali e favorire gli scambi che sono più che mai necessari tra idee e le opere, artisti, professionisti e pubblico. La direzione artistica del festival è a cura di Quiet Ensemble, studio creativo di punta nel panorama delle arti visive e new media in Italia.

Il festival si svolge con il sostegno e il patrocinio di Regione Marche, Provincia di Pesaro Urbino, Comune di Pergola, Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, Confcommercio Marche nord, Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, ATIM Marche, Camera di Commercio Marche.

Sponsor:Bcc Pergola Corinaldo, Mep spa, Santelli casa, Unipol

Partner: PlayMarche srl, Officina Giovani, Proloco Pergola, Umanesimo Artificiale, Rebel House, Eidos Consulting, Lyons Club Pergola

Partner tecnici: Gin Alba, Oltremondo Birrificio Contadino, Terracruda, Villa Ligi, Visner di Pergola

Biglietti disponibili su www.liveticket.it e c/o Libreria Guidarelli – Pergola


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Marcello Farno – Ester Apa

Fossombrone (PU): Il Cammino di Sant’Anna del Furlo

XIV EDIZIONE LAND ART AL FURLO
Il Cammino di Sant’Anna del Furlo

Inaugurazione 2 – 3 settembre 2023

Casa degli Artisti di Sant’Anna del Furlo
Sant’Anna del Furlo 30 – Fossombrone (PU)

2-17 settembre 2023

Il 2 settembre 2023 si inaugura la XIV edizione della Land Art al Furlo che prevede diverse iniziative che si svolgeranno dal 2 al 17 settembre, mentre il parco con tutte le opere rimane visitabile per tutto l’anno. 
Continua infatti il Cammino di Sant’Anna del Furlo, un percorso che si snoda dentro il bosco di Sant’Anna, e che vedrà il suo completamento nel 2024 con 100 “piazzole”, un’opera collettiva che parteciperà a Pesaro 24 Capitale della Cultura. 

“Il Cammino di Sant’Anna è un percorso di fede. Fede nell’arte, nella sua possibilità di alleggerire e dare un senso alla via, alla vita. Siamo al quarto anno di “costruzione” di questa unica Street Art nel bosco, una via esperienziale che coinvolge tutti sensi; siamo arrivati a 52 pedane, quest’anno se ne aggiungeranno un’altra trentina, così l’anno prossimo potremo chiudere l’anello nel bosco. Sarà il Cammino più corto del mondo, un’opera collettiva di cento artisti, che si conclude proprio nell’anno di Pesaro Capitale della Cultura ’24. L’anno prossimo si compiranno i 15 anni della Casa degli Artisti, che con la sua “Land Art al Furlo” ha visto centinaia di artisti, migliaia di visitatori, ha accumulato premi e riconoscimenti (come il Premio Rotondi del 2019) e una vasta messe di pubblicazioni. Una vera e propria Agenzia culturale che nel 2024 passerà il testimone a chi saprà gestire il Parco di Sant’Anna, sempre con fini culturali.” (Andreina De Tomassi)

Artisti de Il Cammino di Sant’Anna del Furlo: I Bambini della Scuola Mercantini di Fossombrone, Bernardo Bandinelli, Beate Bennewitz, Marina Benedetti, Federica Cacciavillani, Angelamaria Calderoni e Anna Novelli con Bruno Mammetti, Tania Cellini, Alessandra Chicarella, Paola Cirino e Doriana Napoli, Pippo Cosenza. Raffaella Di Bella, Claudio Di Carlo e Andrea Starinieri; Maria Stefania Fuso, Nicola Guarraci, Ofelia Hutul, Ricardo Macias, Francesca Manfredi, Giulietta Mastroianni; Carlo Paci, Simonetta Panzironi, Luis Pardo, Barbara Ponzanetti, Carla Sello e Donatella Nicolardi, Antonio Sorace, Roberto Sportellini, Romina Tassinari, Thea Tini, Ana Maria Tirlea, To-Mas, Stefania Zini, Veronica Zonzini.

Inoltre, con la cura di Benedetta Monti e Davide Silvioli, verrà presentato il progetto Focus Marche Ricognizione Arte giovane, una selezione di artiste e artisti emergenti e mid-career marchigiani o che hanno il proprio studio nella regione e dove sono attivi sul piano espositivo e professionale. Con il supporto di materiale fotografico e/o audiovisivo, ogni artista invitato, in dialogo con il curatore o la curatrice di riferimento, parlerà della propria ricerca al pubblico. Artisti Focus Marche Ricognizione Arte giovane: Niccolò Amadori, Matteo Costanzo, Sonia Gasparini, Jessica Pelucchini, Davide Quartucci, Davide Macinini Zanchi.
Nel Parco saranno anche inaugurate le installazioni di Alberto Brutti, Katia Grasso, Michele Picone, Sandro Piermarini e Antonio Sorace, nonché la scultura di Sisto Righi,Nascere e Morire, che ha avuto un’anteprima lo scorso 17 giugno.

PROGRAMMA dal 2 al 17 settembre 2023

/ 2 settembre, ore 16.
Ingresso libero
APERTURA. Insieme al curatore, Andrea Baffoni, si potranno vedere le opere nuove lungo il Cammino di Sant’Anna, saranno presenti molti degli autori delle nuove pedane e nuove opere di land art.
VISITA all’installazione di Sisto Righi, “Nascere e Morire”, con l’autore, e una presentazione del vicepresidente Elvio Moretti.
VISITA al grande mosaico a parete “Per uno stacco d’ali” composto, sulla Casa dell’Ingegnere, da Katia Grasso e Michele Picone, opera in progress che sarà terminata nel 2024.
FOCUS/1 Presentazione Focus Marche Ricognizione Arte giovane a cura di Benedetta Monti e Davide Silvioli. Interverranno: Matteo Costanzo, Davide Macinini Zanchi, Davide Quartucci in dialogo con Benedetta Monti
°Street food&bevande

/ 3 settembre 2023 ore 16.00
VISITA GUIDATA
alle nuove opere
TEATRO: “Le Notti Bianche”, adattamento inedito da Fedor Dostoevskij  atto unico, nel giardino dei ciliegi, o dentro la Casa. Protagonisti Ybel Cruz e Giorgio Filippetti, regia di Luca Guerini – Produzione “Realtà teatrale Skenexodia”. Biglietto 10 euro- biglietteria Liveticket. Prenotazioni: 338 411 6671 (solo whp)
FOCUS/2 Presentazione Focus Marche Ricognizione Arte giovane a cura di Benedetta Monti e Davide Silvioli. Interverranno: Niccolò Amadori, Sonia Gasparini, Jessica Pelucchini in dialogo con Davide Silvioli.
VIDEOCONFERENZA: “Carosello. Quando l’Arte Pop entrò nelle case”  “Era domenica, 3 febbraio 1957, ore 20:50, al termine del telegiornale vanno in onda per la prima volta quattro pubblicità della televisione italiana. Erano brevi spettacolini, sketch, al termine dei quali veniva pubblicizzato un prodotto: una sarabanda di personaggi e storie, una parata… Era nato Carosello! In quella pubblicità c’era anche tanta arte, è venuto il momento di riscoprirla”. Relatore Elvio Moretti.
°Street food e bevande

/ 17 settembre 2023 ore 17.00
VISITA GUIDATA
alle nuove opere: il Cammino, opere di Land Art, “Nascere e Morire” di Sisto Righi, “Per uno stacco d’ali” di Katia Grasso e Michele Picone.
INSTALLAZIONE:  “Tutto ruota” scultura monumentale che si muove con il vento di Antonio Sorace, presentazione di Elvio Moretti e Maria Silvia Nocelli.
PRESENTAZIONE
del 1° e 2° Catalogo “Il Cammino di Sant’Anna” e altre pubblicazioni, a cura di Elvio Moretti e Andreina e Tomassi.
°Mondo Pizza e bevande – Brindisi al 2024.

INFO
Casa degli Artisti di Sant’Anna del Furlo
Sant’Anna del Furlo, 30
61034 Fossombrone (PU)
www.landartalfurlo.it
Presidente  Antonio Sorace:  antonio.sorace@libero.it
Curatore    Andrea Baffoni: andrea.ba76@gmail.com
Cataloghi   Elvio Moretti:  elvio.moretti@uniurb.it
Ricerche   Andreina De Tomassi: andreadetomassi@gmail.com – 342 3738 966
Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
tel 349 494 5612 – roberta.melasecca@gmail.com
www.melaseccapressoffice.it

Pub16.08.2023

9- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: La vita a Costantinopoli – Maometto

9- La vita a Costantinopoli Maometto

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

16


A proposito di religione, io non potevo, passeggiando per Costantinopoli, levarmi dalla testa questo pensiero: se non si sentisse la voce dei muezzin, come s’accorgerebbe un cristiano che la religione di questo popolo non è la sua? L’architettura bizantina delle moschee può farle parere chiese cristiane; del rito islamitico non si vede alcun segno esteriore; i soldati turchi scortano il viatico; un cristiano ignorante potrebbe vivere un anno a Costantinopoli senz’accorgersi che sulla maggior parte della popolazione regna Maometto invece di Cristo. E questo pensiero mi riconduceva sempre a quello delle piccole differenze sostanziali, del filo d’erba, come dicevano gli abissini cristiani ai primi seguaci di Maometto, che divide le due religioni; e alla piccola causa per la quale avvenne che l’Arabia si convertisse all’islamismo, invece che al cristianesimo, o se non al cristianesimo a una religione così strettamente affine ad esso, che, o confondendosi con esso posteriormente od anche rimanendo tal quale, avrebbe mutate affatto le sorti del mondo orientale. E quella piccola causa fu la natura voluttuosa d’un bel giovane arabo, alto, bianco, dagli occhi neri, dalla voce grave, dall’anima ardente, il quale, non avendo la forza di dominare i propri sensi, invece di recidere alle radici il vizio dominante del suo popolo, si contentò di potarlo; invece di proclamare l’unità coniugale come proclamò l’unità di Dio, non fece che stringere in un cerchio più angusto, consacrato dalla religione, la dissolutezza e l’egoismo dell’uomo. Certo ch’egli avrebbe avuto a vincere una resistenza più forte; ma non può parere impossibile che la vincesse, chi atterrò, per fondare il culto d’un Dio unico fra un popolo idolatra, un edifizio enorme di tradizioni, di superstizioni, di privilegi, d’interessi d’ogni natura, strettissimamente intrecciati da secoli, e chi fece accettare fra i dogmi della sua religione, per cui morirono poi milioni di credenti, un paradiso, il cui primo annunzio destò in tutto il suo popolo un sentimento d’indignazione e di scherno. Ma il bel giovane arabo patteggiò coi suoi sensi e mezza la terra mutò faccia, poiché̀ fu veramente la poligamia il vizio capitale della sua legislazione, e la cagione prima della decadenza di tutti i popoli che abbracciarono la sua fede. Senza questa degradazione dell’un sesso a favore dell’altro, senza la sanzione di questa enorme ingiustizia, che turba tutto quanto l’ordine dei doveri umani, che corrompe la ricchezza, che opprime la povertà, che fomenta l’ignavia, che snerva la famiglia, che generando la confusione dei diritti di nascita nelle dinastie regnanti, sconvolge le regge e gli Stati, che s’oppone, infine, come una barriera insuperabile all’unione della società musulmana colle società d’altra fede che popolano l’oriente; se, per tornare alla prima cagione, il bel giovane arabo avesse avuto la disgrazia di nascere un po’ meno robusto o la forza di vivere un po’ più casto, chi sa! forse ci sarebbe ora un Oriente ordinato e civile, e sarebbe più innanzi d’un secolo la civiltà universale.

Il capitolo è composto da 24 ritratti della città


Edmondo De Amicis
Leggi su Wikipedia

Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.

Le mostre dell’autunno di ARTHEMISIA: a Trieste “ANTONIO LIGABUE”

“ANTONIO LIGABUE”

8 novembre 2023 – 7 aprile 2024
Museo Revoltella, Trieste

In arrivo a Trieste due eccezionali appuntamenti con l’arte.

Palazzo Revoltella ospiterà due mostre straordinarie:
dall’8 novembre la prima mostra antologica di ANTONIO LIGABUE,
e dal 22 febbraio una grande mostra dedicata all’artista più amato al mondo, VINCENT VAN GOGH.

Grazie alla collaborazione tra Arthemisia e il Comune di Trieste, la capitale del Friuli Venezia Giulia è ormai un nuovo punto di riferimento per le grandi mostre in Italia.

Il Museo Revoltella di Trieste ospiterà, a partire da novembre 2023, due mostre eccezionali: la prima, che partirà l’8 novembre, è dedicata ad Antonio Ligabue, uno dei più grandi artisti italiani del ‘900, e la seconda, dal 22 febbraio 2024 è dedicata all’artista più amato di ogni tempo, Vincent Van Gogh.

Due artisti diversi ma accomunati da vite sfortunate, da anime sopraffatte dal dolore e dalla follia, dalla disperata solitudine, capaci di rendere eterne le loro emozioni attraverso una pittura potente ed emozionante.

La pluriennale collaborazione tra il Comune di Trieste e Arthemisia ha portato grandi risultati, facendo diventare Trieste una delle mete culturali più rilevanti in Italia.
Dopo i successi delle mostre Escher, Monet e gli Impressionisti di Normandia, i Macchiaioli, Cracking Art e I Love Lego, questa volta si scommette su due grandi nomi della storia dell’arte, due artisti considerati “borderline” in vita, oggi amatissimi dal grande pubblico.

Antonio Ligabue, uno degli artisti italiani più umani e commoventi del Novecento, con la sua vita così travagliata, escluso dal resto della sua gente, legato visceralmente al mondo naturale e animale e lontano dal giudizio altrui, riuscì a imprimere sulla tela il suo genio creativo; un uomo, talmente folle e unico, che con la sua asprezza espressionista riesce ancora oggi a penetrare nelle anime di chi ammira le sue opere.
Con le sue pennellate così corpose, sfuggenti e cariche di sentimenti ardenti, Antonio Ligabue – con i paesaggi, i galli, le fiere e gli intensi e numerosi autoritratti – dipinge l’esperienza originaria dell’uomo; la sua arte porta in sé la visione di una forza interiore, la dimensione della memoria.
Segnato da una vita tormentata, vive un’inquietudine inesorabile, un disadattamento personale che riesce a superare solo dipingendo, una fuga dall’inferno di una realtà che non lo ha mai accolto e lui stesso non ha mai compreso, si sente escluso da una società creata dagli uomini, vive una solitudine senza appigli che riesce a scongiurare solo attraverso la pittura.
Tutto questo è raccontato perfettamente, attraverso oltre 60 opere, in un percorso cronologico curato da Francesco Negri e Francesca Villanti, in cui sono narrate le diverse tappe dell’opera dell’artista.
La mostra, prodotta da Arthemisia, è promossa e organizzata dal Comune di Trieste – Assessorato alle politiche della cultura e del turismo, con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau PromoTurismo FVG in collaborazione con Comune di Gualtieri e Fondazione Museo Antonio Ligabue.
La mostra vede come special partner Ricola.

Dal 22 febbraio 2024, invece, aprirà al pubblico la grande mostra su Vincent Van Gogh con una selezione di oltre 50 opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo, che custodisce uno dei più grandi patrimoni delle opere dell’artista.
Prodotta da Arthemisia e promossa dal Comune di Trieste, la mostra è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.


Ufficio StampaArthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Venezia: “Echi del passato nei miti del presente” alla rassegna CINEMA GALLEGGIANTE – Acque Sconosciute

The Story of Nanka Gulu and Iron Hawk – Chen Zhou

Echoes of the Past in Myths of the Present

a cura di CIFRA
Cinema Galleggiante

Venezia, 4 Settembre 2023

La nuova piattaforma di arte digitale CIFRA partecipa all’edizione 2023 della rassegna culturale CINEMA GALLEGGIANTE – Acque Sconosciute a Venezia il 4 Settembre 2023

CIFRA neonata piattaforma in streaming di Arte digitale internazionale (www.cifra.com) sarà presente per la prima volta alla rassegna culturale  Cinema Galleggiante – Acque Sconosciute, che si svolge sulle acque della Laguna di Venezia dietro l’isola della Giudecca.
Dal 25 agosto al 10 settembre la manifestazione prevede  proiezioni e performance di autrici e autori internazionali e locali su un impianto scenico flottante visibile dalla propria imbarcazione o da una piattaforma galleggiante.

La quarta edizione della manifestazione che ha come sottotitolo Ripensare la città dalla Laguna, indaga l’abitare, la relazione tra l’umano e il non umano e l’impatto antropico sugli ecosistemi.

La sera del 4 Settembre p.v., il programma di CIFRA che avrà titolo Echoes of the Past in Myths of the Present prevede la proiezione di opere di cinque artisti diversi, che esplorano il terreno dell’ignoto per mettere in luce  il ruolo fondamentale dei miti nella nostra percezione del mondo. Facendo rivivere eventi storici, cercano di sondare come la coscienza umana costruisca le immagini. Le opere degli artisti aprono spiragli  verso gli aspetti enigmatici dell’esistenza, rivelando idee che ci avvicinano alla natura e ai suoi misteri

I cinque  artisti di fama internazionale sono il regista e creatore di animazioni  d’avanguardia Jan Švankmajer (Repubblica Ceca), l’artista video Angelika Markul (Francia), il performer , artista e regista Chen Zhou (Cina), il maestro del cinema e regista video d’avanguardia Basim Magdy (Egitto, Svizzera), e l’artista specializzato in film, video e installazioni multimediali Clément Cogitore (Francia).

Ogni narrazione è un universo a sé stante, con tecnologie e tecniche creative che aprono nuove porte all’espressione artistica. La proposta non mancherà di affascinare: il surrealismo si fonde con il naturalismo, il romanticismo si intreccia all’iperrealismo. Lo spettatore sarà invitato a esplorare danze arcaiche, ad incontrare moderne streghe avvolte da serpenti velenosi e a svelare significati profondi attraverso storie uniche create da ciascun artista.

Nell’opera “Darkness, Light, Darkness“, Jan Švankmajer, erede della corrente surrealista e quasi oscurata dallo stato sovietico, dà vita a un Golem che ora è diventato parte dell’immaginario collettivo. Nella visione animata di Švankmajer, il golem è un burattino plasmato interamente in argilla, una sostanza inanimata. Questo breve film racchiude in sé tutti gli elementi che caratterizzano la sensibilità surrealista: in un contesto angusto che ricorda più un appartamento dell’epoca sovietica che un laboratorio magico, l’evocativo spettro di Švankmajer dà vita al burattino Golem. Mani, gambe, occhi e orecchie fanno il loro ingresso nell’appartamento, varcando porte e finestre. Con il passare del tempo, altre parti del corpo e organi si uniscono come se fossero emersi direttamente da un tavolo di autopsie. I nostri occhi assistono all’assemblaggio armonioso di questi elementi, che infine  formano un’immagine comprensibile. Riassemblando il corpo umano, Švankmajer indaga profondamente i misteri della creazione, esplorando i concetti di nascita e morte. L’accompagnamento sonoro unico è stato curato da Brais M. Basalo.

Nel suo lavoro “Deadly Charm of Snakes”, Angelika Markul esplora le teorie di Aby Warburg, storico dell’arte del Novecento, concentrandosi sul simbolismo del serpente e la sua connessione con rituali antichi. L’opera di Markul riflette su mitologia, politica e potere femminile, utilizzando il simbolo del serpente come filo conduttore. Il film trae ispirazione da eventi reali, come il concorso “Miss Snake Charmer”, che rivela le sfumature di violenza annesse all’epoca di Trump, nonché l’abuso inflitto ai serpenti e all’ambiente naturale. Ma l’opera trae pure forza dalla potenza antica del femminile, sottolineando il richiamo all’immagine del serpente, in analogia con la dea serpente minoica.

 Inoltre, l’opera sottolinea come la nostra percezione della natura stia cambiando nell’era dell’Antropocene, in cui la vita biologica diventa una metafora della complessità umana e ambientale.

L’artista Chen Zhou adotta l’ironia come strumento di analisi delle sfide contemporanee. Nel suo lavoro “The Story of Nanka Gulu and Iron Hawk”, Zhou fonde due prospettive contrastanti: una radicata nel mondo mitologico e l’altra nell’ambito tecnologico. Il protagonista principale, Nanka Gulu, si imbatte in un drone fuggito da una fabbrica. Lo battezza “Diemo”, termine che significa ” iniziale consapevolezza”. In uno stile che richiama lo slow cinema cinema lento, l’artista crea un’opera minimalista. Zhou illustra come la modernità possa risultare intricata, ma suggerisce altresì che stabilire un legame con l’ambiente circostante possa costituire una guida per ritrovare la via. Tale processo di connessione consente perfino al drone di fondersi con la natura, ponendoci la domanda: possiamo affermare di essere noi, esseri umani, parte integrante di essa?

L’artista Basim Magdy bilancia con abilità serietà e ironia della vita. Nell’opera “Time Laughs Back at You Like a Sunken Ship“, Magdy trasporta il pubblico in un universo di sogni e ricordi utilizzando un dispositivo speciale, quasi un “occhio guida”, per esplorare il mondo circostante e il suo stesso essere. I ricordi prendono forma nell’opera come oasi illusorie avvolte da una sottile nebbia. La vita si mescola a un mondo onirico, in cui palme danzano in una foschia rossa e piccole imbarcazioni si dissolvono nell’orizzonte al tramonto. Questi elementi creano un contrasto suggestivo con i rilievi storici e le rovine di pietra, formando uno scenario in cui i ricordi sbiaditi contrastano con i frammenti tangibili che resistono all’erosione del tempo.

Magdy esplora il mondo attraverso una sorta di “cinema personale” con lenti ad occhi e superfici riflettenti, sperimentando una sorta di dialogo interiore. Ci uniamo a lui in un vortice di ricordi sfumati, catturati su pellicola 8 mm e proiettati in modo intermittente, graffiati in un modo che ricorda lo stile di Stan Brakhage. Questa rappresentazione rende le immagini del passato particolarmente cariche di significato.

La colonna sonora mistica, curata dall’artista stesso, gioca con suoni crepitanti per incarnare la fugacità dei ricordi. Il film si conclude con una sequenza in cui i ricordi si annebbiano sotto la pioggia, e il protagonista è immerso nell’oscurità, creando un climax emotivo coinvolgente.

Clément Cogitore unisce elementi arcaici e contemporanei  in un’affascinante convergenza. La sua esplorazione della memoria collettiva, dei rituali e della conoscenza spirituale apre le porte a un mondo di idee mistiche, in cui l’arte e la spiritualità superano i confini della scienza. . Attraverso collaborazioni multidisciplinari con diversi esperti,, Cogitore dà vita alle sue opere profonde e ricche di significato. Un esempio di questa sinergia creativa è “Morgestraich”, dove l’artista getta uno sguardo sulla storica processione del Carnevale di Basilea, una tradizione che perdura da oltre cinquant’anni. Attraverso questa opera, Cogitore illumina la connessione tra la storia e l’esperienza personale. Nell’oscurità avvolgente, un gruppo di musicisti avanza, accompagnato dai suoni avvolgenti di flauti e tamburi. Le lanterne posizionate sulle loro teste delineano il percorso, invitando lo spettatore a immergersi nel passaggio dal rigore dell’inverno alla vitalità primaverile, dalla vita alla morte Cogitore, con la sua visione unica e multidisciplinare, continua a sfidare le frontiere dell’arte contemporanea, scavando nelle profondità del passato e del presente creando opere che congiungono passato e presente in un richiamo universale all’umanità.

CIFRA (www.cifra.com) nuova e innovativa piattaforma in streaming di Arte digitale internazionale ove l’Arte si fonde con la Tecnologia, offrendo un palcoscenico unico per artisti, curatori e istituzioni interessati a preservare e presentare le preziose raccolte di media art a livello internazionale. Dopo Cinema Galleggiante, CIFRA sarà presente a Ars Electronica a Linz (Aut)


 
Prenotazioni dal sito www.cinemagalleggiante.it  Programma completo QUI
Apertura ore 18:00 – Imbarco ore 19:10 – Inizio programmazione ore 19:40
 
CONTATTI
 CIFRA.com
 
Ufficio stampa
Cristina Gatti
press@cristinagatti.it
 
Art producer
Anastasia Kozachenko-Stravinsky
a.stravinsky@cifra.com

9- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: La vita a Costantinopoli – La cucina

9- La vita a Costantinopoli – La cucina

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

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Volendo fare un po’ di studio anche della cucina turca, mi feci condurre dai miei buoni amici di Pera in una trattoria ad hoc, dove si trova qualunque piatto orientale, dalle più squisite ghiottornie del Serraglio fino alla carne di cammello acconciata all’araba e alla carne di cavallo condita alla turcomanna. L’amico Santoro ordinò un desinare rigorosamente turco dall’antipasto alle frutta, ed io, incoraggiandomi col pensiero dei molti uomini egregi morti per la scienza, mandai giù un po’ di tutto senza emettere un grido. Ci furono serviti più d’una ventina di piatti. I Turchi, come gli altri popoli orientali, sono un po’ in questo come i ragazzi: al satollarsi di poche cose, preferiscono il beccare un tantino di moltissime; pastori d’ieri l’altro, poiché son diventati cittadini, pare che disdegnino la semplicità del mangiare come una pitoccheria da villani. Non potrei rendere un conto esatto di tutte le pietanze poiché di molte non m’è rimasta che una vaga reminiscenza sinistra. Ricordo il Rebab, che è composto di piccolissimi pezzetti di montone arrostiti a fuoco vivo, conditi con molto pepe e molto garofano, e serviti su due biscotti molli e grassi: piatto indicabile per i reati leggieri. Risento ancora qualche volta il sapore del pilav, composto di riso e di montone, ch’è il sine qua non di tutti i desinari, e per così dire il piatto sacramentale dei turchi, come i maccheroni per i napoletani, il cuscussù per gli arabi e il puchero per gli Spagnoli. Ricordo, ed è la sola cosa che ricordi con desiderio, il Rosh’ab, che si beve col cucchiaio in fin di tavola: fatto d’uva secca, di pomi, di prune, di ciliegie e d’altre frutta, cotte nell’acqua con molto zucchero, e aggraziate con essenza di muschio o con acqua di rosa e di cedro. C’erano poi molti altri piattini di carne d’agnello e di montone, ridotta in bricioli e bollita tanto che non aveva quasi più sapore; dei pesci natanti nell’olio, delle pallottoline di riso ravvolte in foglie di vite, della zucca giulebbata, delle insalatine impastate, delle composte, delle conserve, degl’intingoli conditi con ogni sorta di erbe aromatiche, da poterne notar uno in coda ad ogni articolo del Codice penale, per i delinquenti recidivi. Infine, un gran piatto di dolci, capolavoro di qualche pasticciere arabo, fra cui v’era un piccolo piroscafo, un leoncino chimerico e una casettina di zucchero colle sue finestrine ingraticolate. Tutto sommato, mi parve d’essermi vuotata in corpo una farmacia portatile, e d’aver veduto uno di quei desinaretti che preparano per spasso i ragazzi, coprendo una tavola di piattini pieni di mattone trito, d’erba pesta e di frutti spiaccicati, che facciano un bel vedere di lontano. Tutti quei piatti vengono serviti rapidamente a quattro o cinque alla volta, e i turchi vi pescano colle dita, non essendo in uso fra loro altro che il coltello e il cucchiaio; e serve per tutti una sola coppa, nella quale un servitore versa continuamente acqua concia. Così non facevano però i turchi che desinavano vicino a noi nella trattoria. Eran turchi amanti dei propri comodi, tanto è vero che tenevano le babbucce sulla tavola; avevano ciascuno il loro piatto, si servivano bravamente della forchetta, e trincavano liquore a tutto spiano, in barba a Maometto. Osservai di più che non baciarono il pane, da buoni musulmani, prima di cominciare a mangiare, e che non si peritavano a slanciare tratto tratto un’occhiata concupiscente alle nostre bottiglie, quantunque, giusta le sentenze dei muftì, sia peccato anche il fissar gli occhi sopra una bottiglia di vino. Del resto questo «padre delle abbominazioni», del quale basta una goccia a far cadere sul capo del musulmano «gli anatemi di tutti gli angeli del cielo e della terra» va di giorno in giorno guadagnando devoti fra i turchi, e ormai si può dire che è un resto di rispetto umano quello che li trattiene dal rendergli un pubblico omaggio; e io credo che se un giorno scendesse tutt’a un tratto sopra Costantinopoli una tenebra fitta, e dopo un’ora tornasse a splendere il sole improvvisamente, si sorprenderebbero cinquantamila turchi colla bottiglia alla bocca. E anche in questo, come in molti altri traviamenti degli Osmanli, furono la pietra dello scandalo i Sultani; ed è curioso che sia appunto la dinastia regnante sopra un popolo per il quale è un’offesa a Dio il bever vino, quella che forse, fra tutte le dinastie d’Europa, ha dato da registrare alla storia un maggior numero d’ubbriaconi: tanto è parso dolce il frutto proibito anche alle ombre di Dio sulla terra. Fu, si dice, Baiazet I quello che iniziò la serie interminabile delle cotte imperiali, e come nel peccato originale, fu anche in questo prima colpevole la donna: la moglie dello stesso Baiazet, figlia del re dei Serbi, che offerse al marito il primo bicchiere di Tokai. Poi Baiazet II s’ubbriacò di vin di Cipro e di vin di Schiraz. Poi quel medesimo Solimano I, che fece bruciare nel porto di Costantinopoli tutti i bastimenti carichi di vino e versar piombo liquefatto in bocca ai bevitori, morì brillo per mano d’un arciere. Poi venne Selim II, soprannominato il messth, l’ubbriaco, il quale pigliava delle bertucce che duravano tre giorni, e durante il suo regno trincarono pubblicamente uomini di legge e uomini di religione. Invano Maometto III tuona contro «l’abbominazione suggerita dal demonio»; invano Ahmed I fa distruggere tutte le taverne e sfondare tutti i tini di Stambul; invano Murad IV gira per la città accompagnato dal carnefice, e fa cader la testa di chi ha il fiato vinoso. Egli stesso, l’ipocrita feroce, barcolla per le sale del serraglio come un bettolante plebeo; e dopo di lui la bottiglia, piccolo e festoso folletto nero, irrompe nei serragli, si caccia nelle botteghe dei bazar, si nasconde sotto il capezzale dei soldati, ficca la sua testa inargentata o purpurea sotto il divano delle belle, e violata la soglia delle moschee, spruzza le sue spume sacrileghe sulle pagine ingiallite del Corano.

Il capitolo è composto da 24 ritratti della città


Edmondo De Amicis
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Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.